Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Reagan_    16/07/2014    4 recensioni
[Inghilterra Ottocento]
Per una leggerezza Lord Grant Everstone si ritrova sposato con una donna di basso rango, scialba e per nulla adatta al suo nome e al suo stile di vita.
Cathriona Mafton ha appena perso il padre e vede quel matrimonio celebrato per salvare la reputazione di un'intera casata come un incubo a cui deve sottomettersi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il Bucaneve Gentile


http://i58.tinypic.com/3467pyw.jpg




Capitolo I
Distinti Saluti



È meglio essere maschio,

perché anche il maschio più miserevole ha una moglie a cui comandare.
Isabel Allende




Il chiavistello sembrò non voler collaborare più di tanto, malfermo sulle gambe tentò di appoggiarsi alla porta ma vi inciampò quando improvvisamente si aprì.
Confuso dai bizzarri meccanismi dei moderni battenti, si tolse il cappello e il soprabito che gettò senza cura sull'uscio di casa, barcollante e irritato dall'oscurità della sua casa da scapolo, salì le scale e aprì con forza la porta della sua camera e non si curò di chiuderla, si tolse le scarpe e si spogliò senza fare caso a dove lanciasse gli abiti, cercò a tentoni la camicia da notte che lei, la sua novella sposa, gli lasciava ogni giorno sotto il cuscino, una volta sdraiato a letto, chiuse gli occhi abbandonandosi con un mugolio appagato al sonno.
Fu solo il mattino dopo che Lord Grant Everstone si rese conto che qualcosa non quadrava. Prima di tutto, nessuno lo aveva svegliato aprendo le tende, facendo entrare bruscamente la luce del sole e secondo, non sentiva nessun rumore dal pianoterra.
Era diventato difficile dormire il mattino da quando in casa vi era anche lei, data la sua abitudine a svegliarsi all'alba e a cominciare le pulizie ancor prima di fare colazione.
Forse se n'era andata al mercato prima del solito ed aveva avuto la decenza di lasciarlo dormire in pace, si disse, sistemandosi i pantaloni e la camicia. Soddisfatto di sé come non lo era da molto tempo, scese in sala da pranzo, pronto a mangiarsi le croccanti focaccine al miele e le diverse marmellate che ogni mattina trovava in tavola.
Non si accorse di nulla finché non si sedette.
Davanti a lui vi era soltanto un piccolo piattino in argento con una lettera piegata in due, un bricco d'acqua con una fetta di limone che vi galleggiava sorniona, un vasetto di marmellata ai lamponi e il pane di ieri.
Niente burro, niente frittelle, niente focaccine.
Si alzò immediatamente e corse in cucina, non notò nulla di strano, era immacolata come sempre ma non vi trovò la cameriera sboccata che aveva assunto solo tre settimane prima.
Con uno strano presentimento, decise di perlustrare ogni stanza di quella modesta dimora, gridando il suo nome e arrabbiandosi ogni volta che il silenzio incombeva come risposta. Entrò senza bussare dentro la piccola stanza dove lei era solita dormire, non aveva avuto né voglia né tempo di arredarla, per cui vi erano solo i mobili fondamentali.
Il letto era lindo e perfetto, la sua vecchia scrivania che fungeva da toletta era coperta da un telo bianco, così come il cassettone e il piccolo armadio. Insospettito, aprì le ante del guardaroba e non vi trovò nulla.
I suoi abiti scuri e mediocri erano scomparsi, i suoi semplici cappelli spariti. Non vi era più nulla di suo. Era come sparita da quella camera in cui aveva vissuto più di un mese. Scese in salotto, girò nuovamente in cucina e alla fine si fermò in sala da pranzo. Raccolse tremante il biglietto e lo lesse.

Lord Everstone,
credo che sia necessario che io lasci la casa, almeno per ora.
 Ho notato come la mia presenza sia frustrante e insopportabile per Voi e per la Vostra famiglia, dunque ho deciso di stare da un'amica che da tempo non vedo.
 Ho bisogno di allontanarmi un po' dalla città, spero riuscirete a capirmi. Non vi angustiate per il denaro, non Vi ho sottratto grosse cifre. Vi scriverò non appena troverò un impiego che mi darà un'entrata regolare, in modo da non essere più un peso per le Vostre finanze.
 Vi ho lasciato nel cassetto della vostra stanza, i gioielli che Vostra madre mi ha dato il giorno delle nozze, nessun pezzo è mancante.
Mary Rupett, la cameriera che avevate assunto, se n'è andata la settimana scorsa a salario ridotto.
Domani mattina, Denise Pastron arriverà per un colloquio da cameriera tutto fare. Ho letto le sue referenze e sono buone, assumetela a vostra discrezione.
Distinti Saluti
Cathriona Mafton.

Grant Everstone si sedette su una sedia, lesse e rilesse il tutto una ventina di volte.
Il suo più grande desiderio, quello di svegliarsi e scoprire che quella dannata donna che aveva sposato controvoglia sparisse magicamente, si era avverato.
Un senso di vuoto e confusione gli cresceva nel petto.
Era stato abbandonato da una donna che aveva sposato nemmeno due mesi prima!
Inaspettatamente si ritrovò a chiedersi cosa avesse fatto per meritarsi tutto questo.




-Come ti senti cara? Hai dormito?-
A domandarlo fu Fanny Brooke che avvicinò all'amica un bicchiere colmo di acqua.
Cathriona accettò e ne bevve un sorso con un sorriso. Era da tempo che non veniva coccolata così. Strinse la mano all'amica, grata di averla nella sua vita.
-Ho dormito molto bene. Era dai tempi della scuola che non dormivo così.- disse.
Fanny si sdraiò accanto a lei, sbuffando per il corsetto che le stringeva troppo i fianchi e ridacchiò contenta.
Erano anni che non si ritrovavano sotto il suo stesso tetto.
Le due giovani ragazzine piene di sogni, figlie della buona ma modesta borghesia, erano istruite e gran lavoratrici, erano diventate donne. Fanny si era sposata con un piccolo industriale di successo ed era diventata madre per la terza volta un annetto fa. La sua vita era colma di gioie e fatiche che non avrebbe cambiato con nessun'altra.
Si voltò per fissare Cathriona che se giocherellava con le maniche di una vecchia camicia da notte. Aggrottò la fronte, quando l'amica le aveva scritto per dirle che si sarebbe sposata in circostanze non felici con un ricco Lord, non aveva avuto il coraggio di chiederle per cosa intendesse “infelici circostanze”.
Passò una mano sul ventre dell'amica e notò che era piatto e normale. Nessun rigonfiamento o bozzo duro, la sua teoria di nozze riparatrici era definitivamente da scartare.
Cathriona tolse la mano di Fanny dal suo grembo, posò il bicchiere sul comodino e per la prima volta da mesi o forse anni, pianse.
Fanny si sedette e l'abbracciò forte.
-Mia cara … Dolce e buona Cath!- disse con voce spezzata. -Piangi tutte le lacrime che vuoi, sei a casa ora.-





-E' inaudito ed inammissibile!- gridò Lord Grant Everstone indicando nuovamente la lettera che sua moglie gli aveva lasciato. -Inammissibile!Altro che divorzio, io le stacco la testa!- ricominciò a camminare in circolo per lo studio.
Suo zio, Lord Patrick lo guardò di sottecchi e rilesse la lettera.
Quella ragazza che aveva lavorato per un certo periodo nella sua casa, durante la ristrutturazione della sua dimora di città, gli era piaciuta fin da subito.
Era di quelle rare donne con cui un uomo poteva parlare liberamente senza sentirsi giudicato o etichettato. Cathriona Mafton era una donna sicura delle sue capacità, brava nell'amministrare l'azienda edile del padre defunto recentemente mentre il fratello si dedicava ai bagordi e alla donne.
Timida, gentile e alla mano, non si era mai sentita in dovere di vantarsi o chiedere favori a lui o a sua moglie, sembrava del tutto indifferente al bel mondo ricco o aristocratico. L'unica cosa che sembrava animarla oltre il disegno, che era alla base del suo lavoro nell'azienda paterna, era la musica di cui era un'avida esecutrice.
Passò la lettera alla moglie che la lesse con un sorriso sghembo.
Gli bastò farle un cenno e la donna li lasciò dalla stanza.
-Figliolo … Credo che dovreste calmarvi, altrimenti non capirò un bel niente.- disse lo zio versandosi da bere.
Lord Grant Everstone fissò sconcertato l'uomo. -Calmarmi? E come diavolo posso, eh? Sono stato svergognato da una poveraccia qualunque che crede di potermi abbandonare così!-
-Poveraccia … Avete una bassa considerazione di vostra moglie. Ricordatemi come mai l'avete sposata.-
Grant avvampò e balbettò qualche risposta che lo zio finse di non sentire, si voltò e fissò il sole tramontare.
La colpa era quasi interamente sua, lo sapeva. Se solo si fosse sposato anni prima, con una donna del suo rango, ora avrebbe avuto una compagna adatta e un paio di eredi, ma non aveva voluto rinunciare alle sue libertà.
Per una stupida scommessa, uno scambio di persona e troppo alcool in corpo si era ritrovato nella stanza sbagliata, si era infilato nel letto sbagliato e aveva rischiato la pelle in carcere per aggressione a sfondo sessuale.
Sotto la pressione di suo zio e della padrona di casa, aveva fatto una proposta di matrimonio per salvare la reputazione di quella donna dai capelli scialbi e il volto slavato.
Niente di più nobile ed idiota allo stesso tempo. I suoi amici ne ridevano ancora, i suoi colleghi parlamentari lo fissavano schifati e lui non si era mai sentito più miserabile di così.
-Non le concederò il divorzio.- sibilò girandosi a guardare serio il fratello di suo padre.
-Beh, allora dovrete trovarla e convincerla. Qualcosa però mi dice che la cara Lady Grant Everston sia un osso duro e che nemmeno le lodi di un galantuomo riusciranno a smuoverla.-






Cathriona sorrise e salutò con la mano i figli di Fanny che giocavano in giardino.
I due bambini risposero con slancio e si rituffarono nei loro giochi.
-Eccomi qui, la piccola Savannah oggi non ne voleva sapere di dormire. Hai già preso il tè?- le chiese sedendosi su una poltroncina.
Cathriona scosse la testa e si sedette vicino alla donna. Come l'aveva invidiata durante tutto il giorno, si ritrovò a pensare sorseggiando la tazza colma di tè che Fanny gli aveva offerto.
I suoi bambini erano educati e pieni di energie, il signor Brooke sembrava ringiovanito anziché invecchiato e ogni volta che lasciava la casa per andare a lavoro chiamava la moglie davanti all'uscio per baciarla appassionatamente come se fossero ancora freschi sposi. E a Fanny, nonostante la stanchezza e il volto sciupato dalle gravidanze ravvicinate, aveva gli occhi risplendevano di luce e brio.
-Allora, mi devi raccontare tutto. Brooke mi ha assicurato che potrai rimanere quanto vorrai e che farà le tue veci fino a quando non ti sentirai pronta per ritornare a controllare le cose in azienda.- le disse portandole sotto il naso un piattino colmo di biscotti all'uvetta.
Cathriona rifiutò, erano giorni che ormai non riusciva a mandare giù quasi nulla.
Chiuse gli occhi per un secondo e cercò di raccogliere la forza necessaria per mettere tutto insieme.
-E' stato cattivo con te?- domandò Fanny avvicinando una mano al suo volto, aveva notato una piccola cicatrice ancora viva sotto l'orecchio. Doveva essere molto recente. -Ti ha fatto questo? E' stato quel Lord?-
Gli occhi di Cathriona si riempirono di lacrime ma scosse la testa con fermezza.
-E' stata la sua amante, la signorina Violet Graham. E' entrata in casa una settimana fa, ha travolto la cameriera e poi si è lanciata su di me. Per fortuna che sono abituata alle zuffe, quando l'ho spinta a terra mi sono accorta della ferita.-
-E cosa ha fatto tuo marito?- chiese sconvolta Fanny.
Cathriona scrollò le spalle.-Nulla, perché la sera stessa, quando ormai mi ero ritirata dopo averlo aspettato, si è portato in casa nostra quella donna ed ha fatto i comodi suoi sotto il nostro tetto. Mi ero accorta dai rumori ma ho preferito non fare nulla o avrei perso il controllo di me.- raccontò stringendo attorcigliando le dita sul grembo. -Il mattino dopo sono entrata tardi nella sua stanza ed ho notato che era tutto sopra, vi era un cappello e un corsetto che non mi appartenevano e i cuscini erano sporchi di trucco. Credo se ne sia andata via all'alba per evitare di creare chiacchiere fra i vicini.-
Fanny le strinse le mani con forza, fece per parlare ma Cathriona la interruppe.
-Io non pretendo da lui la fedeltà. Mi aspettavo solo discrezione e rispetto almeno della comune dimora, è lui che mi ha messo in quella situazione. Lord Everstone non fa che bere, frequentare il letto di quella signorina e sbraitare.- stranamente le venne da ridere. -E pensare che volevo solamente denunciare l'aggressione alla polizia o almeno farglielo sapere. La cameriera, Mary Rupett era così sconcertata dal suo comportamento che se n'è andata. Ora lavora dai Winfred. Mi ha scritto per ringraziarmi della raccomandazione.-
Le due donne si guardarono a lungo. -Io … Non so cosa dire, mia cara. E' una cosa oscena quella che hai subito. Credo proprio che manderò una let … -
-Non farlo!- sobbalzò disperata Cathriona. -Non voglio che il nome di quella famiglia ed il mio venga di nuovo trascinato nello scandalo. Voglio vendere la mia parte dell'azienda di papà a qualcuno di meritevole e poi andarmene al nord, da zia Letha. Lì potrò ricominciare una nuova vita.-
-Ma merita di essere svergognato pubblicamente! E' un mostro!- disse Fanny indignata.
Cathriona si alzò e nervosa si mise seduta sullo sgabello del pianoforte. -No, è solo un uomo meschino che pensa solo a sé. Come tanti altri.- disse prima di sfiorare i tasti e suonare qualche motivo distratta. -Suo zio, Lord Patrick e sua moglie, sono stati gli ultimi clienti di papà. Sono stati gentili così con me che non desidero assolutamente vedere il loro nome sbattuto in prima pagina. L'anonimato stavolta è importantissimo.- si voltò verso l'amica sorridendole. -Ho solo bisogno di respirare di nuovo.-
Fanny le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla. -Potrai stare qui per sempre.- le baciò una guancia e si sedette ad ascoltare le note leggere che le sue mani delicate portavano in vita, con l'angoscia e la preoccupazione nel cuore.













   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Reagan_