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Autore: Star_    10/07/2014    4 recensioni
[Storia inventata ispirata al mondo degli anime/manga]
"Lasciate ogni speranza o voi che entrate."
Questo racconto non narra storielle per bambini, in questo racconto vi faremo conoscere cosa sia la vera paura... perché lei, la "Regina del Male" sta progettando il modo per farvi inchinare al suo cospetto. Occhi di ghiaccio smeraldo vi faranno capire che non tutto è come sembra! Ma questo è solo un sogno, almeno per adesso, ovviamente. La giovane Ayame, una ragazza giapponese di 17 anni che ama il basket alla follia, non si lascerà abbattere così facilmente! Il suo sogno è diventare la "Regina del Male" ma degli imprevisti stanno per ostacolare la sua ascesa al potere. Uno di questi è un nuovo studente, il bello, snob e presuntuoso americano di nome Ryan, che le sconvolgerà la vita. Che succederà alla nostra Ayame? Con l'aiuto del suo migliore e unico amico di sempre Jin, l'unico di cui lei si fidi, riuscirà a sconfiggere l'americano? O forse anche lei cederà ai sentimenti umani?
Scopritelo seguendo il loro intreccio di destini tra comicità, parole non dette e sentimenti nascosti!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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I don't speak American.

 

 

Capitolo 10 ~ Insicurezze

 






Dopo il divorzio dei miei genitori tutto il mondo era cambiato, ma con il passare degli anni sono riuscita a ritrovare la mia tranquillità e la serenità. Dopo anni è ritornato tutto al proprio posto e la mia vita è tornata normale, tranquilla. Io e il basket, io e papà, io e Jin.

Ora, tutte queste certezze sono scomparse. Tutto il duro lavoro fatto per riprendermi, per ricominciare, si è dissolto in un colpo solo. Tutto è cominciato con l’arrivo di quell’idiota! Ha sconvolto la mia vita in un secondo! Per colpa sua io non sono più me stessa. Oltre ad avermi fatto dubitare di provare dei sentimenti nei suoi confronti, mi sta facendo dubitare della mia amicizia con Jin.

«Papà, oggi non me la sento di guardare gli allenamenti. Posso andare direttamente a casa dopo la scuola?»

«Scusami?» Mi dispiace papà, però non riesco a vedere la mia squadra allenarsi duramente fino all’ultima goccia di sudore ed io seduta in panchina a guardare e a non poter far niente.

«Non posso fare niente papà, io non ci riesco, davvero, non riesco a guardarle.» Il mio mento sta iniziando a tremare, questo è un segno, penso di essere arrivata al limite delle mie forze. Sono stata forte a non piangere per tutto questo tempo.

«Loro hanno bisogno di me ed io non posso fare niente, niente… niente!» Sto piangendo, non riesco nemmeno a mettere insieme una frase. Mi sento una nullità. La vita mi ha dato la possibilità di amare un gioco, di essere capitano, di diventare la migliore ed io l’ho sprecata quest’occasione.

Papà allarga le sue braccia e mi stringe a sé. Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che mi ha consolata. Deve far male anche a lui, sento che anche lui sta male per me. Ha puntato tanto in alto per sua figlia, si è messo in gioco lui stesso per me, per il mio futuro.

«Ayame… non piangere. Dobbiamo solo aspettare, fare attenzione e sperare in bene…»

«Grazie papà.» Mi stacco, prendo la cartella ed esco di casa.

Non c’è.

Jin non è venuto a prendermi nemmeno oggi. Non mi ha mai inviato un messaggio, non mi ha mai chiamata e a scuola cerco di evitarlo in tutti i modi possibili.

«Ooooh capitano invalido!» Qualcuno urla e mi salta sulla schiena.

«Oh! Vuoi morire?! Cosa mi salti addosso se sono invalida?!» Prendo Myo per il colletto della divisa e la spingo lontano da me. Odio questi contatti tra donne, non siamo best friends, siamo compagne di squadra, un po’ di rispetto.

«Ma stai tranquilla! Vieni oggi?»

«No, oggi sono impegnata.» Rispondo e tiro dritto per entrare a scuola.

«Con l’americano? Sai, girano certe voci a scuola…»

«Cosa?» Voci? G-girano voci… bene! Pezzi di merda!

«Che tu e lui uscite insieme, cosa vuoi che dicano! Cerca di riprenderti e di non farti distrarre da altre cose, abbiamo un campionato da giocare. Già così ci è difficile con te invalida, se perdi tempo con il nuovo arrivato siamo messe bene.»

«Sono io il capitano o tu? Abbassa i toni! Io non esco con nessuno e nessuno ha il diritto di dirmi cosa fare!» Piccola stronza, peggio di Eri sei.

«Solo un consiglio, baby! Byeee!» Ah, questi sorrisi falsi e insulsi. Queste femmine e la loro doppia faccia. Perché non sono nata maschio?

Dopo il suono della campanella tutta la classe si svuota. Tutti fuori per riuscire a prendere la pizza. Se solo potessi correre sarei la prima di sicuro, come ogni volta. Però questa volta si mangia il pranzo a sacco.

«Oh… pensavo fosse vuota l’aula.» Alzo la testa.

«Jin!» Urlo. Mi esce così, di sfuggita, con una nota di rimprovero. Beh, avrei da rimproverarlo eccome! Stronzo, bastardo, idiota!

«Vieni qui immediatamente!» Il suo sguardo si incupisce ma non si oppone, prende la sedia e si siede davanti a me. In momenti come questi dovrei parlargli, dovrei chiedergli spiegazioni, però l’unica cosa che riesco a fare e prenderlo per i capelli.

«Ma sei impazzito? Come ti è venuto in mente di baciarmi, stupido! Eh?!» Urlo.

«Ayaaa, molla! Molla, fai male! Ayaaa, fai male, molla!» Urla lui a sua volta, alzandosi subito dalla sedia. Io faccio altrettanto senza mollare la presa.

«Non mollo! Idiota! Cosa volevi?! Fare il figo davanti a Ryan, eh?!»

«Sei pazza? Lasciami! Chi voleva competere, stupida, io-» Si blocca dall’urlare. «Oh, hai mollato… i miei capelli… Aya?!»

«Perché a me, eh? Perché lo hai fatto a me?! Tutti ma non tu!» Secondo round di lacrime, anche queste non vedevano l’ora di uscire. Gli inizio a colpire il petto tante volte ed ogni volta lui mi chiede scusa.

«Scusa, Aya, io… mi sono lasciato trasportare dalla rabbia…» Mi blocca i pugni.

«Scusami? Rabbia per cosa?! Avresti solo dovuto restartene in disparte!»

«Io non voglio restarmene in disparte, Aya… non più. Voglio starti accanto.»

«Tu mi sei sempre stato accanto, Jin. Che discorso è questo?»

«Sì… hai ragione. Mi dispiace, io… davvero, scusami. Avrei dovuto chiamarti, cercarti però non ne ho avuto il coraggio…» I suoi occhi si addolciscono.

«Se lo fai di nuovo ti spacco la faccia, altro che capelli!»

«No, ci tengo alla faccia, è troppo bella! Dai, dammi da mangiare!» Sorride lui sedendosi di nuovo sulla sedia.

«Tsk, scroccone sei, scroccone rimani. Toh, mangia!»

Non so fino a che punto tutto questo funzionerà, però non voglio perderlo, non voglio litigare con lui. Spero che non ci saranno altri ostacoli fra di noi.

«Sei qui…» Qualcuno appare alla porta.

«Ryan…» Jin alle mie parole si volta verso la porta a cui stava dando le spalle. Il mio cuore inizia a battere forte.

Cosa sta succedendo?







 

   
 
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