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Autore: Manhattan    15/07/2014    2 recensioni
Jace, Lee e Alex sono delle ragazze rispettivamente di diciassette, sedici e diciassette anni, che vivono a New York in un appartamento a Brooklyn.
Jace sembra una ragazza gentile, affettuosa e amichevole, ma è tutt'altro.
Lee è la più piccola tra loro ma è molto responsabile, amorevole con tutti e timida.
Alex è la più grande ma è molto disordinata e molto fantasiosa.
Inaspettatamente un giorno le tre ragazze scoprono un altro mondo, diverso dal loro genere. Demoni, Vampiri, Licantropi e Shadowhunters che le circondano.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lee Point Of View
Guardando tranquillamente la televisione nel nostro appartamento con Alex, sentimmo entrare per poi sbattere la porta d'ingresso Jace.
«Sta sera andiamo in discoteca, non si discute.» Disse.
«È la terza sera che andiamo in discoteca, Jace!» Rispose scocciata Alex. Andai a prepararmi senza discutere: non ci si poteva mettere contro Jace, se voleva una cosa faceva di tutto pur di convincerti. Ad Alex bastò uno sguardo per seguirmi. 
“Che noia!” pensai.“ Ma quanto può essere arrogante quella ragazza a volte? Vabbè, devo pensare a cosa mettermi ora.” pensai subito dopo.
Aprii la cabina armadio, tutte le nostre camere ne avevano una, essendo molto grande l'appartamento. Avevo l'imbarazzo della scelta, così tanti vestiti e nessuno che andasse bene per la discoteca. Optai per un corpetto corto nero senza bretelle, una gonna a vita alta color pesco, delle semplici scarpe nere col tacco 12 cm ed una catena come collana. Ci avevo messo mezz'ora per scegliere il vestito, ora il trucco. Decisi di fare un trucco abbastanza semplice: phard, matita nera, mascara ed un po' di rossetto rosa in modo da volumizzare le mie labbra. Aprii la porta e mi trovai davanti Alex e Jace. Alex aveva un semplicissimo vestito nero accollato e delle scarpe con il tacco 15 cm gialle fluo; era truccata con troppo eye liner ma stava benissimo, a volte mi sorprendevano i suoi abbinamenti. Jace si mise un vestitino cortissimo nero e un po' scollato con dei tacchi neri anche lei alti 15 cm, una collana ed un bracciale abbinati con delle spine, non so come definire quei cosi. Il suo trucco era semplice, in confronto al modo di vestire.
«Ma quanto cazzo di tempo stai per prepararti?» Mi chiese Jace, ma prima che potessi risponderle mi afferrò per il braccio e uscimmo di casa, chiuse la porta a chiave ed entrammo in ascensore. Usciti dal palazzo c'era già il taxi ad aspettarci. Ci avevo messo davvero così tanto tempo? Salimmo sul taxi e mi ritrovai tra lo sportello e Alex senza nemmeno accorgermene, ho la testa fra le nuvole oggi.
«Che discoteca hai scelto 'sta sera, Jace?» le chiese Alex.
«L'Alcatraz.» rispose lei in modo molto freddo.
«Carino il tuo abbinamento di oggi, Lee.» Mi disse sorridendo, ma non capii se era la sua solita ironia o pura sincerità.
«Grazie.» le dissi dandole un bacio sulla guancia. Jace mi guardò quasi schifata, a lei non piacevano molto i gesti d'affetto in pubblico, ma quando stava con il suo ragazzo faceva tutto in pubblico, ovviamente nei limiti.
Voltai la testa verso destra, in modo da poter guardare le luci della città. Mi incantava New York, nonostante ci vivessi da ormai due anni. Regnava il silenzio nel taxi, il che mi faceva sembrare tutto molto da film drammatico. Iniziai a giocare con il bordino della gonna, mi stavo annoiando. Le andate in taxi non erano mai così: Alex non la finiva mai di parlare, Jace cercava di ignorarla anche se a volte la riprendeva dicendole di stare zitta, in vano, poiché aveva sempre troppe cose da dire, o meglio, dirmi, visto che Jace non le dava retta. Arrivati alla grande discoteca, scendemmo dall'auto e Alex pagò il taxista, che solo dopo essersene andato si accorse di avergli dato cinque dollari in più. Posso immaginare Jace bestemmiarla nella mente; scontato da parte sua. E mentre Alex sistemava i soldi nella pochette, io e Jace ci dirigemmo verso l'entrata della discoteca.
C'era una fila, non molto lunga ma subito dopo di noi si aggregarono altre persone. Arrivati davanti all'entrata il buttafuori con una lista in mano ci chiese i nomi, ricevendo una risposta secca di Jace. Appena sorpassammo l'entrata, un odore disgustoso di fumo e alcool invase le mie narici, facendomi venire un leggero capogiro. Persi subito Alex e Jace.

“Saranno andate a ballare pensai immediatamente. Così mi diressi al bancone del bar. 
«Cosa desideri?» Mi chiese il barista appena mi vide arrivare.
«Una cola, grazie.» Gli risposi voltandomi per vedere tutte quelle persone ballare.
Ricevuta la mia cola, iniziai a berla a piccoli sorsi; era troppo fredda per i miei gusti. Vidi Alex avvicinarsi a me ridendo, mi trascinò in mezzo alla folla salterellando. Trovammo un buco al centro della sala ed iniziammo a ballare, finché un ragazzo non iniziò a strusciarsi contro il suo corpo e si allontanarono. Così decisi di andare a finire di bere la mia cola. Vidi un ragazzo ballare e seguirmi con gli occhi, poi lo vidi avvicinarsi.
«Hey bellezza, ti va di ballare?» Era molto carino, ma c'era qualcosa di malvagio in lui, i suoi occhi. Aveva un ghigno sul viso, avevo paura di rispondergli. Iniziò ad avvicinarsi di più ed io cercavo sempre più di allontanarmi, inutilmente, stando appoggiata al bancone. Mi afferrò per la vita, aveva una mano pesante. Iniziò ad allontanarmi dalla folla, iniziò a portarmi nel retro della discoteca. Vidi una porta e fu allora che iniziai ad urlare, ma nessuno mi sentì. Loro ballavano, si divertivano e a me stava per succedere il peggio. Aprì la porta, uscimmo su un veicolo chiuso. Era buio, c'erano dei sacchi della spazzatura, siringhe, che non volli immaginare a cosa sarebbero potute servire. Mi sbatté contro il muro ed iniziò a graffiarmi alla base del collo. Io gridavo, ma non c'era nessuno lì disposto a salvarmi. Sembrava interminabile e il dolore dei graffi era niente in confronto a come mi sentivo. Avvicinò le sue labbra al mio collo pieno di segni rossi. I suoi canini diventarono più sporgenti.  La mia vista iniziò ad offuscarsi. Chiusi gli occhi, mi ripetevo che sarebbe finita. Cosa voleva farmi? Un rumore. Aprii piano gli occhi. La vista offuscata. Il ragazzo era steso a terra e sopra di lui c'era un animale. Enorme. Non vidi nient'altro. Mi lasciai andare. 

Jace Point Of View
Stavo ballando insieme ad un ragazzo carino,era alto, aveva un fisico molto palestrato, molti tatuaggi un po' ovunque, ma era anche molto ubriaco, sicuramente me lo sarei portata a letto.
Tutto procedeva come avevo pianificato finché non venne correndo Alex, gridando e piangendo.

«JACE..JACE..JACE.. LEE È.. LEE STA....» disse Alex, ma non capì nulla, mi staccai da quel ragazzo e andai incontro ad Alex, per vedere cosa fosse successo, ma sicuramente saranno una delle sue solite stronzate.
«Adesso calmati e dimmi cosa è successo a Lee» le dissi con fare indifferente.
«Lee è stata ritrovata davanti alla discoteca..piena di graffi e... e lividi, il suo vestito era strappato..» mi disse Alex, subito dopo la presi per il polso e mi diressi verso l'entrata. Lee era per terra, sdraiata, corsi verso di lei abbassandomi per vedere cosa le era successo. Come aveva detto Alex era piena di graffi e ematomi sparsi per tutto il corpo, ma soprattutto vicino al collo e alle braccia dove erano più frequenti. I suoi occhi erano arrossati, sicuramente perché stava piangendo.
«AVETE CHIAMATO L'AMBULANZA?» dissi gridando e molto arrabbiata.
«Sta per arrivare..»  disse Alex che stava ancora piangendo.
Intanto mi abbassai all'altezza del suo petto. Feci un sospiro di sollievo, sentendo che era ancora viva. Dopo qualche minuto arrivo l'ambulanza che ci portò all'ospedale.

Lee Point Of View
Aprii gli occhi. Ero stesa su un lettino d'ospedale. La vista ancora leggermente offuscata. Alla mia destra c'era Jace, in piedi, indifferente. Alla mia sinistra, seduta su una sedia, Alex che mi teneva la mano. Alex sembrava più preoccupata di Jace. 

«Perché sono qui, cosa mi è successo?» Chiesi ad entrambe.
«I dottori dicono che ti ha aggredito un animale.» Mi risponde Jace, indifferente come sempre.
«No. È stato quel ragazzo non è stato un animale!» Risposi frettolosamente.
«Lee, calmati. Non puoi dare la colpa a quel ragazzo. Magari non aveva le migliori intenzioni ma non è di certo stato lui a farti tutto questo.» Mi rispose calma Alex. Mi alzai leggermente con il busto.
«Alex, devi fidarti di me, so cosa ho visto. Non potete saperlo meglio di me.»
«Andiamocene, i medici dicono che puoi tornare a casa, è stato solo uno svenimento dovuto allo shock. Alzati.» Mi disse Jace.
«Puoi preoccuparti almeno un po' per me, Jace?» Le chiesi, iniziai a diventare nervosa. E non era da me.
«L'ho fatto. Ora andiamocene, serve la stanza libera.» Mi disse dirigendosi verso la porta.
«Va bene.» Mi alzai dal lettino aiutata da Alex. Uscimmo dalla camera e trovammo un'infermiera che mi disse di stare tranquilla e che non era successo niente accompagnata da un sorriso.
Jace chiamò un taxi che ci raggiunse dopo poco. Le immagini di quella terribile scena mi ritornarono alla mente. Quell'animale non mi aveva fatto del male. Mi aveva salvata.

Jace Point Of View
Quando tornammo a casa furono quasi le tre di notte, nessuno aveva aperto bocca subito dopo che entrammo nel taxi. Mi diressi verso camera mia e chiusi la porta a chiave per non essere disturbata,così mi svesti e mi misi il mio pigiama preferito,era nero con teschi bianchi qua e la. Subito dopo presi il mio portatile e mi buttai sul letto, sospirai pensando alla giornata che mi aspettava domani, anzi ogni giorno che verrà. La mia vita era un falso, io ero falsa, potevo comportarmi soltanto com'ero veramente solo in presenza di Alex e Lee, davanti a tutti gli altri sono gentile, amichevole e comprensiva...tutto ciò che nella realtà non sono, non so perché mi comporto così, forse perché mi sono abituata a recitare o forse perché mi piaceva prendere in giro la gente o forse volevo sembrare una ragazza non molto diversa dalle altre...
Ero gelosa di Lee, lei non si sforzava ogni giorno a essere una ragazza socievole e gentile con tutti. Ma allo stesso tempo mi infastidiva il fatto che lei fosse così debole e incapace di proteggersi, anche se la giustifica il suo corpo esile e piccolo. Aveva capelli castani e lunghi fino ai fianchi, il suo viso era piccolo e carino con due occhi molto belli e la sue iride variava dal castano chiaro al verde.
Io ero diversa, ma dipende da come mi vestivo, ad esempio, quando fingevo la brava ragazza non mi truccavo, il mio viso sembrava quello di un angelo, e questo mi aiutava con la recita giornaliera, ma mi dava anche fastidio perché per sembrare un po' più "dura" dovevo mettermi chili di trucco sul viso.
Avevo capelli castano scuro che arrivano poco più in alto del fondo schiena, i miei occhi erano azzurri, quasi come l'acqua. Ero alta e snella, potevo anche dire che avevo delle buone curve proporzionate per il corpo, tutti i ragazzi mi prendono per la ragazza perfetta, pur non sapendo la mia vera natura.


Ashley Benson alias Alexis Ross


Emily Rudd alias Jace Hall


Madison Beer alias Lee Hemsworth


Il soggiorno 
  
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