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Autore: LOVELYSS    18/07/2014    0 recensioni
"Non dovresti essere così malinconica. Vivere nel passato rovina il tuo presente. Mi piace quando sorridi. Sembri te stessa."
Misaki le porse un petalo. Yaya lo prese in mano inarcando le sopracciglia.
Era liscio quanto la seta e morbido quanto il cotone.
Misaki le sorrise beffardamente, si alzò mettendo la borsa sulla spalla.
"See you" disse toccandosi le labbra con l'indice e il medio, sfiorandole poi la fronte.
Yaya la osservò ondeggiare via.
Il suo volto si rigò di lacrime amare.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Yaya Nanto
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Tsuki No Natsu (la luna dell'estate)

1. CAPITOLO PRIMO
Egoismo


Yaya sospirò, scrollando le spalle e fissando il vuoto. 
L'estate ormai era arrivata, portando con sé un'afa insopportabile e un vento caldo quanto il fuoco. 
Si sentiva arrossata e la sua frangetta non dondolava più al ritmo dei suoi passi, perché troppo appicicosa. La sua nuca non respirava e si sentiva quasi soffocare. L'estate la metteva di cattivo umore. 
La prima ora di matematica si stava concludendo ma Yaya, quasi come il resto della classe, non era stata attenta. Aveva girato la testa verso la finestra e il verde panorama che circondava la St. Spica. Là fuori almeno si potevano vedere le chiome degli alberi ondulare. Quanto avrebbe desiderato trovarsi sotto un pino, all'ombra. 
La campanella suonò ma Yaya non si mosse. Le sue compagne si alzarono rumorosamente per sgranchirsi le gambe o andare al bagno. Lei fissò il mondo fuori dalla finestra, quasi arrabbiata. 
 
« Vieni anche tu oggi al mare, Yaya-chan? »
Quella voce. La voce. Il suono più dolce che Yaya avesse mai sentito. 
Hikari. 
Hikari era stata la sua compagna di stanza fino a quando non si era trasferita nell'alloggio di Amane. Ora Yaya era rimasta sola. Ma piuttosto di trovarsi con qualcuna che non conosceva o che meglio non era Hikari era felice della sua solitudine. 
Da quando Hikari e Amane erano diventato ufficialmente un coppia, chiunque aveva notato la tristezza di Yaya. Era come se, ovunque andasse, una nube nera oscurasse i suoi pensieri, il suo sguardo, le sue parole. Odio e tristezza, tristezza ed odio. Non le sembrava di poter mai più ritornare a sorridere. Non odiava realmente Hikari e nemmeno Amane (sebbene non riuscisse a trascorrere più di cinque minuti in sua presenza). Ma vederle insieme le faceva male. Le doleva la testa, perdeva l'appetito, aveva voglia di piangere, piangere, piangere. 

« Mi dispiace Hikari. Non mi sento molto bene e il sole mi fa male alla testa. » 
Hikari la squadrò con i suoi occhioni espressivi e timidi. Yaya poteva percepire la sua delusione. 
Come fai ad essere delusa? Hai Amane, giusto? E' lei che hai sempre voluto, giusto? Perché non ti basta, Hikari? Perché devi essere così egoista e voler restare mia amica quando sai quanto mi fa male? Perché?

« Capisco. »  Rispose Hikari, per niente convinta. « Ma.. » cercò di parlare, ma la sua dolce voce fu interrotta da un tonfo che fece sobbalzare tutta la classe. 
La porta si era spalancata e lì, in piedi stava una ragazza mai vista prima. 
Non portava l'elegante divisa della St. Spica, né sembrava avere quell'aspetto innocente e genuino di tutte. 
C'era qualcosa di diverso in lei, uno sguardo arrogante forse, ma anche una determinazione allarmante. 
Sorrise. E il suo sorriso era.. maligno. Sicuro, beffardo. Un sorriso da sfida. 
Sulla spalla destra portava una borsa di stoffa nera e borchiata, sporca e malandata. Indossava una fuku alla marinara con una gonna decisamente corta. Aveva una carnagione abbronzata ma che non nascondeva lividi e graffi ormai secchi sulle gambe. Aveva dei capelli castano scuro, lisci e spessi che arrivavano fino alla vita. Teneva la riga da una parte, con due ciocche che si univano dietro il capo e che le concedevano una pettinatura quasi da brava ragazza. Al polso sinistro teneva un braccialetto di argento. Aveva degli occhi azzurrissimi, circondati da matita nera. Le ciglia erano lunghe e spesse, così ingrossate dal mascara da sembrare finte. Si avvicinò a Miku Sensei sorridendo. Si tolse la borsa dalla spalla come se fosse piena di mattoni, lasciandola cadere per terra. Le porse un foglio stropicciato.

« Mi chiamo Misaki. Sono di origine italiane e quest'anno frequenterò questo corso. »
Il suo accento straniero era cantilenante, quasi dolce.
La Sensei scrutò il foglio e dopo aver dato una letta veloce le rivolse un sorriso timido. 

« Siamo felici di accoglierti, Misaki Esposito. Perché non ti presenti alla classe? » indicò le numerose studentesse che la fissavano, incuriosite. 
« Sono Misaki » fece lei voltandosi. "Ho diciotto anni. Sono stata espulsa dalle migliori scuole di Milano. Mia nonna era giapponese e viste le mie origini, i miei poveri disperati genitori hanno deciso di spedirmi dall'altra parte del mondo. In una scuola.. tutta al femminile, a quanto vedo. » Alzò gli occhi al cielo. Poi fissò la Sensei con arroganza, come per dire "è tutto, ti basta?"
La Sensei arrossì e le propose un posto a sedere. Davanti a Yaya. 

Misaki non disturbò durante la lezione, ma si sentì gli occhi di tutte puntate addosso. 
Non le importava. Fece disegnini stupidi al bordo delle pagine del libro, sogghignando tra sé e sé. 
Dopo un'ora, l'ora di storia occidentale terminò. 
Misaki sbuffò e si girò ad osservare la compagna dietro di lei. 

« Lezione piuttosto noiosa, non trovi? » L'apostrofò sorridendo. « Non per vantarmi, ma di storia occidentale penso di saperne abbastanza. Ma non so leggere. Il vostro 'alfabeto' è incasinato come voi. »
Yaya non sapeva cosa rispondere. Si limitò a fissarla con uno sguardo vuoto, forse diffidente.
Misaki rise vedendo la sua reazione e tornò a girarsi dall'altra parte. 
Molte delle ragazze andarono al suo banco durante la ricreazione, per conoscerla. 
Non era scontrosa e, al contrario, molto estroversa. Ma quel suo modo di fare, quella sincerità e spontaneità, quella noncuranza e menefreghismo era qualcosa di nuovo per le pie ragazze della St. Spica. Rispose a tutte le domande, raccontò un po' dell'Italia e della sua famiglia. Poi una delle più coraggiose le chiese se poteva spiegare perché era stata espulsa dalle scuole italiane. 
Misaki rise tossendo.
« Risse, per lo più. Due volte con due ragazze, una volta ho sputato in faccia a una professoressa. »
Le ragazze sbiancarono. 
« Non pensate male. Le due ragazze erano delle merde che si credevano tutte loro. La professoressa aveva offeso una ragazza disabile, dicendole che era supida. Io le ho risposto che lei era un'insensbile e voleva sospendermi. E, visto che già ero nella merda, le ho lasciato un mio ricordo. » Sorrise malignamente. 

Yaya aveva ascoltato tutto, ma senza dimostrare interesse. Era rimasta tetra seduta nel suo banco. 
Alla fine dell'ultima lezione scivolò via più veloce e silenziosa di un fantasma, rifugiandosi nella sua cameretta. 
Si distese nel letto abbracciando il cuscino, pensando ad Hikari, Amane, Nagisa, Tamao, Shizuma e Chikane. Tutte avrebbero riso, si sarebbero spruzzate con l'acqua salata, avrebbero giocato a pallavolo. Si sarebbero spalmate la crema a vicenda e avrebbero preso il sole. Ma lei no. Lei sarebbe rimasta nella penombra della sua tana, a leggere o dormire. Forse avrebbe fatto una passeggiata nel parco. 
Avrebbe avuto voglia di compagnia, sì. Ma solo della compagnia di Hikari. 
Nagisa e Tamao erano quelle che avevo cercato più di tutte di sollevarla di morale. Ma i loro sforzi erano stati vani e dopo un paio di mesi avevano smesso, lasciandola a se stessa. 
TOC TOC. 

« Yaya, sono Amane. Posso entrare? »
Ci mancava solo lei. Yaya inarcò le sopracciglia ed andò ad aprire la porta di legno. Si ritrovò faccia a faccia con Amane Ohtori, la ragazza di Hikari ed Etoile della St. Spica. 
Al suo fianco, inaspettatamente, vi era Misaki. 

« Co-cosa succede? » fece Yaya dubbiosa. 
« Ti abbiamo trovato una nuova compagna di stanza. »
« Co-cosa? » scioccata, Yaya arrossì. Ma io non voglio nessuno! » si indignò, forse alzando troppo la voce. 
Misaki era intenta a scrivere messaggi sul suo iphone bianco, veloce come un fulmine. A quelle parole ostili, alzò lo sguardo fissandola. 
Amane si ricompose, stupita altrettanto da quel rifiuto e quel tono di voce. 

« Sta nel regolamento che ogni studentessa deve condividere una stanza con un'altra studentessa. Ed inoltre non vi sono altre camere disponibili » rispose seria. 
Yaya distolse lo sguardo.
« Va bene, se così deve essere » sibilò voltandosi e andandosi a sedere ai piedi del suo letto. 
E' così, Amane? Vuoi rifilarmi questa pazza italiana che va in giro a pestare la gente? Non è minimamente paragonabile ad Hikari. Non mi aiuterà a superare la cosa. Siete tutte delle egoiste. Egoiste senza cuore. 

 


 

  
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