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Autore: Vahly    29/08/2008    0 recensioni
La loro non doveva essere una storia d'amore. Ma per qualche motivo lasciarsi è più difficile del previsto...
SEVERUS/SIRIUS. Scritta per il "Festival del cocomero" su Fanfic Italia.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo incontro

1.Ghiaccio


Freddo, come i tuoi occhi. Questo vento gelido sembra entrarmi dentro, come se mi penetrasse con i suoi mille aghi.
È davvero solo questo a farmi male?
Non credo.
Le tue parole, pronunciate con quel distacco che non udivo più da mesi ormai, sono ciò che più mi ferisce.
Colpa mia che per un attimo ho quasi creduto che tenessi a ciò che avevamo. Che stupido.

Era una notte molto più limpida e più calda di questa, quando per la prima volta ti avvicinasti a me. Con il tuo solito ghigno beffardo, e quella strafottente aria di chi si sente superiore, mi hai sfidato a duello. Da solo.
Quasi non ci credetti: avevi davvero intenzione di affrontarmi senza l’ausilio dei tuoi amichetti?
Nonostante non capissi la ragione di tale richiesta, accettai. Avrei messo in chiaro una volta per tutte chi di noi era davvero superiore, cosa che non ero mai riuscito a fare durante i vostri subdoli attacchi. Quattro contro uno… davvero vi sentivate dei maghi potenti, di valore, in un simile contesto? Ne dubito. Forse Potter, magari Minus. Non Remus. E probabilmente nemmeno tu.
Per questo, solo per questo eri giunto alla decisione di sfidarmi.
Ma per qualche motivo, la nostra piccola battaglia degenerò, e la sfida per la dominazione divenne di ben altro tipo.

Ed ora sei qui, di fronte a me. Per dirmi ancora una volta che non te ne frega niente.
Mi hai chiamato apposta?” Ne dubito. C’è dell’altro, vero? Ho visto il tuo sguardo allontanarsi da me per un attimo, mentre te lo chiedevo.
Cosa c’è, adesso hai paura?
No.” Mi rispondi. “Non solo. Volevo comunicarti che da stasera pongo termine ai nostri incontri.
La tua voce è talmente lontana da apparire quasi irreale, ma non mi dispererò per questo.
Né mi prostrerò ai tuoi piedi implorandoti di ritornare. Non lo farò mai, sappilo.
Ti faccio un cenno con la testa, unico segno del fatto che ho compreso: non sei degno di una mia risposta.
E mentre te ne vai, mi sento quasi sollevato. Era insopportabile averti a due passi da me e non poterti prendere a pugni, ma se ti avessi sfiorato saremmo finiti a letto ancora una volta.
Ed io non ti voglio, così come non mi vuoi.
La sensazione che provavo quando ero con te, di felicità, quasi… la dimenticherò, così come dimenticherò il sapore delle tue labbra e la consistenza del tuo torace sotto le mie mani.
Non mi importa nulla di te. Non mi importa.
Mentre torno al castello, mi soffermo a guardare i sottili fili d’erba, coperti di un sottile strato di ghiaccio.
Talmente sottile che non appena poso le mie dita su di essi si frantuma in mille pezzi, talmente effimero che seppure nessuno sfiorerà gli altri, domattina sarà impossibile vedere altro se non quella rugiada a cui nessuno fa mai caso.
Delicato come ciò che avevamo e che tu hai distrutto.
Ti odio.

   
 
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