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Autore: Wright_xx    16/07/2014    0 recensioni
Forse non è nulla di originale o innovativo, è semplicemente la storia dei Green Day, che già in se è comunque originale e innovativa.
Non ho veramente molto da dire, se non che è il mio modo di interpretare i fatti, gli avvenimenti e tutto quello che riguarda tre semplici ragazzi della California.
E' la loro storia, è la mia e forse anche la vostra.
(Qualcosa l'ho cambiato, non sarà di certo fedelissima all'originale, buona lettura per chi resterà).
Genere: Comico, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Aprì la porta per sbirciare quanta gente c’era, ma da quel punto non si vedeva proprio nulla. 
Erano ormai tre mesi che suonava con loro e si sentiva bene, felice. Non poteva credere di aver trovato due persone così, uguali a lui, con la stessa passione per la musica. 
Non avrebbe mai pensato di trovarsi così bene con due amici, due fratelli. 
Quando suonavano diventavano una cosa sola, comprensibile solo da chi gli ascoltava con attenzione, e dentro al Gilman ce n’era davvero poca di gente così. 
Presto avrebbero però realizzato qualcosa di grande, intanto c’erano delle canzoni in ballo, canzoni adolescenziali, d'amore, e una sua canzone tenuta nascosta da quei cazzoni dei Lookouts. 
Tré abitava con Billie già da un mese, si erano trovati un piccolo appartamento a Oakland. Aveva tre stanze in tutto, compreso il bagno, ma potevano chiamarla casa. Per mantenerla un giorno decisero addirittura di provare ad andare a consegnare giornali porta a porta, ma dopo due case trovarono un chiosco che vendeva patatine fritte e finirono per comprarne una porzione e mettersi a mangiarla sotto un albero accompagnandola con la solita canna. 
Erano tre mesi che aveva quei due ragazzetti intorno e ormai gli sembrava di conoscerli da anni, per non dire secoli. 
Con Billie erano diventati complici e non c’era sera che non passassero davanti alla televisione ad insultare quei tipi in giacca e cravatta dei telegiornali, per poi ordinare una pizza, tentare di accordare una chitarra, nonostante la quantità industriale di birra che ingerivano quotidianamente, e cercare di buttare giù qualche melodia adatta ai testi del ragazzetto dagli occhi verdi. 
Mike aveva optato per stare in un appartamento vicino a Berkeley, insieme ad altri amici del Gilman. Doveva ancora lavorare per qualche giorno alla tavola calda e poi si sarebbe aggiunto in quel buco di appartamento. 
Quelle giornate agli occhi di qualcuno potevano sembrare sprecate, giornate banali di ragazzini drogati e alcolizzati che non facevano altro che insultare la società e il mondo che gli circondava. 
Ma Tré sapeva che loro non erano così, nonostante la monotonia e le cazzate che potevano combinare dentro di loro scoppiava la passione, quel sentimento che li faceva andare avanti nonostante gli scarafaggi che alloggiavano con loro. 
Si poteva dire di tutto su Tré Cool, che era un drogato, un alcolizzato, magari anche un donnaiolo e a volte con idee strane e indecifrabili, come avrebbe fatto capire la sua prima canzone, ma una cosa era certa: Tré Cool, quando era seduto dietro a quei tamburi, spaccava il culo a tutti. Poteva aver bevuto anche tutto il bar e fumato tutta l’erba presente nel giro di 20 km, ma quando sedeva al suo posto tutto scompariva e in quel locale erano presenti solo lui, la sua batteria e i suoi compagni d’avventura. E non gli si poteva dire nulla, non lo si scalfiva con niente. Lui continuava a suonare, col sorriso sulle labbra e quell'aria concentrata, come un direttore di un’orchestra. Perché lui dava il ritmo, scandiva tutto con un suono duro e deciso. 
Erano ormai le otto e toccava a loro suonare, dovevano finire presto perché poi gli avrebbero buttati fuori, ancora troppo giovani per restare in un pub dopo lo scattare delle nove, ora in cui si cominciava, secondo chissà chi, a bere sul serio. 
Tré spalanco la porta e corse fuori seguito dagli altri due. 
Corse a sedersi al suo solito posto, a casa, su quel sedile logoro di pelle nera. E quando Billie gli diede il via cominciò a battere su quei tamburi, apparentemente a caso, ma lui sapeva che tutto aveva un senso. Tutto, compresa quell’avventura, oppure semplicemente quel capitolo della sua vita che avrebbe dato inizio alla storia. Perché di una sola cosa era certo, non si sarebbe mai stufato di suonare. Ma sopratutto, non si sarebbe mai stufato di suonare con i Green Day.

  
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