Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: lunadelpassato    10/07/2014    2 recensioni
E se Anna non fosse mai andata a cercare Elsa?
La vera storia della Regina delle Nevi. Solo un' atto di vero amore scioglierà un cuore di ghiaccio.
Genere: Drammatico, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Regina di un trono fatto di solitudine e silenzio.

 

 

 

-1.Cuore di ghiaccio e cuore di vetro.

Anni. Erano passati anni da quando, in preda al panico, Elsa era scappata dalla sua incoronazione.

Nessuno era mai andata a cercarla.

Beh, dopotutto, era stata lei a decidere di buttarsi tutto alle spalle e di mandare al diavolo il regno, certa che sua sorella Anna se la sarebbe cavata. E fino ad ora secondo i suoi informatori segreti era stato così.

 

La regina Anna di Arendelle: l'unica secondogenita di una casa reale che era stata chiamata a regnare senza che il primogenito morisse. E così aveva detto alla popolazione: “Popolo di Arendelle, mi è triste annunciarvi che Elsa, la nostra regina, è morta. Da oggi al trono salirò io e prometto di onorarla ogni secondo del mio regno”. Allora tutti avevano applaudito e inneggiato all'usurpatrice, che si era goduta le lodi fino all'ultima.

 

Ovviamente l'ultima cosa che Anna aveva detto era stata una bugia. Aveva sposato Hans. Quello stupido principe da due soldi che le aveva chiesto di accettare, e che lei ovviamente aveva respinto con tutto il cuore.

Come non detto, nemmeno due mesi dopo avevano divorziato, e Anna si era sposata con un' insulso plebeo di nome Kristoff , un semplice venditore di ghiaccio amante delle renne.

 

Ai soli nomi dei due spasimanti le venivano i brividi. Intanto anche Elsa era diventata una regina. Non del regno che le sarebbe dovuto appartenere, ma era il motivo per cui vietava a chiunque di mettere piede nella sua montagna.

Era la regina delle Nevi.

 

Temuta da tutta Arendelle per le sue sfuriate di rabbia -era ormai conosciuta come un essere quasi mitologico- e per la sua neve, sapeva che sarebbe vissuta per sempre nella fantasia del popolo. Ormai nelle sue vene il suo potere aveva avuto il sopravvento: aveva trasformato il suo cuore in ghiaccio. Era impossibile da salvare.

 

La stessa notte in cui era scappata si era costruita un castello del suo materiale, e ancora lì viveva, contornata da mille servitori di neve a cui comandava ogni cosa e a cui lei stessa aveva dato vita.

 

Elsa non era felice. Nonostante avesse avuto in sorte un regno di gran lunga più adatto a lei di quella topaia sul mare toccata alla sorella, non riusciva a sorridere. C'era un vuoto nella sua vita che non riusciva a colmare.

Pensò scioccamente che uno specchio potesse farla diventare felice, aiutarla ad amare la sua nuova identità e ad accettarsi per quello che era diventata. Non uno specchio normale, ovviamente uno specchio di ghiaccio. Riuscì a costruirlo, e per anni si era specchiata in quell'adorabile gioiello (capace di riflettere solo la parte più malvagia dell'essere) finché Anna non aveva avuto il suo primogenito.

 

Allora tutti i sogni di vendetta e di gloria erano svaniti, e per la rabbia aveva sbattuto lo specchio per terra, rompendolo. Aveva affidato i rottami al vento e li aveva maledetti con parole pungenti e gelate che le uscivano dal cuore di ghiaccio, poi aveva preparato la sua slitta di ghiaccio trainata da magnifici cigni di ghiaccio ed era andata in giro per quel regno che era la sua croce e la sua delizia.

 

Andò a seguire uno dei pezzi in particolare. Fu inseguendolo che arrivò alla finestra di una casa borghese di commercianti, apparentemente uguale ad altre mille che ci potevano essere ad Arendelle. In quella casa c'era un bambino sugli undici anni affacciato alla notte. Il suo balcone era traboccante delle più belle rose che Elsa avesse mai visto; facevano vistosamente a gara con quelle della casa di fronte.

 

Il pezzo di vetro affondò nell'occhio del bambino, e nei suoi occhi la luce cambiò. Le rose che aveva di fronte appassirono immediatamente, ed Elsa capì che aveva creato qualcuno degno di starle vicino, che forse poteva provare a far riempire il vuoto che sentiva. Invitò il bambino nella sua carrozza, lui salì e insieme partirono verso il castello di ghiaccio.

 

Erano passati esattamente cento giorni da quando Kai (questo il nome del bambino rapito) aveva fatto la sua bella comparsa nel castello di Elsa, e ora passava le sue giornate a giocare con cubi di ghiaccio (creazione a mano della regina) senza nemmeno provare ad annoiarsi. Era infatti vittima di un' incantesimo.

 

Nonostante il suo cuore fosse ormai oscuro grazie al pezzo di vetro-ghiaccio, c'era infatti sempre il pericolo che potesse uscire dal controllo di Elsa (una cosa che ultimamente odiava da morire), che così gli aveva fatto ingollare una pozione dimenticante che peraltro era la causa del suo continuo gioco: infatti se il ragazzino avesse composto la parola “eternità”, avrebbe riacquistato lo scorrere della vita normale e il pezzo di vetro sarebbe per sempre schizzato via dal suo cuore, ma finché questo non succedeva Elsa poteva stare tranquilla. Kai non aveva scampo.

 

Proprio al mattino di quel dannato centesimo giorno, una bambina si presentò alle sue porte pretendendo di trovare il suo amichetto “Kai”. Elsa scoppiò in una risata perfida.

 

-E chi ti ha detto che io te lo voglia ridare? Non l'ho mica costretto io a salire nella mia carrozza.

La ragazzina sembrava determinata. Le ricordò tanto Anna, quella perfida che con l'aria da ingenua le aveva sgraffignato il trono da sotto il naso.

-Perché sei tanto cattiva? Che cosa ti ho mai fatto? - le chiese la bambina con aria velenosa. Non sembrava minimamente spaventata. Elsa sorrise mostrandogli i denti perfetti e lucenti come perle di neve. Si avvicinò di più al viso della ragazzina.

-Tu? Tesoro, tu assolutamente niente. Ma vedi, io sono la Regina delle Nevi. Qui puoi trovare solo le persone che desiderano il silenzio e la solitudine. Mi sa che il tuo caro caro Kai è venuto con me perché non sopportava la tua parlantina.

 

La ragazzina non accennò minimamente ad un contrattacco. Sembrava anzi leggermente spaventata.

-Io mi chiamo Gerda. E vorrei ritrovare il mio migliore amico.

 

Elsa ghignò divertita. Se proprio voleva provare a salvare Kai doveva vedersela con l'incantesimo combinato al “cuore di vetro” del suo amichetto.

-Prego. Se proprio insisti...- disse scansandosi da un lato e scimmiottando il classico gesto 'dopo di te'. Gerda, usando la tecnica mento-alto-e-petto-in-fuori si mise in cammino verso la prima rampa di scale che trovò.

 

Dovette fare ben tre giri del castello prima di trovare il suo caro. Quello che successe dentro la stanza lo sapete già: Gerda che scoppia a piangere sciogliendo così il cuore di vetro di Kai e lui che dallo stupore getta in terra i cubi che formano l'unica parola che non dovevano formare.

 

Elsa, che non era assolutamente pronta a quella svolta, che anzi già pregustava l'idea di avere due bambini a giocare con i cubi di ghiaccio, fu vittima dell'effetto sorpresa e i bambini la tolsero da mezzo molto facilmente scappando da una delle numerose entrate segrete del castello.

 

Inutile dire che il ritorno a casa di Kai e Gerda fu gentilmente accompagnato da una tremenda tempesta di neve e grandine, a cui però sopravvissero amabilmente per poi tornare alle loro famiglie ed a coltivare le rose nei loro rispettivi balconi.

 

Elsa non si dava pace. Adesso sicuramente i due sarebbero stati interrogati dai genitori, che a loro volta sarebbero stati interrogati dalla regina. E si dà il caso che la regina fosse proprio la sua sorellina Anna.

 

-Non dovevo rapire quel bambino. Quindi non dovevo inseguire quel coccio. A dirla tutta, non dovevo costruire quello specchio. Mi ha portato solo guai.

Elsa soleva parlare con una delle sue creature di ghiaccio più amichevoli. Era il suo secondogenito, si potrebbe dire. Il suo “Anna”. Infatti, guarda caso, era stata la seconda creatura di neve che aveva creato.

 

La prima aveva fatto una brutta fine: troppo idiota e buonista. Elsa aveva trasformato la neve di cui era composto quell'essere in ghiaccio, e ancora la statua faceva la sua bella mostra nella sala principale del castello.

 

Mentre la sua seconda creazione... si chiamava Marshmallow per via della sua forma vagamente 'caramellosa' e parlava solo per grugniti. Era perfetto per esprimere le proprie idee senza avere il minimo pensiero sull'essere contraddetti. Tutte le creature nate dopo Marshmallow erano completamente mute.

 

Era un gigante di neve apparentemente tranquillo e servizievole, mentre in realtà era a comando del più incredibile esercito di esseri mostruosi di neve che si fosse mai visto. Questo incarico gli era stato affidato per la sua incredibile lealtà e affidabilità, nonché per il coraggio e la voracità su cui si buttava nelle cose.

-Quindi secondo te ho ragione? Interessante.

Il mostro aveva grugnito. Elsa lo liquidò con un cenno della mano, e lui fece un goffo inchino per poi avviarsi via. Lei decise di fare un viaggetto per le cime delle montagne lì vicino per sfogarsi un po'.

 

Anna non era come la Regina delle Nevi l' aveva descritta: non si era mai data pace per la sorella scomparsa. Era stata semplicemente costretta a non inseguirla, e ormai la credeva bella che morta per via della scarsità di cibo tipica delle cime innevate, ignorando che Elsa non aveva bisogno di cibo, avendo il cuore di ghiaccio.

 

In effetti non sapeva nemmeno cosa fosse un cuore di ghiaccio. Erano passati ormai ventisette lunghi anni da quando la sorella le aveva “regalato” il regno. Non gliel'aveva ancora perdonato. Come aveva potuto solo pensare che Arendelle nelle sue mani sarebbe stata bene?

 

Per fortuna in quegli anni aveva imparato molto sul tema 'governare bene un paese', in particolare sotto la voce 'come spegnere le voci sulla leggenda della regina delle Nevi e combattere le tempeste annuali in poche semplici mosse- adatto solo per esperti'.

 

Adesso si stava impegnando per spegnere delle nuove voci. infatti due bambini sostenevano di essere stati al castello della regina delle nevi. Avevano descritto così la donna: alta, vestita di ghiaccio, con gli occhi di ghiaccio, con la pelle bianca come il ghiaccio e i capelli di un biondo simile al ghiaccio. Insomma, come doveva essere nell'immaginario comune.

 

Anche se per la maggior parte degli abitanti era usuale incontrarla in giro per il cielo con una slitta di ghiaccio trainata da cigni di ghiaccio. Certo, come no.

 

Anna sospirò rattristata. Da quando la sorella aveva mostrato a tutti il suo potere (tra l'altro per colpa sua) erano iniziate quelle voci e contemporaneamente a queste le tempeste di neve. Tutto faceva pensare che fosse ancora viva, ma Anna aveva perso ogni speranza e, come tutti quelli a cui è accaduto, non vedeva nemmeno gli indizi che le passava sotto il naso. La regina ripensava a tutto questo quando riascoltava per la quinta volta il racconto di Kai.

-... e allora la regina Elsa ha detto:

Anna si risvegliò di scatto. Fermò il bambino e si fece ripetere quella frase.

-Stavo dicendo: stavo giocando con i cubi quando la regina Elsa...

-Elsa, dici?

 

Kai annuì seriamente. Anna ragionò: quanti ragazzini potevano esserci in tutto il regno che potessero conoscere quel nome tanto bandito? Nessuno poteva nominare Elsa da quando un decreto di sé stessa aveva messo al bando quel nome così triste per lei.

 

-Quindi mi stai dicendo che il nome della Regina delle Nevi è Elsa?

-Certo! Presta attenzione! Comunque me l'ha detto lei che si chiama così... che nome buffo!

Anna lo trafisse con lo sguardo e Kai si bloccò dal ridere sul nascere.

-Mia sorella si chiamava Elsa. - disse la regina rischiando il tutto per tutto. Questa sarebbe stata la prova finale per vedere se il bambino aveva saputo da qualcuno di quel nome.

 

Kai la sorprese: incuriosito, si mostrò sorpreso del fatto che la regina avesse una sorella, e per di più le chiese di quanti anni era più piccola. Anna sorrise debolmente.

-Era più grande di me di tre anni. Doveva essere lei la regina, ma il giorno della sua incoronazione... qualcosa andò storto.

 

Kai impallidì. - La regina delle Nevi mi ha detto che aveva qualcosa contro di te, e prima non capivo cosa, ma adesso lo so. Lei pensa che tu le abbia rubato il regno apposta.

Anna si alzò di scatto dal trono, e guardò Kai fisso negli occhi. Non le stava mentendo. Prima che potesse dire qualcosa, la regina scoppiò in lacrime.

-Mio Dio, è viva. Ed è lei.




Angolo autrice:
Grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia e ringrazio Franz07 e Queen_the_darkess per le recensioni. Ho corretto alcuni errori che avevo trovato e alcune frasi senza senso, quindi adesso la lettura dovrebbe essere molto più scorrevole e corretta.

  
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