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Autore: Shadowkiss    12/07/2014    0 recensioni
Uriah, un angelo caduto dal cielo con una missione: insegnare a vivere ad una persona. Ariel. La sua protetta. Deve insegnare cosa vuol dire sorridere, divertirsi e...amare?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SALVE A TUTTI ALLORA VORREI SPIEGARVI UN PO' IL PERCHè DI QUESTA STORIA. SICCOME IL MIO RAGAZZO TRA UNPO' COMPIE GLI ANNI HO DECISO DI SCRIVERE UNA STORIA PER LUI. ISPIRATA A LUI ANCHE. DICIAMO CHE NON è LUNGHISSIMA (ANCHE PERCHè LUI NON è UN GRAN LETTORE) MA SICCOME MI HA SEMPRE CHIESTO DI LEGGERE QUALCOSA SCRITTA DA ME HO DECISO DI CREARE QUESTO RACCONTO. è ESTREMAMENTE SEMPPLICE, NON CI SARNNO TRAME COMPLICATE O SCONTRI SANGUINOLENTI...DICIAMO..UNA LETTURINA EASY. OK, BUON (SPERO) PROSEGUIMENTO. GRAZIE. ASPETTO I VOSTRI COMMENTI 

-Accidenti!- Uriah cade dal letto con un tonfo e confuso si guarda attorno. Vede solo le pareti bianche del suo minuscolo appartamento al terzo piano di un piccolo palazzo di Boston. –Ma cosa cavolo…?- si domanda ma la risposta appare chiara di fronte a lui quando vede scomparire un raggio di luce bianca. Un avvertimento. Di nuovo. Il nono in quella settimana. Si alza borbottando e si sistema la cintura che aveva sbottonato prima di fare il suo sonnellino. –Lo so, lo so, mi devo dare una mossa!- dice, sicuro che il destinatario di quelle parole stia sentendo. Certo perché Lui sente ogni cosa. Chi è Lui? Beh, l’Altissimo, Signore, Dio , chiamatelo come volete ma è lui. E ciò che fa comunicare Uriah con colui che sta al di sopra di ogni cosa non è una fede sproporzionatamente grande, no, magari fosse solo quella. Lui è, o non è, a seconda dei punti di vista, una persona speciale. Con un compito speciale. Uriah è un angelo caduto. Caduto non nel senso che è inciampato su una nuvoletta e si è rischiantato amorevolmente sulla Terra. No. Lui ha una missione. Come  altri uguali a lui ha una prova da portare a termine prima di essere riammesso alle porte del Paradiso: deve insegnare a Vivere a una persona che gli è stata indicata. Ha solo tre mesi per portare a termine il lavoro, altrimenti rimarrà nel mondo degli umani per molto più tempo di quanto lui desideri. E Uriah non desidera affatto rimanere nel mondo degli umani. È cattivo, corrotto, poche persone fanno il bene e a dirla tutta le ragazze sono meglio nell’alto dei cieli. Sì, ok. Uriah è un angelo, non dovrebbe pensare a certe cose. Ma…ho detto angelo. Nessuno gli ha dato la carica di Santo.  –Meglio darsi una mossa.- Si dirige verso il frigo e lo apre, ne estrae un cartone di pizza e comincia a fare merenda con le rimanenze della pietanza.  Intanto che mette qualcosa di sostanzioso nello stomaco pensa alle sue precedenti missioni e riflette su cosa stia sbagliando in questa. L’angelo è caduto sulla Terra solo altre due volte prima di questa e ha portato sulla retta via un ragazzo, Giona, psicopatico e ladro e una ragazza di nome Selena che aveva preso la via della prostituzione e della droga. Via non proprio simpatica.  Aveva svolto i suoi compiti con successo e i suoi colleghi  si erano complimentati anche, ma con quest’ultima persona non sapeva proprio come procedere. Sono già 2 settimane che l’angelo è sulla Terra e ancora non ha avuto nessun incontro diretto con l’interessata. Già, gli è capitata un’ altra ragazza. Tutto quello che è riuscito a fare fino ad ora è stato spiarla e raccogliere informazioni su di lei. Nient’altro.  Sbuffando butta il cartone della pizza nella spazzatura e si dirige in camera per prendere una maglietta. Siccome ha bisogno di fortuna indossa la migliore che possiede: quella col Tucano che aveva disegnato lui in un momento di noia nella sua casa lassù. Un’ occhiata veloce allo specchio ed è pronto. –Ma proprio a me dovevi dare questa tipa?- si lamenta  col Signore. Ci sono suoi colleghi angeli molto più bravi di lui, avrebbe potuto affidare a loro il caso, avrebbero sicuramente già finito. Invece no. A lui. Che sfiga. ‘Sicuramente l’ha fatto perché si era stufato di sentirmi sempre suonare l’organo. Si è stressato e mi ha spedito qui giù per non sentirmi più. ‘ pensa sarcastico ammirando il fantastico organo che possedeva ( occupando quasi tutto lo spazio a disposizione)  nel suo appartamento.  Velocemente esce di casa e salta sulla sua bicicletta intenzionato a pedinare un altro po’ la ragazza. ‘Insegnarle a vivere’ ha impressa nella mente questa frase. Cosa diavolo significa insegnare a vivere? Insomma tu non vivi già? Uriah percorre il tratto di strada che separa casa sua dall’università frequentata dalla ragazza e, rendendosi invisibile, si arrampica sulle finestre fino a raggiungere la sua aula. Fortunatamente ha la certezza che, nel caso cadesse, non si farebbe assolutamente nulla. ‘Un paio di ali anche qui non sarebbero scomode sai?’ in risposta alle sue lamentele mentali gli giunge all’orecchio la voce di un suo vecchio amico. Già, vecchio, è un angelo da più di settecento anni! –Guarda che io alla tua età mi lamentavo di meno!- la voce scompare. Uriah esasperato scuote la testa e si accinge a guardare dentro l’aula. Eccola li.  Nell’ultimo banco. In fondo. Lontano da tutti.  Seduta con le gambe aggrovigliate mordicchia una penna mentre le sopracciglia sono aggrottate per la concentrazione. Si spinge gli occhiali sul naso e soffiando via una ciocca di capelli dal viso cerca di seguire la lezione. L’angelo si sofferma a guardarla. Non veste in modo particolarmente appariscente. Dei pantaloncini lunghi fino a sotto il ginocchio blu e una maglietta a maniche corte rosa. Al contrario delle sue compagne di corso ha un abbigliamento molto rispettoso nei confronti del luogo in cui si trova. Osserva ancora i suoi capelli . Per la centesima volta in quelle due settimane. Sono castani con delle ciocche rosse scolorite. Sicuramente non naturali. Non che le stessero male però. Il tutto aveva un suo senso.  Uriah trapassa la finestra ed entra nella classe, si appoggia al muro in fondo all’aula e fissa la lavagna.  ‘ Ma che cavolo è sta cosa? ‘ si chiede. Ora che ci pensa non sa che corso di laurea frequenta la ragazza. ‘ Cognitivismo? Comportamentismo? Cani? Eh?’ . frustrato guarda su un manuale in cerca di informazioni.  A caratteri dorati su in libro foderato di rosso legge chiaramente : Manuale di psicologia generale. Terzo anno.  ‘ wow. Roba forte la psicologia. Entri dentro la testa delle persone!!!’ pensa stupito.  Appena finisce il pensiero la lezione termina. Uriah gira un po’ attorno alla studentessa e la segue fuori dalle aule. La vede riporre con cura i suoi libri e la segue a casa. Non si ferma. Non parla con nessuno. Sembra quasi che schivi il contatto con le altre persone.  Tiene gli occhi bassi e cammina di fretta.  L’appartamento della giovane donna si trova poco distante dalla scuola. La vede estrarre un mazzo di chiavi con dei pendaglietti rosa ed entra con lei nell’atrio del condominio. Fa una rampa di scale e, poco prima di entrare in casa con lei nota una cosa che prima non c’era. Sulla porta della giovane c’è un cartello con su scritto in rosso e nero Ariel&Ariel. La ragazza sorride ed entra in casa. – Ariel!- grida. Dalla porta della cucina esce un’altra ragazza. La sua coinquilina. La sua migliore amica. E l’unico essere umano sulla terra con il quale sta benedetta ragazza parla. –Ehi Ariel, tutto bene a scuola? Siccome sono uscita un’ora prima ho fatto…beh l’hai visto il cartello no?-  sorride soddisfatta della sua opera. –Oh sì l’ho visto. Molto bello.- . Uriah sorride. È una cosa che l’ha fatto sorridere fin dall’inizio. La ragazza e la sua migliore amica si chiamano entrambe Ariel. Sembra quasi una presa in giro ma non lo è, e le due ragazze amano scherzare sul loro nome.  –Cos’hai intenzione di fare oggi pomeriggio, patata?- chiede la coinquilina. –Ehm, pensavo di studiare.- - oh! Sì come l’altro ieri. Come ieri. Direi che sei abbastanza monotona.  Esci solo per andare a scuola , a lavoro e ogni tanto fai la spesa. Proprio non sai vivere eh?- la prende in giro Ariel dalla cucina. ‘ Non sai vivere’ ancora quelle parole. Il compito di Uriah. Quella ragazza doveva imparare a divertirsi. Non poteva stare sempre rinchiusa in casa. Ariel si siede sul divano e la sua amica , da dietro, le appoggia una mano sulla spalla e le porge un piatto di pasta da condividere. Ariel fa un salto. –Oh, calmina, sono io.- la rassicura l’amica. –Oh, si è solo che mi hai spaventata. Non ti ho sentita arrivare. – ‘Mmh. Ho capito. Non deve piacerle molto essere toccata. Chissà perché. ‘  Uriah  si avvicina incuriosito e nota che, ogni volta che lui le gira attorno i, lei volta il capo. In due settimane non è mai riuscito a guardarla negli occhi. Per Uriah è una cosa frustrante.  Gli occhi sono lo specchio dell’anima e capire l’anima di una persona è molto importante per il lavoro che deve svolgere un angelo caduto e se lui non riesce a raggiungere i suoi occhi…beh ecco il perché dopo due settimane non ha ancora combinato nulla! Lascia le due ragazze in sala a pranzare e si dirige verso la stanza da letto.  Nonostante i nomi uguali, la differenza tra i caratteri è evidente. Uriah osserva come è abbellita e decorata la camera e nota che dalla parte della ragazza che le interessa ci sono poster di Taylor Swift, alcuni fiocchetti rosa, libri di psicologia e cd di musica classica mentre invece il lato dell’altra Ariel è pieno di poster di band metal, teschi, cose nere e libri di letteratura. Uriah nota che hanno però una parete in comune. Che condividono. Si avvicina a questa e ammira le foto delle due ragazze. Foto che ritraggono loro due insieme in qualche bel posto che hanno visitato, ci sono cartoline del film Harry Potter, del Film Hunger  Games, Divergent. Ci sono anche pezzi di fogli incollati al muro. Pezzi che racchiudono stracci di  storie. Storie narrate dai libri che loro amano tanto leggere o di racconti usciti dalla loro mente.  Uriah aveva già osservato e letto quei foglietti ed era rimasto colpito dalla profondità dei pensieri delle due giovani. ‘Non sembrano cattive ragazze’ pensa. Il tempo corre e l’angelo non se ne rende conto fino a che non sente una porta chiudersi. –Oh. Ora che Ariel è uscita con il suo fidanzatino posso studiare in pace.-  Annuncia la protetta di Uriah. La vede dirigersi in camera, sdraiarsi sul letto e aprire un manuale.  L’Angelo decide di farle compagnia.  Per nessun motivo in particolare solo… ha notato che è tranquillo quando c’è lei nei paraggi e,  considerando che lui non è mai tranquillo quando scende sulla Terra, direi che è arrivato ad un bel traguardo.  Guarda Ariel ripetere pagine su pagine di elementi e  si mette a ridere sguaiatamente quando la ragazza si riprende da sola imitando un suo professore: -Ti sembra lessico specifico questo? Dov’è il concetto, dov’è il concetto? Ma pensi di poter parlare come al bar qui? Ma stiamo scherzando? Non hai chiaro il concetto!-  La ragazza ripete e studia per molto tempo. Ogni tanto fa qualche piccola sosta per guardare i notiziari alla tv o per andare a prendere qualcosa di fresco da bere. Verso le sette di sera il suo telefono squilla. –Pronto? Mamma?- Uriah si mette vicino al telefono per ascoltare la conversazione. – Stavo studiando sì. Proverò a prendere trenta. La lode? Beh insomma quella possono darla anche solo per la laurea. È che l’argomento che stiamo affrontando questo mese non mi piace particolarmente. C’è molta sociologia dentro. Ah. Si ok. Ok. Sì.- l’angelo vede che la ragazza stringe sempre più forte il telefono. Le sue nocche diventano bianche per lo sforzo e comincia a mordersi il labbro. Dall’altro capo del telefono sente solo urli confusi,  un ‘se non torni a casa per il week end a mettere a posto ti butto tutti i tuoi libri’ e altre parole confuse.  –Ok. Si. Ciao.- Ariel riattacca il telefono e il suo viso si colora di rosso. Ha il capo chino e tra il groviglio di capelli Uriah riesce a scorgere una lacrima. Un piccolo cristallo che le scivola giù per il viso atterrando sui pantaloni. La ragazza si alza, scaraventa il cellulare  per aria, e prende ad urlare e a piangere contemporaneamente –Ti detesto! Non puoi toccare le mie cose! Io sono qui per studiare e quello che faccio non è mai abbastanza per te! Sarai sempre superiore. Sarai sempre meglio di me! Io non valgo niente! Sono qui, non esco mai, vado a scuola e lavoro e tu devi sempre sgridarmi! Devo anche pulirti casa altrimenti butti le mie cose! Sai solo dirmi questo! studia e pulisci! Mai un come stai o hai bisogno di qualcosa? no! Mai!-  Ariel si getta a terra, si prende il viso tra le mani e comincia a dondolarsi avanti e indietro per cercare di darsi una calmata. È in preda ad una crisi di nervi. Uriah si siede di fianco a lei stupito da quanto fosse turbata e nervosa la sua protetta.  Vuole toccarla ma , anche se lei ora non lo percepisce fisicamente ,  cambia idea perché si ricorda che ha problemi con i contatti fisici e non vuole darle un motivo in più per andare fuori di testa.  Sta semplicemente vicino a lei e ammira con quanta forza riesce a tirarsi in piedi. Si asciuga le lacrime. Recupera il telefono e si mette a cucinare come se nulla fosse accaduto. Come se la sua crisi non fosse mai esistita.  L’angelo la studia, notando, anche se non riusciva mai a raggiungere i suoi occhi, come la determinazione e la stanchezza insieme, trapelavano da ogni cosa che faceva. La determinazione di chi vuole raggiungere i suoi obbiettivi e la stanchezza di chi ne aveva già subite troppe.  Uriah vuole lasciare tranquilla la ragazza ora, torna a recuperare la sua bicicletta, smette di essere invisibile all’occhio umano e torna a casa. Si siede all’ organo e mentre suona un brano chiamato Voluntary in D minore pensa come procedere con Ariel. Ormai è deciso. Deve liberare dai tormenti quella ragazza. E deve  assolutamente riuscirci in tre mesi altrimenti c’è il rischio che rimanga  inchiodato per una vita intera sulla Terra. Vuol dire vivere di nuovo e morire di nuovo prima di tornare ad essere un angelo.  Vivere moooolto a lungo dato che da ‘umano’ qual’ è al momento ha solo venticinque anni e i suicidi non erano ammessi per accorciare la sofferente permanenza nel mondo.  Uriah guarda l’orologio. Le nove e mezza. Per effettuare il suo piano  è ancora presto. Decide di tenersi un po’ occupato cambiando l’acqua alle sue tre piccole tartarughine e dando da mangiare a Felix, il suo gatto. Questi animali sono proprio suoi. Il Signore gli ha concesso di portarli sulla Terra solo perché nessuno aveva il tempo di curarli, in Paradiso,  durante la sua assenza.  l’angelo mangia qualche avanzo trovato nel frigo, e guarda un documentario sugli elefanti in tv aspettando l’ora per entrare in azione.  Dopo lunga attesa questa finalmente giunge. Sono le 23. Una studentessa sicuramente a quest’ora starà dormendo no?
Uriah si sdraia sul letto e si concentra. Cerca di visualizzare Ariel. La sua casa. La sua camera. Cerca di vedere lei nel suo letto che dorme, avvolta tra le sue lenzuola e i cuscini rosa. Cerca di entrare nei suoi sogni. Nella sua mente. Dopo un po’ di tentativi falliti finalmente ci riesce. Riesce ad apparire nei suoi sogni. Per prima cosa Uriah si guarda in giro. Se per caso è capitato in un incubo ha intenzione di sparire e tornare più tardi. Vede un enorme aula con panche di legno, una cattedra e un tavolino più piccolo di fronte. Vede Ariel seduta dietro a quel tavolino e una commissione di professori che la stanno esaminando. ‘mamma mia, ma anche gli esami sogni? Ragazza mia sei una vera noia!’ pensa l’angelo. Bene. Lui non doveva arrestare il sogno o variare il suo corso doveva semplicemente farsi vedere.  Ha capito che Ariel non parlerebbe mai ad uno sconosciuto, ma a qualcuno che ha già visto nei suoi sogni? Mentre lei risponde alle domande che le vengono poste lui le passa davanti al banco per tre o quattro volte per assicurarsi che lei lo veda. Naturalmente anche in sogno non riesce a catturare i suoi occhi ma sa che i suoi lumi e la sua mente hanno catturato ogni particolare di lui. Bene, al suo risveglio si chiederà cosa ci faceva un estraneo al suo esame ma , in fondo, i sogni non hanno molto senso no? Uriah sparisce dalla mente della ragazza lasciandola tranquilla e scivola , finalmente, dopo un ‘intensa giornata, in un sonno profondo e ristoratore cosciente del fatto che il giorno seguente avrebbe fatto una mossa decisiva per la missione che doveva compiere: si sarebbe manifestato davanti alla ragazza o, in termini umani, avrebbe fatto la sua conoscenza.
Sono le cinque di pomeriggio. Ariel ha appena terminato di prendere alcuni appunti in biblioteca e si dirige a fare la spesa.  Uriah la segue stando vicinissimo a lei. È divertente vedere il modo in cui cammina. È strano e buffo. Prima di entrare ad un supermarket , l’attenzione di Ariel viene catturata da una libreria nuova , appena aperta, e decide di fare una deviazione.  ‘oh no. Se ti dirigi ancora tra quei libri noiosi da studiare giuro che esco!’ pensa Uriah stanco di vederla sempre ficcare il naso tra grossi manuali. La vede aggirarsi tra gli scaffali e, quasi come se avesse avvertito il suo pensiero, la ragazza passa davanti ai libri di psicologia per dirigersi verso quelli di avventura, fantasy e narrativa. ‘Oh! Finalmente!’ .  La sua protetta comincia a guardarsi attorno e a studiare le copertine e poi ne estrae una dal ripiano. La fissa un momento. È rossa con delle scritte azzurre e bianche. –Wow! Un libro sugli angeli caduti!- esclama Ariel! Appena Uriah sente ‘angeli caduti’ si irrigidisce. Diamine,  non sapeva che scrivessero serie su di loro. Era rimasto a vampiri, sirene e demoni, ma libri su angeli caduti non ne aveva mai visti. Da un lato era compiaciuto del fatto che Ariel fosse interessata all’argomento ma dall’altro temeva le cose narrate in quel libro. ‘Chissà quante cavolate hanno scritto’ pensa. Si avvicina per leggere l’autore del romanzo e per poco non gli viene un accidente. Andreas Mistrorighi. Un suo amico. Morto. Angelo anche lui. Ha concluso la sua missione poche settimane prima dell’arrivo di Uriah. È stato lui a consigliargli l’appartamento in cui alloggiare. L’angelo sorride ricordando l’amico spericolato e burlone. Ride più forte quando gli vengono in mente le scene da stupido che è solito condurre. Tipo quella del salire sul tavolo della mensa con una Coca cola in mano e cercare di aprirla senza farla schizzare ovunque dopo averla sbattuta per bene avanti e indietro. Che comico. Effettivamente sì, è il comico tra la sua combriccola di amici. ‘Ora ricordo!’ una cosa gli riaffiora alla memoria. Un fatto accaduto qualche settimana prima. Andreas gli disse:  Fidati, io ho lasciato qualcosa di me sulla Terra. Ecco cos’era. Un libro. Anche se il suo amico è un buffone , Uriah è convinto che non abbia scritto cavolate tra quelle pagine.  Almeno è quello che spera anche perché la sua ragazza si sta precipitando verso la cassa per comprare il racconto. Pare essersene innamorata. ‘Andiamo bene’ sospira il ragazzo.  Mentre Ariel paga la sua nuova scoperta lui prende forma ed entra nel supermercato, precedendo di qualche minuto l’ingresso di lei. Pazientemente l’aspetta e dopo un po’ la vede entrare. Ha il viso completamente immerso tra le pagine del nuovo libro, è così concentrata che non vede la fila di carrelli e ci va a sbattere contro.  Sentendo la botta si guarda attorno imbarazzata. Nessuno l’ha vista fortunatamente ‘tranne me’. Prende un cestino, vi ripone il suo libro e  si dirige verso il reparto verdure.  Uriah comincia a gravitarle attorno per farsi vedere e scopre che ci è riuscito quando sente addosso gli occhi di lei che lo fissano confusi.  Ariel ha quasi finito le sue compere, Si sposta verso gli scaffali che contengono biscotti e cereali e cerca di prendere una scatola dei suoi cornflakes preferiti che, sfortunatamente, si trova in alto. Lei non ci arriva. ‘Qual miglior momento per entrare in azione’ pensa l’Angelo . –Ecco, lascia che ti aiuti.- dice e si allunga per prenderle il prodotto. Lei gli da un’occhiata veloce e le sue guance diventano color porpora. –Ehm, grazie.- farfuglia e svelta prende la scatola dalla sue mani per riporla nel cesto solo che, per la fretta e l’imbarazzo, rovescia alcune cose a terra. Compreso il suo prezioso libro. Fa una faccia inorridita e molto preoccupata e si precipita a raccoglierlo, solo che Uriah è più veloce, prende le cose cadute sul pavimento e gliele porge. –Grazie di nuovo- borbotta. Ariel tiene lo sguardo fisso sui suoi piedi. –Spiegami una cosa: Perché non mi guardi mai?- chiede Uriah. La ragazza confusa e incuriosita alza lo sguardo su di lui e lo fissa con aria pensierosa. Per Uriah il tempo si ferma. Anche il suo cuore si ferma. Non esiste più nulla se non i suoi occhi. Che occhi. Hanno il potere di ammaliare e di uccidere nello stesso tempo.  Non hanno un colore ben definito, è un miscuglio di verde, grigio, azzurro, giallo e nero. Impressionante. Occhi così non li aveva mai visti. È incantato. –Scusi? Signore . sta bene?- sente una voce provenire dal fondo della foschia presente nella sua mente e dopo un po’ si accorge che è Ariel che gli sta porgendo delle domande. –Oh, sì, benissimo.- risponde.  Guarda tra le sue mani e si accorge che ha ancora in mano il suo libro. Deve restituirglielo. –Angeli caduti eh? Interessante?- chiede per cercare di formare una conversazione. Ariel esita prima di rispondere. –Oh, è il primo libro che leggo sull’argomento ma lo trovo coinvolgente. Parla di angeli che hanno delle missioni da compiere sulla Terra. Aiutano delle persone. – spiega. Quello che ha appena detto calza a pennello con il suo compito. Con la sua storia. Con quello che è. – E tu ci credi? Credi che potrebbero esistere creature così?- domanda curioso. Lei sospira –Non lo so. Insomma penso che ci sono tante cose che noi esseri umani non conosciamo e non comprendiamo. Esistono queste creature? Ci credo sì. Io penso che fate, streghe e maghi non siano solo frutto dell’immaginazione degli scrittori. Credo che noi non possiamo descrivere cose che non conosciamo. O inventarcele di sana pianta. Qualcosa c’è. Ci deve essere. Qualcosa da cui prendere spunto deve esistere. Non so se mi spiego. È complicato. Per farla breve. Se questo Andreas Mistrorighi ha scritto qualcosa su degli angeli vuol dire che dentro di lui qualcuno gli ha messo l’idea degli angeli. Oppure il suo carattere o la sua vita ha fatto un cambiamento così radicale che non si sarebbe potuto verificare se non con l’aiuto di un ‘ entità superiore. Non ho ancora letto il romanzo ma dalle missioni di cui parla lo scrittore mi sembra chiaro che gli angeli scendano sulla Terra per aiutare gli uomini. Personalmente ci credo. È bello crederci. E tutti dovrebbero credere o sperare in qualcosa. – conclude. Il suo ragionamento affascina Uriah. La ragazza ha una mente brillante. –Mi perdoni se l’ho annoiata con i miei discorsi.- si scusa. –Oh, no. Non sono noiosi affatto. E non mi dare del lei. Insomma siamo coetanei, penso.- - eh, abitudine universitaria. Tutti si danno del lei.- sospira sorridendo. –Io mi chiamo Uriah.- le porge la mano e si presenta. La ragazza la guarda diffidente ma poi decide di stringerla- Piacere, Ariel. Studi nella mi a stessa università? – s’informa.  Uriah è un po’ agitato. Non gli piace mentire. Cerca una storia che sia il più vicino possibile alla verità –No, sono un organista. Suono per i matrimoni, funerali. Diciamo che ho studiato organo. Ora mi dedico alla musica. – risponde. –Ah. Organo? Affascinante. Uno strumento strano a mio parere. Prediligo gli archi. Uriah, mi spiace molto interrompere la conversazione ma si sta facendo tardi e non vorrei far preoccupare la mia coinquilina. Ci vedremo in giro. – annuncia stringendogli nuovamente la mano e avviandosi verso le casse per pagare. –Oh, naturalmente.  Non mi spiace affatto. Ci rincontreremo Ariel. È stato un piacere.-  la guarda allontanarsi ed è contento. Hanno parlato poco ma lui ha capito molto. È soddisfatto anche dell’essere riuscito a guardarle gli occhi e di aver raggiunto così la sua anima. È un’anima pura, innocua, ma incatenata da tante paure, preoccupazioni. Compito di Uriah è quello di spezzare le catene e rendere il suo spirito libero.
Il giorno seguente è tranquillo, non succede nulla di particolare. Segue la ragazza ai corsi, la vede discutere con i suoi professori dei suoi esami e la accompagna a casa e li scopre una cosa interessante. Ariel accende il computer, ma invece di fare ricerche per lo studio accende la musica e si mette a cantare usando una spazzola come microfono. Uriah è piacevolmente stupito. Una ragazza così composta non farebbe mai una cosa del genere. Eppure eccola li, a gridare per tutta casa facendo finta di dare uno spettacolo. Uriah si siede su un divano e fa lo spettatore al suo concerto. Deve ammettere che ha una voce molto bella. Fa concorrenza al coro celeste del Paradiso per quanto è brava. ‘Ecco qui quella che si definisce una voce angelica.’  Lo spettacolo ha fine quando a casa rientra la sua coinquilina in ansia per l’esame che dovrà sostenere l’indomani. ‘Prevedo una notte insonne per le ragazze’ sostiene l’angelo.  Ariel è così agitata che sicuramente ripeterà tutti il programma d’esame  per tutte le ore buie e la sua amica l’aiuterà e la sosterrà. Decide di evitare quella noia. Non gli interessa proprio ascoltare le conoscenze letterarie di Ariel. Sicuramente sarà bravissima, ma non vuole assistere allo stress che sarà presente  nell’aria tra qualche ora. Non voleva diventare pazzo anche lui. Bastavano quelle due. Uriah abbandona l’edificio e si promette di incontrare ancora Ariel dopo l’esame della sua amica.
L’angelo si sveglia particolarmente di buon umore al mattino, non vede l’ora di parlare ancora con Ariel e poi è curioso di scoprire come è andato l’esame alla sua amica. Si veste con calma, fa colazione e il bucato. Sì, sfortunatamente anche gli angeli fanno il bucato. Sudano e puzzano anche loro quindi hanno bisogno di lavarsi e di lavare i loro indumenti! Ovviamente a Uriah non piace fare i mestieri di casa ma è l’unico modo interessante per far passare il tempo. Sta per diventare intrattabile quando,per fortuna, arrivano le cinque del pomeriggio, l’ora in cui tutti i corsi e gli esami universitari finiscono. Si precipita fuori dalla scuola e aspetta Ariel. La scorge qualche metro più avanti a lui e sta abbracciando la sua amica. Scambiano alcune parole e poi si separano perché Ariel va con dei suoi compagni di corso a festeggiare per la prova superata mentre invece lei si dirige verso casa. –Ehi!- Uriah cerca di attirare la sua attenzione chiamandola. Lei si gira e, quando finalmente lo nota, sorride e si avvicina a lui. L’Angelo sente il suo dolce profumo e subito prova soddisfazione. È felice. ‘ma cosa diavolo succede?’ si chiede. – Ciao Uriah! Come mai da queste parti? Serve un organista?- domanda Ariel. –Oh no, nessuna ragione in particolare. Facevo una passeggiata, sai abito qui vicino e mi sono ricordato che tu studi qui quindi ho pensato di aspettarti per offrirti un gelato. Se ti va naturalmente. – aspetta la sua risposta con ansia, vuole davvero passare del tempo con lei. –Sì, grazie per il pensiero, accetto volentieri. Non ho nemmeno pranzato oggi. La mia coinquilina aveva un esame e abbiamo passato tutta la pausa a ripetere. – sorride ,ripone i suoi libri nella cartella e lo segue. Vanno in un bar poco distante e si siedono ad un tavolino all’ombra. –Allora, che gusti vuoi? – domanda l’angelo. –Uhm. Penso che prenderò melone e fragola. La coppetta per favore, con il cono mi sporco tutta.- dichiara facendo una faccia sconsolata. Uriah ci mette pochissimo a prendere le ordinazioni e in poco tempo torna indietro con i gelati. –Grazie mille- dice Ariel prendendo la sua coppetta e cominciando a mangiarla. –Che gusto è il tuo?- chiede. – è alla panna, vuoi assaggiare?- domanda.   La ragazza storge il nasino – no, grazie lo stesso.- e torna a concentrarsi sul suo cibo. Mangiano in silenzio e una volta terminato Uriah si offre di andare a buttarle la coppetta. –Sei molto gentile grazie. – L’angelo prende le cose da buttare e si dirige verso il cestino. Mentre è girato sente una strana sensazione, qualcosa di caldo, come una fiamma su tutto il corpo. Non una fiamma che lo brucia, qualcosa che semplicemente lo riscalda.  Si gira e vede che Ariel lo sta guardando. È lei che lo scalda. Sono i suoi occhi su di lui che gli forniscono quella sensazione di calore e benessere. Uriah è confuso. Non ha mai provato cose del genere. Con nessuno dei suoi protetti.  Con lei sì. Chissà perché.  Torna da lei e la guarda, con gli occhi accarezza il suo viso e aspetta una sua parola. – ti sono venuta in mente perché sei curioso di come va a finire il libro sugli angeli?- chiede ironica. Uriah sorride. Conosce già la storia degli angeli. Perfettamente. –Naturalmente, non aspettavo altro.- ironizza anche lui. Dai libri passa a delle domande sulla sua università, le chiede cosa le piace fare e ha la conferma del fatto che ha davanti una ragazza semplice, che si sa divertire con poco. Gli  piace proprio.  Anche lui risponde a delle sue domande e cerca di essere il più veritiero possibile nelle risposte. Nota che ogni volta che si guardano negli occhi lei arrossisce e si scopre a guardarla intensamente più spesso per il gusto di vedere le sue guance coprirsi di colore. Ridono e scherzano e il tempo trascorre velocemente. Troppo velocemente. –ci rivedremo. E ti porterò a fare un giro.- dice Uriah. La ragazza in un primo momento è felice ma poi torna seria immediatamente –Mi piacerebbe tanto, ma ho un sacco da studiare, gli esami sai…- risponde. –Lascia perdere gli esami, prima devi imparare a divertirti!- la avvisa. –Scusa, e chi saresti tu per dirmi questo?- lo guarda lievemente irritata. –Diciamo che sono il tuo angelo custode ok?- detto questo Uriah si allontana e torna a casa contento del tempo trascorso con la sua protetta. Vorrebbe stare ancora con lei ma sa che a casa ha delle bestiole da accudire, non può certo trascurarle.
Durante la notte Uriah continua a pensare ad Ariel. Aveva avuto altri incarichi in passato ma nessuno prima gli ha affollato la mente in questo modo.  Si gira e si rigira nel letto, non riesce a prendere sonno. Ad un certo punto, non sopportando più il contatto con il materassosi alza e si dirige in cucina. Si siede su una sedia e giocherella con i pupazzetti dei  dinosauri che ha davanti. Mette in scena sanguinosi scontri e terribili inseguimenti ma nemmeno quegli esseri vissuti molto tempo fa riescono a togliergli dalla testa Ariel. Frustrato decide di andare a spiarla. Raggiunge la sua stanza e vede che è vuota. In casa non c’è nessuno. Guarda l’orario. È notte fonda, possibile che non ci sia nessuno? L’angelo comincia a preoccuparsi, e se le fosse successo qualcosa?  La sua ansia si calma a seguito dell’accendersi della luce nel corridoio. Vede Ariel e la sua amica con dei cappellini in testa.  Le affianca e cerca di capirne di più. –Bene mia cara. Oggi, a seguito del tuo esame abbiamo festeggiato anche il tuo schifoso compleanno. – dice Ariel alla coinquilina. –e ora io ti darò il tuo schifoso regalo e mi mangerò il resto della tua schifosa torta? Chiaro?- cerca di fare una voce perentoria ma fallisce miseramente perché si mette a ridere. Allunga un pacchettino all’altra ragazza e si siede a mangiare la torta. –Wow! Grazie! Grazie! Non c’è regalo migliore davvero! Sei fantastica!- Uriah sbircia il dono e vede che sono due biglietti per il concerto della suo gruppo preferito. Ottima scelta. –Modestamente sono un geniaccio ma penso che se mangio ancora torta vomito quindi, prego, finisci tu di ingozzarti mentre gingilli per il tuo regalo. Io vado un attimo di la. – abbandona la cucina. L’angelo si avvicina alla torta e la esamina. Sembra deliziosa. Farcita con crema e frutta. Deve essere buonissima! Deciso di non commettere peccato di gola fregando la torta all’amica di Ariel va nella loro stanza per vedere cosa sta combinando la sua protetta. Arriva nel momento più sbagliato, o più giusto( a seconda dei punti di vista), di tutti. Ariel si sta cambiando. È in intimo e sta cercando il suo pigiama. Il primo impulso di Uriah è quello di chiudere gli occhi per non violare la sua privacy ma uno strano movimento alle parti basse lo costringe a riaprirli. Ariel si sfila il reggiseno con un sospiro di sollievo e prende a massaggiasi i segni che lo stretto indumento le hanno provocato. La visione è davvero esplosiva per Uriah. La vista di quei seni, bianchi, piccoli e sodi lo manda in escandescenze. E non solo lui. Il suo amico e compare, quieto da molto tempo,  dentro i suoi pantaloni sta facendo le capriole.  All’angelo manca il respiro, è disorientato, combattuto. Sta lottando contro se stesso. Lotta tra il desiderio di uomo di bearsi di quella vista e quello di angelo che gli impone di andare via. È anche spaventato perché non sa cosa sta succedendo. Quando gli angeli cadono il loro desiderio sessuale si spegne, per fare in modo che non si portino a letto ragazze innocenti, ma come mai il suo non si è spento? È più che acceso e pronto ad agire.  ‘Devo andarmene di qui.’ Abbandona l’edificio , non prima di esser caduto ancora nel desiderio dandole un’ultima intensa guardata.
Arrivato nel buio del suo appartamento Uriah calma i bollori bevendo una Cola ghiacciata. –Cosa succede? È uno scherzo? Beh non è affatto divertente! Qualcuno mi sente? Mi volete dare una risposta? – aspetta un segno. Un  bagliore di luce, un suono ma niente. Uriah non sa cosa fare, seguire gli istinti da uomo? Forse lo condurranno a portare a termine la sua missione, non sa come ma può provare. O seguire quelli da creatura celeste? – Dato che nessuno si degna di calcolarmi ho deciso di lasciarmi guidare. Farò ciò che in quel momento mi sentirò di fare. Se qualcuno è in disaccordo prego può avanzare la sua obiezione ora!- non ricevendo ancora nessun segno decide di agire nel modo che aveva appena spiegato. ‘Che Dio ce la mandi buona’.
 
 
L’angelo dopo ciò che è accaduto e il turbamento che ha dovuto affrontare si è preso un giorno di pausa. Un giorno in cui non a spiato Ariel, non ha cercato contatti con lei e non l’ha pensata. Bugiardo. L’ha pensata eccome. Lei affollava anche i suoi momenti di sonno occupando i suoi sogni. È rimasto a casa a suonare, guardare la tv e video divertenti su internet. Cercava un modo per distrarsi da ciò che provava. Il giorno dopo va a fare una passeggiata indeciso sul da farsi. Incontrare ancora Ariel, o passare anhe queste ultime ore di questo nuovo giorno senza vederla? Uriah comincia ad avere seri dubbi sulla sua missione. È quasi tentato di chiedere il cambio a qualcuno. Pensieroso si dirige in un bar e ordina una Cola e per poco non si ribalta dallo sgabello quando vede chi è che gliela porta. Ariel. Ma cosa diavolo ci faceva qui? L’angelo ammira il suo abbigliamento. Jeans scuri e una maglietta azzurra. Come il resto delle cameriere e del personale. Ecco una cosa che Uriah non sapeva. Cioè, sapeva che lavorava ma non ha mai voluto indagare sul dove. E ora , invece, eccolo qui. Il destino a voluto dare risposta anche a quest’inutile domanda. Oppure il simpatico fato voleva condurlo da lei. Ma perché? ‘forse perché sei rimasto un giorno senza far niente? ‘ si sgrida da solo. – in un modo o nell’altro ci incontriamo spesso eh?- esordisce Ariel con un sorriso. L’angelo rimane affascinato dalla naturalezza con cui gli parla. Quando la osserva nota che interagisce con difficoltà con le altre persone mentre invece con lui no. Può considerarsi un buon segno.
-Vero. Oh. Grazie. Lavori qui? Posso chiederti una pausa o l’hai già fatta?- chiede. Vede Ariel sistemarsi la maglietta e guardarsi intorno – A dir la verità non faccio mai pause. Non mi piace particolarmente e poi non ne ho il motivo, a parte andare in bagno, ma penso che nella vita ci sia sempre una prima volta per qualsiasi cosa. Chris!? Faccio una pausa, va bene o vuoi farla tu?- chiede al ragazzo che si occupa di servire alcolici. –No, fai pure non ti preoccupare.-  Risponde. La ragazza alza il pollice per ringraziare e si siede sullo sgabello di fianco all’angelo. –eccomi qui.  L’uomo ha ordinato che la ragazza facesse una pausa e la ragazza ora, per soddisfarlo, fa una pausa.- scherza mentre si raccoglie i capelli in una cosa scomposta con un nastrino.  Uriah la osserva compiere quel gesto così semplice, quotidiano, e si chiede come sarebbe poterla ammirare rifare il letto dove hanno dormito insieme o preparare la colazione per loro due… ‘Cosa?’ l’angelo frena i suoi pensieri. Da dove cavolo saltavano fuori quella fantasie? ‘Maledizione’ è ossessionato da lei  e il profumo della sua pelle così vicino non aiutava sicuramente. Deve tenere a bada questi…questi…non sa nemmeno come chiamarli, accidenti! –Uriah? Ci sei?- chiede Ariel. Il ragazzo si ridesta. –Oh si scusa, mi ero perso un secondo. Come stai?- chiede. –Abbastanza bene dai, sopravvivo.  Sto cominciando a preparare la tesi di laurea, vorrei averla pronta per ottobre o novembre ma tra il lavoro, lo stress, mia madre che non la smette un secondo di sgridarmi…eh beh non sono molto rilassata.- ammette. –Come mai lavori? Insomma non potresti lavorare dopo la laurea? Saresti più libera e un po’ più tranquilla.- sentenzia l’angelo.  Ariel si fa scura in volto –Sì ma…- è inverta sul parlare o meno. –Voglio essere indipendente. Per vent’anni sono stata sotto i miei genitori e loro, soprattutto mamma, mi faceva pesare qualsiasi cosa dicendomi: siccome le cose te le pago io e sono io che ti mantengo tu devi fare tutto quello che ti dico. Quando sono arrivata all’università con Ariel ho pensato che non volevo più dipendere così tanto da lei. Con questo lavoretto riesco a pagarmi la spesa che faccio e i libri su cui studio. I miei pagano solo l’affitto.  Anche perché poi non voglio essere un peso, insomma l’università costa ed è giusto che anche io contribuisca a pagare la mia istruzione.  Sai, ho già una proposta di lavoro per dopo gli studi. Ci sono tre posti liberi ad un consultorio sulla nona strada. Due di quei posti devono essere occupati da psicologi e il terzo da un’assistente sociale mi sembra, o da un’ostetrica, non ricordo. Comunque l’offerta è valida per l’anno prossimo, così se riesco a laurearmi entro novembre sono più che a posto a vita.-  sorride felice. C’è trepidazione nelle sue parole ed eccitazione. Si vede che è emozionata per la proposta. –Caspita, complimenti. E, dimmi, hai sempre voluto lavorare nei consultori?- domanda curioso. –Beh diciamo di sì. Mi piacerebbe aiutare tutti i ragazzini con dei problemi. Ma anche gli adulti sia chiaro. Sai, fortunatamente sono entrata nei corsi pre-riforma, quindi il mio corso di studi si articola negli anni tre più due. Mi mancano due anni per ottenere la specializzazione sai e penso proprio che la farò in psicomotricità. Per ora mi va benissimo lavorare in consultorio ma sai, se dopo la specializzazione avrò l’opportunità di lavorare in qualche centro di riabilitazione sarei molto soddisfatta. – dichiara. –Ah, quindi ti piace fare ginnastica? Sei una sportiva?-. Ariel si mette a ridere. –Ad essere onesta quando dovevo scegliere l’università ero indecisa se fare quella di psicologia o quella di scienze motorie.  Alla fine ho scelto psicologia per due motivi. Nell’altro indirizzo sei sempre messo a confronto con altre persone, nei corsi di pratica e io, sì amo la ginnastica, ma non sono ne Bolt ne Carolina Kostner, e in più, essendo molto competitiva la mia professoressa ha detto che avrei potuto vivere male le lezioni proprio a causa del mio spirito battagliero. E…il secondo motivo è il mio fisico. Il mio odioso fisico. Uno appena mi guarda non vede una persona atletica.- ridacchia imbarazzata – Ho il classico fisico a pera. Con coscione e culone. Il fatto che sia abbastanza forte e veloce passa in secondo piano se uno mi guarda.-  conclude. Uriah è stupefatto dalle sue confessioni. Strano per una ragazza che non parla quasi mai. È molto compiaciuto…tranne per una cosa. –Tu odi il tuo fisico?- . –Oh sì. Davvero non mi piace. E pensa che prima ero anche peggio!!! In più non ho un’attimo di pace siccome mia madre mi guarda sempre come se fossi un’obesona. Sono combattuta tra l’ideale di perfezione che ha mia madre e gli sforzi della mia coinquilina di farmi mangiare e di farmi capire che così vado benissimo e non sono grassa.- sbuffa. –Ok. Io non so perché ti sto raccontando tutte queste cose. Con te, stranamente, mi è facile parlare, ma ora, se non ti dispiace, gradirei chiudere qui l’argomento grassi vs magri.- guarda l’orologio –anche perché la mia pausa tra due minuti finisce.- dichiara. Uriah sente una strana sensazione nello stomaco e non gli è chiaro se è la Coca-Cola che ha quasi buttato giù tutta d’un fiato o qualcosa d’altro.  Guarda Ariel e i suoi ciuffi ribelli che le incorniciano il volto e la sensazione strana allo stomaco peggiora. In aggiunta arriva anche una sudorazione fredda non proprio simpatica. Forse si stava ammalando? – il mio tempo per le chiacchere è scaduto.- la ragazza pare seriamente rammaricata. –Ti va di uscire a cena? Domani sera? Al ristorante che preferisci.- ‘Cosa? Ma quando ho deciso di dare aria alla bocca? Non mi sembra che il mio cervello abbia mandato quest’ordine’ pensa.  Gli occhi di Ariel sembrano due palloncini da tanto li ha aperti per lo stupore della domanda. ‘Non sei l’unica ad essere sorpresa, te lo assicuro.’ –Ehm, Uriah. Io domani ho un esame…non so…- comincia a dire. –Quale miglior modo di festeggiare la tua riuscita. –cerca di convincerla. Lei rilassa le spalle, si mette gli occhiali sulla testa e annuisce. –Va bene. Ci sto. Ci vediamo davanti a scuola? O vuoi venire a prendermi a casa, ti do l’indirizzo?- Uriah lascia che Ariel snoccioli una serie di dati che lui già conosce perfettamente: il numero del condominio, il nome della via in cui risiede… Intanto tira fuori il portafoglio per pagare e per dare una mancia alla graziosa cameriera. –Lascia stare. Offre la casa.- lo ferma la ragazza mettendogli una mano sul braccio. –Niente obiezioni. Ah, a proposito. Dovresti bere meno schifezze come quelle, fanno male.- detto questo preleva il bicchiere vuoto e si allontana verso il bancone per continuare a lavorare.  L’angelo esce dal locale e ritorna a casa tranquillo. Tutto sommato ha trascorso una bella giornata.
-Bella giornata? Un corno!- Uriah è molto agitato. –Ieri ho commesso un grosso sbaglio invitandola ad uscire! Sono un angelo, non un semplice umano che sta cercando di rimorchiare! Ho una missione! E di sicuro la mia missione non è prendermi una cotta per quella tizia e cercare poi di entrare nelle sue mutandine. Non ho bisogno di amore o di tutte quelle cosine sdolcinate al momento. Niente amore. Niente sentimenti. Non con lei almeno!-  l’angelo non riesce a stare fermo. Ormai il danno è fatto. Danno. Lui lo chiamava così ma poteva anche non esserlo. Aveva detto che avrebbe seguito il suoi istinto. Nessuno si è opposto quindi teoricamente ciò che sta facendo potrebbe essere giusto. Uriah passa la mattinata in vari negozi. Come diavolo ci si veste ad un appuntamento?  In più fa caldo. Ha bisogno di qualcosa di casual ma fresco. Prima di tornare a casa si ferma in un parco. Mangia un panino seduto tra l’erba fresca, circondato da fiori e da alti alberi che gli forniscono ombra. È bello avere delle zone di verde in un città urbanizzata come Boston.  Si riposa sotto un albero e pensa a cosa vuol dire essere un angelo in missione. In paradiso ci sono tanti tipi di angeli. Per esempio alcuni di loro non scendono mai sulla Terra perché il loro lavoro è circoscritto solo nell’alto dei cieli e, solitamente, chi sbriga quei lavori vuol dire che prima di morire ha condotto una vita tranquilla, senza incidenti o turbamenti eccessivi. Sono coloro che sono nati, cresciuti, sposati, hanno avuto famiglia, lavorato onestamente e poi sono morti. E ora aspettano i loro cari con serenità.  Poi ci sono gli angeli che sono al servizio diretto del Signore, coloro che lo aiutano nelle mansioni giornaliere e che dirigono i lavori degli altri angeli, sulla Terra li conoscono meglio con il nome di Santi. Ci sono anche angeli che semplicemente si godono la loro vita eterna in Paradiso facendo ciò che più aggrada loro. Se hanno voglia di fare qualche lavoretto lo svolgono, se vogliono riposare lo fanno, se vogliono giocare giocano. Naturalmente in Paradiso tutto è tranquillo. I membri che lo abitano cooperano tra di loro affinché tutto si in ordine. Come ultimi ci sono gli angeli missionari. Loro hanno alcune differenze a confronto degli angeli normali. Sono coloro che sono morti violentemente. Per esempio persone vittime di incidenti, sparatorie, congiure, tradimenti, eventi molto spiacevoli, eventi che straziano il cuore. La  loro anima non risorge immediatamente dopo il loro decesso. Diciamo che rimane intrappolata in  una sorta di anticamera prima del Paradiso. Questo Uriah se lo ricorda bene perché ricordava Pietro che lo salutava e gli diceva di non preoccuparsi. In quella ‘sala d’aspetto’ incontrano il Signore che gli da due possibilità: Ricordare tutta la vita che hanno trascorso sulla Terra, quindi anche i loro cari e, magari, coloro che gli hanno uccisi, a patto che però, una volta morti i responsabili dei prematuri decessi, non si cercasse vendetta nelle terre dell’Altissimo, oppure dimenticare la vita precedente e iniziarne una nuova come angelo missionario.  Questi ultimi possono andare sulla Terra per cercare di rendere il mondo migliore, insegnare alle persone a non commettere crimini. Ecco, Uriah, al momento della sua scelta, optò per quella soluzione. Ora, sdraiato all’ombra, non sa, non ricorda, naturalmente, il perché della sua scelta, ma suppone che qualcuno lo avesse tradito. Storie di tradimenti ce ne sono state tante nel corso della storia. Ne ricorda una in particolare, letta in un libro. L’eterno conflitto tra greci e romani. La moglie di un generale greco tradì il marito, consegnandolo ai romani perché temeva la furia di questi ultimi e preferì sottomettersi per salvarsi la pelle. Preferì sacrificare la vita di un essere umano, che forse, alla fine, sarebbe morto comunque in battaglia o fatto prigioniero, per salvare la propria. Il generale fu crocifisso e morì.
Tra gli angeli missionari c’è una sorta di gerarchia, a coloro che sono morti da più tempo, e quindi hanno più esperienza, vengono affidate le anime più sporche e malate, quelle degli assassini, stupratori, mentre invece, per esempio a Uriah , che è all’ultimo gradino della gerarchia, e tra gli angeli più giovani perché morto da soli quindici anni, vengono affidati casi di riabilitazione o casi come quello di Ariel. Agli angeli capita anche di stare sulla Terra per più di tre mesi. Rimangono fino a che non riescono a portare a termine il loro compito Di solito tre mesi bastano ma in alcuni casi, per certe complicazioni, no. Una sua amica, Anna, ormai angelo da cinquant’anni, è partita per la sua missione un anno fa e ancora non è tornata.
-Chissà dov’è adesso?- si chiede Uriah.
L’angelo si presenta sotto casa di Ariel mezz’ora prima dell’appuntamento. Non riusciva a stare fermo un secondo in casa. Si muoveva, era agitato. Ha fatto innervosire anche il gatto! –Stai fermo! Altrimenti comincerai a sudare e non sarai di certo una visuale gradevole!- si sgrida. E in più non vuole sporcare la polo azzurra e i pantaloni bianchi nuovi di pacca. Rimane a fissare il portone per trenta minuti fino a che non vede nell’atrio una luce accendersi e una ragazza camminare verso di lui a passo svelto.  Ariel esce dal condominio e, senza una motivazione particolare lo abbraccia. –Ho preso trenta stamattina! – annuncia elettrizzata. L’angelo, senza rendersene conto la stringe più forte al petto. Il dolce profumo di lei inebria l’aria circostante. –I miei complimenti donzella. Che esame era?- chiede. –Uh. Sociologia- sbuffa. –Non mi piace molto come materia. Ah, e senti questa: dei compagni di corso mi hanno chiesto di unirmi a loro nello studio qualche giorno. Dobbiamo affrontare gli ultimi tre esami. I più difficili e noiosi. Meglio stare uniti che dici? Ah e andiamo a mangiare cinese ti va? E comunque un tizio, beh,  si chiama Steve , chiamarlo tizio non mi  piaceva, mi ha toccato sulla spalla e io non l’ho ucciso! Fenomenale. Ah. Nel caso non lo sapessi. Non apprezzo molto i contatti fisici.-  l’angelo la guarda e si mette a ridere. È sorprendente la facilità con cui passa da un discorso all’altro. Bisogna fare le corse per seguirla. Camminano verso il ristorante scelto da lei e lui la guarda. Indossa una maglia lunga e argentata, con taglio asimmetrico e sotto dei leggins. Non si adorna molto di gioielli. Ha dei piccoli orecchini e dei semplici anelli. Non si può certo definire una ragazza vanitosa.
Arrivati al ristorante vengono subito fatti accomodare. Non era mai stato in quel posto. Predilige ingozzarsi di pizza piuttosto che di pietanze orientali, ma aveva promesso che il luogo per cenare  lo avrebbe scelto lei  quindi da galant’uomo, o meglio, angelo, l’ha lasciata fare.  Il locale è accogliente. Decorato con disegni propri della Cina. All’entrata c’è un grazioso acquario e vede dei bimbi divertirsi a guardare i pesciolini colorati nuotare tra le piantine. Le luci sono soffuse e i tavoli hanno al loro centro delle candele bianche. Vede Ariel fissare il lumino con aria strana. –Cosa c’è? Non ti piace la candela? Troppo romantica?- chiede ironico. Anche se…il loro non era un appuntamento romantico, vero? Vero? Era solo una cena tra amici…
-Shh appena vedo una candela accesa mi viene voglia di soffiarci sopra! Mi sto trattenendo dal non farlo. Sai che fatica?- risponde. A distrarla dalla piccola luce è una cameriera che le porge il menù.  Con mani esperte lo apre e va subito alla pagina interessata.  –vieni spesso qui?- le chiede. –Io e Ariel veniamo ad ordinare cibo da asporto. Sai, per quelle sere in cui proprio non hai voglia di cucinare.- spiega lei. Uriah fissa il menù per qualche minuto. Ci sono tanti piatti strani. Appena arriva il cameriere decide di prendere qualcosa di leggero e di andare sul sicuro. –Io vorrei un riso con le verdure e da bere acqua naturale-dice Ariel con un sorriso timido. –Io degli spaghetti con le verdure e da bere una Coca Co…- si interrompe perché scorge lo sguardo omicida di Ariel. Ah. Vero. Gli aveva detto che faceva male bere quelle cose. –Una Coca Cola, grazie.-  finisce di rispondere. Il cameriere ritira i menù e va a consegnare le ordinazioni. La guarda negli occhi. In quei bellissimi occhi messi in risalto dal trucco e dall’assenza sul suo viso dei grandi occhiali da vista. Non degnandosi del fatto che lei lo stava ancora scuoiando con gli occhi si avvicina e li ammira più intensamente. ‘Avrà sicuramente messo delle lenti. È impossibile avere gli occhi così. E l’altro giorno non erano così!’ pensa Uriah. Gli occhi di Ariel sono Azzurro scuro che si andava mischiando al grigio man mano che ci si avvicinava alla pupilla ma quest’ultima non era contornata da grigio,come uno si aspetterebbe di vedere, ma da un marroncino dorato stranissimo.  Spettacolare. –Indossi delle lenti?- chiede. Ariel  distende le sopracciglia per lo stupore. –No. Non metto lenti a contatto. Ho paura ad infilarmi le cose negli occhi. I miei occhi sono semplicemente così. Cambiano colore ogni tanto.- annuncia. Lui è meravigliato. –Si si, non deviare il discorso Mr. Coca Cola.- lo accusa lei insolente. Lui sorride e cerca una scusa. –Si sa, la cucina orientale è pesante ed è risaputo anche che la Coca è stata creata come digestivo…quindi ecco perché l’ho presa, non per ignorare il tuo prezioso consiglio-. Lei scuote il capo e alza lo sguardo al cielo. La cena si svolge piacevolmente, chiacchierano, si scambiano i numeri di telefono, scherzano. –Caspita, lo sai che i miei spaghetti erano davvero pesanti? Ce li ho ancora sullo stomaco! Di solito ho la digestione rapida. – commenta Uriah massaggiandosi la pancia. Ariel scoppia a ridere –Oh povero bimbo.- lo prende in giro scompigliandogli i capelli e tirandogli una guancia. Ormai la serata è terminata. Sono sotto casa della ragazza e si devono salutare. –Io avevo proprio voglia di un gelato…mai provato il gusto nocciotella? Dicono sia buonissimo.- scherza la dispettosa. Uriah per poco non rimette tutto ciò che ha mangiato a sentir nominare il gusto del gelato. –No. Fidati. Quel gelato non è così spettacolare. Ti si appiccica in gola, non scende. E poi è caldo.- si lamenta. Lei sorride ancora. È proprio bella quando fa così. –Grazie per la fantastica serata Uriah. È tanto che non uscivo a divertirmi un po’. – lo ringrazia. –Grazie a te, ci vediamo ancora questa settimana giusto? Ci sentiremo?- domanda. Ehi un momento, forse così risulta troppo appiccicoso. –Se vuoi- aggiunge. Ariel apre il portone del condominio. Tu comincia a mandarmi un messaggio quando arrivi a casa sano e salvo.- detto questo, gli lancia un’ultima occhiata e scompare dietro i vetri della porta. Uriah si sente benissimo. Ha un sorriso da ebete stampato sulla faccia e invece di camminare verso casa  saltella. Si sente in pace con se stesso. È soddisfatto. E tutto per merito di quella piccoletta dagli occhi brillanti. Il suo cuore è leggero e gonfio di sentimenti positivi. Uriah è deciso a seguirli. Vuole vivere appieno quest’esperienza con lei e vuole vedere dove il destino li avrebbe condotti.
I giorni successivi sono sereni e gioiosi, si incontrano spesso. La settimana procede bene. Lei gli racconta sempre come è andata la sua giornata e lui l’ascolta con piacere. La invita a casa e le fa provare l’organo. Le insegna qualche melodia facile e rimane stupito dalla velocità con cui apprende le cose che deve fare. Gli piace il modo in cui lei lo osserva, tutta concentrata per lo sforzo, a volte, fa anche delle facce buffe che lo fanno sorridere.
-Devo tornare a casa. A casa mia intendo. Non qui a Boston. Devo tornare questo week end.- annuncia una sera mentre sono sdraiati sul divano. Ariel accarezza Felix che le fa le fusa e Uriah distoglie l’attenzione dalla tv e la sposta su di lei. –Parto domani, dopo le lezioni e torno domenica pomeriggio.- annuncia seria. Non lo guarda negli occhi. Fissa inespressiva un punto davanti a sé. –Non sembri contenta- sentenzia l’angelo. –Sì, lo sono. Insomma, vedo mia sorella e alcune amiche ma…vabbè niente.- si blocca subito. Non vuole aggiungere altro. ‘Sua madre. Ecco il problema.’ Pensa Uriah.
Uriah ci aveva visto giusto. Il problema è sua madre. L’angelo ha preso il treno con la sua protetta e l’ha seguita fino a casa. L’ha vista conversare, una volta fuori dalla stazione, con una sua amica d’infanzia che ora studia lingue orientali e varca con lei la soglia ella sua dimora. Nessuno la saluta. Nessuno le viene in contro per aiutarla con i bagagli. Tranne sua sorella che le presenta davanti dei biscotti appena sfornati. Il profumo è davvero gradevole. L’angelo, ormai in forma invisibile da quasi quattro ore, si avvicina alla teglia e ammira i dolciumi. ‘Wow, biscotti con le gocce di cioccolato! I miei preferiti! Chissà se sono morbidi all’interno….’ Si chiede intenzionato a fregarne uno in un momento di distrazione dei padroni di casa. Ad un tratto Uriah  costretto a girarsi perché sente provenire una voce da dietro di lui. –Ah, mangi biscotti? Guarda che poi non ti entrano i pantaloncini.- Ariel ha una faccia sconsolata. –Ciao mamma.- saluta fredda.
-Bene, ora che sei qui puoi mettere a posto. Non fai mai niente. Devono fare sempre tutto i tuoi fratelli.-. Agli ordini la ragazza annuisce, remissiva e dopo guarda l’orologio che segna le tre e mezza del pomeriggio –Dov’è Daniel?- chiede. –Sta dormendo- le risponde la sorella.  Uriah osserva il viso di Ariel, era come se si aspettasse quella risposta. –Forza metti a posto le tue cose. Possibile? Non fai mai niente in questa casa.- la rimprovera ancora la madre.
‘Le posso assicurare ,cara signora, che l’appartamento di sua figlia a Boston è tenuto benissimo e,nel caso non l’avesse ancora capito, Ariel non è in casa perché frequenta un università a quattro ore da qui!’ . L’angelo solitamente non si arrabbia facilmente ma, sotto i continui ed esilaranti richiami della madre e la remissività di Ariel , sta per perdere davvero il controllo.  Dov’è finita la ragazza che conosce? Quella ribelle che dice sempre quello che pensa e che non si fa comandare da nessuno?  Segue Ariel in camera e nota che non è molto diversa dalla stanza che ha a Boston. Ci sono poster di Taylor Swift e di Harry Potter. Ci sono fogli con frasi scritte sull’armadio. L’unica cosa differente è che qui ci sono appesi degli strani quadri raffiguranti fiori e tramonti sul mare.  Si sente bussare alla porta. – Ehi, come va?- è suo padre, un uomo sulla cinquantina avanzata, coi capelli grigi e lo sguardo amorevole. –Oh. Tutto bene. Sono arrivata mezz’oretta fa.- risponde Ariel. Suo padre comincia a farle domande sull’università, sugli esami, sembra fiero della sua bambina. – che programmi hai per domani?- chiede. –Volevo uscire con Mary, sai, sono mesi che non ci vediamo e mi ha detto che è tornata anche lei qui per questo fine settimana.- annuncia la ragazza. Il signore annuisce e la lascia mettere a posto le sue cose in tranquillità. La serata trascorre pacifica. Ariel e sua sorella Annah si divertono a cucinare altri biscotti e a preparare la cena mentre il fratello rimane a guardare la tv. Sono proprio brave le due sorelline, si vede che sono anche amiche dato che tra i fornelli parlano, scherzano e si raccontano gli ultimi gossip.  Le chiacchere tra di loro continuano anche in stanza da letto. Uriah rimane fuori dalla cameretta il tempo necessario affinchè si cambino e poi rientra. Non gli sarebbe certo dispiaciuto guardare ancora una volta Ariel in intimo ma non voleva di certo violare la privacy della sorellina. Certamente non era indifferente al corpo della sua protetta, ma se avesse guardato anche quello di Annah sarebbe dovuto bruciare immediatamente all’inferno! Fortunatamente l’angelo ha ancora saldi i principi morali principali e le regole del buon comportamento. Per la notte si sdraia per terra, di fianco al letto di Ariel. Quanto gli piacerebbe poter dormire accanto a lei stringendola tra le braccia, avendo il profumo dei suoi morbidi capelli tutti intorno e avendo le sue labbra vicino alle proprie. Uriah si abbandona a queste fantasie e prende sonno.
Quando il sole è ormai sorto da qualche ora nel cielo Uriah si sveglia. Si sveglia non perché ha deciso improvvisamente di alzarsi alle sette del  mattino ma perché qualcuno stava facendo della gran confusione di fianco a lui. Apre gli occhi sbuffando e si trova ad osservare la mamma di Ariel dal basso all’alto. La donna sta gridando contro la sua protetta. Le intima di alzarsi e di cominciare a fare qualcosa. Ariel si tira su dal letto, si stiracchia e ha già dipinta sul volto un’espressione stizzita e irritata che peggiora notevolmente quando comincia a comparirle il singhiozzo.  –Ti viene ancora il singhiozzo se qualcuno ti sveglia spaventandoti?- chiede Annah ridendo. –Ah. Non so. Diciamo che l’unica che mi fa venire sto singhiozzo del cazzo è lei! Ti pare? Ogni volta che ci sono io mi sveglia così. Ma puoi svegliare uno urlandogli contro? Poi si lamenta del fatto che sono sempre scontrosa di mattina! Mi fai iniziare in sto modo la giornata! Grazie eh!-  risponde arrabbiata. Uriah non aveva mai sentito pronunciare una parola alla ragazza, evidentemente sua madre le aveva dato parecchio fastidio. D’altronde, come darle torto. Che  modo era di svegliare le persone? Ariel prepara la colazione e la serve in tavola, sparecchia, lava i piatti e va a fare il suo letto dopodiché comincia a prepararsi per uscire. Da quanto ha capito lei e Mary hanno in programma di fare un giretto in una città vicina perché festeggia una sorta di ‘festa dei fiori’ e vogliono andare a curiosare. Per restare in tema la sua protetta indossa dei pantaloncini lunghi fino al ginocchio neri e una camicetta a maniche corte bianca con dei fiorellini azzurri. Sta una meraviglia. La sua espressione ora è felice. Sta per uscire con una sua amica ed è contenta.
-Signorina, che stai facendo? Vedi di mettere in ordine o ti butto giù tutto fino a che non è in ordine come dico io.- l’insopportabile voce della madre ricompare. Essendo un angelo lui non dovrebbe formulare giudizio negativi sulle persone. Almeno, non così affrettati ma, avendo uno spirito protettivo verso Ariel il tono con cui sua madre si rivolgeva a lei non gli piaceva per niente. Quel tono arrogante, presuntuoso e meschino. La trattava come se non fosse niente. Da quando la sua protetta è entrata in casa il suo tono è sempre stato sprezzante. –Ma mamma, devo uscire con Mary. Papà lo sapeva già da ieri sera e ho messo a posto!- obbietta Ariel. –Eh? Cosa? Dovevi uscire? Oh. No. Stai qui con la mamma tua e pulisci tutto poi vai a lavare i bagni e vai anche  a fare la spesa. Comincia a lavorare. Non sei mai in casa e quelle volte in cui ci sei non fai mai niente.- così conclude e la chiude in camera. Uriah rimane scioccato. Prova compassione per Ariel e tanta rabbia. Ha il diritto di divertirsi e camera sua non è il disastro che quella donna dipinge. Vede la ragazza stringere i pugni e iniziare silenziosamente a piangere. Si siede sul letto, prende il cuscino, ci poggia la faccia sopra e comincia a gridare stringendolo forte. La visione è straziante. E l’angelo è costretto ad osservarla per dieci minuti. Ariel si dondola avanti e indietro cercando di calmarsi. Prende il cellulare e invia un messaggio alla sua amica spiegandole l’accaduto. La risposta arriva subito. Mary dice che se lo aspettava, e che non faceva niente. ‘Se lo aspettava? Chissà quante altre volte non l’ha fatta uscire di casa’ pensa Uriah.  La ragazza continua a scambiarsi qualche messaggio con l’amica dove concordano di vedersi più tardi, mentre lei va a fare la spesa, e il giorno in cui devono tornare all’università, prima di prendere il treno.  Ariel è ancora arrabbiata. Fa gesti stizziti e butta le cose per aria, con violenza. Ha bisogno di qualcuno che la calmi. ‘Il mio numero lo hai, sfogati con me Ariel, dai’ voleva intensamente riuscire a farla ridere. Voleva essere il suo piccolo raggio di sole in quella cattiva mattinata. Vede Ariel trafficare con il suo telefonino, la vede scrivere e scrivere ‘Ma vuole pubblicare un romanzo?’ pensa l’angelo. Pochi minuti dopo il suo cellulare vibra. È lei. Lei ha pensato a lui. Legge il testo e rimane stupito da quante emozioni stia provando dentro la poveretta. Sono tutte scritte in quel lunghissimo sms. Subito Uriah le risponde provando a farla sentire meglio e sorride soddisfatto vedendo che almeno è riuscito a farla smettere di piangere e tremare. Lei si siede sul letto a abbraccia il cuscino rileggendo i suoi messaggi silenziosamente. Sorride.  Uriah riesce a farla sorridere. Il suo petto è pervaso dal calore. Le sta particolarmente a cuore la sua felicità. Uriah vorrebbe passare il resto dei suoi giorni a vederla sorridere. La sua testa è pervasa da dubbi. Vuole quella ragazza o no? Lei gli interessa davvero? Vuole davvero tornare in Paradiso? L’angelo trascorre la notte insonne, non si da pace. Percorre la stanza in lungo ed in largo e per tenersi occupato si mette a leggere l’agenda degli impegni di Ariel. ‘Oh accidenti’ . gli manca il respiro quando scorge una pagina con scritto il suo nome sopra contornato da fiocchetti e piccoli cuoricini. ‘Allora prova anche lei qualcosa per me!’ pensa. Non gli importa niente se sopra al suo nome c’è tirata una croce. Lui, in animo suo, sa che lei non gli è indifferente e questo lo fa sentire leggerissimo, come se pesasse pochissimo o come se avesse riacquistato le sue ali.  Lascia l’agenda sulla scrivania e si siede sul letto vicino a lei e la guarda dormire.  –Sei bellissima- le sussurra accarezzandole la guancia piano.  I minuti trascorrono e Uriah si rilassa sentendo il sospirare leggero di Ariel, la sua tranquillità. Almeno nel sonno la ragazza non è preoccupata o nervosa. È semplicemente lì. Nello stesso tempo beatamente indifesa e forte come una roccia.
La domenica mattina trascorre veloce e senza litigi siccome i parenti di Ariel sono partiti presto per una gita lasciandole solo un biglietto dove avvisavano di alcuni mestieri che doveva svolgere prima di tornare a Boston.  Lei li fa velocemente poi prepara le valige ed esce per incontrarsi alla stazione con Mary.  L’angelo lascia alle due amiche la loro privacy e va a farsi un giretto per la stazione aspettando il loro treno.
Durante il tragitto Ariel legge e al loro rientro a Boston l’angelo si precipita giù dal treno, corre come un pazzo all’uscita della stazione, va dietro una siepe e riprende la sua forma corporea. Appena vede la ragazza davanti all’uscio corre verso di lei per, da bravo gentiluomo, aiutarla con la valigia. Con sua enorme sorpresa la ragazza gli corre incontro e gli salta addosso stringendolo in un forte abbraccio. –Oh. Ehi. Anche io sono felice di vederti!- esclama dopo l’assalto. Ariel, senza mollarlo un secondo , alza lo sguardo su di lui e sorride imbarazzata –Grazie per avermi salvata dall’esasperazione ieri-  dice rabbuiandosi leggermente. Uariah ripensa a come l’aveva vista il giorno precedente. Alle lacrime. Alla tristezza. E si ripromette di evitare che eventi del genere accadano ancora. –Sono o non sono il tuo angelo custode?- dice sorridendo beffardo. –Oh, sì che lo sei. Mi scorteresti a casa ora per cortesia?- chiede con tono amabile e un’espressione tenera. –Oh ma certo donzella.- acconsente lui. Durante il percorso lei lo aggiorna su tutto quello che è successo ed è stato orribile per l’angelo rivivere ancora il suo pessimo week end. Tranne per l’ultima parte con la sua amica Mary. Dalle parole di lei si vede che vuole molto bene all’amica. E che insieme si sono divertite molto . Anche solo bevendo un caffè.
Dal week end trascorso insieme Uriah cerca sempre la compagni di Ariel, l’accompagna a scuola, la viene a prendere, la invita a concerti serali, a cena.  Si diverte molto con lei. La guarda anche con occhi diversi. La desidera.  Prova anche a toccarla un po’ di più. Ama la sua pelle morbida e liscia. Le sposta le ciocche di capelli dal viso, le sfiora la mano e gioisce sempre del fatto che lei non si sposti,anzi, in un certo senso, si fa sempre più vicina. Lo guarda con sguardi maliziosi, si morde il labbro, cosa che gli fa sempre girare la testa, e si muove sinuosamente.
Le cose vanno avanti così, tra uno sguardo e una carezza, per qualche tempo e all’angelo è sempre andato benissimo ma la data del suo rientro in Paradiso è vicina e vuole qualcosa di più ora.
-Ariel, tutto bene?- chiede. L’ha aspettata, come consuetudine, fuori dall’edificio. La ragazza ha gli occhi stanchi,i capelli in disordine e cammina in modo scomposto. –Oh, sì- non ho dormito molto stanotte.- lo guarda. –Anzi, per niente. – sospira. –Come mai? Studiato?- domanda. Deve smetterla di fare le ore piccole per ripassare pagine su pagine di argomenti o finirà per distruggersi. –No…è che…non riesco a capire…- non conclude la frase. Si imbarazza. Le guance avvampano subito. –Cosa non capisci?- Uriah è confuso.  Ariel alza su di lui i suoi occhioni che, per la centesima volta lo stupiscono con il loro colore,  e lo osserva. –Puoi dirmi tutto lo sai- dice prendendole la mano seriamente preoccupato. La ragazza fissa le loro mani unite e poi di nuovo lui. –Io..tu..cioè noi…insomma è complicato- sbotta leggermente irritata dal fatto di non riuscire ad esprimersi correttamente. All’angelo si accende una lampadina. ‘Non sai cosa stiamo diventando? Beh ragazza siamo in due!’ pensa. –Noi cosa?- abbassa il tono e le va più vicino. Il profumo di lei è buonissimo, le pervade le narici e gli irretisce i sensi. –Io…Uriah…- ancora non riesce a parlare. –Ehi, cerca di dirmi in un altro modo cosa vuoi spiegare- suggerisce l’angelo mettendole una mano sul fianco e gioendo del non l’essere stato respinto. –Uriah…- prova di nuovo Ariel. –Shh.- l’angelo si china e posa le labbra sulle sue. –Prova ora spiegarti.- sussurra. La sua protetta rilassa rassegnata le spalle e poco dopo esplode come un vulcano. Lo prende per il colletto della maglietta, lo tira a sé e lo bacia fino a fargli mancare il fiato. Infila le dita tra i suoi capelli e pian pianino alza una spalla. Uriah lo trova segretamente divertente. Il bacio è denso di passione, promesse, paure e…oh, cavolo, eccitazione. Almeno da parte dell’angelo. Qualcosa si sta pericolosamente indurendo nei suoi pantaloni e lui non riesce a controllarlo. –Ariel sai  che…- non finisce la frase che le labbra di lei sono ancora sulle sue. Deliziose. Provocanti. Dopo qualche minuto la loro ‘conversazione’ finisce. –Uh. Ne avevi di cose da dirmi eh? – esordisce Uriah spiritoso. Ariel gli tira un piccolo schiaffetto sulla testa per rimproverarlo. –Direi, mia cara, che si può provare. Io.io con te sto bene. Meravigliosamente direi. Mi sento vivo. Mi fai provare cose intense, nuove.- ammette. La ragazza, per l’imbarazzo, si sta fissando i piedi ma ugualmente riesce a mormorare qualcosa- Sei l’unica persona con cui voglio stare. È presto per dirlo, lo so. Ma non voglio nessun altro Uriah, davvero. Io non so se per te è lo stesso. Oddio, forse sono solo una stupida ragazzina ma…- la frase non viene terminata perché l’angelo la riprende tra le braccia e mette fine alle stupidaggini che stava pronunciando.
Ora Uriah si sente completo. Un puzzle finito. Un problema risolto. Vive per la felicità della sua compagna e non potrebbe chiedere di meglio al mondo se non lei. Dopo la loro confessione il loro rapporto è cambiato notevolmente. In meglio. Fanno sempre le stesse cose di prima, le uscite, le gite con gli amici di lei,  le mega mangiate, i loro concertini , ma ora possono fare qualcosa di nuovo, qualcosa di più profondo, qualcosa di più bello: possono scoprirsi ancora di più. I loro corpi stanno cambiando. Hanno esigenze diverse, pretendono più attenzioni.
-Certo che ti piacciono proprio gli animali eh?-dice Ariel ammirando il copriletto con i pinguini del suo ragazzo. È da più di mezz’ora che la piccola furbetta gira in tondo per la sua stanza toccando ogni cosa che catturi la sua attenzione. –Vieni qui invece di perlustrare ogni lato della mia camera! Sembri un carabiniere con un mandato di perquisizione!- esclama Uriah divertito. –Devo venire li? Ma mi vuoi vicino a te perché così sto ferma o è solo una scusa per chiamarmi a letto?- chiede Ariel con aria da finta innocente. Quell’aria che, Uriah sa, le viene benissimo. –Che attrice consumata. – borbotta di rimando alla sua accusa. La ragazza posa il pupazzetto di una cicogna su uno scaffale e si dirige verso di lui. Una volta arrivatogli di fronte si china  a baciarlo, lo fa sdraiare e si siede a cavalcioni su di lui. L’angelo ansima un pochino e lei ride. –Mmh, sento che qui sotto c’è qualcuno. È forse Gamberetto?- chiede ironica. Il ragazzo si mette subito a ridere ricordando il nome assurdo con cui lei si riferisce al suo membro.  –Diciamo che sentiva un po’ la tua mancanza e quindi è uscito a salutarti- risponde con la voce un po’ roca per l’eccitazione.  –Uscito a salutarmi? Oh, ma come è beneducato! Al contrario di qualcun altro! Devo assolutamente essere cordiale anche io e rivolgergli i miei più sentiti saluti!- sentenzia maliziosa. Uriah la guarda armeggiare con i bottoni dei suoi Jeans e ride quando la sente lamentarsi –Insomma, te lo insegnano alla materna a slacciare i bottoni, possibile che tu ancora non ci riesca?- è stizzita. –Guarda che basta tirare. L’angelo l’aiuta e finalmente la patta è aperta. Dal tessuto leggero di cotone si vede che il suo sesso freme per le carezze di lei. –Devo regalarti un paio di mutande, le tue sono orribili.- dice Ariel guardando con aria di sufficienza il suo intimo. –Non ti piacciono queste? Con il cagnolino?- chiede il ragazzo. –Oh, sì. Adorabili davvero. Peccato però tu non abbia cinque anni.- ribatte acida. A Uriah gira la testa, quella dannata testarda ha da metter bocca su tutto!  Si lamenta sempre di qualcosa o di qualcuno, ma d altronde, cosa farebbe lui senza i suoi rimproveri e i suoi borbottii? Mentre lui è perso nei suoi pensieri Ariel è andata avanti nella sua esplorazione e gli ha abbassato le mutande. La ragazza guarda stranita e disorientata il ‘coso’ che giace eretto sulla pancia del suo ragazzo senza sapere bene cosa fare. Per ora si limita semplicemente ad osservarlo ed analizzarlo. È carino. Un po’ tendente a sinistra ma è carino. Prova a prenderlo in mano e poco dopo lo lascia di scatto perché sente Uriah  che effettua una forte inspirazione. –Scusa, scusa, scusa, ti ho fatto male? Non l’ho fatto apposta è che non so bene come prenderlo perché io non…- L’angelo la zittisce con un bacio. –Bimba, tranquilla, andava benissimo. –la tranquillizza, le prende la mano, gliela posa nuovamente dov’era prima e le mostra il movimento corretto da effettuare. Lei apprende velocemente che cosa deve fare e da il meglio di sé. È brava. Fin troppo. Quella manina, così piccola, che, a detta sua è una disgrazia perché  ha negato di suonare, su di lui fa miracoli. Lei fa miracoli. Davvero. Lo fa volare in alto, fino a toccare il cielo per poi riportarlo a schiantarsi sulla terra con una velocità super sonica. Vede Ariel sorridere compiaciuta, lui sorride ma lei decide di dare una svolta diversa alle cose. Accellera il ritmo dei suoi affondi e lui è così pervaso dal piacere che dopo un po’ è costretto a fermarla altrimenti rischia seriamente di venire e fare un macello. –Ehi bimba. Ora basta. Ho bisogno di un momento.- dichiara. Lei non gli da un attimo di respiro. Gli si lancia addosso e bacia ogni punto di pelle che riesce a raggiungere. Chi lo avrebbe detto che una ragazza che è solita allontanare tutti gli altri e se ne sta sempre per conto suo avesse tutta questa energia. Era bellissima. Genuina. Semplice. Speciale. E…con quei leggins neri e la canotta lunga del medesimo colore è davvero sexy, gli fa venire in mente pensieri talmente impuri  che , se fosse stato un umano a tutti gli effetti, si sarebbe dovuto andare a confessare dieci volte. ‘Sei un angelo tu, imbecille. Non dovrebbero nemmeno passarti per la testa certe cose!’ la voce della sua coscienza lo rimprovera duramente.  Naturalmente si è posto un sacco di domande sulla sua nuova relazione. Il pensiero di doverla lasciare lo logorava ogni notte. Ma alle sue continue domande su cosa fosse giusto o sbagliato non arrivava nessuna risposta quindi lui ha deciso di seguire il suo cuore. Gli è rimasto così poco tempo da trascorrere insieme. Così poco tempo con la cosa più bella che gli sia mai capitata. Lei non si può paragonare a nessun arcobaleno o pietra preziosa è superiore a questo.  è caratterizzata da una bellezza indescrivibile. Pace  e armonia ora si concentrano in lei. È giocosa e tranquilla quando è con lui. È così spontanea, quasi come una bambina, la affascina ogni cosa, è questo il lato bello di lei. Certo, ogni tanto si trasforma in una pazza isterica maniaca del controllo e leggermente insopportabile ma è umana. È insito nel suo essere dare qualche volta di matto. Uriah ridacchia. Lei esce di testa più di qualsiasi uomo o donna che lui abbia mai visto. Per farla arrabbiare tantissimo basta una sciocchezza, ma quando vuole è una coccolona smisurata. Come adesso. Lei è rannicchiata tra le sue braccia e passa le sue dita sul suo petto con un movimento davvero rilassante. L’angelo si sente bene, rasserenato ma d’un tratto si allarma vedendo che lei sta cercando di tirargli i così detti ‘peli morti’peli del busto. La diverte punzecchiarlo e fargli i dispetti, ma a volte gli fa davvero male! –Niente scherzi!- l’avvisa cauto. Lei si nasconde sotto il cuscino –Non sto facendo niente- annuncia. –sono brava- . ‘Sì, certo, le ultime parole famose.’ Pensa Uriah. E di fatto pochi secondi dopo Ariel torna alla carica mordendogli il collo e la guancia. –Ma la smetti! Guarda che ti lego al letto! Mi fai male!- le dice. Ariel lo guarda con una faccia buffa, gli occhi a palla e il musetto dolce. Sta cercando di scamparla. –No, non la passi liscia. Se fai la brava va bene, altrimenti ti faccio io male!- ribadisce. Lei pare essersi calmata. Si accoccola a lui e sta buona. L’angelo si gode il calore della sua pelle e chiude gli occhi. Pessima scelta. La ragazza si scatena con un morso alla spalla che lo fa sobbalzare sul materasso. –Ahia!- grida guardandola con aria di rimprovero. –Adesso basta..ora ti…- . Ariel, intuendo il pericolo comincia a muoversi per  cercare di non farsi prendere ma la sua causa è persa, non può certo vincere contro di lui. Uriah la intrappola tra le sue braccia, non c’è via di scampo.  I ragazzi si guardano negli occhi, quelli di lei carichi di eccitazione e un pizzico di paura. –Sono un tonno- esclama Ariel ad un certo punto e fa finta di tuffarsi nel mare. L’angelo è colto di sorpresa. Scoppia a ridere e molla la presa su di lei. Sono un tonno. Ma come le vengono in mente certe cose? –Sono un tonno-pirana, ecco perché mordo- annuncia Ariel, riavvincinandosi a lui e ricominciando a mordicchiargli la spalla. Uriah ha le lacrime agli occhi dalle risate. La attira a sé e la bacia. –Sei fantastica amore- annuncia. Lei si attacca a lui e lo stringe forte. –Ho voglia di pizza- esclama qualche secondo più tardi. –Vuoi che ordiniamo la pizza?- chiede lui, sempre pronto ad accontentarla. –No, non la voglio.- risponde. –Poi ingrasso.- Uriah scuote la testa. Ci risiamo. Lei dice sempre che vuole mangiare qualcosa ma poi quando ne ha l’occasione declina e passa oltre. Più che un tonno- pirana le starebbe bene l’appellativo di coniglio, si ciba solo di insalata e poche altre cose. –Tesoro- la chiama. Lei si gira. –Non fiaccare, se hai voglia di pizza la mangi, non ti cambia niente sai? Se mangi un pochino di più mi fai solo contento e basta. Non dire che sei grassa che vai benissimo così.- annuncia baciandole il collo. Lei sospira. –Possiamo cucinare degli spaghetti? Al pomodoro e basilico? Così facciamo qualcosa di nuovo insieme- propone entusiasta. –Va bene. Come vuoi.-  non gli sarebbe dispiaciuto mangiarsi una pizza ma alla fine non avevano mai cucinato insieme. È una cosa da provare. –Ok. Uriah, ora è presto per mangiare, ci penseremo dopo. Intanto vieni un po’ qui a sbaciucchiarmi un altro pochino- lo tira per la maglietta e lo fa stendere nuovamente sul letto.  Lui la bacia e le fa un sacco di coccole. –Rimani anche per il dessert? No perché io ho intenzione di mangiarlo.- dice lui. –Il dessert? E  cos’hai per dolce?- domanda lei curiosa, forse sperando in qualche deliziosa torna al cioccolato che tanto, al momento dell’assaggio, si sarebbe negata. Uriah la guarda con occhi carichi di passione. –il mio dolce sei tu. Ho intenzione di mangiarti tutta- . Ariel alza gli occhi al cielo e lo stringe più forte. Al contrario di ciò che l’angelo pensava prima lei è la sua casa.  Non il Paradiso. Lei. Le sue braccia,la sua pelle, il suo profumo. Lei è casa. E non avrebbe voluto lasciarla mai più.
Più i giorni passavano più Uriah si accorge di come la sua missione stia riuscendo. Ariel è tranquilla, affronta bene i problemi che le si pongono davanti, cerca di non crollare immediatamente quando si scontra con sua madre, tutto perché ora ha lui. Lui vuole proteggerla. Difenderla.  Vuole essere la causa di ogni suo sorriso. E a proposito di sorrisi, siccome il loro tempo sgocciola via velocemente fanno molte attività. Lui le fa provare cose nuove. Cose che lei non ha mai provato quindi, per farle,deve fidarsi di lui. La prima sfida arriva quando l’angelo e la sua protetta devono uscire a cena. Hanno progettato di andare a mangiare un bel risottino di pesce in un ristorante che Uriah conosce molto bene ma all’ultimo, lo scapestrato, si è ricordato che quel giorno è chiuso. Uriah propone quindi un’alternativa che naturalmente viene accolta da Ariel con aria annoiata e una storta di naso. –Perché no? Dai! È un piatto buonissimo!- cerca di convincerla. –Ah, non so, insomma è pesce e io non lo mangio la sera.-  ribatte lei ostinata. Dopo un po’ di parole e tattiche di persuasione Ariel si lascia condurre nel posto scelto da lui. Niente da obbiettare. Uriah ha sempre, no, un momento, quasi sempre, ragione. Hanno mangiato benissimo! Uriah è stupito, di solito deve quasi pregare la sua ragazza di assaggiare e di ingerire qualcosa ma quel piatto le è così piaciuto che se l’è divorato tutto! Mangiando anche un po’ della sua parte. – No, non,io non mangio il pesce la sera!- le fa il verso lui. –Poi ti sei fregata anche la mia parte!!- la stuzzica. Ariel sorride leggermente imbarazzata. –Oh dai insomma! Quante storie. Però erano davvero buone quelle linguine con l’astice! Serata perfetta tranne il conto!!! Ma alla fine, amore, ne è valsa proprio la pena!- . Lui le da un’amorevole sculacciata. –Visto?-.
Le esperienze nuove per Ariel non sono finite siccome Uriah la trascina a cantare ad un matrimonio nella chiesa dove è solito suonare l’organo la domenica.  –L’abbiamo provata tante volte amore andrà benissimo stai tranquilla.- la rassicura lui mezz’oretta prima dell’esecuzione. –Ma vedi tu la sposa! Non poteva mettersi la canzoncina normale? No, l’Hallelujah!- si lamenta lei.. evidentemente è presa dal panico, è nervosa e infatti si vede. Poco dopo, durante le prove scoppia a piangere e tremare e si nasconde dietro la porta della sagrestia, già, la sagrestia, perché lei non vuole cantare sull’altare come tutte le persone normali, no, lei deve nascondersi. Uriah per questa volta è paziente con lei, è la prima volta che fa una cosa del genere e avverte il suo disagio quindi, naturalmente, ha voluto tranquillizzarla consentendole di  cantare senza nessuno davanti. –Amore. Bimba. Calmati, andava benissimo. Sta calma. Ti sei solo agitata un pochino, è normale. Ora la riproviamo e andrà bene.- e infatti, dopo la prova, tutto è venuto perfettamente. Uriah gioisce nel vedere che le signore che compongono il coro della chiesa si congratulano con lei. L’angelo è fiero della sua piccola. Lo è ancora di più all’ingresso della sposa. Anzi, dello sposo. Per una malcapitata svista hanno dovuto suonare l’ingresso due volte, prima per il futuro marito e poi per al signorina.  Prima dell’esecuzione del brano aveva raccomandato ad Ariel di buttare giù la chiesa con la sua voce e così ha fatto! Ha tenuto una performance così soddisfacente che lo sposo non credeva che ci fosse una persona reale che cantava ma pensava che la sua Ariel fosse un cd!
I due ragazzi fanno lunghe gite nelle giornate in cui Ariel non deve studiare. Fanno la pazzia di percorre novanta chilometri in bicicletta. Andata e ritorno da una località vicino a Boston. La giornata è piacevole e, tra un dolore alle chiappe e alcune lamentele per il bagno, il tragitto non è così male.  –Le ultime parole famose.- commenta Ariel stizzita. Comincia a piovere e Uriah sa che la sua donna odia essere ‘Bagnata a metà’ come dice lei. Non sopporta la pioggia e avanza in bicicletta con un’ espressione omicida in volto. Indirizzata verso di lui naturalmente. –Amore, su, è un po’ d’acqua- commenta il ragazzo per cercare di risollevarle il morale. Niente. Lei rimane arrabbiata fino a che, tempo dopo, il suo umore non cambia. Il cielo è tutto grigio e l’acqua scende dalle nuvole fitta ed impetuosa e la sua ragazza è…totalmente indifferente. Nel giro di un’ ora è passata da: odio questo tempo a indifferenza totale. Sorprendente. –Sei una vera intrepida bimba- si complimenta lui utilizzando una parola che è caratteristica dei libri fantasy che legge lei la sera per svago. Arrivati a casa sono esausti e zuppi d’acqua ma almeno è stata una bella esperienza da ricordare. Uriah scopre anche che la  sua ‘piccola talpina’, nuova denominazione che le ha affibbiato nata dal fatto che Ariel ha gli occhiali e che senza non riesce a vedere chiaramente, sta molto bene con i suoi abiti. Lo scopre perché quando arrivano a casa sono così bagnati che lui le presta qualcosa da infilare.  Le donano davvero. Ma dopotutto per lui lei è bellissima qualsiasi cosa indossi o non indossi.
-Non mi sta bene nulla, sono grassa e brutta- si lamenta Ariel. È la seconda settimana di agosto e la ragazza ha finito le sessioni d’esame da un po’ quindi è libera. –Non fiaccare, stai benissimo.- risponde Uriah. –No, non è vero. Guardami! Potevi sceglierti una ragazza meno culona! E guarda le mie cosce!- continua a lamentarsi girando per tutta la sua camera da letto e prendendo a calci e peluches a terra. L’angelo ormai è diventato bravo a capire quando la sua piccola sta per perdere il controllo e di mette in moto per fermarla. –Amore, dai basta così.- dice ma Ariel non lo ascolta. Con la testa è da un’altra parte, in un mondo dove lei è imperfetta e davanti allo specchio ingigantisce ogni suo piccolo difetto. –Sono orribile…- borbotta sull’orlo del pianto. Uriah  si adopera immediatamente, non vuole sentire altre stupidate, la prende per mano, la tira sul letto e la fa stendere sotto di sé. –Ora, bambolina, ti faccio vedere io come sei bella. E tu non dovrai obbiettare.- ordina perentorio. Comincia dandole dei bacetti sul collo cosa che lei gradisce moltissimo, poi si sposta sul mento e infine sulle labbra. –Allora, per dare inizio, guarda che begli occhietti che hai, non sono belli? Va bene, sei un po’ talpina ma hanno un colore stupendo.- sorride. –E poi due belle guanciotte morbide, belle labbra e un collo tutto da sbaciucchiare- aggiunge. Mentre va avanti con l’elenco sfiora con le labbra il corpo di lei. –Andiamo avanti. Questa la togliamo perché ci ingombra un po’.- le tira via la maglia- vestito (per quanto è lunga!) e, con suo immenso apprezzamento, nota che è già senza reggiseno. ‘Fortuna che la sua amica è tornata a casa per qualche giorno’ il pensiero gli sfiora l’anticamera del cervello dandogli sollievo. Non vuole fare tutto di fretta per paura che Ariel rientri a casa da un momento all’altro. –Adoro le tue tette- enuncia senza imbarazzo e comincia a baciarle delicatamente perché sa che ogni tanto le fanno male. –Mmh, guarda che capezzoli duri che hai- la ragazza è leggermente a disagio ma questo si trasforma in eccitazione quando lui prende a mordicchiarglieli e a leccarli. Ariel inarca la schiena e gli accarezza i capelli. L’angelo prosegue il suo giro d’esplorazione, ha una meta ben decisa ed è intenzionato a raggiungerla. –La pancina carina- gli fa una pernacchia sull’ombelico che la fa ridere e poi scende ancora e piano, piano le sfila le mutandine lasciando scoperto il suo sesso. Ariel mette le mani davanti cercando di coprirsi. Naturalmente l’aveva già vista e sentita li sotto ma era buio, lei non riusciva a vedersi ora invece la stanza è illuminata dalla luce e lei può guardare il corpo che odia tanto. –Fammi vedere dai, vediamo come sei bella.-la incita lui. Lei scuote la testa e si divincola –Guarda che coscione che ho! E il culo! Sembra un panettone!- si lamenta e inolte una lacrimuccia le scivola sulla guancia. –Ehi, no, amore, chissà che cosce che hai! E il tuo sedere mi piace.- la volta e le azzanna le natiche –è anche sodo. A me piace tanto- ammette rigirandola ancora per darle un bacio di conforto. –Sei bellissima amore vedi? Non devi paragonarti alle altre persone, tu sei tu e basta. Meravigliosamente Ariel. Ok?- chiede. Lei annuisce brevemente e lo osserva. Lui è tra le sue gambe pronto all’azione ma anche lesto a fermarsi nel caso lei non desiderasse quello che lui ha intenzione di fare. Un rapido sguardo verso di lei e nei suoi occhi legge trepidazione e desiderio. Bene. Leggero si abbassa sul suo sesso e delicatamente inizia ad inumidire le sue piccole labbra con la lingua. Gli giunge all’orecchio un sospiro di lei e motivato da quel piccolo versetto va più veloce. Ariel apprezza e lo dimostra con mugolii di piacere e movimenti sinuosi. –Ohi, ahia!- la ragazza ride perché nel muoversi si è andata a schiantare contro i suoi denti. –Eh, ma sta attenta!- la prende in giro lui. –Forse dobbiamo fare qualcosa di meno tagliente- dichiara. Si sposta vicino a lei, le da un bacio e con le dita ricerca la sua femminilità. Una volta trovata e sentito quanto era bagnata affonda il medio dentro di lei. –Oh dio!- esclama Ariel. È evidente che apprezza il gesto e Uriah è un gentiluomo quindi decide di continuare a darle piacere, infila anche l’anulare a raggiungere il medio e il gioco è fatto. La sua piccola si contornce aggrappandosi alle sue spalle. Dice frasi sconnesse, senza senso. –Ti prego…oh, dio, ti prego…-  Uriah sorride e pensa ‘Ma ti prego cosa?’.  Dopo averle fatto raggiungere il picco più alto del piacere, senza averla però fatta venire (quello deve ancora capire come si fa!) , si sdraia vicino a lei per coccolarla un po’. –Perché mi guardi così?- chiede Ariel sospettosa. Uriah parte facendo l’imitazione di lei durante il piacere e la ragazza, naturalmente si imbarazza subito. –Toglimi una curiosità, ma ti prego cosa????-  chiede dispettoso. Ariel gli tira un cuscino addosso e gli intima di tacere. Che rompiscatole. Passati alcuni minuti di silenzio si sente una domanda –Ma perché la prossima volta non…- a rispondere arriva per primo il membro di Uriah che dritto e duro come un palo pare gridare: ‘sì! Ci sto! Va benissimo!’ma l’angelo riflette. ‘La cosa che vorrei di più è fare l’amore con te, ti giuro, ma non so se è possibile, tra un po’ me ne andrò e non voglio prenderti una cosa che poi ti toglierò per sempre’ medita,  pensando in minima parte che, effettivamente, la sua verginità se l’era presa un guardrail mentre lei ci cadeva sopra. Non gli sembrava giusto approfittare di lei per poi sparire. Diamine, lui non vuole andarsene. Vuole rimanere al suo fianco, sposarsi,a vere dei figli con lei, vivere con lei per sempre. ‘Alt, e tutte ste cose da dove escono?’ pensa stupito dalla direzione dei suoi pensieri. Nella sua mente sa che non potrà mai fare queste cose e non può permettersi nemmeno di pensarci ma in cuor suo continua a sperare. In un miracolo. O una benedizione. Qualsiasi cosa, a lui basta stare con lei. –Non lo so bimba, presumo che se dovrà accadere accadrà- risponde elusivo dandole un bacino sulla punta del naso.  ‘Tu prega che ci sia una prossima volta’ pensa.
Uriah, per far contenta la sua piccolina, le fa un sacco di sorprese: le regala dei bellissimi fiori che lei accetta sempre con un gran sorriso, le prende un peluches da abbracciare le notti in cui lui non è con lei e un campanellino rosa a forma di ciambellina per la sua malandata bicicletta. Ariel quando è sulla strada è davvero un pericolo pubblico e lui ci tiene molto alla sua sicurezza. Naturalmente vuole viziare la sua ragazza per tutto il tempo che gli rimane da trascorrere con lei. Lo fa per liberarsi dal suo senso di colpa? Lo fa perché è triste? Il vero motivo l’angelo non lo trova ma ogni volta si meraviglia e lo scopre nel sorriso di lei. È quello che lo rende vivo. È quello che gli da speranza. Quello da colore alla sua vita.  L’idea di svanire un giorno, senza lasciare traccia e vedere dal Paradiso la tristezza di lei una volta saputa della sua irreperibilità lo strazia. Deve venirgli in mente qualcosa. non può sparire così. Senza dirle niente. Senza confessargli la sua missione, senza confessargli il suo vero essere. Vorrebbe dire amarla a metà e sicuramente non è quello che vuole Uriah. Lui si fida di lei, vuole passare i suoi ultimi ventiquattrore senza mentire, senza bugie. Vuole essere trasparente con lei. Vuole amarla con tutto se stesso e vuole avere la sua approvazione. Se è vero che l’amore va oltre la morte vuole provare e renderlo possibile. Le avrebbe raccontato tutto. Con una lettera magari. A lei piace leggere, dice sempre che i concetti e le emozioni passano potenti attraverso la carta e l’inchiostro. Uriah decide che si sarebbe messo a nudo come mai prima d’ora davanti a lei…ora ha solo bisogno di un foglio e una penna per cominciare.
Il giorno più brutto della vita di Uriah è arrivato.  Non è mai stato all’Inferno ma ora ne sta avendo un assaggio sulla sua pelle. Non deve tornare in Paradiso, per la sua ascesa manca ancora una settimana, ma stare in forma invisibile, davanti ad Ariel che legge la sua lettera dove gli confessa tutto è una tortura immensa. Era arrivato a casa sua al mattino presto e le aveva lasciato la lettera sul suo comodino.  Adesso l’agitazione è in circolo nel suo corpo mentre lei stringe tutto il suo essere, la sua vita, tra le mani.  Lui prevede già come andrà a finire il loro rapporto. Lei non lo vorrà più vedere per due valide ragioni: o lo prenderà per un pazzo psicopatico che si è inventato una storia assurda oppure gli crederà e non lo vorrà più trai piedi perché non è stato sincero. ‘Rassegnati ragazzo, in ogni caso la perderai’. Il suo stomaco si contorce aspettando un respiro, una parola, un movimento di lei. Mentre legge Ariel è immobile, il volto apatico tutto è fermo attorno a lei.  I minuti scorrono lenti e lei non batte ciglio. Dopo altri momenti parsi un’eternità la ragazza ripiega la lettere e rimani alcuni istanti a fissare il vuoto. ‘Sei stata bravissima piccola, hai imparato a ridere, a parlare con le altre persone, non buttare tutto via adesso.’ L’angelo, più che per la sua relazione è preoccupato per lei. Vuole che lei sappia vivere da sola, senza affidarsi a lui dato che tra sette giorni se ne andrà. Ariel sbatte le palpebre un paio di volte poi il labbro le trema. Il ragazzo conosce bene quell’espressione e ciò che ad essa seguirà. Il pianto. I bellissimi lumi della sua dolce bimba si riempono di lacrime. Lei è abbattuta. Triste. Si sdraia sul letto e comincia a singhiozzare a dirotto. Ad Uriah si stringe il cuore. Vorrebbe andare li e abbracciarla, stringerla forte e dirle che lui sarà sempre al suo fianco con il cuore, vorrebbe baciarla e cancellare con un sorriso quei cristalli d’acqua. – Io ti amo brutto idiota! Io ti amo e tu te ne vai? Lo sapevo già che  non eri umano, sentivo che qualcosa in te non apparteneva a questo mondo! Facevo sogni strani e c’è sempre una luce che mi spinge verso di te! Sempre! E io non posso far altro che seguirla perché mi fai stare maledettamente bene! Ma ora te ne vai! La fregatura c’è sempre! Come faccio senza di te? Me lo dici?- esclama la ragazza. ‘Un momento, luce bianca? Lo sapevi? Ma come è possibile!?’ si chiede. Nella sua missione non possono  intervenire altri angeli, solo il Creatore e di solito non entra mai in gioco per una prova così piccola, insomma, la sua Ariel non è certo un’assassina a drogata da rimettere sulla giusta via. L’angelo vuole davvero risolvere questo enigma che si è appena creato nella sua testa ma le parole pronunciate in seguito dalla ragazza lo uccidono, di nuovo. –Io non voglio vederti mai più! Se mi stai sentendo, ovunque tu sia, non voglio più averti tra i piedi!- urla isterica e comincia a buttare per terra qualsiasi cosa gli capiti a tiro, anche i suoi preziosi libri, arrivata al romanzo sugli angeli caduti esita, lo guarda e poi lo getta dalla finestra –Avrete salvato tante vite cari angeli, ma la mia l’avete distrutta.-
Uriah non può fare altro che recuperare le cose sotto casa di lei e rifugiarsi nel suo appartamento.  Mai in vita sua si è sentito così vuoto. Così freddo. Non sa cosa fare senza di lei, non sa come occupare la mente, la sua assenza è ovunque. Non può guardare in nessun punto della casa perché immancabilmente vede lei. Vede lei combinare qualche disastro in cucina mentre tenta di cucinare, vede lei insonnolita sul divano davanti alla tv, vede lei in bagno intenta a togliersi il trucco, le sue lenzuola , in camera, hanno ancora il suo profumo tutto a casa sua parla di lei.
I giorni seguenti l’angelo decide ugualmente di seguire la sua protetta, la osserva e nota che gioca e scherza con gli altri ma la felicità non raggiunge i suoi occhi.  Una cosa che stupisce Uriah è che lei ora lo percepisce, capisce dove si trova, intuisce la sua presenza. Come se ne è accorto? Lei lo ha colpito. Più volte, in svariate parti del corpo. Lo localizzava, anche se alla vista degli altri era invisibile, lei sapeva dove si trovava e questo destabilizzava il ragazzo. Come può un essere umano percepire un’essenza angelica? È impossibile.  Uriah guarda il cielo azzurro sopra di lui ‘Ci stai mettendo lo zampino tu vero?’ si chiede ma come sempre, non riceve nessuna risposta. –Non seguirmi più!- mentre Ariel percorre il giardino della scuola lo colpisce intimandogli l’ordine. –Non darmi più fastidio- lo sgrida ancora. Con quei colpi e quelle parole Ariel lo sta uccidendo, non sono i lividi violacei che susseguono ogni sua botta a farli perdere la vita ma la ferita enorme che sta sanguinando nel suo cuore.  Uriah è abbattuto, e per la prima volta in vita sua piange, ha un turbinio di sentimenti contrastanti dentro di se che l’unico modo per esprimerli è con le lacrime. Nella solitudine del suo salotto l’angelo si abbandona ai singhiozzi, non riesce nemmeno a pregare il suo Dio per risolvere questa situazione perché non ha più le energie per fare nulla, è prosciugato. Lei ha tirato via tutta la sua linfa vitale. Lui aveva insegnato a lei a vivere ma lei gli aveva donato la vita. Gli ha fatto provare sentimenti così forti che non avrebbe mai pensato di sentire. Uriah vuole stare con lei ma ora non è più ricambiato. La sua sola presenza irrita Ariel e lui non sa cosa fare.
Il penultimo giorno della sua permanenza a Boston, Uriah non si alza nemmeno dal letto. Beh, non è una novità. Non si è mosso da li da quando la ragazza lo ha scaricato. Anzi, sì, si è mosso, per andare al bagno o per spostarsi sul divano. L’angelo ha le occhiaie, i capelli sporchi, la barba lunga l’unica cosa che ha curato in questi giorni sono state le sue bestiole, non poteva certo lasciarle morire ma il suo charm, quello si che è morto. Deceduto. Non è proprio l’aspetto che ti aspetteresti di vedere pensando ad un angelo.  Verso le sei di sera Uriah sente dei rumori fuori dall’appartamento,  percepisce qualcuno trafficare con una chiave ed entrare. ‘Ma chi sarà mai?’ si chiede, a dare risposta alla sua domanda c’è una voce- Uriah? Sei qui?-. perfetto, ora la sua testa si èè messa a creare allucinazioni. Perfetto. Non bastava pensare Ariel ventiquattro ore su ventiquattro e sognarla di notte, no, ora doveva anche diventare pazzo!
-Uriah! Ah sei qui…oh mamma!- la sua visione si avvicina a lui e gli tocca il braccio un momento. Se fosse un’allucinazione lui non dovrebbe percepirla anche fisicamente, e invece lui sta chiaramente sentendo la sua pelle contro quella di lei.  –Ariel?- chiede disorientato. –Sì, sono io.- lei sorride incerta e lo scruta da capo a piedi. –Devo parlarti, ma prima, per cortesia, sistemati. Fatti una doccia. La barba e  pettina quei capelli!- ordina perentoria. Uriah ride, per la prima volta dopo giorni d’inferno ride. Lei è li con lui e non gli importa se gli sta impartendo ordini, è quello il bello di lei,così autoritaria e dolce allo stesso tempo! Un secondo, ma cosa vuole lei da lui? Questa è una cosa da temere assolutamente. Lei può farlo sentire meglio seduta stante o dargli la pugnalata finale. –Vado subito, aspetta qui.- l’angelo velocemente si fionda in bagno, doccia veloce, una passata rapida con il rasoio elettrico e una svelta pettinata. È pronto. Ha ancora l’asciugamano attorno alla vita ma non importa. Deve parlare con lei. Con o senza vestiti addosso.  Lei sorride appena lo vede entrare dalla porta della cucina. È seduta su una sedia con in braccio  Felix che le fa le fusa. Si alza e gli  va in contro. –domani vai via. Non mi importa, davvero. Sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto. Mi hai insegnato tanto e io sono stata un’idiota a mandarti via. Io, beh, io ti amo. Volevo dirtelo almeno una volta di persona e voglio che tu abbia qualcosa di me quando te ne andrai e io voglio ricordarti per sempre.  Siccome le nostre anime sono già legate voglio che i nostri corpi facciano lo stesso, se sei d’accordo.  Ah, a proposito di corpi, questo è il tuo vero corpo? Anche quando sei in Paradiso? No perché davvero hai un culo fantastico, ok, questo non centra molto ma era per…- Uriah alza gli occhi al cielo. Davvero non può credere a quanto è fortunato. La sua donna torna da lui, gli dice che lo ama ed è pronta a concedersi, non si può chiedere di meglio. È davvero bellissima e spiritosa dato il suo modo di cambiare con una velocità impressionante discorso. Ma ora, basta chiacchere. –Ariel, ti amo anche io, piccola.-  con sua sorpresa riesce a non farla più parlare. Si guardano negli occhi e da li trapela tutto il loro amore. Lei lo bacia e Uriah geme per il piacere di sentire le sue labbra. Di nuovo. Dio quanto le è mancata, l’abbraccia e poi la prende in braccio per portarla sul divano a farle un po’ di coccole. Sì, coccole, le coccole per loro sono sempre un po' pericolose perchè portano quasi sempre ad altro. E di fatto così è. Ariel comincia a togliergli la maglietta e, stendendosi sul suo petto nudo, tira un sospiro di sollievo. Strofina il suo nasino sul suo sterno e lo guarda. Uriah non vuole certo perdere tempo, sfila gli indumenti anche e lei lasciandola in biancheria intima. Bingo. lei indossa il suo completino preferito. Quello che avevano comprato insieme per i saldi. Di un azzurro così potente da stordire la mente e, indossato da lei, ti stordisce sicuramente.  -Sei sicura di voler...- chiede l'angelo, non vuole certo forzarla a fare cose che lei non desidera ma la sicurezza che legge nei suoi occhi gli da la conferma che stava cercando. Subito la casa prende fuoco. Tutto deriva da lei, ogni suo gesto , parola o movimento contribuisce a incendiare ogni cosa, lui compreso. Il reggiseno e le sue mutandine in rapidi gesti spariscono, così come le sue dita all'interno di lei; le labbra, chine sul suo seno, sono smaniose di assaporare tutto ciò che la sua donna ha da offrire. I gemiti di Ariel  raggiungono le sue orecchie e sono un suono meraviglioso. E' motivo di orgoglio per un uomo riuscire a soddisfare la propria donna. La ragazza è in preda al piacere ma riesce comunque a sfilargli i boxer e a raggiungere la sua virilità. Uriah stringe i denti in preda a forti emozioni, dio cosa riesce a combinare quella manina su di lui! Dopo qualche minuto di preliminari la coppia finalmente arriva al sodo ma qualcosa ferma l'angelo. -Scusa la domanda poco eccitante, ma non vorrei essere irresponsabile. Io non ho malattie di alcun genere e , da quanto ne so, nemmeno tu ma non vorrei lasciarti con una gravidanza indesiderata. Un momento...- si ferma a pensare. Sprimaccia i cuscini del divano e ci si appoggia sopra con Ariel tra le braccia. -Io non so se gli angeli sono fertili sai? Insomma, penso che nessuno di noi abbia consumato carnalmente durante una missione, o si? Non ne ho la più pallida idea.- Ariel comincia a ridere. Evidentemente trova ridicole le sue domande e i suoi dubbi. -Ho un preservativo. L'ho fregato dal cassetto di Ariel stamattina.- La ragazza si alza e si dirige verso la sua borsetta abbandonata qualche metro più avanti. Uriah non può che guardarla da dietro muoversi sinuosamente e chinarsi a cercare l'oggetto di cui si era parlato. Mmh, pessima idea guardarla chinarsi. Il membro dell'angelo fa spaventosamente male per quanto è duro. Finalmente la sua piccola torna con il piccolo quadratino di plastica in mano, lo apre e, con concentrazione e precisione cerca di srotolarglielo sul membro. Stavolta è il turno di Uriah a ridere, Ariel non riesce a infilargli quel dannato coso. -Ehi! non è mica facile!E poi è tutto appiccicoso!- si lamenta lei rigirandosi il palloncino sgonfio tra le dita. Dopo un po' di tentativi finalmente l'obbiettivo è centrato. Tutta soddisfatta lei alza le mani in segno di vittoria. -Sono un geniaccio. Non c'è niente da fare- si congratula. -Se, guarda che ci hai messo mezz'ora per fare una cosa che richiede trenta secondi al massimo- la prende in giro l'angelo. Ariel fa la finta indignata- Ah si? Bene, allora tu rimani li con quel coso sopra e io non ti do proprio niente oggi!- lo ricatta girandosi di spalle. Il sorriso di Uriah scompare sostituito dal terrore -No amor, ma stavo scherzando, sei stata bravissima come sempre, dai piccola su vieni qui.- la scongiura e la tira per il braccio. Su di lei vede comparire un ghigno diabolico, l'espressione di chi ha appena vinto. -Oh va bene. Ti concedo la grazia- replica misericordiosa. Uriah non perde tempo, la sdraia sotto di lui ed è pronto ad unirsi a lei quando un'altra cosa lo blocca. -Ti farò male piccola vero?- chiede leggermente triste. Si  appena ricordato che le donne soffrono al primo rapporto sessuale. La ragazza si mette seduta e gli schiocca un bacino sulla guancia -Mi farà un po' male, penso, nel caso che la cosa sia insopportabile te lo dirò.-promette solenne ripoggiando la schiena al materasso e preparandosi di nuovo. L'angelo fa un grosso respiro, prende il membro tra le mani e cerca l'ingresso di lei, quando lo trova spinge leggermente fino in fondo, poi si ferma. E' fatta. E' dentro. Ora sono finalmente una cosa sola. -Ti sto facendo male?- chiede preoccupato. -No amore, solo un pochino di fastidio, se fai piano piano non ci saranno problemi, davvero.- risponde. Lei è radiosa, calma, fiduciosa, si gode il momento e tutto è perfetto. Al mondo. Nell'universo, esistono solo loro due. Nessun altro. Solo Uriah e Ariel, legati insieme. Ora lui avrà per sempre qualcosa di lei e lei verrà sempre seguita dal ricordo di lui. I loro volti sono impressi nei loro cuori con un segno indelebile. Così deve essere. Fin dall'inizio, tutte le loro avventure, il loro primo incontro, la sua missione, tutto doveva portare a questo momento. Questo attimo di perfezione eterna. Eterna perchè se lo sarebbero ricordato per sempre. La passione va avanti per altri momenti. I ragazzi sperimentano nuove posizioni, ridono e scherzano sulla loro inesperienza ma è tutto bellissimo. -Bimba. io sto per venire- Annuncia Uriah leggermente imbarazzato. Sono avvinghiati in quella che hanno definito 'la posizione preferita' siccome lei è sdraiata comodamente a pancia in giù con lui sopra, da dietro. Una posizione per gente che vuole stare comoda e non faticare tanto. Che pigri! -Oh, dai, sei stato bravo, di solito le prime volte i maschietti vengono subito.- si fa beffe di lui. -Vieni pure amore.- dice Ariel. Si mette comoda, chiude gli occhi e aspetta i suoi lenti movimenti. Lenti? Ok, anche l'angelo è sorpreso, le sue movenze prima erano lente ma man mano che il culmine del piacere si avvicina si fanno sempre più veloci. Più veloci. Più veloci. Fino alla fine. Uriah viene con il respiro affannoso e un gemito strozzato. Un po' senza forze esce piano da lei e crolla al suo fianco. Nota che Ariel ha gli occhi stretti e una piccola smorfia di dolore sul viso. -Ti Ho fatto  male? - domanda lui subito allarmato. Lei gli si fa più vicina e lo abbraccia -No piccolo, mi hai fatto solo un pochino male alla fine ma sto benissimo-  risponde.  I ragazzi si sentono completi, due puzzle risolti, sono in pace con tutto. -Ti amo piccola- ribadisce l'angelo che per risposta riceve un 'anche io' borbottato tra i denti. Sorride, la sua bimba si sta addormentando. Che tenera che è. Effettivamente non ha tutti i i torti però, è tardi, dovrebbero riposare. Uriah copre il corpo della ragazza con una coperta e si dirige in bagno per sistemare un po' quel cosi rammollito e sgonfio che si trova tra le mani. Si lava e poi ritorna dalla sua ragazza che ora, gloriosamente, nuda, dorme sul suo divano. Si sdraia vicino a lei e dicendole un 'grazie' e un altro 'ti amo' chiude gli occhi e si lascia cullare dalle braccia di Morfeo anche lui.
I ragazzi si svegliano quando ormai il sole è già alto. Uria cinge da dietro con un abbraccio il corpo di Ariel e lo stringe. -Buongiorno- dice lei ancora assonnata. Com'è bella di prima mattina, con i capelli arruffati e gli occhietti ancora pieni di sonno. -Dormito bene? chiede lui amorevole. -Oh certo, c'eri tu qui, per forza ho dormito bene- la ragazza si gira e si appallottola contro il suo petto per tenersi al caldo. -Mhh, alitino profumato di prima mattina, che goduria- esclama ridacchiando.- Oh, ma chissà. Non importa- la riprende dandole un bacino sulle labbra. Rimangono abbracciati per un po' fino a che lei non i volta per guardare l'orario. Le dieci meno un quarto. -A che ora vai via? - chiede. Uriah la scruta, non c'è traccia di tristezza sul suo viso. Solo determinazione e curiosità. -Sono arrivato qui alle dieci- risponde lui. Hanno solo un quarto d'ora per stare insieme. La notizia sembra non scalfire minimamente la sua ragazza. -Lo so cosa stai pensando.- esordisce Ariel. -Ma io ti amo. Ho appena fatto la migliore dormita della mia vita, ieri ho fatto l'amore con l'uomo più bello che esista sul pianeta e...- si ferma un attimo per pensare a cosa aggiungere -e sono felice così. Non sarò triste. Non piangerò perchè non voglio che l'ultima cosa che vedrai di me sia una lacrima. -. Uriah è toccato profondamente dalle sue parole. Quella piccola ragazza, l'amore della sua vita, che ha giurato di proteggere sempre, ha appena pronunciato delle parole da vera guerriera. Vuole essere forte. Per lui. Per lei. Uriah l'ammira. Lui non riesce ad essere così ottimista. Ancora non ci crede che dovrà lasciarla. Ma deve faro. Le frasi appena pronunciate da lei sottolineano la riuscita della sua missione. Lei ha imparato a vivere. Ha imparato che si può prendere sempre qualcosa di positivo anche se c'è una brutta situazione. L'angelo, nei pochi minuti restanti, segue Ariel nelle sue azioni. La guarda rivestirsi, la guarda bere del the freddo. Uriah sente lo scorrere del tempo in ogni suo battito cardiaco. Quando scoccano le dieci in punto Ariel corre da lui, lo abbraccia stretto e lo bacia intensamente. Un lampo di luce biaca compare nell'appartamento. Uriah sa che quello è il richiamo a casa. Sa che la luce si dirigerà verso di lui e poi lo farà sparire. -Non ti dimenticherò mai talpina mia- dice. Lei sorride sentendo il soprannome giocoso -Nemmeno io patatino- risponde. Ed eccoci qui. Un ultimo bacio. Un ultimo abbraccio. Un ultimo respiro mentre il bagliore si dirige verso di loro. L'angelo trattiene il fiato in attesa dell'ondata di calore che è solito provare quando viene richiamato in Paradiso ma, sorprendentemente, la luce non investe lui, ma Ariel. Entra dentro di lei, la illumina per qualche secondo poi esce e scompare. Il ragazzo è confuso. Cosa vuol dire questo? E cosa centra la sua protetta? E' forse una punizione per quello che hanno fatto? Le sue domande si fermano nel momento in cui Ariel crolla a terra tremante. Le lacrime scorrono copiose sul suo viso. Uriah si getta al suo fianco. -Cos'è successo? Come stai? Cos'hai? Perchè piangi? - è seriamente preoccupato. La ragazza si stringe a lui -Tu...tu non hai finito la tua missione-  dice. Ora l'angelo è veramente confuso. Come no? Ne ha avuto la certezza pochi minuti fa. Lei non ha più tormenti. Come è possibile? Non si era accorto di qualcosa? Ariel gli salta in braccio e lo manda lungo disteso sul pavimento. -Tu sei il mio tormento ora Uriah- lei sorride tra le lacrime e l'angelo  è stupito. Meravigliato. E' super felice. L'altissimo gli ha concesso di vivere una vita con lei, al suo fianco. Mentalmente recita mille preghiere di ringraziamento al secondo e come risposta sente solo una voce, la Sua voce, che gli sussurra 'Siate felici, avete la mia benedizione'.  Uriah si alza da terra, aiuta la sua ragazza ad alzarsi e la bacia intensamente. Ora può baciarla sempre. Senza fretta o preoccupazione né limiti di tempo. Lei ora è sua. e Lui appartiene a lei.
-Ariel? Ti amo e ti prometto che sarò il tuo tormento per il resto dell'eternità-  
  
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