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Autore: Aniel    15/07/2014    4 recensioni
Cosa accadrebbe se Bonnie facesse un incantesimo per far tornare indietro il tempo? E se solo lei e Klaus ne mantenessero il ricordo? Tutto potrebbe essere sistemato! Il problema? L’incantesimo decide da solo fin quando invertire il tempo, può essere fatto una volta sola e ha dei piccoli effetti collaterali.
L'originario vedrà così la sua vita venire brutalmente sconvolta e prendere una piega che nessuno si sarebbe mai aspettato. Buona lettura! =D
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Klaus, Originari, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 16 – RISVEGLI
 

«Zio John! Cosa ci fai qui?»
«Sono andato via per trovare informazioni su Klaus e nessuno mi ha più contattato. Ho temuto il peggio. Ho temuto di aver perso troppo tempo»
«Credimi, zio, il tempo è l’unica cosa che non è stata persa» rispose Elena, in parte divertita.
«E questo cosa vorrebbe dire?» scattò lui, irritato.
«Niente. Non c’è più nessuno pericolo con Klaus, puoi andartene, la tua presenza non è gradita»
«È questo il modo di parlare a tuo padre?» la rimproverò, con un sorriso. Elena sospirò, demoralizzata; tra tutto quello che era successo aveva dimenticato che John era ancora in giro alla ricerca di un modo per salvarla e adesso che tutto sembrava essersi sistemato, ecco che arrivava lui a complicare tutto.
«John, ti prego, va via e basta» lo supplicò. L’uomo la osservò in silenzio per alcuni istanti, immobile e inespressivo.
«Ho fatto domanda per la tua custodia» Elena sentì il proprio respiro mozzarsi e per un attimo dimenticò tutto.
«Cosa?» bisbigliò, incredula.
«Ho chiesto la tua custodia, come tuo padre, e una volta che l’avrò ottenuta ce ne andremo, fuggiremo dove Klaus non potrà mai trovarti»
«Ti ho detto che Klaus non è un problema» ruggì lei, sentendo la rabbia montare dentro di lei.
«So che vuoi pensarlo, ma in questi mesi ho sentito su di lui molto di più di quanto pensi. Non si fermerà. Arriverà e noi dobbiamo andare via prima che succeda»
«Non vado da nessuna parte con te»
«Elena, ne ho già parlato con il mio avvocato e lui concorda sul fatto che non c’è modo che io perda, soprattutto visti i tuoi voti durante l’ultimo anno scolastico. Jenna non sta svolgendo il suo ruolo in modo appropriato e con il test del dna tu sarai affidata legalmente a me»
«Non penso proprio» sbottò lei prima di prendere le chiavi dell’auto e di dirigersi spedita verso la porta.
«Elena!» urlò John, ma la ragazza corse veloce verso la macchina e vi salì appena in tempo. Cercando di non ascoltare le intimazioni dell’uomo, accese il motore e si allontanò, guidando senza meta.
 
Klaus osservava il fratellino con ansia sempre crescente, quasi temendo il momento in cui si sarebbe svegliato e si sarebbe guardato intorno. Era talmente preso dalle sue preoccupazioni che non sentì il campanello suonare ripetutamente se non quando la persona fuori iniziò a urlare il suo nome.
«Elena!» esclamò, sorpreso di trovarla nuovamente sull’uscio della sua porta «È notte fonda, dovresti essere a casa»
«Lo so» rispose lei, sul punto di scoppiare a piangere.
«Cos’è successo?» Elena prese un respiro profondo.
«Ho bisogno… potresti ospitarmi per un po’? Potrei aiutarti con Henrik, potrebbe farti comodo una mano con lui, magari per insegnargli qualcosa su questo secolo o…»
«Elena!» la fermò. Lentamente, la prese per mano e la accompagnò a sedersi sul divano «Cos’è successo?»
«John è tornato» Klaus fece mente locale e chiuse gli occhi per un secondo.
«Tuo zio John? Quello per cui eri felice che io occupassi la stanza degli ospiti?»
«Si, mio zio, che in realtà è il mio padre biologico e ora vuole la mia custodia e vuole portarmi via per tenermi lontana da te, per impedirti di fare il rituale»
«Ma abbiamo già eseguito il rituale, per tuo volere. Non gliel’hai detto?» le chiese, sbalordito.
«Non ho potuto! Lui è un membro del Consiglio e odia i vampiri con tutto se stesso. Non ha mai accettato Stefan, figuriamoci…»
«Me» concluse Klaus, malinconico «figuriamoci me»
«Non sto dicendo… tu non hai mai fatto niente di sbagliato contro di me, non in questo tempo, e io… lui non accetterà mai i miei sentimenti per te» Klaus si alzò dal divano e camminò avanti e indietro per un po’, controllando di tanto in tanto se Henrik si era svegliato.
«E quali sono i tuoi sentimenti per me?» chiese infine.
«Credo di starmi innamorando di te» ammise Elena in un sussurro.
«E cosa vuoi che faccia?» la ragazza abbassò lo sguardo: sapeva che Klaus era troppo spaventato e insicuro anche solo per riflettere sui propri sentimenti, quindi non si era mai aspettata un “provo anch’io lo stesso”, ma non poté impedirsi di rimanerci male.
«Nascondimi» rispose «fino al mio diciottesimo compleanno, poi John non potrà più fare niente»
«Di quanto tempo si tratta?»
«Circa un mese» gli occhi di Klaus si spalancarono in un’espressione incredula.
«Sta facendo tutto questo per un solo mese?»
«No, sta facendo tutto questo per rivendicare il suo potere su di me e la sua superiorità su Jenna, e usa la scusa di quello che pensa tu potresti farmi per riuscirci. Nella sua mente vuole anche tenermi al sicuro, ne sono certa, ma sa che non andrei mai con lui di mia spontanea volontà a meno che io non sia costretta, neanche con la paura che un famoso vampiro millenario mi sta dando la caccia per uccidermi» Klaus sorrise.
«Sembra che tu abbia dimenticato che due notti fa ti ho effettivamente uccisa»
«Temporaneamente» specificò lei. Si alzò dal divano e si stiracchiò, emettendo un sonoro sbadiglio che fece ridacchiare l’ibrido.
«Immagino che Henrik dorma nel tuo letto. Tu dove dormi?»
«Prendi il divano» le disse «io voglio essere sveglio quando lui si sveglia»
 
Quando Jenna prese il cellulare quella mattina, non sapeva se ridere o piangere e rimase a fissare l’oggetto per quasi cinque minuti.
«Tutto bene?» domandò Alaric, ancora mezzo addormentato.
«Più o meno. La cattiva notizia è che John è in casa, la notizia esilarante è che Elena ha chiesto asilo politico. Klaus mi ha mandato un messaggio» si distese nuovamente sul letto e poggiò la testa sulla spalla del compagno, sospirando.
«E tu torni a dormire?» chiese lui, divertito.
«Non mi va di affrontare John di prima mattina» Alaric stava per rispondere quando qualcuno bussò alla porta.
«Scusate se vi disturbo» era Jeremy «ma abbiamo un ospite sgradito al piano di sotto e sta dando di matto»
Si vestirono velocemente e Jenna scese le scale con un passo d’elefante.
«Cosa vuoi John?» l’uomo concluse bruscamente la telefonata in cui era impegnato e si voltò furente verso di lei.
«Elena è scomparsa stanotte. La sua auto è vicino al cimitero, ma di lei non c’è traccia. Ho chiamato tutti i suoi amici, ma nessuno sa dov’è, nemmeno Stefan»
«È dal suo nuovo ragazzo. Sta bene» John boccheggiò.
«Nuovo ragazzo? Ha un nuovo ragazzo, chi è?»
«Considerando che è andata da lui per stare lontana da te, mi perdonerai se non ti darò nome e indirizzo» John rise di una risata macabra.
«Tu non capisci, Jenna, voglio solo tenerla al sicuro»
«So dei vampiri, John» lo interruppe, cogliendolo di sorpresa. «Mi hanno detto tutto» spiegò, quando il volto dell’uomo si fece interrogativo. «Ed è perfettamente al sicuro con il suo nuovo ragazzo, molto di più di quanto possa mai esserlo con te»
«È un altro vampiro» sbottò lui.
«È un bravo ragazzo» replicò lei «è sufficiente per me»
«Voglio conoscerlo» Jenna si trattenne dallo scoppiare a ridere.
«La loro relazione non è arrivata al punto “ti presento i miei”»
«Tu lo conosci» replicò John «perché io non posso?»
«Perché io sono un membro gradito della famiglia per Elena. Ecco perché» John si avvicinò alla donna fin quasi a sfiorarla.
«Io lo conoscerò, e quando avrò provato che non è adatto ad Elena, lei verrà con me e voi non farete niente per fermarmi»
 
Tutto sembrava così strano per Henrik quando finalmente aprì gli occhi: non aveva mai visto niente di quello che stava guardando e non era mai stato sdraiato su una superficie tanto comoda. Alla sua destra c’era un ragazzo; non riusciva a vedere il suo viso, perché dormiva profondamente con la testa nascosta dalle braccia, a loro volta incrociate sulla stessa superficie sulla quale lui si stava adesso sedendo. Senza riuscire a trattenersi, avvicinò la mano a quella testa e la passò sui capelli del ragazzo, facendolo involontariamente svegliare.
«Nik?» domandò, riconoscendolo.
«Henrik!» le braccia del fratello maggiore si strinsero con forza intorno al suo corpo, ed Henrik si ritrovò ad abbracciarlo di rimando, confuso.
«Sembri diverso» gli disse «dove siamo?» Klaus si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
«Qual è l’ultima cosa che ricordi?» osservò il fratellino riflettere e trattenne il respiro alla sua risposta.
«Mi hai aiutato ad uscire dalla grotta, siamo andati a vedere i lupi. Li abbiamo visti? Io… non riesco a ricordare» sembrava deluso e Klaus si sorprese ad essere felice che non ricordasse, anche se ora doveva essere lui a spiegargli.
«Li abbiamo visti» gli rispose «ma dopo sono successe tante altre cose e io non so come parlartene» gli occhi di Henrik si spalancarono per la paura.
«Papà lo ha scoperto? È molto arrabbiato?»
«Sì, lo ha scoperto»
«Si è arrabbiato con te? Gli dirò che è stata colpa mia» disse immediatamente il ragazzino.
«Henrik»
«Sono stato io a convincerti ad andare a vederli»
«Non importa!» esclamò Klaus, incapace di continuare a sentirlo. «Non devi dirgli niente, non può più fare del male a nessuno»
«Cosa vuoi dire?» se possibile, Henrik sembrava ancora più spaventato.
«È passato molto tempo da quella notte, hai detto tu stesso che sembro diverso, lo sono, sembra che io abbia la stessa età, ma non è così»
«Cos’è successo, Nik?» Klaus sospirò ed emise un gemito di dolore, prima di rispondergli.
«S-sei morto, e noi siamo… cambiati. Mamma non riusciva a gestire la tua perdita e ci ha cambiati, e poi ci siamo divisi. Ma ora ti ho riportato indietro e siamo di nuovo insieme. È tutto diverso, ma andrà bene. Andrà tutto bene» Henrik trattenne il respiro.
«Sono morto» sussurrò tra sé.
«Ma sei di nuovo vivo» tentò di rassicurarlo, accarezzandogli la testa.
«Cosa intendi dire quando dici che mamma vi ha cambiati? Come vi ha cambiati, che posto è questo?»
«Lei era davvero distrutta e ha deciso che non poteva perdere nessun altro, così ha fatto un incantesimo e ci ha resi immortali, non siamo più invecchiati»
«Quanto tempo è passato?» domandò il ragazzino, e Klaus considerò per un istante l’idea di mentire, ma la accantonò subito.
«Più di mille anni» Henrik prese un profondo respiro.
«Mamma e papà?» la sua voce tremava e Klaus desiderò che fosse più facile.
«Mamma è morta molto tempo fa, non molto tempo dopo la tua morte. Papà è morto l’altra notte, una mia amica ha fatto un incantesimo per scambiarvi»
«È morto per colpa mia» balbettò il ragazzino.
«No!» Klaus si affrettò a negare, risoluto «È stata una mia decisione. Lui ci ha reso la vita un inferno, questi mille anni li abbiamo passati a scappare da lui, voleva ucciderci, così ho deciso di scambiarvi. Volevo lui morto e te vivo, potevo farlo e l’ho fatto. Tu non hai nessuna colpa»
«Perché papà voleva uccidervi? Non lo avrebbe mai fatto! È severo e violento, ma non avrebbe mai tentato di uccidervi»
«Voleva uccidere me principalmente, ma Elijah e Bekah mi aiutavano. Probabilmente non avrebbe mai realmente ucciso loro, ma lo avrebbe decisamente fatto a me se ne avesse avuto l’occasione»
«Ma perché?» Henrik sembrava sul punto di avere una crisi di panico, e Klaus dovette dirgli quello che sperava di poter rimandare.
«C’è un motivo se voleva uccidermi, e nella sua testa era giusto farlo. Sono finalmente diventato il combattente che voleva che fossi, e sono più simile a lui di quanto vorrei, ma nel momento in cui il suo disprezzo per me poteva finalmente affievolirsi ha scoperto che gli portavo disonore. Dopo che ci siamo trasformati abbiamo scoperto che mamma ha avuto una relazione con un altro uomo e che io ero nato da quella relazione» Henrik rise.
«Stai scherzando, mi stai prendendo in giro, questo…» la sua espressione divenne improvvisamente seria di fronte alla tristezza di Klaus «questo non è possibile!» l’ibrido dovette fare gran forza su se stesso per continuare a parlare; la reazione del fratello lo stava distruggendo.
«Non ci sono dubbi, Henrik. Mi sono trasformato in un lupo» rimasero entrambi immobili per un tempo che parve interminabile, Henrik perso in chissà quali pensieri, mentre Klaus lo osservava in ogni suo dettaglio, temendo una reazione improvvisa e negativa. «Posso controllarmi» sussurrò infine «grazie a come mamma ci ha cambiati, posso trasformarmi quando voglio e quando sono un lupo posso controllarmi. Non devi avere paura di me»
«Non ho paura di te» sussurrò Henrik di rimando. «Posso vederlo? Non ricordo quella notte, posso vedere te come lupo?» Klaus esitò, forse non era una buona idea, ma forse poteva anche essere meglio così, il loro modo di ricominciare da dove avevano lasciato.
«Aspetta qui» gli disse, prima di correre nel salotto. «Elena! Elena?» chiamò.
«Cosa?» biascicò lei nel sonno.
«Ho bisogno di te, sveglia. Henrik si è svegliato e vuole vedermi come lupo. Ho bisogno che tu stia con lui mentre mi trasformo» la ragazza si svegliò di scatto.
«Cosa?»
«Devo farlo per lui, Elena, ti prego, aiutami» la supplicò.
«Cosa vuoi che gli dica?»
«Non potresti dirgli niente anche volendo, parla vichingo, che non viene parlato da almeno sette o ottocento anni. Limitati a tenergli la mano» Elena prese velocemente un elastico e si legò i capelli, in preda al nervosismo.
«Ok» balbettò, seguendo Klaus nell’altra stanza. L’ibrido si avvicinò al fratello e gli parlò in una lingua che lei non riuscì a comprendere.
«Henrik, ti presento Elena. So che è identica a Tatia, ma ti assicuro che non è lei, quindi non ti conosce, ma ti starà vicino mentre io mi trasformo, ok?» il ragazzino annuì e tese la mano verso Elena, la quale la prese con esitazione prima di sedersi dietro di lui e osservare Klaus prepararsi. Durante l’unica trasformazione in cui era stata presente, Elena era temporaneamente morta e non aveva avuto modo di vederlo durante il cambiamento, anche se l’aveva visto dopo, nella sua forma animale, e sperava che questo fosse sufficiente per permetterle di essere un valido sostegno per Henrik durante quel momento. Conosceva Klaus abbastanza bene da sapere quanto fosse importante per lui questo momento: a un qualsiasi osservatore sarebbe apparso tranquillo e sicuro, ma la ragazza riusciva a scorgere sul suo viso quel mezzo sorriso sul suo viso, nervoso ma pieno di speranza.
Klaus si avvicinò nuovamente ad Henrik e gli accarezzò piano la guancia.
«Sono sempre io, non avere paura» gli sussurrò. Il ragazzino gli sorrise e annuì nuovamente.
«Forza! Pare che io abbia aspettato per mille anni, non farmi aspettare ancora» l’ibrido si posizionò dall’altra parte della stanza e si inginocchiò per terra, emise un paio di profondi respiri e si lasciò andare. Man mano che le ossa di Klaus si rompevano e si riposizionavano, Elena riusciva a sentire il corpo di Henrik tremare e un paio di volte il ragazzo fu sul punto di lanciarsi verso il fratello, ma lei glielo impedì prontamente. In parte lo capiva, anche lei avrebbe voluto stare vicino a Klaus durante quel momento, ma sapeva che Henrik aveva la priorità, quindi fece forza su se stessa e si costrinse a rimanere ferma e a tenere il ragazzo ancorato sul letto con lei. Ci volle mezz’ora prima che nella stanza apparisse un lupo completamente formato, dal lungo pelo argentato e gli occhi blu. L’animale si avvicinò a loro e mise il muso sulle coperte, come incoraggiandoli ad accarezzarlo. Elena capì che stava cercando di attenuare ogni possibile dubbio che Henrik potesse avere sulla sua pericolosità e sorrise apertamente a quel pensiero, posando per prima la mano sul suo manto soffice. La mano del ragazzo si unì alla sua poco dopo, con timore, poco per volta.
 
«È andata bene» bisbigliò Klaus quella sera, dopo aver messo Henrik a letto. Quando Klaus era tornato umano, quella mattina, il fratello gli si era lanciato contro, abbracciandolo. Era rimasto turbato dal dolore che Klaus aveva provato durante la trasformazione, anche se lui si era trattenuto il più possibile dal mostrarglielo, così aveva tentato di tranquillizzarlo e poi lo aveva aiutato a fare una doccia, spiegandogli quanto possibile sulle tubature delle quali il ragazzino continuava a chiedere spiegazioni senza sosta. Bonnie era passata nel pomeriggio e aveva fatto un incantesimo che permetteva ad Henrik di capire l’inglese e di farsi capire da loro tre anche se parlava nella vecchia lingua vichinga. Così avevano passato la giornata insieme, cercando di spiegare al ragazzo quanto più possibile della storia e delle regole del mondo moderno. Inutile dire che erano riusciti solo a confonderlo, quindi avevano optato per andare con calma e alla fine, dopo due lunghe ed estenuanti ore, Klaus gli aveva fatto conoscere le meraviglie della televisione, incoraggiandolo a chiedere quello che voleva ogni volta che non capiva qualcosa o che vedeva qualcosa che non aveva mai visto prima. Avevano trascorso più tempo a parlare che a guardare i programmi, ma Klaus si era divertito: la sete di conoscenza di Henrik, impaurito ma incuriosito da quel nuovo mondo, era travolgente e a lui era sembrato eccezionale potergli spiegare tutto quello che poteva su cose come l’elettricità, l’acqua corrente, gli elettrodomestici, la plastica e il cemento, e a poco a poco il ragazzo era anche riuscito ad imparare qualche parola in inglese. Perfino i pasti avevano destato la sua curiosità: Klaus aveva optato per cibi semplici, ma non aveva fatto i conti con i piatti di porcellana, il vetro e il frigo, e il momento fu portato agli estremi quando Elena ebbe l’idea di preparare dei popcorn con loro. Adesso Henrik dormiva profondamente, esausto, e loro due si erano rifugiati in salotto, con una bottiglia di birra.
«Non sta un attimo fermo» replicò Elena, bevendo un sorso e chiudendo gli occhi «per un attimo ho pensato che avremmo dovuto dargli un sonnifero»
«Elijah ha chiamato un paio d’ore fa. Vuole che porti Henrik a casa. Non riesce a mentire ai nostri fratelli sul suo ritorno e sulla morte di Mikael»
«E tu cosa ne pensi?» gli chiese Elena. Klaus soppesò attentamente le parole prima di utilizzarle.
«Io penso che Henrik abbia bisogno di un po’ di tempo. Si è concentrato sull’imparare il più possibile, ed è stato grandioso, ma un po’ mi ha preoccupato; più tempo passa a imparare meno tempo ha per metabolizzare la propria morte. Le informazioni che gli ho dato oggi lo hanno scosso, così come il vedermi trasformare, ma in due modi diversi. Credo che assistere alla mia trasformazione lo abbia in qualche modo spinto a non pensare a quello che gli ho detto. Si è risvegliato in un mondo che non conosce, per lui è passata solo una notte da quando l’ho portato a vedere i lupi mille anni fa, e ha bisogno di tempo per abituarsi a questo mondo, per assimilare quello che è successo, per abituarsi a questa nuova vita… e anch’io. Ho bisogno di passare del tempo con lui senza il resto della famiglia prima di riunirci»
«Non puoi aspettare per sempre» gli ricordò.
«No» concordò lui «un paio di settimane. Solo un paio di settimane»






Angolino
Grazie a tutti voi che avete avuto la pazienza di rileggere tutta la storia degli originari (o quasi) =D 
Le recensioni contribuiscono a rendere la scrittrice molto felice, siano esse positive o negative è sempre un piacere leggere l'opinione dei lettori. Baci e alla prossima!
  
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