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Autore: WickedSwan    19/07/2014    3 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction, leggete e commentate quanto volete, non può farmi altro che piacere! Ho deciso di riprendere i personaggi del mio libro preferito ed adattare la loro celebre storia al mondo attuale. Spero che vi piaccia, buona lettura (:
DAL TESTO
"Vorrei che ammettessi che ti manca.”
A questo punto non ho altre carte da giocare, dato che come sempre Jane ci ha azzeccato in pieno. Ma ciò non vuol dire che lo ammetterò. Ho una reputazione da difendere. E non importa se in fondo è vero che Will mi manca da morire, non importa se quando ripenso alle nostre conversazioni così semplici eppure così intime mi viene da piangere, non importa che, se non fosse per il mio orgoglio, adesso sarei ancora in quel pub a bere la birra che mi avrebbe volentieri offerto, non importa se ogni volta che lo vedo vorrei dimenticare tutto quello che è successo tra noi e ricominciare. Non si può dimenticare il passato e certamente non posso abbandonarmi alle mie debolezze, sarebbe un passo indietro e da adesso in poi voglio solo andare avanti.
AU.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, George Wickham, Jane Bennet, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO 1 - Ma non dovevamo vederci più?




“No.” una voce vibra dall'altra parte del tavolo.
Mi volto per capire chi abbia parlato. Come se ne avessi bisogno. Come se non potessi riconoscere quella voce tra mille.
Mi sembra solo molto strano il fatto che si sia rivolto a me in questo modo, come per vietarmi qualcosa, dato che lui è l'ultima persona a cui chiederei il permesso.
“Scusa, stai parlando con me?” chiedo, già sul piede di guerra. Voglio proprio vedere quale sia il motivo così importante che l’ha spinto a parlarmi, dopo mesi di completa indifferenza.
“Dove stai andando?” Continua lui, ignorando completamente il tono sarcastico della mia domanda. Adesso si è alzato e mi sta guardando dall'alto in basso, avvicinandosi lentamente, con la sua caratteristica aria annoiata. Raccolgo tutte la mia pazienza e cerco di rispondere nel modo più civile possibile; non vedo l'ora di andarmene dalla stanza.
“E' appena arrivato George, sono tre settimane che non lo vedo. Mi sta aspettando al "Blossoms", quindi mi scuserai se non posso rimanere a conversare amabilmente con te.” Non riesco a evitare il tono scocciato con cui aggiungo quest'ultima parte.
“Ancora buon compleanno comunque”.
Giro i tacchi e faccio due passi, quando vengo di nuovo richiamata indietro dalla solita irritante voce.
“No, aspetta..” Si ferma per prendere fiato, come se si stesse preparando a uno sforzo enorme.
“Non andare.”
I suoi amici hanno smesso da un bel po' di parlare fra loro e ci stanno osservando, con facce stupite e attente.
“Scusa?” Ripeto io, sempre più esterrefatta. Questa conversazione non ha senso, lui non fa altro che dire no ed io non faccio altro che scusarmi. Di cosa poi, non lo so neanche io. Non che io mi senta in colpa nei suoi confronti, questo è assolutamente fuori discussione. Quello che dovrebbe scusarsi è lui, e non solo per il suo inqualificabile comportamento attuale.
“Non andare.” Ripete, alzando le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Va bene, a questo gioco possiamo giocarci in due. Assumo una posa che reputo intimidatoria e mi avvicino anch'io: adesso i nostri piedi si stanno quasi sfiorando e devo alzare la testa per guardarlo dritto negli occhi.
La tua altezza non ti salverà adesso, caro: Sono piccola ma so farmi valere.
“Che cosa vuol dire che non devo andare? Il signore non vuole che lasci l'edificio, la stanza oppure vuole semplicemente darmi sui nervi non permettendomi di vedere il mio ragazzo? Bene eccoti una notizia sconvolgente: non puoi darmi ordini.” Vediamo come rispondi a questo, idiota.
“Non era un ordine Elizabeth, era una richiesta. Visto che è il mio compleanno potresti soddisfare almeno questo mio piccolo desiderio.” Ammicca, prendendomi in contropiede, ma l'espressione divertita resiste solo un attimo, prima che il suo viso torni all'espressione indifferente di sempre.
“Da domani puoi tornare al tuo insensato odio nei miei confronti, ma almeno stasera resta, ti..mi farebbe piacere.” Adesso è dannatamente serio.
Questo non me l'aspettavo. Sembra quasi che mi stia pregando. Sembra quasi che provi dei sentimenti. Non so come reagire al suo lato umano, avevo quasi dimenticato che ne avesse uno. Sono troppo confusa e d'istinto faccio la cosa in cui riesco meglio: scappare.
“Senti, non so cosa tu ti sia messo in testa ma io non ti odio. Per odiare una persona devi spendere un sacco di energie e tu non ti meriti neanche questo. Mi sei semplicemente indifferente, sai, da quando abbiamo deciso che non siamo amici.” Devo andarmene subito, o dirò qualcosa di cui potrei pentirmi.
Un lampo di rabbia passa sul suo viso quando tiro fuori l'argomento dell'ultima vera conversazione che abbiamo avuto. Rabbia, rabbia per cosa? Ha fatto tutto da solo, io mi sono solo comportata di conseguenza.
Osservo un attimo i suoi compari, che intanto hanno ricominciato a parlare fra loro e non fanno più attenzione a noi.
Quando sposto di nuovo lo sguardo sui suoi occhi mi accorgo che sta fissando un punto indistinto alle mie spalle e la sua mascella è contratta. Per quanto io mi sforzi di non farci caso lo conosco abbastanza bene per capire che sta cercando di calmarsi.
Ovvio, lui non può arrabbiarsi, non fa parte del suo personaggio, perderebbe il fascino da manichino senza sentimenti che attira tanto le ragazze.
“Va bene, allora resti?” Propone, laconico. “ Potremmo bere una birra insieme..” Ok, qui ci sono seri problemi di comunicazione.
“No, allora non mi ascolti. George è qui fuori ed ha fatto trecento chilometri in macchina solo per vedere me, quindi scusa se preferisco una serata con lui che una birra con te!”
Adesso mi ha stancato, ho raggiunto il mio limite di sopportazione. Mi volto e mi avvio verso l'uscita, stavolta niente di quello che dirà mi farà tornare indietro. In tutti i sensi. All'improvviso mi sento afferrare per il braccio e non faccio in tempo a capire cosa sta succedendo che perdo l'equilibrio e finisco dritta contro il suo petto. Stronzo bastardo, ora mi sente.
“Che diavolo fai, toglimi le mani di dosso!” Urlo, mentre cerco di districarmi dal suo tanto improvviso quanto non voluto abbraccio. “Hai bevuto? O sei semplicemente impazzito?” Lo guardo con ferocia. Spererei anche di fargli paura, se non sapessi che è impossibile. Infatti mi afferra gli avambracci con entrambe le mani per tenermi ferma e cattura il mio sguardo con il suo.
“Adesso ascoltami bene Elizabeth, quel George..non..non ti devi fidare. Ti prego, non fidarti.” Sembra voglia aggiungere altro ma non lo fa. Mi lascia improvvisamente le spalle e si volta per tornare al tavolo. Sono qui immobile e incapace di reagire. Dopo qualche secondo mi rendo conto di quello che è successo e stavolta sono io a trattenerlo per un braccio.
“Come ti permetti?” Sibilo, mentre lui non sembra volersi girare per guardarmi. Da fuori potremmo sembrare una sorta di statua greca, di quelle dalla forma perfetta ma che nascondono una miriade di passioni.
“Non puoi far finta che io non esista per..non so neanche quanto e a un certo punto venire qui, farmi la predica e andartene di nuovo, come se nulla fosse!” Continua a non guardarmi e io approfitto di questo momento per continuare il mio attacco.
“Qual è il problema? Ora ti da noia anche il fatto che io possa essere felice?” A questo punto si volta.
Ora è davvero infuriato, ma non mi importa, se la faccia passare. Apre la bocca per rispondere, ma non glie lo permetto. Ormai sono un fiume in piena.
“Vuoi parlare adesso, ma quando ero io ad aver bisogno di parlare dov'eri? Non c'eri! E l'ho accettato! Evidentemente avevo frainteso io ed il nostro rapporto non era così profondo come pensavo. Ma adesso che finalmente l'ho capito ed ho voltato pagina non puoi tornare di punto in bianco e arrogarti il diritto di poter avere un'opinione sulle mie scelte. Come se ti importasse qualcosa in fondo.”
Ormai ho le lacrime agli occhi. Al diavolo lui e la sua arroganza. Mi avvicino ancora, non c'è più spazio fra noi.
Nonostante in questo momento lo detesti, non posso allontanarmi fisicamente da lui. Non ci riesco.
“Ma non peroccuparti, lo so che non è così” sussurro alla fine, cercando di ricompormi.
“Lo so che non tieni a me, o a nessun altro per quello che importa. Ti sei talmente impegnato a creare una perfetta maschera di indifferenza che ormai di te è rimasta solo quella.”
Rimaniamo così, vicini, a guardarci. Un sottile velo d'aria ci divide; è un equilibrio troppo fragile, un piccolo movimento, suo o mio, basterebbe a far crollare il mio castello di carta. Un castello che ho messo sei mesi a costruire. Il mio unico rifugio da lui e da quello che potrebbe farmi, se solo gliene dessi la possibilità.
Ma ho imparato a mie spese che non posso permettermi di lasciarmi andare a inutili fantasie quando c'è di mezzo lui. E' un comportamento distruttivo e autolesionista data la sua incapacità di provare alcun sentimento.
“Sei una pazza, Elizabeth. Io ti ho avvisata.” Dice infine senza il minimo accenno di emozione nella voce. Sembra che stia leggendo la lista della spesa mentre io sono piena di rabbia.
Si allontana e aggiusta i ciuffi di capelli neri che gli sono ricaduti sulla fronte, l'unica parte ribelle di tutto il suo aspetto; ma sono convinta che anche la loro finta confusione sia controllata al millimetro, come tutto il resto.
Lo guardo e la mia voglia di urlare si fa di nuovo pressante; come fa a essere calmo e indifferente anche adesso, che stiamo (sto) litigando al centro di una sala piena di persone?
“Bene, grazie dell'avvertimento. Ora me ne vado sul serio e non tentare ancora di fermarmi o potrei diventare violenta. E non vorrei che il tuo aspetto perfetto fosse rovinato da un naso rotto.”
Gli lancio un ultimo sguardo assassino e me ne vado, lasciandolo in piedi in mezzo alla stanza.



Eccoci qui, alla fine del primo capitolo! Dopo mesi e mesi e dopo aver letto storie molto belle scritte da un sacco di autori, anche io ho deciso di pubblicare qualcosa. Spero che anche la mia possa essere interessante..
Insomma, in nostri due protagonisti (Lizzie e Will) sembrano avere un passato burrascoso alle spalle, che ovviamente voglio approfondire nei "prossimi episodi". E di George? Ci dobbiamo fidare? O dovremmo ascoltare il borioso e antipatico Will?
Per scoprirlo leggete e recensiteee
Un bacio a tutti
Elphie (:
   
 
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