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Autore: Hp_Nameless    13/07/2014    0 recensioni
Salve a tutti, ecco a voi la mia seconda song-fiction. La canzone che mi ha ispirato, o meglio, che la one-shot mia ha ispirato, è, come si può dedurre da titolo Demons degli Imagine Dragons.
I due protagonisti sono Liam Payne e Taylor Swift come non li avete mai nemmeno immaginati.
E questo è tutto, non vi resta che passare a dare un’occhiata.
Il mare era sempre stato un luogo importante per me. Mi piaceva andare lì e sentire il rumore della sabbia smossa dalle onde, i boccheggi dei piccoli pesciolini, i respiri affannati dei nuotatori azzardati, i cuori impazziti delle ragazzine che osservavano il loro amore di turno.
Mi piaceva ricordare che una volta anch’io ero così, esattamente come loro. Peccato che allora non risalissi i fondali col fiato corto, perché avevo smesso di respirare; il mio cuore non batteva per il mio amore di turno, semplicemente non batteva più da molti anni ormai.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josh Devine, Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Demons.


 
When the days are cold
And the cards all fold
And the saints we see
Are all made of gold

When your dreams all fail
And the ones we hail
Are the worst of all
And the blood’s run stale

 
Il mare era sempre stato un luogo importante per me. Mi piaceva andare lì e sentire il rumore della sabbia smossa dalle onde, i boccheggi dei piccoli pesciolini, i respiri affannati dei nuotatori azzardati, i cuori impazziti delle ragazzine che osservavano il loro amore di turno.
Mi piaceva ricordare che una volta anch’io ero così, esattamente come loro. Peccato che allora non risalissi i fondali col fiato corto, perché avevo smesso di respirare; il mio cuore non batteva per il mio amore di turno, semplicemente non batteva più da molti anni ormai.
Me n’ero fatta una ragione. C’era voluto molto tempo, ma avevo imparato a convivere con la mia natura. Certo, avevo anche dovuto imparare a dominare la sete, ma non era stato affatto difficile dato il mio scudo.
«Ciao, mi chiamo Josh Devine» disse un ragazzo alle mie spalle.
«Ciao» risposi fredda. Non mi piaceva conoscere nuove persone. Ero sempre stata terrorizzata dal dolore che mi avrebbe afflitto quando sarebbero morte.
«Tu sei…» continuò Josh notando che io avevo volutamente omesso di dire il mio nome.
«Una ragazza troppo vecchia per te» mi uscii spontaneamente dalle labbra. Sapevo cosa ci facevano i ragazzi come lui in spiaggia: rimorchiavano, ed io ero la preda perfetta.
«Oh, andiamo… Avrai sì e no 17 anni» disse scocciato
«In realtà ne ho 19» conclusi voltandomi verso di lui. L’istante dopo, però, ero tornata assolta nella contemplazione del mare.
«Beh, allora te li porti bene» ridacchiò divertito colpendomi il fianco con il gomito.
Non provai dolore, ero molto più forte, e di lui avrei potuto farne ciò che volevo, solo non in pubblico.
«Vorrei proporti un affare» continuò scrutando con attenzione il mio viso. Non mi voltai, non volevo mi guardasse negli occhi.
«Che genere di affare?» domandai fingendomi divertita.
«Ho un fotografo. Ha bisogni di scatti di finti fidanzati per un servizio, e tu saresti la mia finta fidanzata perfetta» concluse scrutando di nuovo il mio viso.
«Dici?» feci io fingendomi perplessa.
Essendo così conoscevo i miei punti di forza, e questi erano bellezza e grazia.
Essendo morta, l’età apparente era rimasta la stessa, e ciò mi conferiva un viso sempre giovane e senza imperfezioni. Un volto quasi perfetto, se non fosse stato per la pelle dura e fredda. La grazia, invece, era un elemento comune in tutti noi morti.
«Allora, facciamo coì: se mi batti a braccio di ferro ti lascerò in pace» disse in tono di sfida.
«Sicuro?» chiesi allungando il braccio.
«Sicuro» affermò lui mettendo la sua mano nella mia.
Iniziò a fare forza ed io mi lasciai trascinare.

I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There’s nowhere we can hide

No matter what we breed
We still are made of greed
This is my kingdom come
This is my kingdom come
«Ma cosa vuoi fare con queste braccine?» schernì quando mi aveva quasi battuto.
«Eh eh» dissi io ribaltando la situazione.
Riuscivo a sentire le pulsazioni provenienti dai suoi muscoli, le goccioline di sudore che iniziavano a scendere dalla sua fronte. Mi stavo divertendo molto. Vederlo soffrire inerme sotto la mia presa possente mi soddisfaceva più di un saporito puma della foresta.
«Wow, sei la prima che mi batte» disse asciugandosi il sudore con la mano. Non risposi, si poteva dire che ero una di poche parole.
«Ci vediamo domani pomeriggio alle 4 allo studio fotografico “Picasso” alla Seven Diels» concluse lasciandomi un bigliettino tra le mani.
Diceva: Josh Devine, 555 01 25 e l’indirizzo di casa, Trafalagar Square. Preciso per essere un umano.
Quando mi presentai lì, il giorno dopo, trovai ad accogliermi una donna bassina, con 12 centimetri di tacco ai piedi, una gonna nera tirata fin sotto il seno, la camicia rossa leggermente sbottonata e la giacca nera aperta. Mi accompagnò fin l’ascensore e mi indicò il piano dove dirigermi.
Una volta dentro, premetti il tasto con il numero 12 e attesi che l’ascensore partisse. Al 4° piano salì una ragazza, poi, due piani più in alto, due ragazzi.
Al dodicesimo scesi e li mollai tutti lì in ascensore. La sala in cui stavo entrando aveva tutte le pareti bianche e al centro c’era un grande sfondo verde. Tutt’intorno stavano luci e sedie, insieme a svariate persone con l’aria indaffarata che giravano con le reflex intorno al collo.
«Benvenuta Taylor» mi apparì davanti Josh.
«E come fai a sapere il mio nome?» chiesi fingendomi stupefatta.
«Taylor Alison Swift, nata il 13 dicembre 1994 a New York, arrivata qua a Wolverhampton due anni fa» rispose serio sorridendo alla fine della frase.
«E chi te l’ha detto?» chiesi indispettita dalle troppe informazioni trapelate da chissà dove.
«Eccomi» disse una voce alle mie spalle. Rivolsi un’occhiata a Josh e poi voltai per vedere chi fosse. Una figura imponente mi stava davanti: un metro e ottanta di altezza, una massa arruffata di capelli biondi e due occhi bellissimi nocciola sul viso.
«Liam, lei è Taylor» disse Josh interponendosi tra di noi. Ci guardava stranito mentre io e Liam continuavamo a fissarci. I suoi occhi color nocciola erano fissi su di me. Non ero una persona timida, da viva lo ero stata, ma ora non più, e nonostante tutto il suo sguardo m’infastidiva. I miei occhi neri, probabilmente, infastidivano lui dato che man mano che il tempo passava i suoi si stringevano sempre di più.
«Piacere» disse lui tendendo la mano.
«Piacere mio» dissi afferrandogli la mano. La sua presa era forte, molto forte, ma la mia lo sarebbe stata molto di più. Se solo avessi voluto.
«Bene, io direi di iniziare subito» esordì uno dei tanti fotografi.
«Allora: siete due neo-fidanzatini, e vi state divertendo su in montagna. Via!»
Wow. Che bella trovata. Dovevo ammettere che quei due non avevano un briciolo di fantasia. Ci fecero mettere vicini, e attraverso il computer proiettarono una montagna di sfondo e dei pesanti giubbotti su di noi.
«Non ci crederà nessuno» sbraitai durante la pausa di metà servizio. «Quale idiota crederebbe che io e lui siamo fidanzati se stiamo a quasi un mentro di distanza! Non so se ne siete al corrente, ma i fidanzati non si staccano mai!».
«Qui la fotografa non sei tu e…» iniziò il tizio con la reflex, ma fu poi bloccato da Liam, che disse: «No, Taylor ha ragione, non sembriamo dei fidanzati, anzi, tutt’altro».
Oh, finalmente qualcuno che si rende conto della realtà.
Sorrisi soddisfatta, e tornai a riapplicare il blush sulle gote. Essendo morta, la mia pelle era pallida, e nemmeno il leggero rossore umano era più presente sulle mie gote.
«Riprendiamo!» urlò una voce, e tutti tornarono nelle loro posizioni.

 
When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide

 
Questa volta lasciarono via libera a me e Liam, ma non fu proprio un bene. Come prima posa scelse noi due vicini, le mani unite e i volti persi l’uno nell’altro. Devo dire che perdersi nei suoi occhi non era difficile, ma dubitavo sul suo perdersi nei miei di occhi.
Il contatto tra i nostri corpi era strano: era come se la sua mano volesse farsi protettiva nei miei confronti. Stare così, in piedi, mentre una miriade di fotografi ci fotografava, era gratificante, almeno fin quando lui sarebbe stato al mio fianco. Fissavo i suoi capelli quando, in un attimo, lo sguardo sul suo collo: una collana, aveva una strana collana appesa al collo. Mi sembrava di averla già vista, ma non riuscivo a ricordare dove. Il ciondolo era costituito da un lupo che ululava alla luna. Iniziai a pensare, a riflettere sul luogo in cui avevo potuto vedere il quel ciondolo. Il mio sguardo scese e finii a guardare il pavimento sotto gli occhi interrogativi di tutti.
Il fotografo propose di cambiare posa, ed io accordai.
Questa volta Liam lasciò scegliere me, ed io optai per una cosa un po’ diversa. Era una specie di gioco tra fidanzati, l’avevo visto fare da due ragazzi, e mi era sembrato davvero carino.
Eravamo entrambi sdraiati sul prato, scherzando animatamente l’uno accanto all’altra, mentre lui mi atterrava e glielo lasciavo fare.
«Facciamo degli scatti anche per la prossima settimana… Liam non si farà vedere per un po’, e non voglio che pensino che gli sia accaduto qualcosa» proclamò Josh felice.
«Okay, ma ci serviranno degli scatti più osé, o penseranno che Liam se ne stia andando… Taylor, tu ci stai?» domandò il fotografo che avevo zittito poco prima.
«Osé in che senso…?» domandai un po’ spiazzata dalla proposta.
«Niente di ché… si tratterà solo di qualche abbraccio un po’ più lungo e qualche falsa scena hot» spiegò Josh tranquillo. «Tu non ha problemi a farti vedere in costume, vero? Non è che hai qualcosa da nascondere…?».
«No, assolutamente no, nessun problema» dichiarai sicura di me.
«Bene, meglio iniziare subito… Vatti a cambiare» ordinò il fotografo con tono autoritario.
«Cosa c’è che non va nel mio look?» domandai iniziando ad alterarmi. «Più osé di così… Non porto nemmeno le mutande!». Era la verità. Mi piaceva vedere l’effetto che avevo sugli uomini con dei mini-shorts da cui si vedeva tutto, soprattutto se indossati senza mutande!
Lo stesso effetto non fu per Liam, che arrossì violentemente e voltò lo sguardo.
«Beh, forse va bene…» cambiò idea il fotografo. «Liam, togliti la maglietta, va a metterti un paio di pantaloncini e poi sdraiati a terra».
Liam eseguì svelto tutte le istruzioni, poi tornò nella grande stanza bianca sdraiandosi a terra.
«Taylor, poggia la tua testa sul petto».
Mi avvicinai cauta a lui, sentendo il suo respiro aumentare ad ogni mio passo.
Forse ha paura di me mi dissi, ma sapevo che quella non era paura…
«Bene, ora mettiti gattoni su di lui!» esclamò Josh, il sorriso stampato in faccia.
Mi alzai lentamente, e sollevai una gamba per oltrepassarlo, poi mi fermai e mi appoggiai su mani e ginocchia, gattoni.
Sentivo il suo cuore accelerare sempre di più, come se tesse per uscirgli dal petto, e così giocai un po’ col mio fascino. Lentamente e inaspettatamente, tolsi le ginocchia, sedendomi sulla sua pancia, e poggiai le braccia sul suo petto, per sentire il suo cuore ancora più forte esplodergli dentro la cassa toracica.
«Bella mossa Tay!» schernì Josh divertito notando il rossore sulle guance di Liam a contrasto col mio pallore.
«Bene. Tirati su addeso» disse il fotografo facendo scattare Liam.
«Okay, tesoro» subentrò un altro fotografo rivolgendosi a me. «Siediti in braccio a lui e metti le braccia intorno al suo collo».
Obbedii, vedendo il volto di Liam arrossire ad ogni mio piccolo movimento.
«Liam, infilale una mano sotto la camicetta» ordinò di nuovo.
Un po’ incerto, il ragazzo infilò una mano sotto la camicetta, stando bene attento a non sfiorarmi.
«Infilale entrambe!» ordinò poco dopo notando gli scarsi risultati.
Onde evitare altri rimproveri dai fotografi e da Josh, sussurrai all’orecchi di Liam: «La camicia è trasparente, si vede se non mi sfiori nemmeno», ma poi, non notando in lui alcun cambiamento (fatta eccezione per la graduazione di rosso delle sue gote), mi sbilanciai all’indietro, costringendolo a toccarmi. Il contrasto tra le sue mani calde e la pelle fredda della mia schiena mi fece rabbrividire, ma non vi rinunciai tanto facilmente.
«Benissimo ragazzi!» urlò Josh dalle “quinte”. «Io e i fotografi montiamo le foto, voi preparatevi e vi aspetto giù».
Non sapevo quale forza mi spingesse, ma ciò che volevo sapere era com’era davvero Liam Payne.
«E così siamo soli…» sussurrai sensualmente avvicinandomi alle sue labbra.

 
When the curtain’s call
Is the last of all
When the lights fade out
All the sinners crawl

So they dug your grave
And the masquerade
Will come calling out
At the mess you made

 
«Beh, a quanto pare» fu la sua unica risposta. Era come se fosse improvvisamente cambiato. Non era più imbarazzato per ogni cosa che dicevo, ma mi rispondeva a tono.
«Oggi non sei andata in spiaggia?» domandò divertito. «È da un po’ che ti osservo lì…»
«Ma se mi osservi da un po’, perché eri così imbarazzato?» domandai ancora un po’ spiazzata.
«Perché di solito non vorrei farmi le mie finte fidanzate… e tu proprio non mi hai aiutato!».
«Prego?! ...Che delicatezza» affermai sicura di me.
«Ho semplicemente detto ciò che penso» si giustificò facendo spallucce.
«Meglio se tieni a freno la lingua, allora…» lo provocai togliendomi di dosso -in quel frangente non mi ero spostata di dosso a lui-.
«Dammi una mano» disse in fretta mettendosi anche lui in piedi e fronteggiandomi, le mani serrate sulle mie spalle. Era molto più alto di me, ma nonostante tutto io ero più di lui. Più molte cose in effetti, ma non m’importava. Mi piaceva la sensazione di essere sua prigioniera, come se io non potessi fare nulla per liberarmi dalla sua possente presa.
«Ora non puoi fare più niente» proclamò divertito osservandomi da ogni angolatura.
Tentai di scrollarmelo di dosso -senza provarci per davvero- e allora lui si avvicinò, quasi volesse baciarmi.
 
Don’t want to let you down
But I am hell bound
Though this is all for you
Don’t want to hide the truth

No matter what we breed
We still are made of greed
This is my kingdom come
This is my kingdom come

Sapevo come comportarmi, e il mio scudo in questi casi era molto d’aiuto. Avrei dovuto semplicemente mollargli un ceffone e staccare la presa, e poi magari andare via e cambiare spiaggia.
Scostai la testa, ma nel farlo lui alzò la sua. Non volevo che mi guardasse, che mi conoscesse per ciò che ero. Non volevo rivelare la verità, e nemmeno potevo. Però aveva degli occhi talmente belli che non riuscivo a distogliere lo sguardo. Era troppo difficile farlo, quasi impossibile.
Mi guardava anche lui, negli occhi. Nei miei occhi neri. O rossi.

 
When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide

 
Neri come la pece. Neri come l’inchiostro. Neri come la notte. Neri come il mare.
Rossi come il sangue. Rossi come sole al tramonto. Rossi come le ciliegie. Rossi come il mio demone.
No, non potevo permettere una cosa del genere.
 
They say it’s what you make
I say it’s up to fate
It’s woven in my soul
I need to let you go

Your eyes, they shine so bright
I want to save their light
I can’t escape this now
Unless you show me how
 
Distolsi immediatamente lo sguardo, sicura che esso si stesse assottigliando, e provai ad allontanarmi. La mia coscienza diciasettenne non era più candida, ne ero consapevole, ma non volevo aggiungere altri tripudi inutili alla mia indole già animalesca e quindi dall’omicidio facile.
E poi lui doveva essere risparmiato. Poteva essere chiunque in quel momento, Liam, Harry, James, Nathan o Josh, non aveva colpa ed andava salvato, perché nessuno merita una fine così, col rischio di diventare me.
Ma lui non rendeva facili le cose.
Si avvicinò di nuovo, e questa volta un lungo appassionante bacio ci travolse entrambi.
Avevo la forza. Ma non la volontà.
Fu lui ad allontanarsi, e notai di nuovo la collana.
Un lupo. Un lupo che ululava. Un quileute. E lo guardai di nuovo negli occhi.

 
When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide

 
Era il mio nemico, la persona cui non mi sarei dovuta avvicinare mai e poi mai. Eppure sentivo di averne il bisogno. E lo baciai di nuovo.
 
N.d’A
Salve belli. Non so come sia potuta venire in mente questa cosa, ma la storia mi ha ispirato, la canzone è bellissima, so…
Se vi andasse di passare dalla mia ff (prossimo aggiornamento tra cinque-sei giorni) ecco a voi:

A presto Nameless
Ps: L’outfit di Tay http://www.polyvore.com/cgi/set?id=91264412&.locale=it
  
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