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Autore: Mr Thriller    18/07/2014    1 recensioni
Un anziano signore torna nella sua casa di campagna e si ferma davanti alla porta con una sensazione di disagio. È una giornata come tutte le altre, oppure no?
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si era fermato sulla soglia di casa sua, una lussuosa villa di campagna lontana dal traffico della città, con una sensazione indefinibile come di paura mista a curiosità. Il cielo era scuro e il vento soffiava senza sosta.

Ormai gli anni erano passati, lui era vecchio come non pensava che sarebbe mai diventato. Si ricordava la sua infanzia come fosse stata ieri. In quel periodo andava spesso a trovare il nonno che viveva esattamente dove abitava lui ora. Ai tempi si divertiva a correre per i prati, lungo i ruscelli, a sentire gli uccelli che cinguettavano posandosi sui rami. Lì aveva passato i momenti più felici della propria vita, ma anche quelli più tristi e malinconici, da quando il nonno morì. Aveva nove anni e si era sempre immaginato quella terra desolata come la loro terra, sua e del nonno, ma quel giorno tutto cambiò. L'atmosfera si fece tetra. Persino il tempo sembrava essere peggiorato, con nubi grigie che ricoprivano il cielo. La vita del vecchio finì all'improvviso, mentre lui si trovava nella stalla a dar da mangiare ai cavalli. Quando rientrò in casa lo vide sul letto, supino, con lo sguardo spento che lo fissava e una mano che sembrava ringraziarlo per i momenti felici passati insieme. Rimase solo in quell'enorme villa per tre giorni interi, fino a quando i genitori lo vennero a prendere. Nessuno capì mai esattamente come fosse successo. I medici parlarono di infarto, ma non c'erano segni di convinzione nelle loro parole.

Da quel giorno non fu più lo stesso. Ogni giornata passava senza lasciare segno. Era finita l'infanzia. Gli anni trascorsero. La casa fu ereditata dai genitori, poi passò a lui.

Ed ora eccolo lì, nel pieno dei suoi novant'anni, a rimuginare sul suo passato, ma soprattutto sul suo futuro. Perché era quello che più lo preoccupava. La consapevolezza che era giunto alla fine.

Si fece forza, appoggiando delicatamente la sua mano fragile sul pomolo della porta. Esitò per un attimo e poi entrò. Tutto era perfettamente in ordine. Non un granello di polvere era stato spostato. Eppure quella sensazione inquietante non cessò. Appese il cappotto e si girò verso le scale. Si spostò lentamente, assaporando l'odore forte del legno che gli aveva dato conforto negli anni. Iniziò a salire, rendendosi conto che faceva sempre più fatica a raggiungere il piano superiore.

Era esausto quando arrivò in cucina. Gli doleva la schiena e le gambe non volevano sapere di procedere. Raggiunse i fornelli e mise a bollire dell'acqua. Intanto pesò la pasta e preparò una ciotola di croccantini per il gatto, che non si era ancora fatto vedere. Aveva bisogno di riposo. Avrebbe mangiato e sarebbe andato subito a letto.

Pranzò tenendo sott'occhio il giornale del giorno, bevve un bicchiere di vino rosso e si alzò. Avrebbe sparecchiato dopo la tavola. Ora, l'unica cosa di cui aveva bisogno era andare a sdraiarsi. Fece per avviarsi quando sentì un rumore. Era lo scricchiolio di un asse di legno. Probabilmente non era niente. Magari solo l'immaginazione. Non sarebbe stata di certo la prima volta. Oppure il gatto che saliva le scale. Percorse il corridoio a piccoli passi. Giunse alla camera da letto. Provò ad aprire. Rimase terrorizzato. Ogni suo muscolo si fermò all'istante, impedendogli di muoversi. La porta era chiusa a chiave. Impossibile. Doveva essere aperta. Lui non la chiudeva mai, perché temeva che potesse imprigionarvi il gatto e che ci potesse rimanere ore e ore prima che lui se ne accorgesse.

Così adesso tremava. Pensava che sarebbe dovuto scendere a prendere la chiave sulla mensola in ingresso. E se non l'avesse trovata? Era da anni che non la usava. Sarebbe rimasto sul divano in sala a cercare di dormire, ma quando ci si sedeva sentiva sempre dolori dappertutto. Non fu necessario, perché non appena riprovò ad aprirla, ci riuscì. Un altro scherzo della vecchiaia. Si ritrovò all'interno.

Notò subito un forte odore di animale e per un momento pensò veramente di aver chiuso dentro il gatto. Poi si guardò intorno, e si accorse di aver ragione. Era proprio lì. La sua coda spuntava da sotto il calorifero. Si avvicinò lentamente e vide che tremava. Quando lo afferrò, questo si girò e corse via. Per la stanza. In corridoio. Giù per le scale. Non si era mai comportato in quel modo.

Si avviò verso il letto riflettendo su come aveva potuto chiudere la porta involontariamente. Non trovò risposta. L'unica cosa certa era che non sarebbe resistito sveglio ancora per molto. Dopo aver posato ordinatamente le pantofole al fianco del letto, si sdraiò. Era un sollievo potersi finalmente riposare. Le sue palpebre si socchiusero dolcemente, si riaprirono. Si ricordò di puntare la sveglia. Quando ebbe finito si risistemò e cominciò nuovamente ad assopirsi. Vedeva a quel punto solo i bordi sfumati degli oggetti nella camera, perciò solo confusamente riuscì a scorgere una sagoma nera che socchiudeva la porta e si avvicinava al letto.

Quando la sua ombra ricoprì l'anziano signore, egli rivide ogni istante della sua vita, dalla nascita all'infanzia, dall'adolescenza all'età adulta, fino ad arrivare alla vecchiaia. Così passarono davanti ai suoi occhi i sogni che aveva avuto, le corse nei prati insieme al nonno, gli uccelli che cantavano posandosi sui rami in primavera, la sua solitudine in quella casa, e il momento presente. La sagoma oscura si ripiegò su di lui, prendendo possesso di tutti quei ricordi, di tutte le emozioni e rendendoli parte di sé. Il vecchio riuscì a percepire solo una dolce parola provenire dalla bocca della Morte: “RIPOSO”.

Giaceva lì disteso, supino, con lo sguardo spento che non trovava nessuno su cui posarsi e le mani congiunte in segno di preghiera.


FINE

   
 
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