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Autore: Avery Silver    17/07/2014    9 recensioni
Questo è un one shot diviso in tre capitoli, dedicato a tutte quelle che vogliono arrivare dritte al punto e invece sono costrette a seguire una storia intera.
I capotoli sono divisi in:
• Dubbi e verità. ( l'inizio.)
• Chiarimenti e dritti al punto ( sesso )
• Il dopo. ( dopo sesso. )
È ambientata alla festa di Halloween, solo che l'ho ritoccato un pochino…

va bene l'ho cambiato completamente XD
Ho messo il ratings arancione ma vi avverto che in realtà dovrebbe essere rosso.
L'ho creato anche perché ho visto che non è stato pubblicato niente del genere.
Baci dalla vostra Katy =*
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '🔥 Midnight Sun, the lightning ⚡ shadow ⚫️⚪️ '
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WANT YOU BE MY BAD BOY?

« Perché le femmine sono così strane? » sussurrò Sulfus chiudendo a chiave la porta della nostra stanza.
« Ehi abbi un po' di rispetto! Noi siamo uniche in natura…! » ribattei orgogliosa sedendomi sul lettone, togliendomi i tacchi che mi stavano torturando i piedi.
Erano pure belli ma erano una vera seccatura! 
La stanza era piccola e la nostra era nelle parti del corridoio dei Devil quindi un trionfo di rosso e nero assicurato.
Le pareti ad esempio erano di un cupo rosso cremisi ma non così cupo da sembrare inquietante. Il pavimento era morbido e di stoffa nera.
Il letto era grande e moderno, con un materasso molto morbido… 
Il che era sospetto…
Abbassai lo sguardo sul materasso e con mia grande sorpresa scoprii che era fatto d'acqua!
« Oddio che figata! » non riuscii a trattenermi, era veramente una figata!
« Cosa? » chiese lui mentre si sfilava il maglione dalla testa, rimanendo in camicia… una camicia nera che metteva in risalto il suo fisico e che aveva i primi bottoni sbottonati.
Arrossendo alla vista abbassai lo sguardo. 
« N-No niente è solo che il… il materasso è fatto d'acqua… » balbettai schiarendomi la voce.
« Mmh… » fece lui facendomi alzare automaticamente la testa.
Si era seduto su un mobile di legno di ciliegio molto bello, dietro di lui c'era uno specchio con una cornice dorata.
Mi squadrava da capo a piedi con un espressione che non seppi definire.
« Che c'è? » gli chiesi dopo un po' che era stato a squadrarmi con aria pensierosa.
Lui sorrise sarcastico e scendendo dal mobile con un colpo d'anca mi disse ancora: « Mmh… ».
Mi innervosii.
« Hai intenzione di continuare a rispondermi a versi? » gli chiesi con una punta di nervosismo nella voce.
Lui cercò di reprimere un sorriso e ripeté: « Mmh… ».
Sbuffai contrariata e sdraiai la schiena sul materasso. Le lenzuola erano fresche sulla pelle e sapevano di pulito.
Dentro all'acqua del materasso nuotavano delle lucine blu scuro e rosso fuoco che si rispecchiavano sulle pareti e sul soffitto di tanto in tanto. 
Adesso che Kay non c'era… non mi sentivo poi così sicura ora…
Volevo dimostrare di saper dare a Sulfus quel di cui aveva bisogno ma… adesso io per prima sentivo dubbi e paure che prima non mi sfioravano nemmeno.
Lo sentii aprire la porta del bagno della nostra stanza e socchiudendola, sentii lo scroscio dell'acqua della doccia. 
Mi sdraiai meglio sul materasso e chiusi gli occhi cercando di rilassarmi, però la luce delle lampadine appese al soffitto era troppo forte e mi dava un gran fastidio!
Passò un po' ma alla fine con uno sbuffo scivolai giù dal lettone e premetti le dita sull'interruttore della luce che stava affianco alla porta.
La luce finalmente a poco a poco cominciò ad affievolirsi lasciando lo stesso un po' illuminata la stanza a causa della lama di luce che filtrava dalla porta socchiusa del bagno.
Se qui ci fosse stata Kay avrebbe allargato la lama di luce per sbirciare nel bagno, ne ero sicura.
Con un sospiro mi risdraiai sul lettone, piegando le ginocchia e chiusi gli occhi lasciando che il suono dell'acqua della doccia mi cullasse per rilassarmi.
Passò un po' di tempo, l'acqua smise di scorrere e la porta si riaprì dopo un po'.
Riaprii gli occhi, lo sguardo fisso sul soffitto, sui riflessi dell'acqua molto più vividi al buio.
Un cassetto si aprì e si richiuse, il suono mi fece voltare automaticamente lo sguardo.
Sulfus aveva fra le mani dei pantaloni di una tuta neri… ma era in… boxer…
Oh Cristo!
Arrossii tragicamente e riportai lo sguardo al soffitto cercando di inghiottire per inumidirmi la gola completamente secca.
Non sentii più nessun rumore… e richiusi un attimo gli occhi, imbarazzata.
Ma due pesi ai lati del corpo, poco dopo, me li fecero riaprire subito.
Due occhi da gatto mi fissavano dall'alto, i capelli neri resi ondulati dall'acqua gli incorniciavano le guance un po' incavate. Teneva le braccia ai lati del mio viso, le gambe mi cingevano i fianchi, le mie gambe ancora piegate.
Cavolo non lo avevo sentito arrivare…
Il respiro mi si bloccò nei polmoni, le guance arrossirono ancora di più e abbassai lo sguardo sul suo petto nudo… anch'esso più che degno d'attenzione.
Grazie a Dio si era rimesso i pantaloni!
« A che pensi? » chiese lui con aria curiosa e con una punta di malizia negli occhi.
Il suo profumo fresco mi invase, annebbiandomi la mente e facendomi incrociare la lingua.
Solo dopo un paio di tentativi riuscii a formulare una risposta sensata.
« Penso che dovresti levarti di dosso… » ribattei con le guance in fiamme.
Lui rise sommessamente ma non si spostò.
« Ma che lingua lunga che abbiamo stasera… » mi rimproverò lui spingendomi di più sul materasso.
Dai troppo facile!
« Oh ma davvero io pensavo che tu la lingua l'avessi persa! » ribattei alzando gli occhi al cielo.
« Mmh… » brontolò lui con un sorriso.
« Ecco visto! » gli feci notare cercando di non ridere senza troppo successo.
Lui sorrise e poi riprese a squadrarmi.
« Come mai questo cambio look Angelo? » 
Mi imbronciai cercando di rotolare via ma niente… non riuscii a liberarmi.
« Ti ho detto di non chiamarmi così! » protestai raggirando la domanda ma lui era il re per eccellenza dei raggiri pensai con un sorriso amaro.
Quindi capì subito che volevo evitare di rispondere e ovviamente lui non mollò.
« Non è una risposta Angelo… » ribatté lui con un ghigno.
E che palle quel nomignolo!
« Non sono costretta a risponderti! » sbuffai incrociando le braccia al petto.
« Ah… bastava che me lo dicessi subito che ti serviva uno stimolo… » disse lui con un sorriso lento,  sensuale… che non prometteva nulla di buono.
Leggero mi posò le dita sulle labbra bloccandomi il respiro, gli occhi si spalancarono per la sorpresa.
Non staccò lo sguardo dal mio mentre lentamente fece scivolare la mano sul mento e poi sulla gola, continuando a scendere con una calma snervante.
La mano scese fino ad accarezzarmi il centro del petto e poi scese ancora, accarezzandomi i seni sopra alla stoffa…
A quel punto con un sussulto strinsi le cosce per alleviare quell'improvviso nodo caldo che mi si era formato in grembo… in mezzo alle gambe.
Gli racchiusi il polso tra le dita e imbarazzatissima gli sibila: « Che fai!?! ».
« Hai detto che non eri costretta a dirmelo giusto? Beh io ora ti costringo, se non me lo dici la mano continuerà a scendere e non mi fermerò ti avverto. »
Oddio…!
Con una spinta delle anche cercai di ribaltarlo ma lui non si spostò nemmeno di un centimetro… 
« Non oserai… » sussurrai incredula.
Lui fece un ghigno.
« Scommetti? »
La sua mano scese ancora accarezzandomi la stoffa nel vestito, una lenta carezza sensuale dal seno fino allo sterno.
Non cedetti… un po' perché volevo che continuasse e un po' perché ero troppo orgogliosa per dirgli la verità.
In questo eravamo molto simili… 
« Dimmelo… » mi intimò lui.
Alzai il mento, orgogliosa.
« No. » ribattei.
Non si fece intimidire. 
La sua mano scese ancora accarezzandomi la pancia, l'ombelico e poi scese ancora, accarezzando i vari strati della gonna… il problema era che era molto corta… e non sarebbe durata a lungo.
Il nodo di piacere crebbe di intensità e quasi volevo che scendesse ancora. 
Volevo provare per la prima volta l'emozione di essere toccata…
Con un gemito feci ancora forza con i fianchi, quasi involontariamente, strusciandomi di conseguenza contro il cavallo dei suoi pantaloni, strappandogli un gemito.
Lo guardai negli occhi, i suoi bruciavano…
Mmh… forse questo gioco poteva essere giocato in due.
Con un sorriso allungai una mano e gli accarezzai il collo in tensione sotto al mio tocco e seguendo il suo tempo feci scendere le mani sul suo petto nudo, la pelle calda e morbida sotto alle mie dita, poi sugli addominali scolpiti che accarezzai piano.
Ogni suo muscolo aveva un guizzo là dove la mia mano passava… e la cosa era eccitante cavolo… 
Il nodo si intensificò diventando più caldo e pressante e non potei fare a meno di farmi scappare un gemito.
Le sue dita scesero ancora, posandosi leggere sopra alle mutandine di stoffa e le calze a rete.
Gemetti ancora dimenandomi sotto di lui.
Non era giusto però! Lui era più esperto di me! Riusciva a resistere di più, cavolo!
Odiai e amai allo stesso tempo quei millimetri di stoffa in quel momento.
Ma quando le sue dita si insinuarono sotto le calze a rete, il panico mi prese.
Mi dimenai ancora ma nulla da fare.
Alla fine con un sospiro tremante gli dissi con voce strozzata e un po' affannata: « Va bene te lo dico!  Ti prego fermati… ».
Lui non spostò le dita di un millimetro, anzi.
Iniziò a fare dei piccoli cerchi sul clitoride, facendomi impazzire attraverso la stoffa.
« Ascolto… » disse lui con un sorriso.
Oh ma dai!
« L'ho fatto per te… perché volevo sentirti più vicino, perché volevo che tu mi vedessi uguale a te e non così diversa! Contento?!? Adesso potresti fermarti! » quasi gridai, il viso in fiamme mentre il nodo di piacere si espandeva anche sulla pancia.
« Okay così va meglio… » commentò lui togliendomi le dita di dosso.
Quasi protestai.
Con il viso in fiamme guardai da qualunque parte non fossero i suoi occhi o il suo corpo.
Ma le mie mani erano ancora su di lui, sulle sue spalle calde e rassicuranti… non volevo del tutto spezzare i contatti in fondo… 
« Ehi… Raf, guardami. » mi sussurrò lui con una dolcezza che non avrei mai creduto che potesse avere.
Ma non riuscivo a guardarlo negli occhi… neanche se avessi voluto.
Vedendo che non alzavo gli occhi, mi prese il mento tra pollice e indice e con dolcezza mi obbligò a guardarlo negli occhi.
« Adesso ascoltami bene, d'accordo? » disse con una serietà tale che quasi mi spaventai.
Annuii leggermente.
« Io mi sono innamorato DI TE Raf… non di qualcun altro. E questo vuol dire che mi sono innamorato anche del TUO modo di vestirti, dei TUOI gusti e abitudini. Mi sono innamorato di quello che sei TU, anche se questo vuol dire che tu sei un'angelo. » disse lui. E lo disse con naturalezza, senza un minimo di imbarazzo o disagio.
Già… perché tra noi due non era di certo lui quello in difficoltà ad accettare i suoi sentimenti… quella sono sempre stata solo e soltanto io.
Rossa oltre i limiti di tutte le sfumature di rossi esistenti sulla terra abbassai lo sguardo.
« N-Non avevo pensato a questo… » sussurrai.
Un pensiero gli balenò nella mente e una scintilla di divertimento gli accese gli occhi. 
« Perché tu mi immagineresti vestito come un angelo? » mi chiese ironicamente lui.
Un brivido di repulsione mi attraversò e anche un ondata di profondo divertimento all'idea…
No… a me piaceva così… con i suoi jeans e le magliette che variavano da rosse a nere a militari. 
Mi piacevano perché esprimevano il suo carattere… un carattere che con il tempo ho imparato ad amare.
Sarebbe difficile vederlo diversamente sinceramente…
« Anche se… » aggiunse lui malizioso.
« … non nascondo che questi vestiti hanno i loro vantaggi… su di te almeno. » sussurrò allusivo facendo una spinta con i fianchi, facendomi sussultare.
« Brutto pervertito! » protestai tirandogli un pugno sul petto che non lo fece nemmeno smuovere.
Lui rise e intrappolandomi i polsi rispose: « Scusa se te lo dico Angelo, ma non mi sembrava che a te dispiacesse poi così tanto… mi hai praticamente IMPLORATO di smettere. Non eri molto convincente… ».
Non potevo dire nulla al riguardo perché era inutile affannarsi a dire che non mi era piaciuto.
Perché MI ERA piaciuto.
Eccome.
Però… 
« Mmh… però non sembrava che neanche a te dispiacesse. » lo provocai strusciandomi di nuovo contro di lui, come prima.
Lo sentii ansimare e non riuscii a non reprimere un sorriso compiaciuto.
Mi guardò con un bisogno… così intenso che mi fece sciogliere.
« No, Angelo. A me non è dispiaciuto affatto… » ammise lui, gli occhi pieni di desiderio.
Mi sforzai di sorridere e in un sussurro gli dissi: « Nemmeno a me allora… ».
I miei occhi si incatenarono ai suoi che bruciavano come fuoco selvaggio…
Lo vidi avvicinarsi piano… come se avesse paura di spaventarmi.
Quanti centimetri c'erano tra noi a dividerci, adesso? Quaranta? Di meno… trenta? Non lo sapevo, sapevo solo che sentivo il suo respiro sugli zigomi e i trenta centimetri si assottigliavano sempre più. Ora erano venti, forse meno. Dieci centimetri, i respiri si rubavano a vicenda. Pochissimi centimetri. Sbattendo le ciglia quasi le sentii solleticare le une gli zigomi dell'altro. 
Lui mi sfiorò le labbra con un bacio… il nostro secondo bacio dal giorno del sacrilegio… quel momento così surreale e assieme così sbagliato. E poi la realtà mi si è scontrata addosso con violenza facendomi aprire bruscamente gli occhi.
Strinsi la presa sulle sue spalle e, facendo scivolare le mani dietro alla sua nuca lo attirai a me, baciandolo più profondamente.
Lui mi schiuse le labbra con un altro bacio e le lingue si incontrarono… iniziando una lotta che nessuno dei due avrebbe mai vinto.
Continuammo a baciarci per un tempo che a me parve infinito…
Poi le mie mani iniziarono a muoversi, dal suo collo scivolarono sul suo petto fino ai suoi addominali, e da lì sulla schiena liscia e allenata.
La pelle era calda e il corpo era ancora un po' imperlato di acqua a causa della doccia recente. Il suo odore mi pervadeva i sensi con la sua unicità. 
Il respiro era affannoso quando lui smise all’improvviso di baciarmi mentre io gli passavo le mani sul ventre, un po' più in basso…
« Piano, Raf… ». 
Mi passò le dita sulle labbra, in una carezza. La fronte premuta sulla mia, gli occhi Ambra liquida.
« Le tue carezze mi accendono i sensi… »
« Scusa… » sussurrai ritirando le mani, imbarazzata.
« … non sono molto esperta su… » 
Oddio Raphaella le guance un po' più rosse no?!?
« … su… insomma… » 
Non riuscivo ad andare avanti!
Un sorriso dolce gli si formò sulle labbra, arrovellandomi ancora di più la lingua.
« Ssh… Angelo ho capito, ma non era quello che intendevo io… » mi fermò lui con un bacio sulle labbra.
« Oh… e allora cosa intendevi? » sussurrai sulle sue labbra.
Lui mi fece il suo sorriso da cattivo ragazzo e le sue labbra scesero più giù, sul mio mento, sulla gola che mi accarezzò con la lingua, una lenta carezza che mi fece vibrare l'anima.
Le sue mani scesero e spinsero sulla mia schiena che io inarcai per facilitargli il passaggio.
Le sue mani mi accarezzarono la schiena nuda, facendomi aderire al suo corpo…
Ogni suo tocco, ogni suo respiro sulla pelle… mi regalava brividi di piacere che poi si estendevano per tutto il corpo, acutizzandomi i sensi.
Con il respiro alterato posai le labbra accanto al suo orecchio e sussurrai: « Okay… penso di aver capito cosa intendi… ».
Lui sorrise e mi baciò la guancia, all'angolo della bocca.
« Chi era il ragazzo affianco a te, prima nel salone? » mi chiese lui a bruciapelo.
Sorrisi, un po' incerta. Presa in contropiede.
« Si chiama Nathan ma non penso che tu lo conosca… » dissi, rimanendo sul vago.
Le sue mani scesero sui fianchi e mi strinsero di più.
« No infatti… perché? Dovrei conoscerlo? » mi chiese lui.
« Beh… dipende dai punti di vista… perché? Geloso? » gli risposi ridacchiando, non riuscii a trattenermi.
Lo vidi guardarmi intensamente con aria torva, il corpo rigido. E alla fine si tirò su staccandosi da me.
« Perché? Chi è per te Raf? » chiese lui.
E la serietà della morte impallidiva in confronto alla sua.
I suoi occhi adesso erano due pezzi di diamante, così duri e freddi che mi fecero quasi paura.
Alzai gli occhi al cielo.
« Nessuno…! » 
Lui socchiuse gli occhi e successe tutto in un attimo così veloce che sussultai.
Mi sbatté contro la parete della stanza.
Mi afferrò entrambi i polsi con una mano e li tenne stretti in una morsa sopra la mia testa, e intanto mi inchiodò alla parete con i fianchi.
Oh… mio… Dio…
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio.
« Raphaella dimmi chi era. » ripeté lui calmo, non ringhiò ne gridò ma in quel momento preferii che avesse dato sfogo all'ira.
Perché mi avrebbe fatto meno paura…
Rigirai i polsi, intrappolati nella sua stretta ferrea… ma nulla.
« Ti ho detto che non è nessuno, questo non ti basta! » sussurrai arrabbiata.
Un muscolo della sua mascella ebbe un guizzo e con il corpo  mi strinse ancora di più alla parete.
« Lo hai baciato… » mi fece notare lui.
« Sulla guancia, Sulfus! Non significa nulla! » ribattei esasperata.
« Non mi hai ancora risposto… » 
Soffiai via un ricciolo che mi era ricaduto sugli occhi e mi imbronciai.
« Te l'ho detto, non è un nessuno. È soltanto un amico di infanzia, te lo assicuro, è come un fratello per me! » ammisi alla fine.
Lui sembrò soddisfatto perché annuì lentamente.
« Meglio per lui… » sussurrò così piano che se non gli  fossi così appiccicata non l'avrei nemmeno sentito.
« Perché? Gli avresti rotto il naso se fosse stato diversamente? » gli chiesi imbronciata e, dovevo ammetterlo, un po' divertita e lusingata.
« No… non del tutto. » rispose lui con calma.
« Ma sarebbe stato il primo fra la serie di cose che gli avrei rotto se ti avesse messo le mani addosso. » continuò lui.
« Però… » borbottai sorpresa «… siamo un po' possessivi, eh? ».
Nei suoi occhi si accese qualcosa e con la mano libera mi fece scivolare la mano rovente sul collo. Premette delicatamente il pollice sulla gola, inducendomi a rovesciare indietro la testa.
Sentii le sue labbra premere sulle mie così forte che, qualsiasi insulto avessi in mente, non sarei riuscita a pronunciarlo e una scarica di piacere mi percorse.
Gemetti nella sua bocca, lasciando un varco alla sua lingua. 
Lui ne approfittò, esplorandomi la bocca con fare esperto. Non mi aveva mai baciata così…
La mia lingua accarezzò la sua e si unì a lei in una lenta danza fatta di sensazioni, respiri affannati e stoccate. Spostò la mano dal collo al mento, immobilizzandomi. 
Ero indifesa, i polsi stretti al muro, le labbra incollate alle sue e i suoi fianchi che mi inchiodavano al muro. 
Sentivo la sua erezione contro il ventre. 
Oddio… lui mi voleva. 
Mi voleva, e io volevo lui, lì… in quel momento.
« Non hai idea di quanto possa esserlo… » mormorò, le labbra che sfiorano le mie in una carezza.
Un brivido di pura adrenalina e eccitazione mi attraversò il corpo, concentrandosi poi sul basso ventre.
Con un gemito mi strinsi a lui.
Le sue mani scesero sulla mia schiena nuda, slacciando poi i nastri del vestito.
Il corpetto si aprì e cadde a terra.
Non indossavo il reggiseno perché il corpetto mi faceva da reggiseno.
Lui si staccò un attimo per guardarmi, gli occhi accesi e lucidi, le pupille dilatate.
Con il respiro affannato mi appoggiai alla parete per sostenermi.
Le guance erano in fiamme e i capezzoli si inturgidivano sotto il suo sguardo.
Alla fine lui mi afferrò le mani con dolcezza e mi abbracciò, la mia pelle contro la sua vibrava lacerandomi intimamente.
Una mano mi strinse alla base della schiena ancorandomi a lui e l'altra era affondata fra i miei capelli, sulla nuca.
Mi baciò il collo e un brivido mi percosse la schiena.
Le sue labbra scivolarono sulle mie accarezzandole dolcemente ma non mi baciò.
Tracciò, invece, un percorso rovente sul mio mento, sul collo, sulla spalla, e ancora dietro l’orecchio. La sua respirazione era irregolare quanto la mia, quando sussurrò: « Sei bellissima… ».
Un calore incontrollabile mi crebbe dentro e con un impeto di cui non mi sarei mai creduta capace, gli afferrai le guance posandogli le labbra sulle mie.
Lui rispose al bacio e mi fece indietreggiare fino al letto.
Mi sdraiai trascinandolo sopra di me.
Le nostre labbra sembravano incollate, assettate l'une delle altre.
Presto, però, i baci non bastarono più mentre quel calore si diffondeva nei nostri corpi.
Sentii le sue labbra scendere, tracciando un sentiero morbido e rovente in mezzo ai seni, esplorandomi le anche.
Mi afferrò  i fianchi con entrambe le mani e mi passò la lingua sull’ombelico, poi si spostò dolcemente verso un’anca e poi, facendosi strada attraverso il mio ventre, verso l’altra.
Gemetti e mi inarcai sotto di lui, le mani gli strinsero la schiena.
Sentivo la realtà attorno a me scivolare lentamente via, lasciandomi spaesata e indifesa, il suo corpo era l'unica cosa che mi aiutava non perdermi… a tenermi aggrappata al mondo reale.
Le sue labbra risalirono piano fino ad arrivare ai seni, soffiò piano su un seno, mentre la sua mano mi accarezzava piano un fianco fino a che non arrivò all’altro, e con il pollice toccò lentamente la punta del capezzolo, poi la pizzicò. 
Gemetti, sentendo una la ripercussione erotica fino al basso ventre. 
Mi sentivo calda… calda e bagnata. 
Strinsi ancora più forte il lenzuolo mentre le sue labbra si chiusero sull’altro capezzolo, e quando cominciò a succhiarlo quasi mi vennero le convulsioni.
Oddio…!
Dovevo trattenermi dal gridare, il petto che scosso dal mio respiro affannato, i fianchi si dimenavano.
I miei capezzoli sopportarono l'attacco delle sue labbra e delle sue dita abili, solo fino a un certo punto.
Poi sentii il nodo caldo intensificarsi a tal punto da scaricare tutto il piacere sulla pancia e sul corpo.
Stavo per crollare, mancava pochissimo.
Ma proprio mentre mi mancò un soffio dall'arrivare al l'apice lui si fermò.
Un sorriso sulle labbra sensuali.
« Ti prego… » quasi gridai mentre dimenavo i fianchi presa da una voglia incontrollabile.
« Verrai Angelo… » mi sussurrò lui sulle labbra « … ma non così. ».
Con un gemito gli passai le mani sul collo e strinsi il mio corpo al suo, in cerca di un po' di sollievo e quando i miei seni entrarono in contatto con il suo petto non riuscii a trattenere un sospiro di piacere.
« Come allora? » gli sussurrai sul suo collo.
Le sue braccia mi strinsero ancora una volta e poi le sue mani scesero ad accarezzarmi la spina dorsale con la punta delle dita mandandomi brividi che mi percorsero il corpo.
 Sentii agganciare con i pollici il bordo della gonna e tirarla giù, lasciandomi una carezza sulle natiche e… lì.
Mi sfilo completamente la gonna e mi fece divaricare le gambe, allargandole con la testa.
Mi baciò l’interno coscia, e con la bocca salì fino al sottile
agli slip.
Oddio… come potevo stare ferma!?!
Le anche si dimenavano, contorcendosi sotto di lui.
Lui rise sommessamente.
Infilò le dita sotto il sottile strato di pizzo e le mosse in piccoli cerchi proprio… lì. 
Chiuse un attimo gli occhi, con il fiatone.
« Sei così bagnata… Dio, quanto ti voglio.» 
Infilò un dito dentro di me, facendomi gridare. Mi avvolse il clitoride, e urlai di nuovo. Continuava a spingere dentro, sempre più forte. 
Sentivo ancora che il nodo di piacere, nel ventre si intensificava quasi portandomi al limite.
Ansimai estasiata ma lui staccò le dita facendomi gridare di piacere e disperazione.
Lui si staccò e guardandomi negli occhi si slacciò il laccio dei pantaloni della tuta.
Oh…
Se li abbassò lentamente, sempre guardandomi negli occhi. Lo aiutai avvolgendogli le gambe in vita, facendogli scivolare via i pantaloni.
Lui per ricambiare mi strappò gli slip e poi si tolse i boxer, liberando la sua erezione. 
Wow…
Si insinuò tra le mie gambe, divaricandole sempre di più.
Si chinò, prendendomi la testa tra le mani, gli occhi fissi nei miei, lo sguardo rovente.
« Sei sicura? » mi sussurrò per l'ultima volta lui, con dolcezza.
« Sí… » la mia era una supplica.
Lui mi scrutò ancora dentro e alla fine con un bacio mi entrò dentro con una spinta.
«Aah!» gridai ma non sapevo bene se per il dolore o per il piacere. 
Si immobilizzò, guardandomi con occhi luccicanti di trionfo.
Gli addominali contratti, le braccia in tensione per sostenerti su di me.
Immaginai come dovevo essere io invece… vestita solo con il trucco e la rosa tra i capelli biondo grano.
« Ora sei mia Angelo. Sei mia… » mi sussurrò sfiorandomi il lobo dell'orecchio.
Si appoggiò ai gomiti per farmi sentire che mi teneva imprigionata. 
All’inizio scivolava lentamente dentro e fuori per farmi abituare alla sensazione ma poi accelerò. 
Gemetti, e lui continuò a spingere, guadagnando velocità, un ritmo spietato e irrefrenabile.
Mi afferrò la testa e mi baciò con violenza, con un bisogno infinito. 
Si spostò leggermente, e sentii qualcosa montare dentro di me, come prima. Iniziai a irrigidirmi, mentre lui continuava a spingere. Il mio corpo fremette il nodo si intensifico diffondendosi in tutto il corpo.
I miei pensieri si sgretolarono… 
C’è solo una sensazione… solo lui… solo io… 
Mi tesi fino al limite fino a che non resistetti più, i muscoli si rilassarono di colpo mentre esplodevo sotto il suo peso. Quando venne, lui urlò il mio nome e spinse sempre più forte, e infine si fermò, mentre si svuotava dentro di me.
 Stavo ancora ansimando e cercavo di rallentare il respiro, il cuore martellava incessantemente nel petto.
Oddio… era stato… così… così… bello e intenso…
Assolutamente fantastico.
Lui facendosi leva con un gomito si sistemò di fianco a me, sdraiato d'un fianco.
Aveva ancora il fiato grosso, il petto si alzava e abbassava, la pelle, come la mia, era imperlata da un leggero strato di sudore.
Si sporse su di me e mi diede un bacio sulla fronte.
« Tutto a posto Angelo? » mi chiese lui.
Mi stiracchiai e una lieve fitta di piacere mi attraversò ancora.
Oh sì che stavo bene… ! 
Ancora tremavo!
« Sí… » mormorai sorridendogli.
Solo che ora ero stanchissima… 
Involontariamente sbadigliai strappandogli un sorriso.
« Vieni qui… » mi disse e io mi rifugiai fra le sue braccia, appoggiando la guancia al suo letto liscio.
Lo abbracciai e mi accoccolai su di lui.
Non parlammo per un po'… 
Io tenevo gli occhi chiusi, sentendo i battiti del suo cuore contro la guancia e l'orecchio.
Il riflesso dell'acqua sul soffitto mi cullava dolcemente.
« Allora tu dovresti il mio "Bad boy"… » mormorai.
« Mmh…? » fece lui, confuso.
Mi divincolai delle sue braccia e guardandolo negli occhi con una scintilla maliziosa negli occhi gli sussurrai: « Se io sono il tuo angelo… allora tu sarai il mio Bad Boy… »
  
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