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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    15/07/2014    4 recensioni
(RIVISITATA)
Non è la solita storia, non è la solita battaglia.
Non sono le principesse ad essere in pericolo e nemmeno i loro principi ed i loro regni: sono i loro nemici a tremare, sono loro a trovarsi dalla parte dei fuggitivi.
La loro vita, la loro esistenza stessa è minaccia da un’entità che si definisce “il Bene” e che, in quanto tale, ha deciso di estirpare ogni male, alla radice stessa.
Un “Bene” che non ha nulla a che vedere con i “Buoni” delle fiabe, ma una creatura del tutto nuova ed implacabile.
Come reagiranno i Cattivi dinnanzi a questa nuova minaccia?
Ed i nostri paladini, da che parte si schiereranno?
A loro non resta che una sola ed umiliante scelta: chiedere, per una volta, l’aiuto di coloro che hanno sempre tentato di ferire in ogni modo.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo Autrice:
Buonasera/notte/giorno/pomeriggio!
Questo è, ahimè, l’ultimo capitolo della storia…
Mi sono divertita molto a scriverla (e ad improvvisare la metà delle situazioni soprattutto xD) e ho avuto molta soddisfazione sia dalle recensioni che visualizzando quanti l’abbiano messa tra le seguite/ricordate/preferite: perciò grazie, grazie mille a tutti :D
Che dire, spero vi siate divertiti con me e che quest’ultimo capitolo non vi deluda: chissà, magari ci rincontreremo ;)
Un abbracciane a tutti!

 

 
After ever After
 
La guerra, si sa, richiede un prezzo sempre troppo alto, troppo ingiusto.
Un prezzo che nessun popolo, nessuna creatura dovrebbe mai pagare né lontanamente avvicinarcisi.
La guerra è un lago di sangue e disperazione che ferisce sul momento e trascina nell’oblio per sempre chiunque ne abbia preso parte: non fa distinzioni, non risparmia alcuna anima, non ha pietà.
Per niente e nessuno.
 
«Ce l’abbiamo fatta…» Biascicò una voce stanca e ormai sommessa, il nero cilindro sulla nuca era mezzo schiacciato per via delle ferite subite mentre gli abiti solitamente eleganti apparivano quasi trasandati.
Poco dietro di lui, Frollo era letteralmente in ginocchio, esausto per le troppe invocazioni fatte sino a quel momento, incapace di vedere quella situazione come una luce speranzosa.
«Abbiamo… vinto?» Domandò incredula Jasmine, la quale sosteneva un Aladdin ferito ad ambedue le gambe, mentre lentamente gli ultimi Heartless rimasti scomparivano o venivano eliminati da blandi colpi d’armi.
Il Bene, quell’odiosa e superba nuvoletta bianca, era definitivamente scomparsa, dissoltasi nel nulla a forza di rimpicciolirsi per la continua ed eccessiva produzione di esserini bianchi senza cuore.
Eppure, in quella calma finalmente raggiunta, nemmeno un filo di vento pareva avere il coraggio di mostrarsi.
«Abbiamo vinto!» Ripeté la voce perennemente euforica dell’arciera dai capelli rossi, la quale per l’emozione abbracciò Hicchup d’istinto, facendolo arrossire tremendamente – con estrema soddisfazione del draghettino nero, il quale sghignazzò appena muovendo la coda.
A terra, Rapunzel aveva appena terminato l’ennesimo canto, i capelli tornavano del loro oro naturale ma quella cura fu decisamente troppo per il suo fragile corpicino, tant’è che cadde svenuta fra le braccia del marito, già pronto a sorreggerla.
«Non penso si possa parlare di vittoria…» Era cupo ma realista, il Re della Savana. Leccava con diligenza le ferite della moglie, mentre Kovu prestava aiuto alla madre ormai morente: avevano lottato valorosamente, le due leonesse, nonostante tutto si erano spalleggiate fino alla fine.
Odette ancora piangeva il principe tanto amato all’interno del castello, Erik bloccava quasi invano la profonda ferita al fianco della principessa di Atlantica – con sorprendente aiuto di Ursula che, nonostante fosse anch’ella ferita, non pareva rassegnata all’idea di non esser stata lei ad uccidere quella viziatella.
E poi ancora, Mulan e Shang facevano il possibile per il capo degli Unni, Aurora e Filippo aiutavano le tre fatine a curare i superstiti per quanto possibile.
Elsa, la Regina dei ghiacci bianchi quanto di quelli oscuri, era letteralmente sfinita, tanto che Gaston la sorreggeva fra le braccia ormai da parecchi minuti: no, nemmeno lui riusciva ad essere il solito pervertito, non dinnanzi a quello spettacolo tutt’altro che fiabesco.
 
Il lieto fine, se così si poteva chiamare, aveva il colore del sangue ed il bruciore delle lacrime.
 
Belle corse a riabbracciare Adam, miracolosamente ferito solo in parte mentre non si poteva dire lo stesso del compagno Quasimodo, ora sotto le cure prodigiose della Fata Madrina – per quello che ella poteva fare dopo ore di utilizzo ininterrotto della propria magia, naturalmente.
La mano guantata di Re Topolino andò ad appoggiarsi placidamente sulla spalla della principessa Kairi, in preda alle lacrime dinnanzi ai corpi senza vita dei due compagni, le loro Keyblade abbandonate a poca distanza senza accennare nemmeno al più blando dei movimenti.
I sovrani erano salvi, certo, ma morire sarebbe stato meno doloroso che avere dinnanzi agli occhi uno spettacolo tanto raccapricciante.
Merlino lanciava improperi e maledizioni a tutto andare, impotente dinnanzi alla malattia che di lì a poco avrebbe segnato la rivale ed amica per sempre: a nulla erano valse le consolazioni di Jane, mentre Rasputin si era chiuso in un silenzio tombale.
Persino Ade, nella sua perenne ironia, non era capace di biascicare parola: aveva sempre odiato quel cavallino bianco ed esagitato, ma mai avrebbe voluto vedere il suo manto candido sporco di rosso.
Mai avrebbe creduto che la morte gli avrebbe fatto ribrezzo, un giorno.
 
E poi c’era lui, il Gran Visir perennemente impassibile, ora letteralmente pietrificato dinnanzi al corpo senza vita della Signora di Ogni Male: la fissava, ma gli occhi erano vuoti, spenti, privi di qualsiasi bagliore – negativo o positivo che fosse.
Nemmeno nel suo momento di maggior egoismo avrebbe mai desiderato vedere quelle iridi diaboliche e meravigliose chiuse per sempre.
 
«Ditemi cosa ci resta!» Gridò d’improvviso Anastasia, la rabbia dipinta chiaramente in volto.
«Ditemi quale soddisfazione dovremmo avere da tutto questo!» Continuò, letteralmente sconvolta.
Dimitri invano cercò di tranquillizzarla, mentre quella disperazione veniva sentita in ogni singolo cuore – oscuro o benevolo che fosse, indistintamente.
«Non è il Male ad essere stato estirpato… ma nemmeno il Bene…» Bisbigliò Anna, che ora reggeva la mano della sorella esausta, ancora sorretta dalle forti braccia di Gaston.
Nessuno sapeva rispondere, nessuno sapeva trovare davvero la luce in quel deserto di lacrime.
«Nessuno ha vinto…» Re Topolino lo disse a bassa voce, sommessamente, quasi in un timido sospiro.
Kairi scoppiò in lacrime, stringendo la mano fredda di Riku ed appoggiando il capo sul petto silenzioso di Sora.
«In guerra non si vince. Mai
Sentenze che rendevano ancora più cruda la realtà, più doloroso accettarne le conseguenze.
 
Poi un venticello si alzò. Non freddo, non caldo, ma di quel tepore piacevole e delicato che accarezza la pelle senza accennare a ferirla, non considerevolmente almeno.
Un vento primaverile.
Nessuno sembrò badarci molto, non sin quando fu la Fata Turchina a volgere uno sguardo stupito a tre figure che andavano avanzando nella loro direzione, seguito quindi da quello degli altri.
Un cavallo bianco montato da Floriant, il volto abbattuto ma al contempo conscio della realtà, mentre a lui si stringeva una figura delicata e dalla pelle pallida che tuttavia nascondeva il volto.
A poca distanza un secondo destriero, nero come la notte, governato da una evidente figura femminile che tuttavia celava il proprio aspetto con un mantello, lasciando visibile soltanto una mano coperta di spiacevoli rughe.
«Biancaneve…» Bisbigliò Cenerentola, mentre la maggior parte dei presenti sgranavano gli occhi o si portavano le mani alle labbra nel momento in cui la principessa, prototipo di bellezza e raffinatezza, si mostrava alla luce: sempre giovane ma dal viso imperfetto, un naso più prorompente, gli occhi scuri privi della loro tenera lucentezza e le labbra troppo piccole in proporzione al viso.
«Il prezzo da pagare è sempre troppo alto.» Bisbigliò di nuovo Re Topolino.
E mentre Biancaneve tornava a coprirsi, con gli occhi lucidi per la vergogna, l’attenzione dei presenti andava posandosi sulla figura di Grimilde, la quale sotto inconscio esempio della principessa trovava il coraggio di mostrarsi: non era la vecchia rachitica in cui si era già precedentemente trasformata, ma poco ci mancava.
E tutti i presenti persero l’ennesimo battito.
«Ma se pagarlo è l’unico modo per avere il vostro… anzi, il nostro tanto agognato lieto fine, che così sia.»
Dignitosa, acuta, brillante anche dinnanzi alla sconfitta e all’umiliazione più grande.
Dopo quelle parole, sopra di loro si palesò una figura dai tratti delicatissimi e vagamente femminili, il corpo pareva un manto verde intrinseco di fiori e profumato d’erba fresca.
Lei, lo Spirito della Primavera, sorrise dolcemente a tutti i presenti, lasciandoli letteralmente senza fiato: in quel mare di sangue e disperazione, il volto candido e premuroso di una simile creatura fu l’unico spiraglio di luce in grado di dare loro speranza.
«Ma quella…» Biascicò Merlino, sistemandosi gli occhialetti tondi sul naso con estremo stupore.
«Credevo fosse solo una leggenda.» Ammise il Signore degli Inferi, la mascella che letteralmente toccava terra.
La delicata figura sorrise di nuovo, per poi librarsi in aria ed ampliare ulteriormente il proprio mantello, in modo tale da poter ricoprire l’intera zona: volò alta e lenta su ognuno di loro, investendoli d’aria pura e sincera benevolenza.
Anche lei aveva fatto del male, anche lei aveva sbagliato ed anche lei, come tutti loro, aveva pagato: ma era stata aiutata, era stata perdonata… e così come tale dono era stato fatto a lei, così lei lo avrebbe fatto a loro.
Loro che non potevano più dirsi Bene e Male, ma una unica grande entità insita in ogni fiaba.
I mali vennero curati, le ferite richiuse.
I cuori ripresero a battere e la pelle riprese il proprio colore ed il proprio calore.
Le labbra prima strette ed affogate nelle lacrime andarono ad aprirsi in un ampio sorriso di commozione.
«Derek!» La principessa Odette fu la prima a manifestarlo nel momento in cui il suo principe si riprese, così come ogni altro che vedesse i propri cari risvegliarsi.
Persino Merlino abbracciò con forza la propria rivale, lasciandosi sfuggire una lacrimuccia.
«Ehi, vecchio bacucco! Ti ho già detto dove te le metto le manifestazioni d’affetto, vero?!» Gli inveì contro, faticando tuttavia a mantenere il solito isterismo.
Non contava più da che parte stare, non importava nemmeno essere stati alleati o rivali: ciò che davvero premeva loro era di essere vivi. Tutti quanti.
Si riabbracciarono con estrema gioia, alcuni si scambiarono una semplice stretta di mano ma ognuno di loro, in cuor proprio, gioiva nel modo più sincero.
Terminate le guarigioni, lo Spirito della Primavera tornò al cospetto della villain e della principessa più belle mai esistite: prese loro le mani con estrema dolcezza e, dopo avergli regalato un sorriso premuroso, lasciò che la loro pelle tornasse vellutata, il loro volto splendesse di rara bellezza come non mai.
Grimilde ne rimase letteralmente scioccata, Biancaneve aprì le labbra rosse nel sorriso più ampio che avesse mai fatto ed abbracciò la Evil Queen d’impulso, tanto che ella non reagì da tanto era lo stupore.
 
Quando quelle iridi gialle e tremende si riaprirono dopo un battito di ciglia, Jafar si abbassò sulla figura della Signora del Male in pochi istanti, accennando a prenderle la mano spinto da un istintivo moto di gioia e speranza.
Ma si fermò di colpo quando incrociò il suo sguardo, glaciale come sempre, tenendo la mano a distanza di pochi centimetri da quella dell’altra, nel terrore di aver osato troppo.
E mentre Jasmine assumeva un’espressione divertita, di chi la sa lunga – molto lunga -, Malefica lasciò passare qualche istante di dubbie intenzioni, prima di posare la propria mano su quella dell’altro, lasciandosi aiutare a rialzarsi.
Fu Diablo ad interrompere quel particolare momento, tornando a posarsi sulla spalla della sua signora e riportandola all’effettiva realtà: li guardò, tutti quanti.
Vivi, gioiosi, di nuovo con la speranza negli occhi – la stessa che lei aveva cercato di eliminare da sempre ma che, in quel momento, non poteva che essere felice di vedere.
Re Topolino, lasciata Kairi a stringere fra le braccia i due compagni, si presentò al cospetto della Signora di Ogni Male, accennando ad un lieve ed educato inchino.
«Felice di rivederla di nuovo tra noi, Malefica.» Asserì con una certa professionalità, erano pur sempre gli esponenti delle due "fazioni".
Lei abbozzò ad un sorriso ironico e malsano come ogni volta.
«La felicità non appartiene alle tenebre, caro Re Topolino…» E quell’affermazione fece tremare tutti per un istante, almeno sino a quando anche lei non smussò appena il proprio terrificante orgoglio abbassando le ampie corna, lasciando dunque intendere che fosse pienamente favorevole alla cosa.
«…ma per questa volta farò un’eccezione.»
E tutti ripresero a respirare, sollevati e felici come non mai.
Buoni così come Cattivi. Eroi così come antieroi.
 «Allora, chi viene a farsi una bevutina negli Inferi? Offrono i morti!» Ed una risata generale si levò in aria, sferzata da quella immancabile ironia.

Forse sì, Bene e Male sarebbero sempre esistiti…
E non c’era certezza più bella!

 
  
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