Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Ricorda la storia  |      
Autore: micRobs    10/07/2014    4 recensioni
"«Ho le mie buone ragioni per prendermela con lui» chiarisce, ma la sua mascella è ancora tesa e Rin realizza che non gli piace vederlo così, che lo preferisce quando sorride e lo guarda come se potesse leggergli la mente. «Non tutte ruotano intorno a te.»
Qualcuna sì, però, traduce mentalmente Rin.
«Me la prendo con lui» continua il ragazzo, muovendosi in avanti e costringendo Rin a spostarsi all’indietro. «Perché ha qualcosa che ti ha portato a preferire lui a me.»"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note di Robs: Boh, ho talmente tanti feels per questi due che ho dovuto trovare il modo per sfogarli e incanalarli in qualcosa di costruttivo che non fosse girare in tondo per la stanza, emettendo versi strani alternati al nome di Sosuke. Se prima era un sospetto, adesso è ufficiale: sono innamorata di Sosuke e di questa ship, quindi amen, mi sa che non smetterò tanto presto di scriverci ♥  
Spero vi piaccia, questa è la prima cosa più seria che scrivo su di loro e onestamente ho un po’ tanta paura.
 


 
 Maybe you could get some sleep tonight

 

 
Il tintinnio metallico delle monete contro il cassettino di acciaio stride rumorosamente con il silenzio che permea il corridoio in penombra; Rin recupera la bottiglina d’acqua e il resto con un sospiro stanco, in netta contrapposizione con l’insonnia che sembra averlo colpito a tradimento. Non ha mai avuto problemi ad addormentarsi, ma negli ultimi giorni c’è qualcosa, qualcosa che continua a tornare, ogni volta che chiude gli occhi e prova a spegnere il cervello. Invidia la naturalezza con cui Ai scivola nel sonno, parlando entusiasta fino a perdere i sensi; lui – pur concentrandosi, contando le pecore e ripetendo mentalmente qualcosa di noioso e soporifero – non riesce ad imitarlo come vorrebbe. Le rare volte in cui il suo corpo e il suo cervello crollano definitamente, si arrende ad un dormiveglia stanco e disturbato, spesso svegliato pochi minuti dopo dalla fastidiosa sensazione di cadere nel vuoto.

Sedendosi su una delle tante sedie in plastica che arredano i disimpegni della Samezuka, apre la bottiglina e ne prende un paio di sorsi lenti, pur non avendo così tanta sete. Dopo quasi tre ore trascorse ad osservare il letto di Ai e a riempirsi le orecchie del suo respiro regolare, semplicemente non ce l’ha fatta più e ha deciso di alzarsi e andarsi a sgranchire un po’ le ossa, nella speranza di stancarsi quel tanto che basta al suo organismo per alzare bandiera bianca e concedergli qualche sacrosanto minuto di sonno.

«È la quarta volta in una settimana, lo sai?»

Le labbra di Rin si piegano in un mezzo sorriso rassegnato; da qualche parte, dentro di lui, se ne stava annidata la confortante consapevolezza che Sosuke sarebbe comparso, con inviabile precisione, all’angolo di quel corridoio. Come fa ogni notte in cui Rin occupa quella sedia.

«Presumo di sì. Sono io quello che non dorme.»

La prima volta è stato un caso, un incontro fortuito e divertente in cui si sono semplicemente trovati nello stesso posto e nello stesso momento. Quella notte, Sosuke gli aveva detto che forse era stato il suo sesto senso ad averlo condotto lì, perché c’era qualcosa che lo portava a sapere quando lui non stava bene. Rin non aveva fatto domande e così Sosuke: il resto del tempo era trascorso in un silenzio tranquillo, rotto solo dal ronzare continuo del distributore di bibite e dalle sporadiche frasi che i due si rivolgevano. Senza forzature o imbarazzo.

«Ed io sono quello che ti fa compagnia.»

Rin sorride, mentre Sosuke prende posto al suo fianco, i capelli spettinati e la T-shirt leggera che gli si tende sulle spalle larghe; non dice niente e Rin sa che il suo amico d’infanzia non farà domande, ma aspetterà pazientemente che sia lui a dirgli ciò che gli impedisce di dormire, senza smettere di vigilare su di lui.

«Nessuno ti costringe, Sou» gli rende noto, anche se l’altro ne è ben consapevole. «Tu che ne hai la possibilità, torna a dormire.»

Sa perfettamente che non lo farà, che non lascerà quella sedia fino a che non sarà Rin stesso ad alzarsi per tornare in camera, ma lui si sente quasi in dovere di dispensarlo da quell’incarico, di ricambiare quel favore e preoccuparsi per il suo benessere, così come il suo amico fa da sempre. Sosuke non lo soffoca, né gli fa pressioni per estorcergli informazioni ad ogni costo: semplicemente, rimane al suo posto e supervisiona la situazione, con quello sguardo attento e profondo che coglie i dettagli, ma Rin sa che a nessuno converrebbe scoprire fin dove arriva la sua pacatezza.

«Mi costringi tu» risponde, ma non sembra risentito o scocciato, così Rin decide di voltarsi a guardarlo per accertarsene, finendo con l’incontrare finalmente il suo sguardo limpido e sincero. «Sei qui.»

«C’ero anche ieri.»

«E infatti c’ero anche ieri.»

«L’ho notato. Hai paura che mi rapiscano?»

Sosuke non risponde subito, accavalla una gamba all’altra e posa i gomiti allo schienale della sedia, la sua mascella si contrae appena, così Rin distoglie nuovamente lo sguardo da lui. Non deve sforzarsi per sapere esattamente ciò che gli passa per la testa; non sa spiegarlo, ma i pensieri di Sou gli appaiono come scritti a caratteri cubitali su una pagina bianca. È sempre stato così e, se Rin pensava che il tempo e la lontananza avrebbero cambiato le cose, ha dovuto ricredersi dopo appena pochi attimi trascorsi con lui: sono sempre loro, solo più grandi e più incasinati.

«Non era quello che volevo dire» cerca di correre ai ripari, perché riesce a sentire su di sé l’assenza degli occhi di Sou e non gli piace . «Ho solo… sbagliato a formulare la frase.»

Percepisce la risata bassa e sbuffata in cui si produce il suo amico, ma continua ad esserci quel qualcosa che gli comprime lo stomaco e non gli consente di rilassarsi del tutto. «Non devi scusarti» sospira quello, ma non ha tempo di aggiungere altro, perché Rin lo interrompe morbidamente.

«Tu dici? Sono… anni che devo scusarmi con te, Sou. E devo anche scusarmi per non averlo fatto prima.»

Quest’ultimo scuote la testa. «Non è colpa tua» asserisce, ma è una giustificazione così traballante che persino Rin avverte la sua convinzione venir meno. «Hai avuto le tue buone ragioni per cambiare scuola. Non eri obbligato a condividerle con me.»

«Invece sì. Se non a condividerle, almeno a permetterti di capire.»

«Ma io ho capito» garantisce Sou e per Rin diventa quasi impensabile continuare quel preciso discorso senza guardarlo negli occhi, se non fosse che gli occhi di Sosuke sono lontani, come il tempo in cui quelle scuse avrebbero trovato la loro ragion d’essere. «Era una cosa che dovevi fare e ad Iwatobi c’era chi poteva renderla possibile.»

Sosuke capisce davvero, Rin non ha mai compreso come faccia a saperlo leggere così bene: le loro conversazioni si sono sempre svolte su due piani separati, quello delle cose dette e quello delle cose sottintese, chi vi assisteva finiva con il perdersi metà delle informazioni, ma tra loro riuscivano a comunicarsi tutto ciò che dovevano.

«Ed è stato così, ma… me ne sono andato da un momento all’altro, senza pensare che-»

«Non ci credo che non ci hai pensato, ma non te ne sto facendo una colpa. Non l’ho mai fatto.»

Le sue parole stridono rumorosamente con il suo atteggiamento. Rin riesce quasi a sentire la pesantezza del muro che Sosuke sta costruendo tra loro, mattone dopo mattone, e quello non può permetterlo. Così si alza in piedi e si piazza dinanzi a lui con ferma convinzione negli occhi, quasi obbligandolo a riportare l’attenzione su di lui. Guardami, cazzo.

«È questo il punto. Continui ad incolpare Haru, quando Haru non c’entra niente. La decisione l’ho presa io, Sou, prenditela con me.»

Nel momento in cui Sosuke conduce lo sguardo su di lui, Rin capisce che forse quella non è stata la cosa più furba da dire. Gli occhi del ragazzo sono scuriti da un velo di amarezza e risentimento, misto a qualcosa che gli indurisce l’espressione e i lineamenti, facendolo apparire più cupo e minaccioso di quanto non sia solitamente. Rin ingoia a vuoto e stringe i pugni, mentre anche Sou si alza e lo sovrasta con la sua altezza e corporatura.

«Ho le mie buone ragioni per prendermela con lui» chiarisce, ma la sua mascella è ancora tesa e Rin realizza che non gli piace vederlo così, che lo preferisce quando sorride e lo guarda come se potesse leggergli la mente. «Non tutte ruotano intorno a te.»

Qualcuna sì, però, traduce mentalmente Rin.

«Me la prendo con lui» continua il ragazzo, muovendosi in avanti e costringendo Rin a spostarsi all’indietro. «Perché ha qualcosa che ti ha portato a preferire lui a me.»

La sua schiena tocca il muro senza che i loro occhi si siano allontanati: quelli di Sou sono scuri e malinconici, quelli di Rin appena sgranati dalla sorpresa. C’era sicuramente un altro modo per esprimere quella verità inequivocabile, ma Sosuke ha scelto quello che sapeva avrebbe fatto tremare il cuore e il respiro di Rin, quest’ultimo non ne ha alcun dubbio. Sou sa sempre tutto, evidentemente sa anche quello.

«Non ho mai preferito lui a te» si sente quindi in dovere di chiarire. «Lui- è una lunga storia, quando sono tornato la prima volta dall’Australia-»

«Lo so» lo interrompe però il ragazzo e Rin aggrotta lievemente la fronte, perché quello non se lo aspettava. «So cosa è successo con loro, lo scorso anno… posso immaginare quali siano gli antefatti.»

«E, nonostante questo, ce l’hai ancora con lui?»

Sou posa l’avambraccio al muro, accanto alla testa di Rin, in un modo talmente intimo e confidenziale che il ragazzo sente l’aria vibrare e la pelle rabbrividire di aspettativa ed elettricità. Non riesce a sentirsi in trappola, però, così incastrato tra la parete e il corpo grande e caldo del suo amico: si sente al sicuro, in un modo che fugge qualsiasi razionalità, si sente protetto e rassicurato, la consapevolezza di essere così importante per lui che lo avvolge e riscalda dall’interno.

«Come faccio a non avercela con quello che ti ha portato via da me?»
 
 


 

 
Avevo il bisogno di scrivere una reaction fic sul secondo episodio, perché l’ho visto tipo 6 volte e c’erano troppe cose su cui soffermarsi, troppe cose da analizzare e di cui parlare da qui alla prossima eternità. Però, c’era questa cosa che proprio ha avuto la precedenza sulle altre: l’incontro/scontro con Haru. Ora, mi è piaciuto da morire, mi ha smosso gli ormoni e mi ha fatto urlare per la bellezza di questo Sosuke così geloso e possessivo nei confronti di Rin… ma mi ha fatto anche un po’ arricciare le labbra, perché non sono tanto d’accordo con il fatto che la colpa di tutto sia di Haru, anzi: la colpa è tutta di Rin e della sua delicatezza infinita ma Sou è troppo innamorato per rendersene conto e quindi è con lui che dovrebbe prendersela.

Il titolo della shot è preso dalla canzone “Oh well, oh well” dei Mayday Parade, che è tipo diventata la mia personale colonna sonora dei SouRin, amen.

Un grazie alla mia metà che ha betato tutto, a chi ha letto fin qui e a chi si prenderà cinque minuti per lasciarmi un parere ♥

Robs, ospitata da Facebook qui.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: micRobs