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Autore: Silvie_Marie    14/07/2014    1 recensioni
Una ragazza e un destino segnato da un branco.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia risuona fragorosamente nelle mie orecchie prima di aprire gli occhi.
Allungo addormentata la mano, tastando la sveglia per spegnerla e quel rumore assordante che mi rimbombava nelle orecchie cessa e io faccio un sospiro di sollievo.
Mi stiracchio un po' le braccia e le gambe, prima di strofinarmi gli occhi e incamminarmi a passi pesanti verso il bagno. Mi lavo la faccia e mi infilo dei pantaloni neri, una maglietta verde marcio tutta tagliuzzata dietro la schiena e una felpa grigia. Mi pettino i miei capelli ricci e neri, in contrasto con i miei occhi verdi smeraldo ed esco con un sorriso stampato sulle mie piccole labbra color rosa pallido.
Poi mi precipito giù dalle scale fino ad arrivare in cucina correndo.
Ogni giorno trovo in cucina mia mamma che prepara con un grande sorriso i pancakes e papà che legge un quotidiano che gli copre tutta la faccia, lasciandogli scoperto solo la fronte biancastra e che nella mano sinistra tiene una tazza verde di caffè fumante.
Mi siedo e aspetto che mia madre serva i pancakes, ma quando incrocia il mio sguardo, mi guarda confusa.
- Cara, che ti é successo?
La guardo senza smettere di sorridere. "Non so, ma oggi mi sento ... Libera, una sensazione straordinaria."
- Niente, mamma, sono solo contenta.
- Di solito non sei mai così contenta... - mi dice versandomi lo sciroppo.
Dopo alcuni minuti di silenzio, controllo l'orologio.
Sono le 7.23. Devo subito andare a scuola.
Mi alzo dalla tavola con un movimento rapido e saluto i miei con un bacio sulla guancia, poi afferro lo zaino che lascio sempre all'entrata e apro la porta dopo aver urlato un grande "ciao" che si interrompe solo quando la porta si chiude dietro di me.
Mi incammino verso la scuola.
L'edificio scolastico che ospita gli alunni del liceo non é molto lontano da casa mia, di conseguenza mi basta camminare lungo il sentiero vicino al bosco e poi svoltare a destra per arrivarci.
Devo dire che sono abbastanza fortunata, così evito di prendere il pullman con gente che non mi è simpatica. Il contrario, invece, è per la mia amica Wendy, che per sua sfortuna, abita a ben tre isolati dalla scuola e non ha scelta se non prendere il pullman.
Percorro il sentiero con le cuffie nelle orecchie e l'iPhone in una tasca dei pantaloni.
Ascolto ogni singola mattina la stessa identica canzone: "Pompeii".
Mentre svolto a destra e mi trovo l'imponente edificio della scuola davanti, sento una brezza leggera e rinfrescante accarezzare la pelle scoperta del collo.
È una sensazione magnifica, solo che non dura molto, perché qualcuno la interrompe toccandomi la spalla e facendomi sobbalzare.
Mi tolgo le cuffie dalle orecchie e le ritiro nella tasca e poi mi giro.
Mi ritrovo il viso contratto in un mezzo sorriso di Wendy.
Non va bene.
- Cos'è successo Wendy?
Lei mi trascina vicino all'albero di fronte all'entrata della scuola, poi sussurra - Stamattina mio padre ha ricevuto una segnalazione che diceva che ieri notte alcuni cacciatori sono stato aggrediti da lupi. Ti rendi conto?? Da dei lupi!!!
Rimango paralizzata.
"Non ricordo bene cosa ho fatto la scorsa notte..."
- Beh, ora cosa c'è? Perché mi guardi così?
Scuoto la testa per togliermi tutte le immagini di quel bizzarro sogno. -Niente, sono solo sconvolta dal fatto che i lupi siano ritornati...
Lei mi scruta per un po', poi mi domanda. - Come 'ritornati'? C'erano stati anche una prima volta?
"Non se ne sono mai andati via, erano nascosti bene nella foresta ad est. Ora non capisco perché abbiano deciso di uscire allo scoperto"
Mi mordo un labbro. "Ma che cosa sto pensando?"
- Niente... Tu non ti devi preoccupare...
Lei alza gli occhi al cielo e poi si sistema lo zaino rosa sulla spalla.
- Va bene, come vuoi - sbuffa annoiata. - Sappi che lo sceriffo ha istituito un coprifuoco per le nove di sera.
- Come fai a saperlo? - replico.
- Sai, non solo tu hai degli assi nella manica...
Ho già capito cosa intende.
Lei adora stare ad origliare le conversazioni che ho giornalmente con Jesse - un mio amico -, figuriamoci se non ascolta una conversazione così importante di suo padre, lo sceriffo!
La campanella suona rimbombando in tutto il cortile e non posso fare altro che tapparmi le orecchie, mi infastidisce.
Wendy incomincia a camminare verso l'entrata della scuola, la seguo e dopo aver superato i gradini di granito, le mormoro. - Certo che la campanella fa un bel trambusto... É quasi fastidiosa....
Lei mi guarda con i suoi splendidi occhi verdi.
- Ma oggi stai bene?
Faccio un cenno. - Sì, benissimo...
- Se lo dici tu... - commenta, mentre ci avviciniamo alla classe.
Wendy, dopo aver messo il suo iPhone in modalità silenzioso afferra con decisione la maniglia e apre la porta con un bel respiro.
Ci sediamo una dietro l'altra: io al primo posto e lei al secondo.
La classe deserta dove siamo entrate pochi minuti prima, si riempie in poco tempo, diventando affollata.
Mi guardo in giro: tutti sembrano non accorgersi delle persone che gli stanno attorno...
Guardo ogni singola persona, conosco come si comportano, i movimenti che fanno e cosa pensano. So tutto di loro, ma loro non sanno niente di me. Questo é un punto a mio favore, allora perché mi sento inferiore a loro?
Mentre ci penso, la mia attenzione viene colpita da un ragazzo che entra nella classe con un libro. É timido, si vede da come avanza piano piano a passi piccoli nella mia direzione.
Poi noto che si siede esattamente di fianco a me.
Lo osservo: ha un viso ovale, lentiggini che gli contornano tutto il naso, labbra piccole e degli occhi che catturano la mia attenzione.
Sono blu scuro che si intreccia per tutto l'iride a un blu molto chiaro. Sembrano simili a quelli del lupo che ho sognato la scorsa notte.
Ma non è possibile.
Lo guardo ancora confusa, quando lui alza lo sguardo dal libro e mi accenna un sorriso.
   
 
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