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Autore: Afaneia    14/07/2014    4 recensioni
È passato circa un anno dal ritorno di Rosso a Biancavilla e la sua storia con Blu pare finalmente essere stabile: Missingno ha abbandonato la sua mente e lui ha rinunciato alle sue ambizioni per vivere una vita quieta e serena. Persino Giovanni è ormai tornato per restare. Tutto sembra perfetto, finalmente, e Rosso e Blu decidono di fare il passo forse più importante della loro vita: quello di adottare un figlio.
Diventare genitore sarà senz'altro un'esperienza nuova per Rosso, che in vita sua non ha conosciuto mai che la solitudine delle cime innevate, e che non ha avuto molto tempo per essere bambino, quando era il momento; ma ad aiutarlo nel trovare la sua strada verso la paternità sarà forse la persona che meno si aspettava, ma che più di tutte al mondo pare comprenderlo, Giovanni, che ancora deve convivere con lo spettro di Mewtwo...
Il più grande desiderio di questi due uomini così diversi sembra ora quello di trovare la pace negli occhi dei loro figli.
(spin off della Saga della Prescelta Creatura; sconsiglio caldamente di leggerla a chi non avesse letto le precedenti).
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Giovanni, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Ora i miei occhi vedono

perché vedono te.


Bugo, Ora i miei occhi vedono.


Il giorno in cui Drake compì nove anni, Rosso non si sentì immediatamente più vecchio. Al contrario, trascorse una giornata piacevolissima con la sua famiglia e nel primo pomeriggio si occupò volentieri della festa di compleanno: ricevere gli ospiti, intrattenere i genitori, sorvegliare i giochi...

Era una bella giornata e i bambini giocarono perlopiù in giardino, urlando e rincorrendosi e sporcandosi i vestiti. Rosso li sorvegliava dalla porta, girandosi pensierosamente in mano un piatto di plastica ormai vuoto, e sorrideva delle loro urla. Quanto tempo era passato da quando anche lui aveva giocato agli stessi giochi in quel giardino, rincorrendosi con Blu?

"Papà, papà, stasera posso andare a dormire dal nonno? Ha detto che domattina mi fa vedere i Pokémon del suo parco!" esclamò a un tratto l'acuta voce di Drake. Sorpreso, Rosso chinò gli occhi a incontrare quelli del figlio: era arrivato correndo di gran carriera dal cancello, dove si stava affacciando in quel momento Oak. L'anziano professore camminava ormai a passi tardi e lenti, affaticati, eppure conservava ancora una vitalità instancabile, una voglia di vivere, scoprire, indagare... Rosso sollevò una mano a salutarlo, prima di chinarsi di nuovo sul figlio: aveva le guance arrossate per le corse e i giochi, la fronte lucida di sudore, i biondi capelli come fili sottili, scarmigliati e umidi. Rosso glieli sistemò con la mano, sorridendo: anche lui, un tempo, era stato così impetuoso, dinamico, vivace.

"Certo, Drake. Ora vai ad aiutare tuo nonno e fallo accomodare in casa, poi torna pure a giocare coi tuoi amici. Io arrivo subito. E non tormentarlo per sapere se ti ha portato un regalo!" lo ammonì poi, ma inutilmente: Drake stava già correndo attraverso il vialetto, gridando esattamente la frase che Rosso gli aveva appena raccomandato di non dire.

Scuotendo il capo, Rosso rientrò in casa e andò al piano superiore alla ricerca di Blu: era salito da quasi quindici minuti, ma ancora non era ridisceso. Tuttavia il bagno era vuoto, la loro camera deserta: dove poteva...

Ma certo. Blu era in piedi, immobile sull'uscio di quella camera: teneva le braccia incrociate, la spalla appoggiata contro lo stipite della porta. Era in silenzio: si limitava a osservare la cameretta di Drake, i poster appesi alle pareti, i mobili verniciati di bianco, il copriletto con una delicata fantasia di Vileplume e Bellossom, i costosi giocattoli sugli scaffali, la culla che avevano lasciato, quando ancora non sapevano se volevano adottare un altro figlio...

"Blu" lo chiamò con un senso lieve d'incertezza: sentiva di starsi intromettendo in un momento molto delicato. Ma Blu non parve turbato: voltando leggermente il capo verso di lui, sorrise appena e tornò a dargli le spalle, forse per nascondere il naso arrossato e le palpebre gonfie. "Amore."

In due ampie falcate, Rosso fu al suo fianco e lo avvolse tra le braccia. Blu non si oppose: affondò interamente nel suo petto, sorridendo appena, e levò gli occhi su di lui. Sì, aveva pianto. Rosso lo scrutò vivamente.

"Blu, amore... che cosa c'è?"

"Non importa. Solo un po' di malinconia. A te non capita mai?"

"Non in camera di Drake" affermò Rosso seriamente. "Che cos'hai?"

Blu scosse lentamente il capo: Rosso, che lo conosceva bene, seppe che stava trattenendo le lacrime. Quando parlò, la sua voce suonò leggermente più alta del normale.

"Sono già passati nove anni, Rosso. Tra un anno vorrà avere il suo primo Pokémon, partirà per qualche viaggio... non potremo più proteggerlo."

"Oh, Blu..." incominciò Rosso, ma subito Blu lo interruppe: "No, Rosso. Non sono paranoie da mammina iperprotettiva: è la verità. Quando dico che non potremo proteggerlo non mi riferisco ai malintenzionati, agli incidenti... parlo di lui, delle scelte che potrebbe compiere."

"Drake è un bambino intelligente."

"È tuo figlio" ribatté Blu. Non c'era rancore nella sua voce. "È testardo, impetuoso..."

"Non è affatto ambizioso, però." Rosso aveva capito dove portava il discorso di Blu, o almeno così gli sembrava. "La danza gli interessa quasi più dei Pokémon." Era vero: da quando Drake aveva insistito per essere iscritto a scuola di danza, due anni prima, questa era diventata una delle sue più grandi passioni. Rosso aveva avuto il sospetto che all'origine di questa sua scelta vi fosse una graziosa bambina con le trecce nere, ma in ogni caso Drake adorava veramente ballare.

"Non esiste solo l'ambizione, Rosso" disse Blu. "Ci sono altre passioni... altri difetti."

Rosso sorrise nei suoi dubbi, intrecciando lentamente le dita nei suoi capelli. "Hai paura che diventi come me?" domandò dolcemente. Blu scosse il capo.

"Ho paura che diventi infelice, come sei stato tu" replicò semplicemente. "Non parlo solo del suo viaggio. Noi non ci saremo per sempre e non sempre saremo coinvolti nella sua vita. Non potremo sempre esprimere il nostro parere quando sceglierà a chi legare la sua vita, che lavoro fare..."

"Ma Blu" insisté Rosso, afferrando le sue spalle come se volesse riscuoterlo da questi pensieri "Drake non ha ancora dieci anni!"

"Appunto, mio caro" mormorò Blu teneramente, come se questo fosse esattamente il fulcro del problema. "Dieci anni! Tanto poco l'avremo avuto con noi!"

Dieci anni. Loro stessi ne avevano quasi trenta, li avrebbero compiuti l'anno seguente: voleva dunque dire che erano trascorsi quasi vent'anni da quel giorno in cui avevano scelto i loro Pokémon, si erano sfidati in quel laboratorio...? Per la prima volta Rosso vide quei vent'anni incisi, scavati nel volto di Blu; li lesse nella piccola ruga verticale che gli vide per la prima volta tra gli occhi, mentre era così accigliato... l'accarezzò pensierosamente con un dito. Vent'anni...

"Scendiamo, altrimenti mia madre penserà che ci siamo appartati, alla nostra età" si costrinse a dire scherzosamente nel tentativo di esorcizzare quel pensiero. Anche Blu rise all'idea e si asciugò per l'ultima volta gli occhi con la mano.

"Giusto, scendiamo."

"A proposito, Drake vorrebbe andare a dormire da tuo nonno stanotte. Gli ho detto di sì" lo informò mentre si avviavano verso le scale. Blu assentì.

"Hai fatto bene. A mio nonno fa bene un po' di compagnia. Ed è tanto che noi due non stiamo un po' da soli" soggiunse superandolo lungo le scale con una risata maliziosa. Rosso ne sorrise: era tanto che non udiva quella risata.


Anche se la casa del suo bisnonno distava forse cinque minuti e sarebbe stato di ritorno il giorno seguente, Drake si portò dietro come al solito una piccola valigia piena di giocattoli, libri e vestiti adatti a tutti i climi. Rosso e Blu andarono a salutare lui e Oak in giardino e Drake li salutò seriamente come se fosse in procinto di partire per una piccola guerra.

"Addio, papà: ci rivedremo domani mattina!" furono le sue ultime parole prima di scomparire aldilà del cancello.

"Chissà da chi ha imparato a parlare così" commentò Blu a mezza voce, in tono divertito. Rosso lo guardò sorpreso: "Da chi?"

"Ma da te! Non fosti tu a dirmi, quando avevamo undici anni, che la mia serenità placava il tuo animo avido e ambizioso o qualcosa del genere?" lo rimbeccò Blu ridendo apertamente. Neppure Rosso poté trattenersi dal ridere a quel ricordo, quello dei suoi discorsi infantili elevati e altisonanti. Gli diede una pacca sul sedere e Blu si scostò divertito da lui, apprestandosi a rientrare in casa.

"Vado dentro a sistemare un po' di quegli avanzi. Tu vieni?"

"Arrivo tra un minuto" rispose Rosso distrattamente. Blu rientrò in casa socchiudendo la porta.

Era una serata calda, piacevolmente ventilata. Immobile sul vialetto, Rosso inspirò profondamente quell'aria tiepida e profumata, l'aria della sua casa a Biancavilla, e quasi per un'abitudine lasciò vagare lo sguardo sull'orizzonte. Quella sera l'aria era limpida, ogni cosa aveva un contorno nitido, nettamente definito. Si vedeva anche, piccolissima a quella distanza, la cima della Torre dell'Avvento - così era stata chiamata l'elevata Torre che Missingno aveva innalzato per celebrare l'inizio della sua Età dell'oro. Quella sera Rosso v'infisse lo sguardo con particolare fissità: per qualche motivo, aveva sempre sentito quell'edificio come la risposta a ogni suo affanno.

"Avvento di Missingno" ripeté tra sé, rievocando le parole che su quella Torre erano incise. Erano davvero trascorsi dieci anni da quel giorno in cui Luisa gli aveva descritto il vero significato della sua maledizione, gli aveva spiegato che il suo sacrificio l'aveva portata a salvare il mondo intero dal destino che Celebi, senza volere, aveva imposto a tutti compiendo il peccato originale? Sorrise pensierosamente, riflettendo su quell'idea che gli era balenata in mente nel momento in cui Blu gli aveva confidato i suoi timori sul futuro di Drake. Ecco, concluse finalmente levando gli occhi su quella Torre, quella sera, dopo anni, aveva compreso qual era veramente il dono che Missingno gli aveva fatto per ripagarlo di tutti i suoi dolori, come gli aveva promesso nella Città dei Numeri: era lo stesso dono che aveva fatto a tutta l'umanità, ma lui solo, ancora, sembrava esserne consapevole. Missingno gli aveva permesso di liberare suo figlio, facendolo contribuire al supremo atto di redenzione compiuto da Luisa, e mai nessun dono, nessun risarcimento al mondo avrebbe potuto costituire per lui maggiore fonte di felicità in quel momento. Drake sarebbe stato veramente libero anche grazie a lui, che libero non era stato. Ne era valsa la pena, dunque, di perdere dieci anni di vita, per poter vivere e morire sapendo di aver lasciato in eredità a suo figlio non un destino inestricabile, ma un'infinita libertà...

Per la prima volta in vita sua, quella sera Rosso fu grato a Missingno per averlo scelto per quella missione. Levando la mano in direzione della Torre, egli finalmente si riconciliò con lui e poté salutarlo come un vecchio amico. E poiché egli sapeva che Missingno è in tutti i luoghi e in tutte le cose, non ebbe bisogno di essere troppo vicino alla Torre per percepire la sua risposta: era il dolce frusciare del vento, era la serenità che prese le sue membra, era la risposta che poteva dare al suo uomo.

Rientrò lentamente in casa. Trovò Blu in cucina, intendo a sistemare gli avanzi della festa del pomeriggio nel minor numero possibile di contenitori. Scivolò in silenzio alle sue spalle e circondò con le braccia la sua vita sottile. Blu sobbalzò per la sorpresa, ma rise quando sentì le sue braccia avvolgerlo e poggiò quello che aveva in mano. "Oh, Rosso..."

"Blu" mormorò Rosso, affondando il volto nell'incavo del suo collo. "Ho capito."

"Capito cosa?"

"Che Drake è libero, Blu. Che tutto ciò che farà, lo farà non per un destino impostogli, ma perché lo avrà scelto liberamente. E che tutto ciò che noi potevamo fare l'abbiamo fatto, nel miglior modo possibile: l'abbiamo allevato, educato secondo i nostri valori. Non ci era possibile nulla di più."

"E quindi?" chiese Blu con calma. Facendo leva sui suoi fianchi, Rosso lo fece voltare verso di sé e infisse lo sguardo in quelle iridi azzurre soavemente amate. Scorse di nuovo tra i suoi occhi quella piccola ruga verticale, dolorosa, e la baciò. In quel momento sentiva che non avrebbe potuto amare nulla di più di quella ruga accigliata.

"Da un certo momento in poi non ci sarà più nulla che potremo fare per Drake, se non rimanere qui, esserci sempre se avrà bisogno di noi, pregare che non gli accada nulla e che sia sempre felice. Non potremo dargli nulla di più di noi stessi, del nostro amore incondizionato... so che non è nulla di più di quello che mi hai detto tu oggi pomeriggio" soggiunse vedendo un'ombra di melanconia nei suoi occhi "Ma è questa la verità, Blu. Nessuno può garantire per la felicità di Drake. Tuttavia..."

"Tuttavia?"

"Tuttavia io ti prometto che Drake sarà veramente libero. E ti prometto anche che se dovremo rimanere qui, soli, ad aspettare che ritorni o che ci dia sue notizie, o che ci telefoni una volta all'anno dalla sommità di un monte dove si è ritirato per allenarsi" proseguì con una lieve nota ilare nella voce "Io attenderò con te vicino a quel telefono, per tutta la vita, se sarà necessario."

Per un attimo Blu chinò gli occhi confuso a queste parole: non sembrava che fosse quella la risposta che voleva da Rosso. Ma dopo un momento levò di nuovo lo sguardo e sorrise.

"Grazie" mormorò cingendogli il collo con le braccia. "E chi te lo ha detto che Drake sarà libero? È uno di quei discorsi filosofici che fate tu e mio padre quando io non ci sono?" chiese poi in tono canzonatorio. Rosso sorrise: "Più o meno."

"A proposito, viene domani a cena."

"Nessun problema" commentò Rosso distrattamente, facendo per allontanarsi a questo punto dalla stretta delle sue braccia. Ma Blu non sembrava affatto intenzionato a lasciarlo andare: era stupefacente quanta forza potessero esercitare le sue braccia magre quando si stringevano per abbracciarlo. A Rosso piaceva quella forza: gli pareva che fosse l'espressione fisica della grande dolcezza del suo cuore. Perciò rimase tra le sue braccia e lo strinse ancor più a sé.

"Rosso..."

"Sì?"

"Ti amo ancora come tanto tempo fa."

Rosso sorrise. Aveva affondato il volto nei capelli di Blu, quei riccioli rossi che gli parevano emanare un profumo meraviglioso, il profumo della sua casa. "Ti ho amato un po' di più per ogni giorno che abbiamo trascorso."

Blu lo guardò dolcemente. "Allora spero che mi ami davvero tanto. Abbiamo quasi trent'anni, Rosso. Sto cominciando a sentirmi incredibilmente vecchio. Anche tu ti senti più vecchio?"

Sì, qualche volta si sentiva vecchio. Tuttavia provò a minimizzare: "Mi sento più maturo."

La meravigliosa risata di Blu, cristallina, immutabile, liberatoria. "Smettila! Stiamo invecchiando tutti e due. Scommetto che non saresti più in grado di portarmi al piano di sopra in braccio come hai fatto la prima volta..."

Blu sapeva perfettamente che Rosso non poteva resistere a una sfida lanciatagli.


Drake aveva adorato l'idea del campeggio in giardino sin dal momento in cui Rosso gliel'aveva proposta. Quel pomeriggio Blu era partito alla volta della Lega Pokémon per presenziarvi come Capopalestra: Rosso, che forse ipocritamente detestava i giorni e le notti che trascorrevano divisi, come ogni anno l'aveva lasciato andare con un velo di malinconia, ma sforzandosi di non farglielo notare, e semplicemente gli aveva ricordato di invitare a cena Luisa e i suoi fratelli il prima possibile. Tuttavia quell'anno reputava di aver avuto davvero una buona idea per ignorare quel senso di vuoto destinato a durare pochissimi giorni, e soprattutto per farlo superare meglio anche a Drake.

Avevano riesumato la sua vecchia canadese blu e l'avevano montata sul prato al tramonto. Avevano mangiato carne alla brace nel giardino ammantato d'ombra e, anche se non era neppure la prima volta che usavano il barbecue quell'estate, il cibo aveva davvero un sapore migliore se consumato in "campeggio". Poi, circondati dalle lucciole, avevano parlato a lungo nella notte, con voci progressivamente più basse e più simili a fruscii via via che tutte le luci, a Biancavilla, si spegnevano. Quando divenne troppo tardi e troppo freddo, si spostarono all'interno della piccola tenda e continuarono a parlare ancora più a lungo, al buio, stretti l'uno all'altro nel sacco a pelo.

"Papà, mi racconti perché sei salito sul Monte Argento?"

"Oh, Drake, ma te l'ho raccontato centinaia di volte!"

"Dai papà, per favore..."

Al buio, Rosso non poteva vedere Drake, eppure riusciva a immaginarsi perfettamente il suo volto pallido e lentigginoso tutto speranzoso e ansioso di sentire per l'ennesima volta la sua storia preferita, con gli occhi pesanti di sonno. Certo, Drake sapeva più o meno tutto della vita dei suoi genitori: sapeva vagamente che lui aveva vissuto grandi avventure, aveva sconfitto l'impero di suo nonno, era stato considerato per anni un allenatore invincibile e quasi leggendario, vivendo in isolamento sulle cime del Monte Argento... sapeva che lui e Blu erano rimasti separati per anni prima di tornare insieme e adottarlo, ma lo sapeva come una semplice curiosità, come una sciocchezza tra adulti, e nulla di più. Conosceva anche la follia di Rosso, la sua ambizione, non nei dettagli, certamente, ma la vedeva come una grande qualità eroica del suo papà. Nessun significato avevano per lui quei dieci anni trascorsi in completa solitudine: dieci anni erano un tempo tanto lungo per lui da non essere nemmeno concepibile, un po' come quando diceva: cento milioni di miliardi di milioni di miliardi di anni. Un tempo tanto lungo da non essere niente, insomma.

Così Rosso gli raccontò di nuovo della sua ambizione, della leggenda della Prescelta Creatura, della sua volontà di diventare realmente invincibile... Drake lo ascoltava nell'oscurità col fiato sospeso: la sua parte preferita era quando lui scalava per la prima volta il pendio ripido del monte.

"Papà, ma c'erano gli Ursaring?"

"Già, c'erano anche degli Ursaring" spiegò Rosso per l'ennesima volta.

"E anche i Misdreavus?"

"Certo. Un sacco di Misdreavus." Drake adorava i Misdreavus. Rosso doveva trattenersi all'idea di rivelargli quale regalo avesse in serbo il professor Oak per il suo prossimo compleanno e ci riusciva solo pensando a quale stupore si sarebbe dipinto sul suo volto alla vista di quel Misdreavus shiny...

"Ma tu non avevi paura?"

Questa domanda era nuova. Rosso fece una pausa prima di rispondere: "Sì, qualche volta ho avuto paura."

"E non avresti mai voluto tornare a casa?"

Come dirgli che tornare a casa era il suo più grande desiderio, ma tornarvi da vincitore, da Prescelta Creatura, col consenso di Ho-Oh, col beneplacito di Missingno? Nell'oscurità di quella tenda, Rosso rivide la sommità estrema della montagna dove solo lui aveva osato mai spingersi: da quella cima, da quella guglia rocciosa elevata verso l'infinito, nei suoi momenti di pazzia, Rosso si era scagliato contro il cielo, urlandogli la sua rabbia e la sua disperazione, disperatamente desiderando gli occhi di Blu, ma sempre senza poter rinunciare alla tragica fatalità di dover compiere la maledizione di Missingno. Da quella cima, quando follemente si era sentito invincibile, aveva furiosamente urlato contro il cielo che era lui la Prescelta Creatura, che era il più forte del mondo; da quella cima, finalmente, disperatamente aveva pregato e pianto, supplicato e implorato Ho-Oh di discendere a lui, di riconoscerlo, aiutarlo, salvarlo; aveva pregato Celebi, non osando nominare il nome di Missingno per timore di udire ancora la sua voce, di sciogliere le sue catene, di dargli la forza di tornare a casa.

"Certo, molte volte."

La voce di Drake cominciava a farsi più lenta e impastata di sonno. "E allora perché non sei tornato?"

Intuendo che stava per addormentarsi, Rosso lo fece sistemare meglio col capo sul proprio petto, prima di rispondere molto lentamente. "Perché ero troppo ambizioso, perché non m'importava di niente e di nessuno, fuori che del mio sogno. Perché..."

Ma Drake si era addormentato. Rosso rimase immobile ancora a lungo, accarezzando con la mano i suoi sottili capelli biondi, con lo sguardo infisso nel tessuto scuro della tenda sopra di lui. Attorno a loro, fuori da quella tenda, la notte era silente e immota. Drake gli aveva appena posto la domanda che da sempre paventava da lui, ma ancora non si era reso conto dell'importanza di quella domanda, né delle implicazioni della sua risposta.

Un giorno forse non troppo lontano, un Drake più alto, più adulto, con gli stessi limpidi occhi azzurri gli avrebbe probabilmente fatto la stessa domanda e non si sarebbe più accontentato di quella risposta solamente. Quel giorno Rosso avrebbe dovuto parlare molto più a lungo, dare molti più dettagli, dire infine ad alta voce quella verità che profondamente l'aveva tormentato in quei lunghi anni, che ancora non aveva avuto il coraggio di rivelare a nessuno sebbene tutti, probabilmente, la sapessero già; la verità che gli faceva bruciare la gola e gli occhi se appena provava a mormorarla...

"Neppure per te sarei tornato, Drake."

Sentì una lacrima bruciagli all'angolo dell'occhio e se l'asciugò piano, attento a non svegliare il suo bambino addormentato. Un giorno, si disse stringendosi ancor più Drake al petto, gli avrebbe rivelato anche quella verità guardandolo negli occhi, fronteggiando la sua reazione... e confidava che quel giorno suo figlio l'avrebbe compreso e perdonato, finalmente.


Fine.


È per me quasi un dolore finire questa storia, dopo avervi lavorato per quasi un anno, anzi di più. Tuttavia, tutte le cose devono finire, e devo dire che non potrei essere più soddisfatta di questo epilogo. Dopo aver provato a scriverlo per mesi e mesi, ieri sera ho avuto un'illuminazione improvvisa: ho cambiato completamente l'idea iniziale e l'ho buttato giù tutto d'un fiato. E lo preferisco così.

Non so se qualcuno starà ancora seguendo questa storia a distanza di mesi dall'ultima pubblicazione; in ogni caso, come mio solito, tengo a fare i dovuti ringraziamenti.

Un sentito grazie ad Animalia1Dfan, cristal_93, Giandra, Linnea, Marie Claire, Sky98 per aver aggiunto la storia ai Preferiti; grazie a DanaYume, Linnea, pikaendpichu98 per averla aggiunta alle Seguite; grazie a pikaendpichu98,cristal_93, Sky98 e Fiulopis per le cortesi recensioni.

Aggiungo un sentito ringraziamento personale a Fiulopis per il suo continuo sostegno personale. La parte in cui Rosso e Blu discutono sul modo di parlare di Drake la dedico ovviamente a lei, che mi rinfaccia questo aspetto della storia da quando ho postato Storia di Rosso e di Blu.

In generale, grazie vivamente a tutti anche solo per essere giunti fin qui, per avermi sostenuta e letta durante tutta la pubblicazione della mia Saga.

A presto!

Afaneia


   
 
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