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Autore: SaraRocker    13/07/2014    4 recensioni
Post-Chosen | Spuffy
Sono trascorsi due anni dalla distruzione di Sunnydale. Spike vive a Los Angeles e lavora alla Wolfram&Hart insieme a Harmony e Angel. Passa le sue giornate a scrivere lettere indirizzate agli Scoobies -in particolare a Buffy-, ma non ne spedisce mai nessuna. Tutti lo credono morto.
E' la sera della vigilia di Natale, dopo che ha portato a termine un'ennesima lettera, che giunge una telefonata inaspettata.
Dal testo-
Alcuni degli avvocati, o investigatori che fossero, si prendevano persino delle vacanze di lavoro. E così, l'edificio restava deserto anche per intere giornate. Gli unici a rimanere all'interno, quella sera della Vigilia di Natale, erano lui, Harmony ed, ovviamente, il discutibilmente allegro Peaches, rintanato come sempre nel proprio ufficio polveroso.
[...]
Poi, improvvisamente, spinto da un moto a lui stesso sconosciuto, Angel decise di fare un regalo a Spike. Forse poteva apparire come un nonnulla, ma per il biondo valse moltissimo.
Il proprio sire spinse il tasto del vivavoce e le parole della cacciatrice si fecero largo nella sala.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'ennesima lettera.



























La Wolfram&Hart era deserta. Solo poche anime, se realmente si potevano definire tali, vagavano quella notte all'interno dell'edificio. Il tutto pareva decisamente strano a Spike, avezzo nel dovere impegnarsi a sconfiggere i demoni più svariati anche durante le feste natalizie, decisamente poco abituato al fatto che a Los Angeles si trovassero sorte di uffici per simili casi. A Sunnydale era tutto decisamente differente: sulla Bocca Dell'Inferno non c'era tempo per pensare con quali addobbi adornare l'albero, oppure a che regali fare alle numerose -troppo- potenziali.

Spike sorrise, ripensando alla confusione che era stato costretto a subire l'anno precedente. Obbligato a vivere in uno scantinato in preda alla pazzia, mentre una trentina di ragazzine in piena crisi ormonale, si impegnavano a fargli venire un esaurimento nervoso. 
Sì, era stato davvero divertente.

Los Angeles, al contrario, gli pareva un mondo a parte. Alcuni degli avvocati, o investigatori che fossero, si prendevano persino delle vacanze di lavoro. E così, l'edificio restava deserto anche per intere giornate. Gli unici a rimanere all'interno, quella sera della Vigilia di Natale, erano lui, Harmony ed, ovviamente, il discutibilmente allegro Peaches, rintanato come sempre nel proprio ufficio polveroso. 
Per certi versi, iniziava a ricordargli Giles.

Si portò una mano sul viso.

Dio, gli mancava persino il vecchio bibliotecario inglese.

Imprecò contro se stesso almeno una quindicina di volte di fronte quella realizzazione. 
Ormai non passava giornata in cui non pensasse ai vecchi membri degli Scoobies provenienti da SunnyHell, sentendosi incredibilmente vuoto all'idea di non poterli più vedere.

Gli mancavano quelle quindicenni folli che non facevano altro che infastidirlo dalla mattina alla sera. Rimpiangeva l'assenza di Giles, una delle poche persone intelligenti in mezzo a quei pazzi, insieme alla rossa, ovviamente. Sentiva una fitta lancinante pensando di non potere più rivedere Briciola, ergo, Dawn, la ragazzina che lo aveva sempre -quasi- idolatrato e con cui si divertiva a trascorrere le giornate, e -Dio, si sarebbe impalettato lui stesso per averlo ammesso- avrebbe persino pagato per vedere il viso di Xander Harris, quell'imbecille in grado solo di sputare sentenze con cui aveva intavolato più discussioni che con Angel.

Sorrise malinconicamente.

Eppure, la persona che più gli mancava era Buffy. Si sentiva così dannatamente vuoto da quando aveva smesso di vederla, che quasi avrebbe preferito mille volte rivivere l'esperienza della propria cruenta e dolorosa morte da parte del sole. Si sentiva costantemente sanguinante, trafitto da una lama impregnata di veleno, stregata da una maledizione. Un incantesimo che non gli permetteva di riincontrarla. 
La cacciatrice, insieme alle sue ultime parole, erano un pensiero fisso per lui, e la parte più dolorosa del tutto, era il fatto che lui stesso, avesse deciso che lei non poteva sapere che lui era sopravvissuto. Infondo che figura ci avrebbe fatto?
Aveva lasciato il mondo come eroe redento, finalmente accettato e compreso dopo mille pene e sofferenze. Con quale coraggio si sarebbe potuto ripresentare alla sua amata? Con che orgoglio?

Sì, forse la scelta di rimanere ad impolverare all'interno della Wolfram&Heart non era tanto male. Infondo Peaches pareva starci bene.

Come diavolo faceva? Non sentiva quel dolore lancinante al petto?

Scosse il capo, sperando di allontanare quei pensieri. Eppure il biondo lo sapeva. Erano ormai mesi, quasi un intero anno, che ogni sera si ritrovava seduto spossatamente su una delle tante sedie della hall a riflettere, portando a galla pensieri riguardanti sempre la medesima ragazza. Quella bionda che non poteva evitare di amare visceralmente in modo incondizionato. La donna per la quale era morto, e risalito dall'Inferno. Solo lei: Buffy.

"Ti amo..."
"No, non è vero. Ma grazie per averlo detto"


Perchè le aveva risposto così? Per farla evadere. Perchè sapeva che se lui avesse, per l'ennesima volta, sussurrato un 'ti amo', lei non gli avrebbe permesso di morire, come invece doveva essere. Conosceva Buffy. Aveva imparato ad accettare la sua testardaggine, spesso insensata, e sapeva anche dove il suo amore potesse arrivare. 
Aveva mandato al diavolo i consigli di Giles per lui! Aveva, per un intero anno, deliberatamente ignorato le parole dell'osservatore, prima permettendogli di togliergli il cip, e poi lasciandolo libero di scegliere della vita di Robin. Buffy aveva davvero iniziato a credere in lui, e Spike lo sapeva, e -forse- sarebbe per sempre stato felice così. Infondo, ora che conosceva i sentimenti che lei, almeno per qualche tempo, gli aveva ricambiato, poteva sorridere realmente senza sentirsi un idiota, certo di avere una ragione più che valida per permettersi quel gesto.

I suoi pensieri vennero distratti da una voce acuta ed insopportabile che lo fece istantaneamente innervosire.
"Spikey! Che stai facendo?" domandò la vampira bionda muovendosi in sua direzione, sedendosi poi in una sedia vicina.
Lui la detestava. Odiava la sua inutile vocetta ed i suoi assurdi modi di fare. Era oltremodo infastidito dal fatto che dovesse sempre mettersi in mezzo, rovinandogli persino quei momenti di pace prettamente privati. Eppure, nonostante ciò, si limitò a digrignare leggermente i denti. Infondo era pur sempre la vigilia di Natale.
"Niente che ti interessi, Harm" si limitò a rispondere il biondo seccamente, appoggiando istintivamente una mano sul foglio che aveva di fronte, così da nasconderlo alla vista della ragazza.
"Ma come? Sei rimasto chinato su quello stupido diario per ore, a volte scrivendo e altre volte, semplicemente guardandolo... Ti comporti in modo strano, Spik-" "Non osare chiamarmi Spikey, Bubu o qualsiasi cosa tu abbia in mente" la interrumpe prontamente William, desiderando -per la prima volta in tutta la sua esistenza- essere affiancato dal vampiro moro, piuttosto che da quell'oca.
In compenso, però, di fronte quella risposta tanto acida, Harmony abbassò il capo, facendo sospirare di sollievo uno spossatissimo Spike.
"Bene allora" tornò a parlare dopo interi minuti di silenzio la vampira, alzandosi poi dalla sedia su cui si era accomodata poco prima "Allora andrò a finire di compilare delle scartoffie in sospeso..." Detto ciò, si allontanò, raggiungendo nuovamente la sua precedente postazione.

Il vampiro biondo sorrise dunque soddisfatto, per poi tornare a puntare il proprio sguardo sul diario rivestito in pelle che aveva tra le mani. Lo aveva riesumato mesi prima da un ripostiglio dell'agenzia, ed immediatamente un moto di familiarità si era impadronito di lui. Il colore marrone della pelle logora, le pagine ingiallite, tutto lo rimandava al proprio passato, per quanto tragico esso fosse. Aveva preso tra le mani quel piccolo oggetto, inizialmente solo per svago, capendo poi solo successivamente quanto la sua anima avesse necessitato di tale appiglio e sfogo. Scrivere era ancora qualcosa di radicato nel William poeta. Nell'uomo con l'anima.
Eppure, nonostante ciò, non aveva più scritto opere di quel calibro, limitandosi a semplici lettere. Prima una, poi un'altra, dopo qualche mese una terza, ed era proseguito così sino a quel momento, in cui il diario che reggeva conteneva ormai ben una cinquantina di lettere, tutte con destinatario, seppur differente.

Inutile dire che Buffy fosse la prima della lista. Almeno metà di quei brevi manoscritti erano per lei, e ci erano appuntate scuse, sentimenti e difficoltà. C'erano persino insulti completamente sinceri, qualcosa che non aveva mai avuto il coraggio di dirle, ma di cui si scusava nelle due righe successive. Il suo amore trapelava parola, per parola, ed avrebbe desiderato spedirgliene almeno una, prima o poi.
Ne aveva voluta scrivere una anche a Giles, mesi orsono, pensando di raccontargli come, nonostante non lo avesse mai dimostrato, avesse rispettato la persona che era. Infondo Rupert era indubbiamente un uomo di cultura, fine ed educato e Spike era convinto che, alla fin fine, probabilmente, sarebbe stato proprio l'osservatore il solo a ricevere una propria lettera.
Per Dawn ne aveva scritte una decina, dove raccontava storielle di avventure vissute, alcune incredibilmente inquietanti ed altre a lieto fine. Ed alla fine di ognuna di essere le scriveva un saluto e le mandava uno dei suoi tanti  sorrisi divertiti.
C'erano poi lettere per Willow, Anya (anche se era morta), Drusilla, Xander e persino per Andrew.

Sospirò, scrutanto la pagina imbrattata di scarabocchi senza un senso. Non era un uomo ordinato, ne era ben al corrente, ed oltretutto, i secoli passati imbracciando al massimo pugnali, non erano esattamente risultati un fruttuoso esercizio di scrittura.
Afferrò comunque la matita, però, ed iniziò a scrivere, avvolto da un silenzio quasi confortante.

"Cara Cacciatrice, 
        "


No, assolutamente no. 

"Cara Buffy,
        "


Sì, perfetto.

"Cara Buffy,

Sai, è arrivato nuovamente il Natale: il secondo che passo senza la tua presenza. Dio, mi sembra di morire. Vorrei prendere un paletto ed uccidermi velocemente, così da non dovere più soffrire. 
Sai, quando sono arrivato a Los Angeles -all'inizio- lo avrei fatto senza remore. Eppure, poi mi sono reso conto che non c'era posto per la mia anima dannata nell'aldilà in un luogo che non sia l'inferno -o qualcosa di maledettamente simile- e, per quanto sia codardo ammetterlo, ho paura di morire. Ed anche di vivere.

Ironico, no?

Io, che ero il Big Bad della situazione, finisco con la coda tra le gambe parlando di morte. Io che sono morto. Io che sono morto una seconda volta per te.
Ma non preoccuparti, se con la mia morte potessi nuovamente salvarti, lo farei in un secondo, dimenticando tutto: fingendo non esista la possibilità di un futuro migliore per me, ignorando l'esistenza di Peaches -convinto che possa aiutare-, o di Fred, che mi ha fatto giurare di rimanere.
Se solo tu, ora, arrivassi, mollerei tutto in un secondo. E non me ne fregherebbe niente.

Non so se considerarmi un irresponsabile od un buon uomo, ma, visti i miei trascorsi, propenderei per la prima ipotesi.

Ora, immagino il tuo viso guardarmi confusa, mentre ti accingi a domandarmi 'ti stai forse piangendo addosso?'
Risponderei di sì, e sarei totalmente sincero.

Sono un debole. Mesi fa ho deciso che non sarei mai più tornato da te, ma ora pagherei milioni, pur di tornare, dimenticando quella promessa che mi sono fatto. Quindi sì, sono davvero un essere senza spina dorsale.

Sto tornando ad essere il patetico, detestabilmente noioso, William.

Spero solo di non ridurmi ai livelli di Angel, che non fa altro che ripetersi che deve diventare uomo, che ha commesso troppi errori e che è un dannatissimo prescelto per ogni fottutissima cosa! Lo detesto profondamente.
Ma non lo ucciderò.

Tu non approveresti.

Insomma, guardami -se potessi-. Fino a cinque anni fa, facevo ciò che volevo e come volevo, fingendo che nessuno guardasse o potesse vedere. A volte mi mancano quei momenti.

Però, nel momento in cui ricordo l'ultima volta in cui ho visto i tuoi occhi, immediatamente mi rendo conto di quanto invece possa permettermi di amare questo mio cambiamento. Tu non mi avresti mai amato se fossi rimasto ciò che ero, o comunque, anche se lo avessi fatto, non lo avresti mai ammesso.

Ora, non ti ripeterò quanto -a mio parere- io possa valere confrontato ad Angel, perchè sono abbastanza convinto che tu troveresti un modo per proteggerlo, ed io non lo sopporterei. Mi basta sapere che mi hai amato, anche solo per un secondo, e sono felice, e mi basterà per l'eternità. Lo giuro.

In conclusione, Buon Natale, Buffy. Spero tu sia felice. Se mai ci rivedremo, sarà all'inferno, probabilmente. 


William"


Spike poggiò sul tavolo la matita delicatamente, rileggendo la lettera con attenzione. 

E' solo un'altra lettera.

Osservò a lungo il foglio appena scritto, quasi contemplandolo, non potendo fare a meno di ghignare osservando quell'ultima frase 'se mai ci rivedremo, sarà all'inferno, probabilmente'. No, non sarebbe mai accaduto. Buffy non avrebbe mai meritato un simile posto dopo tutte le meraviglio che aveva fatto,  e per questo, a volte, la invidiava. Sorrise nuovamente, questa volta imprimendo sul proprio volto un'espressione dolce.
Il viso della cacciatrice gli passava di fronte agli occhi costantemente, rendendo tutto incredibilmente assuefacente e quasi sopportabile. Dimenticò per qualche attimo la preseza di Harmony, cogliendo l'occasione di sguazzare nel silenzio che li aveva avvolti.

Fu un rumore di passi a distrarlo dalla propria contemplazione.
Si voltò, vedendo scendere dalle scale del proprio ufficio Angel, decisamente troppo felice rispetto al solito.

Insomma, che fine aveva fatto mister musone? Non sapeva che così perdeva tutto il suo mistero?

Sorrise di se stesso, sorprendendosi a fare ironia in un momento del genere. Era completamente stravolto al solo pensiero di non potere più rivedere Buffy, ma nonostante ciò la sua ilarità lo coglieva costantemente. Non era certo se poteva sentirsi fortunato per questo.

"Che hai da sorridere, Angel?" domandò dunque il biondo, deciso a dimenticare i propri boriosi pensieri. Il moro non cambiò la propria espressione, giungendo vicino ai due vampiri. Non stava apertamente sorridendo, ma aveva comunque perso quel suo tipico cipiglio decisamente cupo e tanto severo.
"Non so... Sta arrivando Natale. E' sempre una bella occasione, non trovate?"
"Potrei dissentire?" rispose ironico Spike, sfoderando un sorriso decisamente falso, per poi dirigersi verso il tavolo dove si trovava il proprio diario.
"Avanti, William!"
"Non chiamarmi William, o mi ritroverò costretto a chiamarti Liam" rispose prontamente il biondo, afferrando il piccolo quaderno rivestito in pelle ed osservandone la copertina concentrato. Angel notò il gesto.
"Dovresti spedirle quelle lettere!" esclamò semplicemente, facendo irrigidire all'istante Spike, decisamente all'oscuro del fatto che il proprio sire fosse  a consocienza del contenuto del quaderno. Improvvisamente la promessa fatta a Buffy poco prima sembrò scemare: ucciderlo appariva davvero un'idea sublime.
"E tu non dovresti sapere cosa c'è scritto qui... Ci sono tante cose che non vanno come vogliamo"
"L'ho letto per puro caso" mormorò il moro rispondendo alla mia muta domanda, pur non  convincendomi completamente.
"Certo, anche io mi sono sbattuto Drusilla per cento anni per puro caso... Cose che capitano, immagino!" fece Spike sarcastico e pungente come al solito, mentre Harmony non poteva evitare di nascondere il sorriso che le stava spuntando sulle labbra, vedendo il bisticcio tra i due. Erano come gatto e topo, costantemente in lotta.
"Avanti, non prendertela..." tornò a parlare Angel, sempre troppo pacato perchè William potesse mantenere la calma "Dovresti spedirne qualcuna, no?"
Di fronte quella domanda, il biondo non potè evitare di scopppiare in una fragorosa risata "Ahah! Spero tu stia scherzando... Per quanto ne sanno gli Scoobies, io sono morto"
"Beh, Andrew-" "Se mando ad Andrew una lettera, quello si mette a piangere e in un paio di minuti, tutti sapranno tutto" intervenne Spike, interromendo prontamente Angel, sempre pronto a parlare.
"Io le scrivo solo per fare tacere per un po' l'assurdo poeta che vive qui" spiegò dunque il vampiro biondo indicandosi la testa "Ormai non sono più William Pratt, l'uomo di cultura, e non sono quindi più molto avezzo a scrivere poesie... Non che fossero brillanti, diciamolo" scherzò ancora il ragazzo, per poi poggiare il proprio diario, ormai scoperto, su un tavolo "Le lettere, però, sono altrettanto-" "Eleganti?" lo interruppe Angel, facendolo sorridere divertito.
"Sincere"rettificò Spike.
"Non biasimarmi perché, a differenza tua, in vita sono stato un uomo colto, non è un-"

Il nuovo scherno del biondo venne interrotto dal telefono dell'agenzia che suonava. Solo dopo qualche secondo, Harmony rispose, prima troppo presa a seguire il discorso dei due, pur non capendone molto. Infondo non l'avevano mai ritenuta abbastanza parte della 'banda' da potere sapere di quei passati segreti che i due vampiri avevano.
Afferrò la cornetta, per poi portarsela, ben poco professionalmente, all'orecchio "Pronto?" squillò dunque con la sua tipica voce da oca.
"Oh, ciao!" rispose dopo qualche secondo, dopo avere udito la voce oltre il telefono. Il suo volto si era illuminato, divenendo allegro, il tutto mentre i due vampiri la guardavano storta.
"Beh, sì" disse nuovamente dopo qualche secondo "Certamente! Te lo passo subito, allora buno Natale!" tornò a parlare, per poi porgere la cornetta al moro, che la afferrò prontamente portandola al proprio orecchio.
"Pronto?" domandò severamente Angel, prima di impallidire -più di quanto già non fosse-, udendo la risposta oltre il telefono.
Di fronte quella reazione, Spike aggrottò le sopracciglia, per poi guardare Harmony, e domandarle con il labbiale 'chi è?'
Lei si morse il labbro, come a riflettere se fosse o meno il caso di rispondere, cedendo poi dopo qualche secondo 'Buffy'

Quel nome, nemmeno sussurrato, aveva fatto crollare ogni fasulla certezza nella testa del biondo, che si era istintivamente voltato verso il proprio sire, decidendo di concentrarsi sulla conversazione tra i due. L'emozione era tanta, che pensò persino di avvertire il proprio cuore battere.

"Tutto ok, tu?" parlò Angel rispondendo alla bionda che gli parlava al telefono. Il suo viso era sempre teso, probabilmente a causa della presenza di Spike di fronte a lui. Non sapeva cosa fare. Si chiedeva se fosse il caso di passargli il ragazzo al telefono, ripetendosi che era la cosa giusta, ma che poi se ne sarebbe pentito: era combattuto tra il volere ed il piacere.
Spike, oltretutto, restava fermo ad osservarlo, non dandogli il minimo indizio su quale sarebbe dovuta essere, di lì a poco, la mossa da compiere per il moro.
"No, qui va tutto bene. Dopo l'ultima volta in cui ci siamo sentiti, nessuna minaccia in particolare ha invaso L.A." tornò a dire il moro.
William, nel frattempo, quasi avvertiva le mani tremare, mentre la gola si faceva spaventosamente secca. Una parte profonda di lui, desiderava che lei chiedesse di lui, ma presto si disse che, no, non sarebbe mai accaduto. Buffy Anne Summers sapeva che lui era morto. Nient'altro le era stato detto.
"Oh, anche a te, ovviamente." fece più caloroso il vampiro castano, probabilmente di fronte gli auguri di Natale.
Poi, improvvisamente, spinto da un moto a lui stesso sconosciuto, Angel decise di fare un regalo a Spike. Forse poteva apparire come un nonnulla, ma per il biondo valse moltissimo. 
Il proprio sire spinse il tasto del vivavoce e le parole della cacciatrice si fecero largo nella sala, facendolo sospirare immediatamente. Era certo non avrebbe più udito quella voce, era certo che le avesse detto addio per sempre. Avvertì quell'istante meraviglioso, mentre lei si accingeva nuovamente a parlare.
"Grazie mille" mormorò la voce della bionda, attraverso la cornetta. Spike cercava di non muovere nemmeno un muscolo, timoroso che persino quel suono si potesse avvertire, e che lei avrebbe potuto persinio riconoscerne la rpovenienza. Era estasiato e spaventato.
"Sai, Down ed Andrew sono usciti insieme... Lei è davvero felice di vivere qui a Roma. Sta davvero bene, come non stava da anni."
"E tu, Buffy, come stai?" domandò poi Angel, non riuscendo a trattenersi, rubando le parole di bocca a Spike, che aveva anche lui udito il tono leggermente triste di lei.
"I-Io... Io sto bene, perchè non dovrei?"
"Dovresti dirmelo tu" si limitò a parlare il vampiro preso in questione.
"Mi mancano i giorni a Sunnydale, tutto qui. Forse mi piacerebbe tornare ad essere la prescelta. L'unica e sola" rispose infine la ragazza, sospirando pesantemente.
Angel guardò istintivamente in direzione di Spike, avvertendo un ansia invaderlo, insieme ad una domanda.
"Ancora per Spike?" quelle parole non le aveva pronunciate a vantaggio del biondo, no. Sperava vivamente che lei asserisse con un 'no'. Non poteva credere di essere stato dimenticato di fronte la scelta 'William il sanguinario'.
"Angel... Noi ne abbiamo già parlato. Almeno un anno fa, ma ne abbiamo parlato." fece lei timidamente, mentre il biondo si limitava a corrucciare lo sguardo.
"No, il discorso non era conluso quando ne abbiamo parlato, se non sbaglio. I biscotti non erano ancora cotti!"
"Beh, ora lo sono!" esclamò prontamente la ragazza, la voce rotta. Stava per... Piangere?
Spike ebbe la vaga impressione che il proprio cuore potesse battere. Mentre manteneva il proprio sguardo chiaro contro il telefono, Angel lo osservava incerto. Harmony, poco lontana, si stava mordendo il labbro.
Un profondo respiro si udì oltre la cornetta, poi la bionda tornò a parlare "Comunque non importa... Buon Natale."
"Auguri, Buffy."
Immediatamente, Harmony ed Angel si voltarono in direzione del biondo. Spike, attraversato da un improvviso ed inspiegabile bisogno, aveva deciso di parlare. I due vampiri lo osservavano sconvolti, sorpresi da quell'improvvisa baldanza. E, ad essere sinceri, neppure il biondo stesso riusciva a credere a ciò che aveva appena fatto.
Oltre la cornetta si udì un sospirò sconvolto della cacciatrice "S-Spike?" la voce piena di speranza.

Il vampiro biondo si avvicinò al telefono con le mani tremanti, poi, allungantosi verso la cornetta, riattaccò.






















































 
Salve!
Non so esattamente che dire di questa piccola e patetica Os.... L'ho trovata mentre ripulivo il computer di vecchi file e, boh, mi ha incuriosita.
Spero di ricevere qualche recensione e... Ora vado :) Ciao!
  
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