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Autore: Mr Thriller    18/07/2014    1 recensioni
Johnny si prende cura del fratellino Billy, predisposto all'ammalarsi, e gli sta accanto anche nei momenti più difficili.
Una storia commovente che mette in evidenza l'amore tra due bambini.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin dai primi anni della sua vita, Johnny era sempre stato paziente con suo fratello. Non che non gli volesse bene, anzi era presente ogni qualvolta avesse bisogno del suo conforto. Si può dire che amasse Billy con tutto il cuore. L'aveva visto il giorno della sua nascita, quando lui ormai aveva compiuto il terzo anno di età. Rammentava perfettamente papà che prendeva in braccio il nuovo membro della famiglia. Era avvolto da un piccolo lenzuolo bianco da cui spuntavano solo una testolina calva e due occhioni grandi e azzurri. Era persino riuscito ad accarezzarlo dolcemente lasciandolo nel suo sonno tranquillo.

Billy era cresciuto velocemente, assumendo dei lineamenti perfetti. I suoi capelli castani erano morbidi e lisci e aveva occhi del colore dell'oceano. Era di media statura, ma si era capito sin da subito che avrebbe raggiunto il metro e ottanta. Inoltre non si era mai visto fisico così sviluppato per quell'età.

Purtroppo era predisposto all'ammalarsi di continuo. Un giorno Johnny tornò a casa dopo essere andato a fare la spesa per la mamma, che non stava molto bene. Quando era entrato nella cameretta dove dormiva suo fratello, gli si era avvicinato e aveva appoggiato il palmo della mano sulla sua fronte. Scottava. Si era precipitato in sala da pranzo, dove stava per essere servito l'arrosto. Era spaventato, perché lui, al contrario, non si ammalava mai. I genitori andarono a controllare e dissero che non era niente. Probabilmente era solo influenza e sarebbe passata presto. Così fu.

Non bisogna però fidarsi troppo delle apparenze, perché solo una settimana dopo Billy aveva di nuovo la febbre a trentotto gradi. Johnny andava continuamente a trovarlo in camera sua, con il timore che potesse sentirsi male all'improvviso, oppure cadere dal letto nel sonno. Così gli portava una tazza di tè caldo, che quasi sempre rimaneva mezza piena. Fu in quel periodo dell'estate del '76 che crearono un legame speciale tra di loro. Billy aveva solo cinque anni, ma ne dimostrava di meno, in quei momenti in cui si trovava a letto. Johnny invece era molto forte per la sua età, sia fisicamente che mentalmente. Riusciva sempre a trovare il modo di passare quelle ore interminabili. Certe volte stavano ore e ore, lui seduto sulla scrivania e Billy sotto le coperte, a fissarsi negli occhi, cercando di scambiare i propri pensieri. Col tempo iniziarono a capirsi più velocemente. Dopo pochi giorni riuscivano persino a scambiarsi intere frasi senza mai aprire la bocca. Johnny chiamò questa capacità “Interferenza”. Il fratellino guarì solo dopo un mese di antibiotici.

Fino ai sette anni di Johnny, la famiglia aveva abitato a Chicago, poi si era trasferita in una piccola cittadina del New Jersey. Vivevano in una casetta vecchia, a cui però subito si affezionarono. Era abbastanza isolata dalle altre da poter trascorrere periodi di tranquillità. Si pensava che il difetto di Billy fosse anche dovuto allo stress.

Quando ci fu l'incendio nella primavera del 1980, Johnny aveva ormai dodici anni e Billy aveva raggiunto i nove. Si alzarono a giorno inoltrato quella mattina, perché il venerdì sera avevano fatto tardi.

Erano andati al ristorante tutti e quattro, cosa che accadeva molto di rado, per festeggiare il nuovo lavoro di papà. Ora si sarebbero potuti forse permettere una vita leggermente migliore. Quando furono di nuovo a casa erano giunte le undici.

I loro genitori li aspettavano in cucina. Avevano uno sguardo strambo. I due pensarono subito di aver fatto qualcosa di sbagliato. Si avvicinarono con cautela, come fingendo di non accorgersi di loro. Quando si furono messi a sedere, ognuno davanti alla propria tazza, ci fu un silenzio assordante che durò per un paio di minuti. Finalmente la mamma iniziò a versare del latte caldo a Billy, e cominciò a parlare.

Io e papà abbiamo deciso di farvi un regalo per esservi comportati bene durante questo periodo difficile...”, disse.

Sospiro di sollievo da parte di tutti e due, che stavano “interferendo” su cosa potesse essere successo. Sapevano però entrambi che era vero quello che diceva. Sentivano spesso il papà che si lamentava perché gli mancavano i soldi. Ma ora non era più così, da quando aveva trovato lavoro.

Continuò “Siamo disposti a lasciarvi uscire un po' insieme questo pomeriggio”

Billy guardò il fratello per un momento, poi gridò “Sììììììì!”

Finirono la colazione. Corsero in camera, che condividevano da dopo il trasloco, e si chiusero dentro. Nessuno dei due osò proferire parola. Pensavano che anche un solo suono avrebbe potuto porre fine a quel sogno. Ma non era un sogno. Era tutto reale. In qualunque modo, non vedevano l'ora di sfruttare l'occasione.

Arrivato il momento, si diressero uno dietro l'altro verso il cortile. Si voltarono per salutare papà e mamma che erano sulla soglia. La mamma li richiamò indietro e diede loro degli spiccioli. “Tenete. Vi potrebbero servire”, disse.

Johnny si commosse a tal punto che strinse forte la mano del fratello. Billy non se ne accorse e mise in tasca le monetine.

Grazie, mamma!”, urlarono all'unisono.

La mamma ritornò dal marito e gli appoggiò il braccio destro sulla spalla.

Johnny...”, iniziò papà. Dopo un momento di indecisione, riprese “...abbi cura di tuo fratello”

Sì, papà.” E partirono.

Appena si trovarono in strada si guardarono intorno. Ebbero un attimo di esitazione, poi si diressero al parco giochi. Johnny era troppo grande per quel posto, perciò si limitò a guardare suo fratello che dondolava sull'altalena. Non c'era anima viva. Quando Billy si stufò, Johnny lo prese per mano. Andarono verso un chiosco lì vicino e comprarono un gelato. Si sedettero nell'erba e lo gustarono in silenzio. Una leggera brezza soffiava da nord. Il cielo era limpido e il sole picchiava sulle loro teste. Si misero un cappellino e seguirono il sentiero che fiancheggiava la strada principale. Passeggiarono per un po' senza alcuna meta, poi si avviarono verso casa. Il sole stava calando e non volevano tenere in pensiero i loro genitori.

Iniziarono a sentire odore di fumo quando imboccarono la strada che li avrebbe riportati al vialetto d'ingresso. Non capirono subito cosa stesse succedendo, ma si fissarono negli occhi per qualche secondo, questa volta senza “interferire”. Sentivano solo di doversi affrettare.

Arrivati abbastanza vicino, videro fiammate che divampavano dalle finestre dell'edificio. Era casa loro. Si fermarono all'istante, subito dietro la folla che osservava terrorizzata. I pompieri non erano ancora arrivati. Questo significava che l'incendio poteva non aver avuto inizio da molto. Forse papà e mamma erano rimasti intrappolati e nessuno poteva aiutarli. Sentivano urla provenire dalla bocca della gente che li precedeva. Si unirono a loro, gridando e cercando di farsi spazio per avvicinarsi ulteriormente.

Un uomo li fermò. “Attenzione, ragazzi! Più avanti di così non potete andare!”, esclamò ad alta voce per farsi sentire.

Johnny cercò di protestare, ma si arrese presto vedendo l'espressione sul suo volto. Era spaventato a morte, come se avesse visto qualcosa che lui non aveva notato. Rivolse lo sguardo verso l'alto molto lentamente, puntando alla camera di mamma e papà. Li vide. Erano schiacciati contro il muro e cercavano una via per raggiungere la finestra. Delle macerie caddero dal soffitto e coprirono la visuale.

Tese una mano a Billy e lui l'afferrò. Scapparono senza farsi vedere, con le lacrime agli occhi e tutti tremanti.

Johnny aveva subito pensato che se fossero rimasti, sarebbero stati mandati in un orfanotrofio o affidati a famiglie sconosciute. Non poteva succedere. Per nessun motivo. Si sarebbe occupato lui di suo fratello. Nessuno li avrebbe più separati.

Corsero fino a una mulattiera non più utilizzata da tempo e la seguirono per un pezzo. Ad un certo punto Billy si fermò stanco morto. Johnny ormai non stava più pensando alla fatica ma solo a mamma e papà. Cos'era successo? Cosa sarebbe accaduto se non fossero usciti di casa? Ora sarebbero sepolti come i loro genitori mentre le fiamme consumavano i loro volti?

Quando il fratello lo strattonò, si accorse di avere il fiatone. Si sedettero uno accanto all'altro, abbracciati e pieni di sensi di colpa. Johnny lo accarezzò sulla testa e lui pianse ancora più forte.

Adesso basta. Dobbiamo andare, se no ci troveranno e vivremo con persone che non ci vorranno bene. Tu non vuoi questo, vero?”, disse a bassa voce.

No”

Allora alzati”

Ok”

Abbandonarono il sentiero e si addentrarono nel bosco, come cercando la protezione della natura. Il sole era scomparso dietro l'orizzonte e il vento si era fatto più forte. Proseguirono a passo regolare, senza mai fermarsi. Non sapevano dov'erano diretti, ma andavano avanti lo stesso. Superarono tronchi caduti e cespugli cresciuti qua e là, finché non caddero a terra sfiniti. Si rannicchiarono sotto un enorme quercia che li ospitò per la notte.

Trascorsero ore senza dormire, ascoltando i versi striduli di animali selvatici di cui non sapevano neanche l'esistenza. Rimasero stretti per scaldarsi un poco. In alcuni momenti, quando stavano per addormentarsi, rivedevano le fiamme e udivano le grida delle persone ferme davanti alla loro dimora. Era gente giunta solo per curiosità. Nemmeno sapevano dire chi vi abitasse.

Johnny aveva lo sguardo fisso a est, con la speranza di vedere il sole sorgere. Billy, invece, si guardava intorno pensando che potesse, da un momento all'altro, spuntare un enorme lupo nero che avrebbe posto fine alle loro sofferenze.


Finalmente arrivò l'alba, che tinse ogni cosa con vivaci colori. Johnny e Billy avevano socchiuso gli occhi nell'ultima ora, ma il nuovo giorno li aveva strappati dolcemente dal loro sonno. Billy fu il primo a svegliarsi e scosse il fratello più volte. Non voleva che si perdesse lo spettacolo. Il sole era un cerchio rosso nel cielo e mandava una chiazza di luce che si estendeva velocemente sul suolo. Gli uccellini cinguettavano, componendo melodie fantasiose.

Ripresero il cammino e sbucarono in un piccolo sprazzo di verde, completamente nascosto dalle piante. Al centro si trovava una baracca di legno, probabilmente il rifugio di qualche boscaiolo.

Spinsero la porta ed entrarono. Era tutto ricoperto di polvere e ragnatele. Solo poca luce entrava da qualche fessura. Erano in un ampia stanza, apparentemente vuota, a parte qualche mobiletto ai lati ed un minuscolo televisore di fronte a un divano trasandato.

Passarono alla stanza attigua, che ospitava delle brandine disposte disordinatamente. Aprirono un armadio e videro delle lenzuola, delle coperte e dei cuscini.

C'era poi un'ultima stanzetta, in cui si trovavano dei fornelli e un tavolino. Qualcuno aveva dimenticato una bombola a gas quasi piena, ma loro non sapevano che cosa farne.

Era senza dubbio un luogo disabitato, date le condizioni pessime in cui era stato lasciato, perciò decisero di stabilirvisi per qualche giorno.

Passarono tutta la mattina e parte del pomeriggio a pulire quanto possibile con stracci trovati in uno dei mobiletti. Tolsero poi le assi di legno che ricoprivano delle finestrelle e prepararono due brandine per la notte. Quando ebbero finito si recarono nei dintorni per cercare qualche albero da frutto. Non avevano trovato scorte di cibo nel rifugio, a parte delle scatolette di verdura sottaceto. Riuscirono ad arrampicarsi e a raccogliere delle albicocche.

Cenarono verso le sette limitandosi a mangiare frutta. Non si fidavano di aprire quelle scatolette, perché non avevano idea di quanto tempo fossero state su quelle mensole. Uscirono e si sedettero sotto il cielo stellato. Johnny indicò a Billy l'Orsa Minore e gli spiegò come individuare la stella polare partendo da quella.

Tu pensi che papà e mamma sappiano che noi siamo qua?”, chiese all'improvviso Billy.

Aspettò un attimo a rispondere. “Io penso che loro sappiano sempre dove siamo...” Fece una pausa. “Secondo me sono lassù a guardarci”, continuò.

Papà e mamma sono sulla luna!”, urlò Billy.

Sì, proprio così”

Stettero lì sdraiati per un po', poi si addormentarono.

Quando Johnny si svegliò il giorno dopo, vide che era solo. Entrò per vedere dove fosse suo fratello e lo osservò dormire nella sua brandina. Si era tirato su il lenzuolo fino a coprirsi la testa. Lo raggiunse e gli si sedette accanto. Aspettò che si accorgesse di lui. Dopo un'ora era ancora lì ad aspettare. Gli appoggiò una mano sulla fronte. Scottava. Johnny si alzò di scatto e fece cadere la sedia. Billy aprì gli occhi. “Cosa c'è?”, chiese.

Hai la febbre!”, rispose.

Non sto molto bene, ma mi passerà”

Comunque, io faccio due passi fuori, tu… resta a letto ancora un po'”, disse indeciso.

Ok”

Uscì, pensando che se fosse peggiorato avrebbe avuto bisogno di medicine. Lui però non sapeva come procurarsele. Trovò un sentiero e lo seguì. Vide un cespuglio di lamponi. Sarebbe tornato nella baracca a prendere un contenitore per raccoglierli.

Così fece, e quando venne ora di pranzo, ne portò in tavola due piattini pieni. Chiamò Billy. Impiegò un po' troppo tempo per arrivare, ma appena fu seduto, Johnny vide che sorrideva. “Grazie”, disse iniziando a mangiare. Aveva gli occhi lucidi e il volto pallido.

Assaporarono lentamente e, finito, Billy tornò a letto. Johnny iniziava a preoccuparsi, perché lo vide camminare trascinando i piedi. Nel pomeriggio riposarono entrambi. Johnny si alzò che era ormai tardi e si rese conto di non avere più niente da preparare per cena, a parte quelle scatolette.

Non importa, non ho fame”, disse Billy leggendoglielo negli occhi.

Anche lui rinunciò a mangiare.

Verso le undici, si sdraiò sul prato come la sera precedente. Guardava in alto, pensando se veramente i loro genitori potessero essere là. Si immaginava anche un altro bambino lassù, nelle sue stesse condizioni. Anche lui che aveva perso mamma e papà e pensava potessero essere sulla Terra. Scacciò quel pensiero dalla mente.

Calmati...”, sibilò una voce. Quella di papà.

Va bene”

Noi qui stiamo bene. Cura tuo fratello...”, continuò mamma.

Certo”, disse. Si chiese se le voci uscissero dalla sua testa.

Sta male...”, continuarono entrambi. “Sta molto male...”. Non veniva dalla sua testa, ma dalla luna.

Mentre lui parlava, suo fratello aveva mal di pancia e si rigirava nel letto. Per la prima volta pensò di non poter più guarire, che il suo destino fosse di morire lì dopo mesi e mesi di sofferenze.

Entrò Johnny all'improvviso. “Billy...”

Mi fa male, non lo sopporto più!”, gridò.

Tranquillo, non è niente”, disse per calmarlo.

Ma...”

Sssst...”, lo interruppe.

Johnny lo tenette stretto, mettendogli una mano sulla guancia, e stette così finché si fu addormentato. Gli ripose dolcemente la testa sul cuscino e gli rimboccò la coperta. Lo lasciò solo, socchiudendo la porta. Tornò fuori. Questa volta la luna non gli parlò.

Passò la notte. La mattina seguente si decise ad aprire una delle scatolette. Assaggiò il contenuto e ne rimase soddisfatto. Così fece colazione. Provò ad offrirne un po' a Billy, ma lui non ce la fece.

Johnny trascorse tutta la giornata nella stanza del fratello. Non riusciva a dormire, non mangiava e non andava in bagno. Sudava nel suo letto e ogni tanto vomitava. Per gli antibiotici aveva bisogno di soldi, ma non ne aveva. Inoltre non si sentiva di lasciarlo da solo per andare in città. Nemmeno era sicuro di riuscire a trovare la strada.

Di sera uscì di nuovo. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare.

Mamma. Papà. Ho paura di non poter continuare così ancora per molto...”

Nessuna risposta.

Billy è sempre più debole e non so cosa fare”, continuò.

Pensò di essere stato stupido a credere di trovare davvero i suoi genitori. Ma proprio in quel momento li sentì.

Devi avere pazienza...”

Lo so”

Billy è sempre stato debole...”

Cadde un silenzio improvviso.

Come ci si sente?”, chiese Johnny.

Che cosa?”

Quando si muore”

La morte...”, ci fu una pausa come di riflessione. “Un attimo prima ci sei, poi ti senti scomparire. E ad un tratto vivi solo nel cuore delle persone. Fino a quando si dimenticano di te”

E dopo?”

Poi te ne vai altrove, senza lasciare traccia”

Johnny pensò alle loro parole, poi si mise in piedi e li salutò.

Ciao, figliolo”

Se ne andò. Entrò in camera mentre Billy si agitava nel sonno. Gli si avvicinò e lo svegliò.

Ho fatto un brutto sogno”, disse. “Tu eri via. Non eri con me. Io ti chiamavo, ma tu non c'eri”

Io non andrò mai via. Non ti lascerò mai. Come ti senti?”

Non rispose. Si era già riaddormentato.

Durante i giorni seguenti, le condizioni di Billy peggiorarono ulteriormente. Poi, il 25 maggio, alle dieci di sera, smise di respirare. Johnny era seduto sul divano e stava pregando per lui. Per il fagottino bianco che aveva visto in braccio a suo padre. Per quel bambino che sembrava destinato a non morire mai. Sentì dei rumori strani e corse verso la stanza. Era caduto dalla brandina e aveva le convulsioni. Lo rigirò e cercò di calmarlo invano. Restò tra le sue braccia per pochi minuti e poi “interferì” per l'ultima volta “Grazie”

Uscì piangendo con lui in braccio. Lo posò a terra e urlò.

Ecco, adesso è morto!”, esclamò rivolto verso l'alto “Cosa avrei dovuto fare? Sono stato calmo e ho avuto pazienza, come avete detto voi!”

Si buttò in ginocchio accanto al fratello, come per proteggerlo. Si sentì girare la testa. Batté i pugni al suolo più volte, finché si accorse che Billy non c'era più. Non era più lì. Si voltò verso la luna. Eccolo, insieme a papà e mamma. Salutava. Non come se fosse un addio, ma un arrivederci. Poi scomparve.

Passarono gli anni e Johnny crebbe solo, in quel rifugio. Inizialmente usciva ogni notte, poi solo alcune volte, infine non più. E i fantasmi di mamma, papà e Billy fecero lo stesso. Intanto imparò a cacciare e a praticare la pesca, in un laghetto lì vicino.

Tornò in città a diciotto anni. Nessuno si interessò a lui. Fece visita al luogo dove un tempo sorgeva la sua casa, ma vi trovò solamente uno spazio vuoto, magari oggetto di qualche leggenda metropolitana. Così partì per cercare lavoro, e da allora a poco a poco riuscì a dimenticare.


FINE

   
 
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