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Autore: avalon9    01/09/2008    3 recensioni
E siamo a tre. Un nuovo piccolo capitolo della "giornata" (dilatata) di Naraku e Sesshomaru. Fra cortesia affettata e ironia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Giorno' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Un pomeriggio

Un pomeriggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Iniziavo a sperare”

“Cosa?”

“Che non venissi”. Sesshomaru piega appena le labbra e lo osserva da sopra gli occhiali e il giornale.

“Adorabile” Naraku gli restituisce la smorfia e con un gesto veloce della mano afferra un quadratino di cioccolato –extrafondente e al sale. Buono e strano. Necessario. Ridacchia divertito e allunga le gambe sotto il tavolino del bar. “Gentile, il pensiero”. Sesshomaru odia il cioccolato (sopratutto il cioccolato al sale), ma Naraku ne è dipendente. Quasi.

“Cosa prendi?”. Sesshomaru inchioda gli occhi al giornale (economia in ribasso, indici con il singhiozzo e solite amenità finanziarie) e dimentica di rispondere.

“Oltre al cioccolato?” ridacchia Naraku, mentre scorre –attento- la lista.

Aha”. Sesshomaru lo ignora. Premio letterario fa capolino fra le parole (troppe) del giornale.

“Mmm”. L’indice tamburella sul cartoncino. “Caffè alla liquirizia” Naraku scandisce schioccando la lingua. Arrotola sciarpa, basco e cappotto in un angolo del divanetto e appoggia i gomiti sul tavolino. Sesshomaru –ostinato- continua la sua lettura.

“La tua conversazione è squisita”. Naraku sgranocchia un nuovo quadratino e studia l’effetto. Ci sa fare, quando parla. Soprattutto se si diverte nel farlo, e adesso mi sto divertendo.

Sesshomaru sbuffa, piega con lentezza (estrema) il giornale e si toglie gli occhiali. Ha un maglione argento – il suo preferito-; sarebbe un peccato macchiarlo. Ma la tentazione c’è. Grande.

“Sono le cinque e mezza” precisa calmo (quasi esagerato), sfiorando il quadrante. Un movimento lento e circolare dell’artiglio.

“Esatto”. Naraku annuisce, mentre picchietta un motivetto indefinito, le labbra strette nel sorrisetto divertito di quando fa finta di non capire.

“Avevamo appuntamento un’ora fa”

“Lo so”. Il dito cambia velocità, aumenta all’improvviso, si ferma e poi prende. Naraku mordicchia il labbro, concentrato su nulla. Sesshomaru si porta due dita alla fronte e stringe gli occhi. Prima lo mette praticamente sotto assedio – telefonate, messaggi, email, post it lasciati ovunque (ma perchè gli ho dato le chiavi di casa mia?)- e adesso si diverte a fargli venire un travaso di bile.

“Mai sentito parlare di puntualità?” sussurra Sesshomaru gettando nel cestino la bustina di zucchero e sorseggiando il caffè - il quarto, in un’ora (il fegato ringrazia).

“Vagamente”. Naraku rigira le due bustine e il caffè denso. E si blocca con il cucchiaino rovesciato in bocca, schiacciato contro il palato, e gli occhi innocenti. “Perchè?”.

“Lasciamo perdere”. Sesshomaru scuote la testa: ci rinuncia. Glielo ha anche regalato, un orologio, di quelli da taschino (un modo gentile- per lui- di ricordargli gli appuntamenti), e Naraku, puntuale, lo esibisce ad ogni prima. Rigorosamente fermo.

“Offeso?”.

“Ne ho motivo?” Sesshomaru curva l’angolo della bocca, in modo pericoloso. Pensa al maglione –Kagome lo ucciderebbe-; alla faticaccia che gli toccherebbe per lavarlo (acqua, sale e poi ancora acqua tiepida. E sapone!).

“No” Naraku scrolla le spalle, indifferente. Ma ha un sorriso soddisfatto. “Assaggia questo, piuttosto” e gli avvicina la tazza fumante. “É squisito; e cura anche la depressione, sai?”

“Non sono depresso”. Sesshomaru stringe le labbra. L’odore è pungente: un misto forte di amaro e dolciastro. Allontana con cautela la tazza e respira a fondo.

“Va bene, va bene”. Naraku rimescola il vasetto del miele e ne versa una generosa appiccicosa goccia. “Se ti fa piacere dirlo...

Sesshomaru ruota gli occhi e sbuffa. Ci risiamo! Quando vuole fargli da psicologo e propinargli la sua consulenza (praticamente una volta su tre) lo detesta. “Non mi fa piacere dirlo” scandisce con la testa leggermente reclinata all’indietro. “É la verità”

“Dolce?” Naraku occhieggia famelico verso il vetro dell’espositore. Lo ha ignorato; come al solito. Sta allungando il collo per non lasciarsi sfuggire nulla.

“Digiuno?”

“Non io”. Naraku ferma al volo una cameriera e ordina due paste (esagerate) alla crema. “Tu” aggiunge centellinando i fonemi.

Io?” Sesshomaru inarca un sopracciglio. Perplesso.

“Certo!” Naraku annuisce convinto e correda il tutto con gesto della mano, plateale. “Digiuno d’affetto”, precisa un minuto dopo, con un pezzo di profiteroles infilzato nella forchettina.

“Adesso bas-

“Zitto e mangia!” Naraku gli infila in bocca la forchetta, soddisfatto. E Sesshomaru è costretto a inghiottire.

 

“Ti è piaciuto?”. Naraku giocherella con la sigaretta; spenta. E impreca contro il cartellino alle spalle di Sesshomaru (vietato fumare).

“Troppo dolce”. Sesshomaru storce il naso con una smorfia.

“Gusti”. Naraku è rassegnato su quel punto. Arriccia il labbro inferiore e reinfila la sigaretta nel pacchetto. “Ma io intendevo la prima”

“Lo so”

Naraku si sporge sul tavolino. Gli occhi di Sesshomaru sembrano promettere dolore. Ci metterà un po’ prima di fargli sputare la sua opinione. “Allora?” lo incalza.

“Allora cosa?” Sesshomaru ripiega attentamente la salvietta di carta e preme un po’ troppo sulle linee. E al solito sembra indifferente, anche se la voce vibra appena in una nota divertita.

“Giudizio. Giu-di-zio” scandisce bene Naraku facendo cadere l’indice sul tavolino ad ogni sillaba.

“Passabile”

“Passabile?”. Naraku incurva la bocca e riprende il pacchetto dal taschino. Al diavolo anche il divieto! Aspira a fondo e soffia verso l’alto. “Passabile” ripete in un sussurro, mentre preme il filtro sul piattino e si arrende all’occhiataccia di Sesshomaru.

“Deluso?”

“Affatto”. Naraku gli pianta in faccia gli occhi acuti e la voce fascinosa. “Detto da te, è un complimento”. Ed è serio. Accartoccia e liscia il tovagliolino. “Appunti?”

“Magari il blazer rosso di Jago” geme Sesshomaru al ricordo.

“Bello, vero?” Naraku ridacchia. No, che non deve essergli piaciuta la sartoria moderna al posto della giacca militare grigia. Sesshomaru ha un vera passione per le uniformi militari. “Una trovata dell’ultimo minuto. Così ” e gli schiocca le dita davanti al naso.

Sesshomaru sbatte le palpebre e stringe gli occhi. “Provocatoria, immagino”, sospira abbozzando un mezzo sorriso.

“Precisamente”. Naraku lascia ondeggiare in aria un dito. “In barba ai fossili puristi accademici”

A me, quindi”

Naraku affonda una mano nei capelli (compostamente disordinati) e ride. “Era difficile resistere alla tentazione”.

“Immagino”. Sesshomaru ripiega con cura il cappotto sul braccio e arrotola al collo il foulard –detesta le sciarpe. Soffocano. “Interviste?” indaga quasi per noia, senza decidersi ad alzarsi.

In serata”. Naraku va un gesto vago, annoiato. “Con tuo fratello” aggiunge trattenendo (male) un sorriso sornione.

“Ah”. Un brivido corre lungo la schiena di Sesshomaru e l’immagine di vino, poltrona, musica e caminetto svanisce. “Trattamelo...bene” sibila appena.

Benissssimo”. Naraku allunga e calca troppo la parola; lo sta prendendo in giro. “Non dubitarne”

Sesshomaru respira sconsolato e appunta in testa – caratteri cubitali- di controllare la riserva di aspirine e calmanti. Dopo ogni intervista con Naraku, Inuyasha è intrattabile. E io ci rimetto la mia tranquillità rimugina amaro.

“La cena di gala inizia alle nove. Puntuale” gli fa il verso Naraku, inchiodandolo al divanetto. Con quel maledetto sguardo.

“Prego?”

“Andiamo!” Naraku allarga divertito le braccia. “Non vorrai esimerti dal mostrare la tua garbata tolleranza

Sesshomaru si alza sminuzzando il suo autocontrollo e indossa (meticolosamente) il cappotto. “La tolleranza è un altro nome per l’indifferenza1” precisa chiudendo l’ultimo bottone –dorato- in alto.

“Appunto” precisa Naraku, mentre Sesshomaru lascia (silenzioso) alcune monete sul tavolino e afferra la ventiquattrore – rigorosamente in pelle nera - (regalo di laurea di sua madre).

Appunto”.

Sesshomaru non gli lascia il tempo di ribattere. Infila la porta, a passo sostenuto. Mentre Naraku lo osserva uscire ridacchiando e ordina un bicchiere di buon vino. Rosso.

 

 

 

 

 

 

Note

 

(1) Wiliam Somerset Maugham

 

 

 

 

 

 

Chiudendo

 

 

 

E siamo a tre.

Un piccolo record personale, se me lo permettete. Perché, davvero, non credevo che sarei mai riuscita a scrivere qualcosa che fosse anche solo vagamente comico (semiserio. E’ meglio). Straordinario davvero. Di solito tendo troppo al tragico. O comunque al melanconico.

Ci sto anche prendendo gusto (e la cosa potrebbe rivelarsi pericolosa). Comunque, per ora sono sicura che seguirà anche l’ultima piccola parte: Una sera. E a quel punto, credo, il ciclo di pariniana ispirazione si chiude.

Anche se non è detto che non continui, presto o tardi. Ci sto prendendo gusto, come ho detto.

In origine, l’idea era di mantenere il doppio titolo (giapponese-italiano) anche per le altre parti, ma non disponendo (ancora) di un vocabolario di Giapponese e vista la vacanza della biblioteca (un mese di chiusura!), ho dovuto sospendere la titolatura in originale. Se qualcuno conoscesse i tre termini mancanti (un mattino, un pomeriggio, una sera) e me li potesse passare, avrebbe la mia più sentita riconoscenza.

 

Intanto, vorrei ringraziare infinitamente chi ha letto sia Hitoyo sia Un mattino. Grazie per le belle parole che mi avete usato e per la gentilezza che mi mostrate. Questo capitolo è per voi.

 

Lete89

Rosencrantz

Miriel67

Blackvirgo

Celina

KaDe

Elyxyz

Jekka

 

 

 

 

  
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