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Autore: Aishia    13/07/2014    1 recensioni
una povera ragazza che non ha mai avuto l'occasione di scoprire il mondo e se stessa,vivrà qualcosa che le stravolgerà la vita.la sua esistenza cambierà,ma come?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Verità nascoste





« Ti ho buttato via senza pensarci due volte ! non vedo il motivo della tua visita Allison», proferì quella donna con nonchalance,accavallando le lunghe gambe e sistemandosi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio,guardandomi dalla testa ai piedi con i suoi occhi da cerbiatta e freddi come il ghiaccio, con un indifferenza tale da farmi sentire come un oggetto senza alcun minimo valore,un oggetto da buttar via.

La guardai basita,rimanendo in silenzio per il semplice fatto che non avevo nulla da dire. Le sue parole erano come uno schiaffo in pieno viso mentre contemplavo quei lineamenti così simili ai miei,la stessa fronte spaziosa,lo stesso taglio degli occhi e lo sguardo così sicuro e fiero di se. « ma perché tutta questa ostilità nei miei confronti? », chiesi con voce rotta e spezzata,non sopportando quel silenzio che mi stava schiacciando,guadagnandomi una risata quasi sfrontata e irriverente.
Davanti a noi vi era un enorme muro e la possibilità di abbatterlo diventava sempre più lontana.

Ispirai profondamente, finché dalle sue spalle non spuntò come dal nulla una figura maschile. Era un uomo di mezz’età,alto e dai capelli scuri e brizzolati, con due occhi insolenti e quasi minacciosi « non hai sentito tua madre Allison? Torna a casa e non farti vedere mai più! »

« … ma io … »

« mai più … mai più … mai più …», ripeterono in coro facendomi eco nell’orecchio.



« mai più … mai più … mai più …»



*



« Oddio! », mi sollevai di scatto presa dal panico,mettendomi a sedere su quel letto fin troppo duro e mi guardai intorno spaesata,boccheggiando e cercando di riprendere il fiato che mi era venuto a mancare. Mi portai una mano al petto, cercando di placare i battiti irregolari del mio cuore,talmente anomali che sembrava volermi uscire dal costato e scappar via a gambe levate senza più far ritorno. Strinsi gli occhi,cercando di intravedere in quell’oscurità il luogo che mi circondava e mi attorniava. Dov’ero?

Non riconobbi quel posto,quella stanza buia rischiarata soltanto da funesti raggi di luce che subentravano da due finestre con dei lunghi tendaggi scuri. Mi girai intorno, identificando qualche mobile sparso qua e la nella stanza. Ma dov’ero finita? Mi avevano forse rapita?

« ehi », nell’oscurità avvertì un’altra presenza oltre la mia e chiunque fosse mi strinse la mano forte,massaggiandomi il palmo in modo da rassicurarmi. Il mio cuore roteò un ulteriore volta e quella mano calda non bastò a non farmi raggelare il sangue. La luce si accese improvvisamente e fui costretta a strizzare più volte gli occhi per abituarmi al cambiamento improvviso d’intensità,portandomi l’altra mano davanti al viso e ritrovandomi Johnny sollevato da una poltrona adiacente al letto,con la sua mano stretta alla mia e i suoi occhi puntati addosso « è stato solo un brutto sogno », sussurrò un attimo dopo con la bocca ancora impastata dal sonno e gli occhi arrossati e ancora mezzi addormentati.

« ma. dove. sono?», domandai dopo aver evitato un infarto e ricollegato i fili della ragione. Ritrassi la mano imbarazzata,per poi massaggiarmi le tempie a causa del mal di testa che si era impiantato nel mio cervello e che sicuramente non pensava di lasciarmi andar via.

« in camera »

Drizzò in piedi, prendendo rapidamente un sigaro che aveva lasciato sul comò accanto a letto,accendendolo e ispirando subito dopo,trattenendo il fiato per pochi secondi per poi rilasciarlo,facendo sì che nella stanza si venisse a creare una piccola nuvoletta di fumo puzzolente che mi diede quasi la nausea.

Mi sentivo come se il giorno prima avessi ingerito un intero barile di vino e adesso stessi pagando le conseguenze del dopo sbornia. « mi sento uno schifo », bisbigliai più parlando con me stessa che con John che intanto aveva spalancato la finestra ,lasciando che un raggio di luce mi illuminasse ulteriormente la giornata «ma come sono arrivata qui? E tu ti sei affittato la mia stanza? », lo punzecchiai notando che ormai ci aveva preso gusto nel dormire nella mia camera e lo vidi sorridere nascosto dietro una ciocca di capelli che gli era ricaduta disordinatamente davanti al viso. « per sentirti uno schifo … fai tante domande», bofonchiò lanciandomi una breve occhiata. Era un modo carino per dirmi che parlavo troppo?

«sto cercando di riconnettere il cervello John! Abbi pazienza e rispondi! »

« Beh, ti ci ho portato io ieri sera visto che ti sei addormentata in macchina come una bambina d’asilo,anzi,dovresti ringraziarmi visto che il mio autista voleva lasciarti per strada! Ti ho portato sulle spalle e non è che sei proprio leggera come una rosa eh?», in quel momento cambiai qualche decina di tonalità di colore e il mio viso diventò paonazzo per la vergogna. Avrei preferito sprofondare nel cuscino,anzi,lo presi tirandolo addosso al mio ‘’aggressore’’ che sfortunatamente deviò il colpo,prendendo al volo l’arma del delitto « ehi!!»

« te lo meriti! Così impari ad offendere il mio peso piumato», drizzai io incrociando le gambe e mettendomi a braccia conserte,facendo la faccia offesa. Johnny scoppiò in una fragorosa risata « tu peso piumato? Ma se un rinoceronte ha una siluette migliore della tua! »

Spalancai la bocca e la mia mascella strisciò sul pavimento « rinoceronte? Ma ti sei guardato? Sembri uno che è appena uscito da un incontro di wrestling e si è salvato per miracolo!» alzò un sopracciglio e nella sua fronte si crearono tre lineette a mò di rete wireless che mi fecero quasi ridere

« ma tu hai mai partecipato ad un incontro di wrestling?», mi chiese con sguardo acceso,spegnendo la sigaretta nell’apposito contenitore. Lo guardai dall’alto in basso non capendo il perché di quella domanda. Storsi la bocca,riflettendoci su per qualche secondo,incerta sulla risposta « si! Alla scuola elementare!»

«allora vediamo cosa sai fare!», nel giro di pochi secondi vidi Johnny drizzare verso di me alla velocità delle luce,buttandomi sul letto e facendo l’unica cosa che non avrebbe dovuto nemmeno passare nell’anticamera del suo cervello: punto debole localizzato!!!

« oddio no, Joh! Tutto tranne il solletico!!! », le sue mani scivolavano sopra di me mandandomi in tilt il cervello e quasi non riuscì più a respirare. Sarei morta per soffocamento e dal forte ridere se non avesse smesso subito.

Si credeva simpatico l’omone … e in quel momento mi immobilizzò entrambi i polsi con la sua mano forte e muscolosa mentre con l’altra era intento a mandarmi in sala rianimazione.

Non riuscivo a respirare e ringraziai il cielo quando si fermò improvvisamente permettendo così che riprendessi nuovamente fiato. Sgranai gli occhi di scatto quando mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio,col fiato corto che mi solleticava le gote rosee. Mi guardava strano … percorrendo lentamente i lineamenti del mio viso, spostandosi dai miei occhi alle mie labbra con una lentezza quasi snervante e quegli attimi mi provocarono un immensa morsa allora stomaco. Ammirai in silenzio le sue bellissime labbra e mi venne quasi voglia di assaggiarle e coglierne il sapore,come quando poco tempo fa mi svegliai,ritrovandolo a pochi centimetri dal mio viso con la stessa immensa voglia di baciarlo.

Mi ritrovai sotto di lui,schiacciata dal suo corpo che aderiva perfettamente al mio. Lo sentivo sempre più vicino e il suo sguardo sempre più persistente,come se volesse analizzare ogni millimetro del mio viso,ogni fibra del mio essere. Sapevo cosa stava per fare e avrei mentito a me stessa dicendo che non volevo lo stesso,che non volevo … lui …
Una vocina dentro di me gridava di fermarmi,mi dava dell’ingrata perché Sergio non si meritava un simile tradimento, mi amava più della sua stessa vita e sarebbe morto se solo avesse immaginato quello che la sua promessa sposa stava per fare. Ero venuta qui alla ricerca di risposte e la mia domanda primordiale era sapere quali sentimenti mi legassero a Johnny! Sarebbe stato un fulmine a ciel sereno ma ero una donna con un istinto diamine! Quello stesso istinto che mi stava portando dritto dritto sulle labbra di Johnny …

Socchiusi gli occhi e dischiusi le labbra,godendomi con il cuore in gola quel dolcissimo attimo in cui le sue labbra sfiorarono le mie,avvicinandosi a me in modo dolce e sensuale come se mi stesse chiedendo il permesso,come se avesse paura di rompermi o farmi male. Dentro mi sentì rinascere,come se fossi stata rinchiusa per troppo tempo dentro una sfera di cristallo e adesso avessi trovato l’unico modo per uscire,inalando finalmente quella brezza leggera che mi riportò in vita. Non mi ero mai sentita così,libera di spiccare il volo verso un nuovo orizzonte. Sergio in questi lunghi cinque anni mi aveva sempre messa alle strette, imprigionandomi dentro la sua campana di vetro e pur amandolo più di me stessa avevo bisogno di capire cosa volessi veramente. Come potevo provare un simile uragano dentro me?
Mi sollevai leggermente,avvolgendogli le mani intorno al collo e attirandolo più a me,intanto che la sua lingua cercava voracemente la mia in modo da saziare la sua fame e la mia sete. Le sue mani mi cinsero i fianchi e mi sollevò la maglia in modo da scoprirmi la schiena nuda e liscia e infiltrarsi all’interno,accarezzando ogni millimetro del mio corpo e bruciandomi la pelle al minimo tocco.
Si distanziò da me leggermente,guardando nuovamente il mio viso accaldato e paonazzo mentre io mi dedicai al suo,sfiorandogli le labbra con le mie e lasciandogli un piccolo morso che lo fece sorridere. Le sue labbra erano così morbide e sorrisi quando i suoi baffetti mi solleticarono il naso,facendomi solletico.
Mi sfiorò il collo e tirai indietro il viso,godendomi la sensazione della sua bocca attaccata al mio collo liscio,del suo respiro che mi solleticava la pelle,mandando in estasi ogni fibra del mio stesso essere. Mi sentivo un fiume in piena,un terremoto,un vulcano pronto ad eruttare.


Io volevo lui e lui voleva me,il mondo circostante faceva solo da sfondo



Mi sentì strana,forse perché l’unica persona che mi aveva stretta così forte era stata Sergio,l’unico che mi aveva toccata così,il primo con cui avevo fatto l’amore … ma le mani di Johnny avevano un tocco diverso,le sue labbra avevano un sapore nuovo,proibito.

Si sollevò leggermente,scostandomi i capelli dal viso e permettendomi di togliergli la canotta,facendomi illuminare gli occhi alla vista dei tanti tatuaggi incisi sulla sua pelle ambrata. Sapeva di buono e il suo odore penetrò nelle mie narici mandandomi in tilt il cervello. Tutto di lui mi parve perfetto … i suoi occhi erano così profondi che avrei potuto perdermi nell’infinità del suo sguardo. Avrei voluto che quell’attimo durasse in eterno,che non avesse fine.

Con una mano si insediò nelle mie vesti,accarezzandomi in modo leggiadro la mia coscia liscia « non ho mai desiderato così tanto una persona in vita mia …», sussurrò con voce spezzata,quasi strozzata,socchiudendo gli occhi e unendo nuovamente le labbra alle mie. Sorrisi quando sentì quelle parole e in quel momento mi sembrò come toccare il cielo con un dito. Avevo i brividi solo a sentirlo respirare,il suo corpo che si muoveva sinuoso su di me e le sue mani che mi toccavano la schiena nuda,contatto che mi fece gemere di piacere.

Mi accarezzò le spalle per poi percorrere i lineamenti del mio braccio e strinse le sue mani alle mie,finchè non sfiorò l’anello che avevo al dito … quell’anello …

Il cuore roteò nel mio petto e un senso di sgomento mi pervase l’anima,provocandomi un malore che mi lasciò senza fiato. Le dita di Johnny si erano posate sull’unica cosa che mi avrebbe potuto riportare alla realtà. Quell’anello era il simbolo di una promessa d’amore, di una vita insieme basata principalmente sulla fiducia e sull’affetto che mi legava a Sergio. Era giusto quello che stavo facendo?
Era giusto riscoprire me stessa,i miei sentimenti a discapito di Sergio, ovvero colui che mi era sempre stato accanto nei momenti più bui e luminosi della mia vita? Non aveva alcuna colpa ma era quello che stava pagando le conseguenze maggiori,l’unica colpa di cui si era macchiato era quella di avermi amato troppo,di aver donato se stesso per la felicità di una persona che adesso si trovava tra le braccia di un altro uomo,pronta a donare se stessa e il cuore.
I sensi di colpa mi stavano annebbiando il cervello,logorandomi l’anima. Mi sentì una stupida e un ingrata.
« Joh fermati», sussurrai boccheggiando,cercando di divincolarmi « fermati,ti prego! », ripetei con più vigore quando le lacrime annebbiarono i miei occhi e senza farmelo ripetere due volte si arrestò,ancora attaccato al mio corpo e il viso ancora ad un passo dal mio «cosa? », strizzò boccheggiando ancora sulle mie labbra. Era confuso,con il viso crucciato,cercando di capire cosa mi avesse preso. Lo guardai con la coda dell’occhio,non avendo il coraggio di incrociare il suo sguardo per l’enorme vergogna,mentre le lacrime bagnarono il cuscino.
Cominciai a piangere come una bambina,quelle lacrime che prontamente asciugò con il dorso della mano « ehi … che succede piccola? »

« non posso …»

Mi sollevai,allontanandomi da lui e mettendomi a sedere sul bordo del letto,cercando di placare i battiti incessanti del mio cuore. Mi sentivo una stupida! Io … io che avevo lasciato sempre che l’istinto prevalesse sui sentimenti,lasciando sempre che la razionalità avesse il sopravvento su tutto. Non potevo credere a quello che stava succedendo,a quello che stavo per fare. Non sarei più riuscita a guardare Sergio negli occhi,a guardarmi allo specchio con la consapevolezza di averlo tradito.
Non mi riconoscevo,quella non ero io! Non avevo mai fatto qualcosa senza pensarci,eppure Johnny mi aveva annebbiato la mente,facendo uscire la tigre che dormiva dentro di me,quel mio lato umano,quel mio lato che stavo imparando ad amare. Possibile che quello che provavo per Johnny potesse essere ‘’amore’’? Eppure era reale,c’era qualcosa che mi ardeva dentro con un incendio appiccato in una giornata focosa d’estate.

Sentì un rumore alle mie spalle e delle mani mi avvolsero da dietro. Johnny si era chinato su di me,baciandomi la schiena nuda con le sue dolcissime labbra e tirò un lungo sospiro. Strizzai gli occhi e rimasi ad aspettare … « stai bene? », mi chiese dopo un interminabile minuto

«No! », risposi prontamente,cercando di mantenere un tono di voce cauto anche se invano. Stavo tremando e non riuscivo a fermarmi, non riuscivo a placare i battiti incessanti del mio cuore.
Come cazzo avevo potuto! Come potevo essere stata così egoista,per la prima volta in vita mia avevo sgomberato la mente lasciando che i pensieri mi scivolassero addosso,avevo messo in primo piano solo quello che provavo per Johnny,quei sentimenti che invece avrebbe dovuto rimanere sommersi senza avere la possibilità di venire a galla. Non capivo più nulla! Che cosa provavo veramente? Sergio faceva parte di me da ormai cinque anni. Non potevo buttare una vita passata insieme per una storia di una notte,seppur fantastica,meravigliosa … Non avrei potuto buttare una vita di gioie,dolori soltanto per una notte d’amore che sarebbe rimasta solo tale. Johnny non avrebbe potuto donarmi quello che mi aveva dato Sergio … forse …
Dovevo mettermi in testa che la mia vita era altrove,quella non ero ‘’io’’ e così facendo mi sarei persa per sempre nei meandri più profondi di me stessa.

Johnny scese dal letto,sedendosi al mio fianco,rimanendo in silenzio a fissarmi come a volermi scorgere l’anima. Nemmeno io sapevo cosa fare,quel che volevo veramente. Quanto avrei desiderato solo …
« cosa ti succede Allison? Un attimo fa sembrava tutto perfetto e lo volevamo entrambi ma adesso … adesso mi sembri già così lontana »

Lo guardai e mi sentì morire a quelle sue parole. Come potevo liberarmi di quel peso senza ferirlo? « Joh… io? », balbettai come se stessi cercando la risposta giusta. Ma qual’era? Qual’era la cosa giusta da fare in quel momento? Guardai l’anello che avevo al dito,lo stesso che mi aveva riportata con i piedi per terra e quando alzai lo sguardo vidi gli occhi di Johnny puntati sul quello stesso anello. Cambiò circa una decina di colori alla volta e in quel momento mi sentì morire. Non volevo perderlo! Non potevo!! « non è colpa tua! »

« ho capito! Non c’è bisogno che mi spieghi nulla. Quelle lacrime hanno l’autografo di Sergio no? », non risposi per il semplice fatto che aveva dato voce ai miei pensieri. Guardai il suo viso e mi stupì del modo in cui i lineamenti erano mutati rispetto a qualche minuto prima. Il suo era sguardo colmo di delusione. Abbassai il viso colpevole.

« si », risposi più parlando con me stessa che con lui. Si alzò,riprendendosi la maglia che era volata via,senza degnarmi di un minimo sguardo « sistemati! Dobbiamo andare a far visita al prete che ti trovò quando eri in fasce. Così almeno potrai scoprire la verità e ritornare dal tuo futuro sposo. »

**



Johnny era fuggito via,lasciando dietro a se la scia di quell’attimo fuggente, quell’emozioni che adesso sembravano distanti e già legate al passato. Un attimo infinito da sembrare interminabile ma che adesso era librato via come una rondine,spiegando le sue ali verso l’orizzonte. Rimasi li,seduta su quel letto che sembrava avere già un trascorso,seguendolo mentre usciva dalla porta come se stesse uscendo definitivamente dalla mia vita. Ero inerme,riflettendo su quello che era appena accaduto,spostando lo sguardo su quelle lenzuola disfatte, ideandoci ancora su quel letto, distesi a viziarci e pronti a donare noi stessi. Sentivo ancora il suo profumo sulla pelle inebriarmi i polmoni con la sua essenza,il sapore delle sue dolci labbra e i suoi occhi puntati su di me,pronto a regalarmi se stesso e a donarmi il suo essere. E adesso?

… Adesso la magia era finita riportandomi nuovamente alla realtà …


Mi sentì sporca e nauseata perfino da me stessa perciò che avevo appena fatto,per ciò che mi ero spinta a fare. Ero arrivata a desiderare Johnny più di quanto desiderassi me stessa,bramando consapevolmente ogni fibra del suo essere,ogni suono vibrante della sua voce, ogni sguardo rubato che sembrava ardere la mia pelle al suo passaggio.
Ci facevo l’amore solo a guardarlo. Mi lasciava brividi e io vicino a lui mi sentivo un fiume in piene,un vulcano pronto ad eruttare.

Mi buttai tra quelle lenzuola morbide,ispirando profondamente alla ricerca del suo profumo. Ritrovai la sua essenza nel cuscino e rimasi ad occhi chiusi in modo da imprimerla nella mia mente,così da non mandarla via.

Che cosa stavo facendo?Stavo buttando alle spalle cinque anni d’amore con Sergio per una storia di una notte. A volte siamo incatenati al nostro passato,alle persone come se avessimo paura di dimenticare ciò che siamo,cercando di non rinunciare mai a tutto quello che abbiamo costruito dopo anni di duro lavoro ma purtroppo non si ci può fermare,rimanere immobili è uno dei modi per rimanere schiacciato da se stessi. Solamente così sarei potuta andare avanti ma purtroppo non avevo la forza di rinunciare a me stessa.

Decisi di non rimanere a rimuginare, ponendo il coltello nella piaga e non lasciando alla ferita il tempo per rimarginare. Mi preparai in fretta,psicologicamente per ciò che da li a poco mi aspettava. Avrei finalmente compreso pezzetti della mia vita di cui ero ignara,avrei scoperto le mie origini forse, avrei finalmente cominciato ad integrare quei pezzetti nel puzzle della mia esistenza. Quei piccoli frammenti che mi mancavano per capire le mie vere origini.

Scesi le scale di corsa,trovando Johnny ad aspettarmi nella hole dell’hotel,con le spalle appoggiate al muro e con le braccia conserte e strette al petto,con il volto coperto da due enormi occhialoni scuri che mi impedirono di guardare nei suoi occhi e leggergli dentro. Non disse nulla né alzò lo sguardo,limitandosi a girare i tacchi e ad affrettare il passo verso la macchina che ci avrebbe condotto verso le risposte alle mie domande. Avrei desiderato una parola,un gesto o una minima espressione dal suo volto ma altro non era che una lastra di ghiaccio e l’aria sembrava tesa come se fosse morto qualcuno.

Il tragitto fu appunto una processione tombale,ognuno rinchiuso nel suo silenzio,inondati da pensieri che logoravano la mia mentre,entrambi posti nei lati più estremi della macchina. Guardavo il paesaggio che scorreva velocemente davanti a me ma la mia mente era altrove,rivolta dietro quella fitta vegetazione verso una persona di cui conoscevo solo il nome, Kyle , colui che mi trovò insieme a mio padre quando ero ancora in fasce. Di lui conoscevo solo il nome e questo bastava a farmi venire la pelle d’oca. Probabilmente conosceva la vera identità dei miei genitori biologici, coloro che un tempo probabilmente non ci avevano pensato due volte a buttarmi via ma mi piaceva pensare che quella lettere significasse qualcosa di più,che quel gesto non fosse volontario ma dovuto! Frutto di un amore realizzato nel peccato che aveva dato i suoi frutti. Da quei frutti ero nata io.

il tempo sembrava essersi fermato del tutto e lo spazio circostante sembrava essersi ristretto,soffocandomi per asfissia. Mi voltai verso Johnny,teneva gli occhi fissi sulla strada e nascosti da quegli enormi occhiali che ricoprivano gran parte del suo viso ma nonostante ciò vedevo il riflesso del suo sguardo perso nel vuoto e il suo volto racchiuso in una maschera di marmo.

Non aveva detto nemmeno una parola,un sibilo o un flebile suono. Non si era limitato nemmeno a cercare il mio sguardo come se avessi smesso di esistere dal momento esatto in cui lo avevo rifiutato. La mia testa sembrava una bomba ad orologeria pronta a scoppiare. Mi torturai le mani e mi sentì una morsa infernale allo stomaco che mi stava divorando l’anima ad ogni minuto trascorso.


Arrivammo dopo qualche minuto in una casa di campagna indirizzataci dall’attuale prete della chiesa in cui mio padre mi ritrovò. Era una casa interamente rivestita da un legno scuro,da un porticato completamente fasciato da dell’edera riposta a spirale,con delle rose rosse che incorniciavano il tutto.

La macchina si fermò nell’immenso viale e le ruote sdrucciolarono lievemente al contatto con i piccoli sassolini. Johnny ispirò improvvisamente e aprì lo sportello,scendendo senza dire nulla come se l’aria fosse diventata irrespirabile. Guardai la sua figura per poi spostare lo sguardo verso quelle grandi mura,cercando di muovermi o limitarmi a fare un passo ma le gambe sembravano non rispondere al minimo comando. Non ero più padrona del mio corpo.
Ingoiai il rospo che mi si era formato in gola e scesi dalla macchina,indecisa se proseguire o ritornare da dov’ero venuta,lasciandomi il passato alle spalle e seguendo quel futuro così pieno d’incertezze. Che stavo facendo? Non era mai stata quel tipo di persona che si tira indietro ad ogni difficoltà ma stavo scoprendo una nuova sfaccettatura di me stessa di cui non andavo fiera. Mio padre mi aveva sempre insegnato a combattere le mie paura,senza lasciarmi sconfortare da nulla. In questo momento mi sembrò quasi di tradirlo.

Johnny era già arrivato davanti al grande portone si voltò nell’attesa che lo seguissi,facendomi segno di raggiungerlo e così avanzai lentamente,misurando perfino il mio stesso passo.

«sei pronta?», mi chiese quando fui al suo fianco, guardando terrorizzata quell’enorme porta di ebano scuro, rompendo il silenzio che aveva curato di mantenere per tutto il viaggio. Ispirai profondamente, socchiudendo gli occhi e pensando alla risposta più adeguata al momento. Ero veramente pronta? .
«Allison se non te la senti possiamo ritornare indietro! Basta una sola parola», aprì di scatto gli occhi,cercando di non incrociare il suo sguardo che ora come ora mi stava trapassando da una parte all’altra. Avrei desiderato con tutta me stessa lasciar perdere questa folle idea e ritornare a casa, da Sergio! Ma non potevo, non potevo aver percorso milioni di chilometri alla ricerca delle mie vere origini e scappare via come una codarda « ce la posso fare », sibilai con voce tremante, suonando il campanello con decisione … non molta veramente

Mi sembrò di morire quando iniziai a contare i minuti,minuti che in quel momento sembrarono ore in cui la mia mente navigò lontana. Mi guardai indietro più volte e intravidi una piccola voragine poco lontana dove buttarmi. Avevo sempre desiderato buttarmi da un dirupo,si… sarebbe stata la soluzione migliore!
La porta si aprì di scatto,facendo scricchiolare le sue assi e mi ritrovai dinnanzi gli occhi un uomo di mezz’età dai capelli grigi e brizzolati e con due enormi occhi che gli illuminavano il volto. Ci guardò basito,storcendo la bocca per poi dedicarci un sorriso affabile «posso fare qualcosa?», domandò con la sua voce roca e profonda,dopo averci esaminato bene. Aprì la bocca per poi richiuderla poco dopo non trovando le giuste parole. Iniziai a balbettare e in quel momento cambiai una decina di tonalità diverse di colore,sembravo un semaforo! Johnny mi rivolse un occhiata veloce,cercando di interpretare il mio stato d’animo o se quantomeno respirassi ancora. Si voltò verso quell’uomo lasciandogli un mezzo sorriso e puntandogli la mano … in segno di pace

« Salve signore, io sono … Leo … e lei è Allison! Siamo qui perché abbiamo bisogno del suo aiuto e lei è l’unica persona che probabilmente potrebbe farlo. Lei è Kyle Mikolson no?», rimase interdetto per svariati secondi,cercando di scrutare i nostri volti e capire meglio le nostre intenzioni,per poi allontanarsi dalla soglia della porta,permettendoci di entrare.

Avanzammo quella porta senza nemmeno dire una parola,seguendolo mentre ci conduceva in una stanza enorme con un gigantesco camino a riscaldare l’ambiente e a illuminare la stanza. Tenevo lo sguardo basso,seguendo i miei stessi passi,torturandomi le mani alla ricerca delle giuste domande per avere le giuste risposte.

« accomodatevi pure », sussurrò l’uomo facendoci segno verso l’enorme divano adiacente al camino. Johnny mi strinse una spalle e lo guardai in viso,specchiandomi nei suoi occhi. Mi persi per pochi secondi nell’immensità del suo sguardo e notai che era diverso da quello che mi aveva riservato sino a pochi minuti prima, questo cercava di darmi conforto e scuotermi. Mi specchiai nei suoi occhi e in quel momento non riconobbi nemmeno me stessa,non avevo di fronte ‘’Allison Evans’’ ma solo una ragazza dalla stessa forma ma con una trasparenza diversa. C’era qualcosa di diverso in quello sguardo,non emanava più quella stessa luce di cui andavo fiera,quel viso non aveva più le stesse conformità di un tempo. Questo viaggio,questa situazione mi stava cambiando,trasformandomi in una persona che non conoscevo,che non faceva parte di me. Chi sei? Chi era quella donna che tanto mi somigliava.

Ritornai in me stessa quando avvertì gli occhi di quell’uomo puntati addosso,cercando di capire il motivo della nostra visita. Mi sedetti sul divano accavallando le gambe mentre Johnny si accomodò nell’altra punta come se starmi troppo vicino fosse una grande colpa.

« beh … mister Mikolson mi dispiace molto disturbarla ma come le ho spiegato prima abbiamo un urgente bisogno del suo aiuto. Ci ha mandati padre Keimbool. Si ricorderà sicuramente di lui no ? », spiegò Johnny tutto d’un fiato

«certamente!» rispose senza pensarci due volte « è lui che dirige la chiesa in cui ero amministratore un tempo ma … che ha a che fare con voi?» increspai la bocca indecisa se parlare o far continuare Johnny che in quel momento sembrava cavarsela abbastanza bene ma non era Johnny a dover trovare se stesso ma io.

«signor Micholson, circa vent’anni fa trovaste nella navata della chiesa un cesto con dentro una bambina,ricorda?l’», l’uomo abbassò lo sguardo,corrucciando il viso e increspando le labbra,aprendo la bocca per poi richiuderla poco dopo. Non avrei sopportato ulteriormente quel silenzio che mi stava logorando l’anima.

«come fate a sapere quella storia?»

Tremavo. Tremavo come una foglia scostata da un vento violento e delle lacrime si fecero spazio tra i miei occhi,minacciose di buttarsi giù. Dovevo essere forte,non potevo mostrarmi debole né davanti a Johnny né a nessun altro!

« … perché sono io quella bambina … »

il suo sguardo si tramutò in una maschera di stupore e si portò entrambe le mani alla bocca, stupito,sconvolto e stupefatto. Avrei perfino giurato di vedere delle lacrime nei suoi occhi chiari

«Tu! ». esclamò senza fiato dopo svariati minuti, puntandomi un dito contro «Non ci posso credere di averti davanti agli occhi … » sussurrò in un filo di voce,balbettando per l’enorme incredulità. Una lacrima mi rigò il viso e la stanza mi sembrò troppo piccola per contenere tutte quell’emozioni che stavo soffocando e che mi stavano bruciando il petto.

Lo guardai alzarsi improvvisamente e abbassarsi,gravando il peso sulle gambe e prendendomi le mani, stringendole fra le sue. I suoi occhi erano puntati sul mio viso e delle lacrime gli rigarono il viso,contratto in una smorfia quasi di dolore « credevo che non avrei mai avuto più tue notizie … non posso credere di averti davanti agli occhi bambina,di toccarti con queste mani che hanno preso il tuo corpicino piccolo e indifeso! », sorrisi quando dalla sua bocca uscirono queste parole e mi ricordò mio padre,il suo amore incondizionato per una ragazza che non era nemmeno sua figlia. In quel momento capì tutta la sua paura a non lasciarmi andare,a tenermi sempre sotto una campana di vetro. Aveva sempre avuto paura di perdermi,che lasciassi il nido abbandonando lui e la mamma …

« come sta tuo padre dimmi! Non ho sue notizie dal giorno in cui mi telefonò dicendomi che avevano avviato le pratiche per l’adozione», mi irrigidì di scatto,ritraendo la mano. Mi sembrava di andare a fuoco e fui costretta a distogliere lo sguardo per evitare di crollare definitivamente. Johnny rimase immobile come una statua, sgranando gli occhi, aprendo la bocca per poi richiuderla incapace di dire quelle parole che non avrei mai voluto più usare

« è morto », rispose prontamente evitandomi un ulteriore pugnalata al petto. Kyle lo fulminò con lo sguardo per poi guardare me come se stessi per morire. «non. Posso. crederci! E’ una follia,un abominio! », si alzò bruscamente , girovagando per la stanza con le mani nelle tempie e con gli occhi sbarrati. Il suo amico non c’era più e i sensi di colpa lo stavano sicuramente divorando come era successo a me quando mi vidi morire i miei genitori tra le braccia.

« non ho parole Allison! Ma ricorda solo una cosa : non lasciare che i ricordi sfumino via,diventando solo granelli di polvere … i tuoi genitori vivono in te, in ogni tuo gesto! Loro sono parte integrante del tuo stesso essere »,

« a me non piace ricordare » risposi prontamente deviando il suo sguardo «mi fa troppo male » mi ritrovai la sua mano fredda accarezzarmi le guancie calde,in modo da rassicurarmi e risollevare il mio animo dannato

«è vero … ricordare fa male ma è tutto ciò che ci resta …», il suo sorriso era qualcosa di unico,mi ci sarei aggrappata solo per non cadere giù. Sapevo che mi avrebbe dato la mano per risalire in superficie e fuoriuscire da quella corazza di vetro che mi ero costruita. Avevo paura a lasciarmi andare alla vita,non volevo più soffrire e questo comportava non provare qualcosa. Lui era il tipo di persona che mi avrebbe aiutata a non cadere in quel baratro che mi stava risucchiando via.

« comunque non penso siate venuti fin qui per informarmi solo di questa tragica notizia no?», ci chiese cogliendo nel segno e ritornando al suo posto, adagiandosi sulla poltrona in modo da dedicarsi pienamente a me e a ciò che da li a poco sarebbe uscito dalla mia bocca «si c’è dell’atro », sussurrai flebilmente « voglio sapere chi sono, ritrovare le mie vere origini e coloro che mi hanno messo al mondo! », proferì tutto ad un fiato, guardandolo dritto negli occhi, cercando di far trasparire la mia sicurezza. Non c’erano remissioni di peccati e una delle caratteristiche che mi rispecchiavano di più era la testardaggine che avevo sicuramente ereditato da mio padre. Solo una domanda mi girava nella mente: che cosa avrei fatto una volta scoperto la loro identità? Non riuscivo a dare una risposta coerente alle mie idee ma dopotutto non avevo percorso tantissimi chilometri solo per sentirmi dire dei nomi ma avevo bisogno di ritrovare me stessa. La mia mamma e il mio papà probabilmente non erano i miei genitori biologici ma sicuramente era qualcosa di più grande, i genitori non sono coloro che ti generano ma coloro che si assumano le responsabilità della tua vita, che prendendo tra le mani il peso di un nuove fiore che sboccia. L’amore che provavo per loro non potrà mai essere rimpiazzato da nessun altro.

Ritornai alla figura di Kyle che stava meditando sul da farsi, incapace di decidere se raccontare la verità o tacere come avevano fatto in questi anni « Allison, torna a casa finché sei in tempo. Le risposte che cerchi non ti porteranno che in un baratro di cui non potrai uscire … inutile soffrire per qualcosa che è meglio non conoscere »,

« Ho visto morire davanti agli occhi le due persone più care in questo mondo signor Mikolson , quindi credo di poter sopportare tutto! Voglio ritrovare me stessa, capisce?Voglio ricomporre pezzi di quel puzzle rimasti troppo tempo scomposti. Non mi neghi tutto questo la prego … », sbuffò , esasperato dai miei lamenti ma lo vidi rilassarsi, mettendosi più comoda nella poltrona e accavallando le gambe. I suoi occhi si spostarono fulminei da me a Johnny. Probabilmente stava cercando di prendere tempo o probabilmente ricercava un modo più sobrio per spiegarmi il tutto turbandomi il meno possibile.
Mi voltai verso Johnny che aveva lo sguardo puntato verso l’uomo che aveva davanti. Il suo viso era serio e contratto in una smorfia nascosta dai suoi baffi folti, mentre ticchettava le dita nel divano e muoveva su e giù la gamba dal nervosismo. Non ero quindi la sola con un infarto in corso?

« Beh Allison … », cominciò l’uomo richiamando la mia attenzione « tutto ebbe inizio circa venticinque anni fa quando tua madre era poco più di una bambina e fu lei a raccontarmi questa storia e a rendermi partecipe di quegli eventi che stavano a poco a poco mettendo fine alla sua vita. Quando scoprì di essere rimasta incinta il mondo parve crollarle addosso e quella gravidanza sarebbe stata la sua condanna a morte. Suo padre era un uomo aggressivo, violento , un uomo di altri tempi e quando scoprì la dura realtà minacciò di cacciarla di casa se non avesse messo fine a quell’abominio che stava crescendo dentro al suo grembo. Tua madre, AnnaLisette, non volle sapere ragioni e decise invece di portare avanti la gravidanza. Era giovane, troppo giovane e decise che ti avrebbe messa al mondo anche con l’opposizione della sua famiglia e di un uomo in cui l’identità doveva rimanere segreta così da non aggravare la situazione. Ma tutti conoscevano la sua identità, lui era Jim Cooper, uno dei più grandi componenti della mafia, un assassino e un uomo molto spietato. L’aveva minacciata … ti avrebbe uccisa una volta venuta al mondo perché non poteva permetterti di rovinargli la vita, era un uomo sposato e quel matrimonio gli serviva da copertura per non venire annientato o scoperto, quindi minacciò di uccidervi entrambe. La situazione diventò insostenibile finchè tua madre scomparve dalla circolazione per un po’ e dopo pochi mesi ritrovammo davanti la navata della chiesa una bambina bellissima e due lettere, tra cui una indirizzata a me mentre l’altra era per la piccola …»,

« che fine fece quella lettera? », intervenne Johnny dando voce ai miei pensieri . Ero troppo sconvolta per fare domande e rimasi li, immobile e con lo sguardo perso nel vuoto e un senso di sgomento che mi tormentava il cuore. Non potevo credere alle parole che erano appena uscite dalla sua bocca, era una storia surreale e mi venne quasi difficile credere a quelle parole ma purtroppo i suoi occhi non mentivano affatto.

« la bruciai! Sarebbe stato troppo pericoloso e tuo padre non doveva sapere della tua esistenza perché altrimenti ti avrebbe uccisa. Quell’uomo ha sempre messo davanti l’orgoglio e la propria vita. La tua nascita sarebbe stata la sua rovina »,

« e che fine fece mia madre? », chiesi con un improvviso nodo alla gola. Non potevo immaginare che la mia nascita avesse comportato tutte queste conseguenze ma con tutto ciò mia madre andò contro tutti e tutto, dandomi alla luce.

« Qualche giorno dopo la tua nascita la situazione divenne insostenibile. Tua madre era tornata dicendoti di averti persa a causa di uno sfortunato incidente ma tuo padre non le credette e dopo un violento attacco d’ira cercò di mettere fine alla sua vita. Fu allora che sua madre, tua nonna, decise di portarla via con sé e da quel giorno di lei non si hanno più notizie. Quel fatto sconvolse tutti, soprattutto tua nonna che era pronta ad accettare la tua nascita e quando scoprì che tua madre ti aveva persa ne rimane molto addolorata. Solo io sapevo la verità e chiesi più volte a tua madre di riprenderti , che avevi bisogno di lei ma lei rifiutò. Dovevi rimanere nascosta, lontano dalle grinfie di coloro che non ti volevano, facendomi promettere che mai e poi mai avrei raccontato la verità. Oggi ho mancato a quella promessa mia cara, quindi abbandona la ricerca Allison. E’ inutile continuare a cercare qualcuno che non vuole essere trovato.», rimasi sconvolta e le lacrime cominciarono a rigarmi il viso. Non potevo credere a ciò che avevo appena udito … non potevo crederci.

« sono tutti andati via? Non è rimasto nessuno? », chiesi con un magone allo stomaco, mentre continuavo a piangere e a singhiozzare come se fossi una bambina di pochi anni. Johnny si avvicinò a me, sfiorando la mia mano con la sua.

«tuo padre è rimasto qui »,

«e dove si trova? », chiese Johnny alzandosi in piedi violentemente

« nella prigione di New Orleans »,

Oggi avevo scoperto la storia di mia madre, di come aveva combattuto contro il mondo pur di mettermi alla luce ma nonostante ciò aveva rifiutato di portarmi con se , lasciando in mano al destino. Aveva compiuto il suo dovere, mi aveva dato alla luce ma non si era minimante interessata del destino di una povera bambina in fasce, mettendomi al mondo facendo imparare già da neonata il vero significato della vita. La vita è talmente difficile a volte e non lascia nemmeno il tempo di respirare, di inalare aria perché il tempo viaggia troppo velocemente per corrergli dietro.

Mi alzai con gli occhi ancora lucidi, i pugni stretti e le labbra serrate. Johnny si avvicinò a me mettendomi la mano sulla spalla per darmi il minimo di conforto

« che cosa vuoi fare ora? », mi chiese cauto, come a non volermi sconvolgere più di tanto

« ho un debito da saldare Johnny! Come prima cosa voglio incontrare mio nonno e rendergli partecipe della mia esistenza, dopodiché voglio trovare mia madre e ringraziarla per avermi messo al mondo»

Sarebbe stata dura, probabilmente ci avrei impiegato anni a trovarla ma lo avrei fatto ad ogni costo. Dovevo far si che questo dolore che adesso mi stava torturando il petto si tramutasse in qualcosa di più. Mi sentivo morire dentro, mi sentivo male al pensiero che mi madre si era rifiutata di riprendermi e portarmi con se ma dovevo ringraziarla perché se così non fosse stato non avrei mai conosciuto i miei genitori, Sergio e Johnny. Dovevo incontrare AnnaLisette perché avevo un debito con lei e l’avrei conosciuta si, anche se dovrò passare la mia vita a cercarla.



Salve mi presento sono Aishia :D
Non uccidetemi vi prego!! Lo so, è tantissimo tempo che non aggiorno ovvero più di nove mesi ma ho una giustificazione più che plausibile u.u
Quest’anno ho avuto gli esami e finalmente mi sono diplomataaa :,) quindi ho dedicato ‘’molto’’ tempo allo studio mentre quello per scrivere è stato praticamente nullo.
Quindi chiedo venia a tutti coloro che hanno aspettato un continuo ma ora vi prometto che sarò più attiva e che non vi farò aspettare altri nove mesi per un altro capitolo ^-^ spero …
Potrò dedicarmi a tutte le storie rimaste in sospeso come adesso ricorderete ‘’la luna rossa’’. Quella ci sto mettendo due anni per concluderla -.- caliamo un velo pietoso va xD
Spero solo che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e mi illudo di sentirci presto! ^-^
Un bacione forte
Aishia
  
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