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Autore: Vahly    29/08/2008    1 recensioni
Jess non ha molto nella sua vita, tranne un'omosessualità repressa, il ricordo di un'attrazione latente per quello che fu il suo migliore amico, ed una comitiva che non lo capisce a fondo. Ma prima o poi, dopo i temporali, arriva sempre l'arcobaleno.
Se l'omosessualità vi turba, non leggete questa storia. Slash, yaoi ecc. ecc. I primi capitoli sono una raccolta di oneshot, poi si vedrà.
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Riflessioni serali.


Jess guardò l’orologio.
Avrebbe dovuto trovarsi di fronte allo Smile Sex di lì a mezz’ora, giusto il tempo di farsi una doccia ed uscire di nuovo. Era appena arrivato di fronte alla porta di casa sua: come al solito i clienti dell’ultima ora gli avevano fatto far tardi, e lui non aveva potuto liberarsi prima delle 8,15. Più di quaranta minuti oltre l’orario di chiusura, si ricordò amaramente.
Girando la chiave nella toppa, fece cigolare leggermente la vecchia serratura. Gli affari andavano male, e lui non aveva neppure il tempo di cambiarla: oliarla era diventato inutile, ma i pochi giorni liberi che aveva a disposizione non aveva affatto voglia di sistemare la casa.
Ed ora, l’unica sera a settimana che ogni settimana si concedeva per divertirsi, stava andando a farsi friggere.
Non dubitava che i suoi amici lo avrebbero aspettato, ma sarebbe stato difficile trovare dei buoni posti a spettacolo ormai iniziato.
Rise fra sé e sé, accasciandosi sul divano.
Come se mi interessasse.
Se le donne gli fossero interessate, avrebbe avuto modo di trovarsi una compagna già da tempo. Non che fosse un adone, ma il suo aspetto era comunque piacente, e quell’aria malinconica che i suoi amici definivano “da cane bastonato” attirava le donne molto più di qualunque trucchetto avrebbero potuto inventarsi i ragazzi benestanti della sua comitiva. L’istinto materno scorreva forte nelle donne, come il lato oscuro in Anakin. Ma per lui non era un bene.
Se fosse stato bruttissimo e detestabile, infatti, avrebbe avuto una scusante ottima per evitare le domande degli amici su quando avrebbe messo su famiglia, sul perché avesse rifiutato questa o quella donna. Non che lui volesse nasconderlo, ma i suoi amici non avevano una mentalità aperta, e non perderli. O chissà, forse semplicemente non voleva rimanere solo.
Così, quella sera si sarebbe accollato uno streap-tease, e avrebbe finto di apprezzare solo per salvare le apparenze.
Ma insomma… uno spettacolo di streap-tease! Come se gli interessasse vedere tette sballonzolare al vento e… insomma, tutto il resto.
Come si era ridotto? Già si vedeva, mentre faceva commenti su quanto preferisse la bruna rispetto alla biondina - perché si sa, gli uomini preferivano le bionde solo ai tempi di Marilyn - e sul fatto che fosse d’accordo, un seno perfetto doveva entrare davvero entrare in una coppa di champagne.
Ma per l’amor del cielo!
Guardò nuovamente l’orologio, sospirando.
Erano le 8,40. Aveva venti minuti.
Diciannove.
Diciotto.
Guardò la foto di Max accanto a lui appesa alla parete, con il pesce più grande che avevano mai pescato. Osservò lo sguardo trionfale dell’amico, i suoi ciuffi ribelli che risplendevano come oro, illuminati dal sole di mezzogiorno.
Oh, se era affascinante. Se avesse saputo che Jess avrebbe volentieri visto il suo, di streap-tease, quel pesce glielo avrebbe sbattuto in fronte, e poi gli avrebbe sputato in un occhio.
Ma non c’era alcun rischio di questo tipo, no?
Max era morto due anni prima, annegato nel mare in tempesta. La sua passione per la pesca lo aveva spinto a sfidare la sorte una volta di troppo, nonostante il cielo non promettesse bene.
Era stato il suo vero amico, dopotutto.
Si erano scambiati i primi Playboy quando Jess ancora non aveva capito bene cosa preferisse, e lo aveva guidato per mano nel mondo del sesso. Non letteralmente, ovvio.
Lo aveva portato a vedere il suo primo streap-tease, ed è stato grazie a lui che era iniziata quell’abitudine nella loro comitiva, quella di andare una volta al mese a vedere quelle ragazze che risollevavano l’umore a tutti dopo tante giornate di duro lavoro.
A tutti tranne che a lui, però.
Scosse la testa, sul punto di ridere a voce alta.
“Mi hai ficcato in un bel casino, Max…” mormorò, guardando ancora la foto.
Poi sorrise. Dopotutto, avrebbe potuto rimanere a casa quella sera.
Magari mettere un po’ di musica, chiudere gli occhi, e fingere di attendere una ragazza bellissima che gli aveva stregato il cuore, che l’aveva guarito. Jess ci sperava sempre, anche se sapeva che non era possibile.
Si era rivolto a psicologi, preti, ma era stato inutile.
Così, ogni tanto gli piaceva lasciare il mondo fuori dalla porta, rimanere solo con se stesso e fingere di essere un normale ragazzo etero, come tanti.
Un ragazzo che avrebbe avuto una moglie, dei figli da coccolare e da sgridare, e l’approvazione della gente che guardandoli passeggiare mano nella mano non avrebbe bisbigliato malignità, ma avrebbe sorriso e mormorato guarda che carini.
Sapeva che tutto ciò era solo un’utopia, ma lo aiutava ad andare avanti.
Sfilò il cellulare dalla tasca, ripetendosi mentalmente la scusa del lavoro. Aveva fatto tardi, ed era appena rientrato. Era troppo stanco per uscire.
Sì. Avrebbe detto così.

   
 
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