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Autore: Calenzano    17/07/2014    1 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beati quelli il cui atteggiamento verso la realtà è dettato da immutabili ragioni interiori! 
(I. Calvino, “Un'amara serenità”)

 



“Sei consapevole del guaio in cui ti trovi?” Elder mi aveva fissato diritta negli occhi, in quei pochi minuti che ci avevano concesso.

“Sì.” Avevo risposto, semplicemente. Ed era vero. Il cuore mi batteva forte per la paura. Ma ormai era fatta. E non me ne pentivo. “Non volevano sorprese? Bene, ne hanno appena avuta una.” Avevo aggiunto.

Lei aveva scosso la testa, e io avevo potuto leggere un inedito turbamento nei suoi lineamenti tirati.

“Keana, c'è poco da scherzare. La tua non è stata solo un'infrazione alle regole, ma ha assunto il senso di una sfida aperta agli Strateghi, e, per estensione, al governo di Capitol City. Non credere che non l'abbiano capito. E ora non possono certo fartela passare liscia. Anche per evitare che la cosa possa creare un precedente, prenderanno provvedimenti esemplari.”

Mi era salito in bocca un sapore amaro di bile, ma mi ero limitata ad annuire. Era seguito un breve, pesante silenzio.

“Grazie per la spada.” Avevo mormorato.

Elder aveva fatto un cenno reciso. Non era sorpresa che l'avessi indovinato. Il costo di un dono del genere, a quel punto dei giochi, era tale che neppure gli sponsor avrebbero potuto coprirlo per intero. E chi altri, dal pur benestante distretto 5, poteva aver contribuito così generosamente?

Le avevano intimato di uscire.

“Tu approvi, però.” Avevo sussurrato prima che la mentore fosse costretta a farlo. Lei aveva annuito impercettibilmente, prima di recuperare l'espressione grave.

“Cercherò di intercedere per evitarti il peggio, ma non posso prometterti niente.”

“Mi basta una cosa...”

 

 

Sto fissando la porta chiusa a chiave, come il pomeriggio dopo la Mietitura. Fuori, ben cinque Pacificatori piantonano il corridoio, e altri sono all'esterno. Penso che lo status di vincitore comporta dei privilegi non indifferenti, e che forse Elder riuscirà ad influire sul verdetto, ma preferisco non farmi troppe illusioni su ciò che mi aspetta. Almeno mi avessero dato da bere, prima di separarmi da Codrina e rinchiudermi qua dentro. Davanti a lei ho cercato di mostrarmi più tranquilla possibile. Sono addirittura riuscita a dire: “Ci vediamo dopo.” Ma prima essere condotta via, lei si è voltata, accennando come se volesse venire verso di me. Non le hanno dato modo, e i suoi occhi attraversati dall'angoscia sono stati dolorosi come una coltellata. Aveva già capito tutto, come sempre.

Una chiave che gira nella serratura mi riscuote dall'apatia in cui sono scivolata. La porta si apre, ed entrano due uomini. Riconosco subito il primo: Tiberius Bramble, Stratega capo in carica, lo ricordo sul terrazzino ad assistere ai nostri allenamenti. L'altro è alto, i capelli grigio ferro a spazzola, labbra sottili e occhi gelidi e penetranti. E' in abiti borghesi, ma porta all'occhiello il distintivo del Corpo dei Pacificatori. Resta in piedi immobile, le braccia incrociate dietro la schiena, mentre Bramble si fa avanti, e si siede al tavolo di fronte a me.

“Allora, signorina Shinigam. Abbiamo combinato un bel pasticcio, non è vero?”

In effetti il vostro raggio laser era un discreto pasticcio, così come il resto delle vostre trappole infernali, vorrei dire. Ma resto in silenzio.

“Lei ha consapevolmente infranto la disposizione di non interferenza a seguito della vittoria nella sua categoria. Capisce bene che una tale violazione del regolamento degli Hunger Games è un fatto inaudito, e siamo costretti ad adottare sanzioni adeguate. Inoltre,” e qui getta un'occhiata verso l'altro uomo “mi è stato riferito che una recente perquisizione presso il suo domicilio familiare ha rinvenuto numerosi libri iscritti nella lista dell'Index." Ho un tuffo al cuore, sono stati a casa mia?!? “Come saprà, il possesso di uno solo di tali libri è assolutamente illegale, e per alcuni di essi,” e mi sciorina la lista dei titoli, che so perfettamente di possedere “è prevista la pena massima. Quella capitale.”

Sebbene me lo aspettassi, è come ricevere un pugno in pieno petto. Stringo forte le mani sulla sedia per impedire che tremino, e cerco di ostentare un'espressione neutra.

“Tuttavia, la sua brillante vittoria ci impone di usare un occhio di riguardo. Io stesso sono rimasto colpito da certe sue trovate, sa? Il diversivo dell'Ibrido, e poi l'agguato alla galleria... Davvero notevole. Ragion per cui possiamo trovare un accomodamento.”

Come pensavo. Non possono mettermi direttamente a morte, e lasciare la categoria senior priva di vincitori. Gli allibratori perderebbero un sacco di soldi del loro vertiginoso giro di scommesse; e neppure il pubblico la prenderebbe bene. Anche se Bramble non lo dice, so che la storia delle “sorelle” ha fatto presa, ed Elder me l'ha confermato.

Il mio interlocutore assume ora un'aria indulgente. “Possiamo trovare una scappatoia nel regolamento dei giochi, qualche clausola, vero? E persino chiudere un occhio sul possesso di libri iscritti.”

Veniamo al dunque. Al prezzo da pagare. Lo guardo, in attesa. “Naturalmente le verrà richiesto un atto di riconoscenza per la clemenza e la fiducia dimostratale dal governo.”

L'uomo dagli occhi di ghiaccio si fa avanti, e posa sul tavolo un foglio e una penna, che Bramble sospinge verso di me. Lo prendo, e lo scorro rapidamente. Vedo il sigillo di Capitol City che domina l'intestazione, poi gli occhi mi cadono su alcune parole. CORPO DI SICUREZZA NAZIONALE DELLA GUARDIA PACIFICATRICE. Reparto direttivo Strategia e Tattica. E più sotto: Domanda di arruolamento. Alzo gli occhi, e incrocio quelli sornioni di Bramble, poco sotto a quelli impenetrabili dell'uomo alle sue spalle.

“Sarebbe uno spreco imperdonabile che una mente acuta come la sua andasse persa per questo, non è vero? La Guardia ha sempre bisogno di giovani che mettano la loro intelligenza, oltre che le loro forze, al servizio di Panem. Per cui il comandante Kriteas, qui, ha avanzato la proposta, di comune accordo con il presidente Snow. Una firma, e tutto sarà sistemato. Il suo futuro sarà garantito, e potrà persino fare carriera. Il reparto strategico è uno dei più importanti, praticamente la mente e l'élite della Guardia.”

Senza dubbio. La repressione dell'antica rivolta fu coordinata proprio da questo settore. E sono sempre i suoi comandanti che rendono possibile soffocare nel sangue ogni segnale di dissenso nei distretti. Nonostante la paura, sento una vampata di sdegno furibondo salire dal profondo. Per un attimo vedo rosso, e devo impiegare tutte le mie forze per restare impassibile. Ma qualcosa deve trapelare, perchè Bramble aggiunge subito, a voce più bassa: “Lei ha dimostrato di tenere moltissimo ai suoi cari, mi pare. Non vorrà certo che accada qualcosa di spiacevole ai suoi genitori, non è vero?" Si appoggia allo schienale. "Oppure che la sua giovane amica resti, per così dire, senza parole?”

Mi balena davanti l'agghiacciante immagine di Codrina trasformata in Avox e costretta a passare il resto della sua vita, da schiava, a Capitol City. Il capo Stratega tace, e mi fissa, gli occhi acquosi. Deve essere più vecchio di quanto sembri. Io aspetto, per essere sicura di aver recuperato un tono normale. Poi parlo per la prima volta.

“Vorrei un po' di tempo per pensarci...”

“Ma certo, tutto il tempo che desidera.” Sorride Bramble, alzandosi. Il comandante Kriteas, senza aver mai detto una parola, si volta e si avvia alla porta. Il capo Stratega lo segue, e sulla soglia ribadisce: “Non getti l'occasione... Una firma, e sarà in una botte di ferro!”

Come dissero ad Attilio Regolo. La porta si richiude, e sento le mandate metalliche.

Il silenzio torna nella stanza. Mi alzo, vado alla finestra munita di sbarre, ed attendo. Fuori una sottile pioggia cade su Capitol City. Dopo i giorni di sole rovente dell'arena, mi pare di scoprirla per la prima volta. Non so quanto tempo passa, prima che veda un uomo vestito di scuro, laggiù in strada. Appare sobrio e anonimo, fuori posto nella massa variopinta dei capitolini che gli passano attorno. E' fermo, e sta guardando su, diritto dalla mia parte. Poi accenna un gesto, come se volesse mettersi qualcosa in tasca. Indugia ancora un attimo, prima di svoltare l'angolo e sparire.

E' il segnale concordato con Elder. Ora so che i miei genitori, assieme a Codrina e ai suoi, Brant compreso, sono in viaggio verso un luogo sicuro. La mia mentore non ha voluto rivelarmi troppo, saggiamente, ma da quanto ho capito devono esserci dei focolai di resistenza da qualche parte di Panem, forse proprio in quel distretto 13 che tutti dicevano raso al suolo. L'importante è che possano garantire una vita sicura alle nostre famiglie, ancorché in clandestinità.

La cosa più dura è stato scrivere loro. Ma non posso andarmene così, senza una parola. Penso ai miei genitori e a quando riceveranno quei fogli di fortuna che ho affidato ad Elder. Più difficile è stato quello per Codrina. Immagino il momento in cui le arriverà il messaggio, allegato alla mia copia dell'Antigone di Sofocle.


“Probabilmente mi verrà data la possibilità di conservare la vita, ma so già che ciò avverrebbe a prezzo della dignità e della coerenza agli ideali in cui ho scelto di credere. E come potrei allora guardarti ancora negli occhi, e parlarti di amore, di giustizia, di virtù e conoscenza? Con quale faccia potrei guardare tutti noi e me stessa allo specchio, senza sprofondare nella vergogna e morire dentro ogni giorno? Morire una sola volta non può essere peggiore, Codri.

Avevo la tua età quando ho letto per la prima volta questo libro. Mi sono subito innamorata di Antigone, questa giovane che ha il coraggio di violare la legge disumana del tiranno per seguire quella del cuore, pur sapendo che questo le costerà la vita.

Ti auguro allora di poter crescere, lottare ed amare restando sempre fedele al tuo cuore, e di poterti trovare un giorno, giovane e splendida donna, in un mondo diverso, più libero e giusto. Quel mondo allora avrà bisogno di tutte quelle ricchezze che hai dentro. Non averne paura, non nasconderle, come invece ho fatto io, e fanne un dono per tutti quelli che ti circondano. Fai una carezza a Brant da parte mia. Ti voglio bene, sorellina.

Tua sorella Keana"



Sento il cuore stretto in una morsa d'acciaio al pensiero di non vederla più su questa terra, e ancor più all'idea di quanto starà male. E' un dolore così intenso da diventare quasi fisico.

Ho il cuore a pezzi adesso

Solo se ci penso ma

Non posso abbandonare

La mia città.

Guardo i miei, dormono accanto a me.

Domani andranno lontano.

Loro non lo sanno

Che un'altra strada seguirò.

Il finale del canto che ho ricordato nell'arena mi sale alle labbra, e stavolta non mi trattengo dall'intonarlo piano, finchè il nodo alla gola non mi strozza la voce. Mi concedo ancora qualche minuto finché non so più se a sfumare la vista della città siano la pioggia o le lacrime, poi respiro a fondo. Alla fine, anche questo l'ho fatto per lei. E sono certa che potrà capirlo. Lascio la finestra, e torno al tavolo. Afferro il foglio, e faccio andare la penna, grattando. Quindi vado alla porta, e busso. Dopo qualche attimo, la chiave gira e un Pacificatore compare nello spiraglio. Gli consegno il foglio, e torno a sedermi, mentre la porta si richiude. Penso a quando Kriteas leggerà la citazione che ho scritto, proprio al centro dello spazio per la firma.

 

 

La ricerca porta alla verità. Un'ingiustizia non va commessa mai, neppure quando la si riceve. Ad una persona buona non può capitare nulla di male: né in vita né in morte le cose che la riguardano vengono trascurate dalla divinità.

Ma è giunta l'ora di andare: io a morire, voi a vivere.

Chi vada incontro alla sorte migliore, è oscuro a tutti, tranne che al Dio....”

(Platone, “Apologia di Socrate”)
 








-----
E.N.P.


 

Ed eccoci qua.

Non volevo che finisse così, giuro. Ho sputato l'anima per cercare un modo di salvare la povera Keana. Avevo già in mente una serie infinita di scenette pucciocicciococcolose (S.B.) per il ritorno a casa e il futuro delle due sorelle. Non sarebbe stato semplice, almeno all'inizio, ma credo che ce l'avrebbero fatta. Keana avrebbe dovuto fare i conti con i sensi di colpa e diverse cose poco luminose di sé, si sarebbe innamorata - e avevo pure idea con chi - (ci sarebbe stato da divertirsi), e chissà cos'altro.
Codrina sarebbe cresciuta, avrebbe svelato aspetti nuovi e un po' (giusto un pochino) meno angelici, e chissà, forse anche lei avrebbe incontrato qualcuno di speciale (con Keana gelosa fradicia, da brava sorella maggiore). Una vita normale, insomma.

Purtroppo non credo troppo nel “vissero felici e contenti”; e qui non siamo in un mondo normale. Siamo a Panem, dove una vita normale è un'utopia. La rivolta della Ghiandaia, che abbatterà il regime e cambierà le cose, deve attendere ancora trent'anni. E allora, per quanto mi abbia fatto male (chi scrive potrà capire...), non poteva che finire così. Qualsiasi altra conclusione mi sarebbe sembrata forzata, banale, da favola.

Personalmente mi consolo pensando che almeno una di loro due è al sicuro, e non potrà dimenticare. E magari potrà dare il suo contributo al momento della rivoluzione, dopo che un'altra sorella avrà perso la propria....

Spero di aver concluso ammodino, e magari di ricominciare a fare danni da qualche altra parte. Un grazie enorme a Ser Balzo (che poveraccio ha fatto gli straordinari a recensire), ShinigamiGirl, mosca26, la ladra di libri, e a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere e seguire!!!


 

  
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