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Autore: Therainsmelody    19/07/2014    3 recensioni
Astrea è una giovane fata in viaggio con la madre, fin qui nulla di strano.
C'è, però, un problema: si trovano in un territorio proibito alla fate che, nonostante questo, risulta impregnato della loro magia. Questo fa sorgere delle domande ad Astrea e sarà sua madre Cinzia a darle le risposte che cerca.
La fata del vento verrà quindi a conoscenza di una delle più terribili storie sul passato del suo popolo, una di quelle che si vogliono dimenticare a tutti i costi: il motivo per cui se ne sono andate dalla radura, il luogo in cui danzavano le fate.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Circle of Lost Tales'
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Dove danzavano le fate


Capitolo I

 
When we first came here
We were cold and we were clear
 
 
Astrea camminava al fianco della madre senza proferire parola da quelle che ormai le sembravano ore. Cinzia le aveva detto che in quella parte del loro viaggio avrebbero dovuto fare molta attenzione, quello su cui si trovavano era un territorio proibito alle fate.
Non avevano il permesso di mostrare le ali perciò non potevano attraversarlo volando e questa era forse la cosa che dava più fastidio ad Astrea: lei era una delle migliori fate d’aria, la più brava nell’arte del volo.
Persa nei suoi ragionamenti finì per inciampare su di una radice che sporgeva in modo eccessivo dal terreno e cadde lunga distesa a terra.
<< Astrea! Com’è possibile che tu cada ogni dieci minuti? Non puoi fare un po’ più d’attenzione? >> Cinzia aveva cercato di imprimere un tono autoritario alle sue domande, da vera madre qual’era, ma non era decisamente il suo forte.
Era una brava guaritrice e questo l’aveva portata ad essere sempre gentile con tutti, a volte addirittura troppo.
<< Non lo faccio mica apposta, sai? >> Sbuffò Astrea rialzandosi; si spolverò la lunga tunica bianca, la stessa che indossava ogni fata, e si ritrovò a fissare un enorme spiazzo verde nel mezzo del bosco. Non che non avesse mai visto una radura, nella foresta in cui vivevano ce n’erano almeno cinque, ma nessuna bella e imponente come quella.
La giovane fata chiuse gli occhi e si concentrò.
All’inizio non riusciva a percepire nulla e stava quasi per rassegnarsi al fatto che quello fosse un semplice praticello ma poi avvertì una leggera stretta allo stomaco e sottili linee colorate iniziarono a danzarle sotto le palpebre. Erano molto flebili rispetto a quelle che era abituata a percepire eppure c’erano; ne erano impregnati gli alberi, i fili d’erba, i fiori e anche l’aria.

Magia.

Se c’era la magia in una radura poteva significare soltanto una cosa: le fate vi avevano danzato.
Non si trattava di una danza normale, ovviamente, era una vera e propria cerimonia per armonizzare la natura con ognuna di loro e permetterle di vivere in quel luogo.
Era come ricevere la benedizione dalla Madre Terra.
<< Pensavo che queste terre fossero proibite per noi. >>
<< Lo sono. >> Rispose Cinzia con assoluta calma ma non aggiunse altro.
<< Dai mamma! So che puoi sentirla anche tu! La magia aleggia nell’aria e questo può significare solo una cosa. >> Astrea cominciava veramente ad irritarsi: come poteva sua madre fare finta di niente? Qualcuno aveva violato la legge infrangendo il voto d’obbedienza e devozione fatto alla loro regina!
<< Ho detto che questo luogo è vietato alle fate ora, non ho mai detto che sia sempre stato così. >> Astrea sgranò gli occhi sorpresa
<< Vuol dire che una volta le fate vivevano qui? >>
Cinzia lanciò un’occhiata piena di nostalgia alla radura.
<< Sì, era un gran bel posto. Il più bello in cui abbia mai vissuto. >>
<< Tu c’eri già? Quanti anni sono passati? >> Astrea aspettò quasi saltando dall’agitazione mentre sua madre cercava di ricordarsi se fossero passati due secoli o tre.
<< Credo che fosse circa trecento anni fa. >> Come sempre non aggiunse una parola di più.
<< Cos’è successo, mamma? Perché ve ne siete dovute andare? >> Il rumore del vento le avvolse. Astrea non riusciva a capire se fosse la sua curiosità che lo stava facendo agitare o qualcosa di totalmente diverso che riguardava invece i sentimenti di sua madre.
Agitazione?
Paura?
Non ne era sicura.
<< È stato per colpa degli umani. Ci hanno scoperte e hanno ucciso la maggior parte di noi, siamo riuscite a scappare in poche.>> Fece una piccola pausa per trattenere un singhiozzo, Cinzia non voleva certo mostrarsi debole di fronte a sua figlia.
<< La mia migliore amica non ce l’ha fatta. >> Astrea si avvicinò e strinse le mani della madre tra le sue.
<< Mi dispiace ma proprio non riesco a comprendere, gli umani sono stupidi, come hanno fatto a capire cosa eravate? >>
<< È iniziato tutto per colpa di Verdiana, la mia amica più cara. Lei pensava di poter infrangere le regole della natura senza dover sacrificare qualcosa in cambio. Ci è stato dimostrato che si sbagliava. >> Cinzia smise nuovamente di parlare anche se sapeva benissimo che sua figlia voleva venire a conoscenza dell’intera vicenda.
<< Cos’ha fatto di tanto grave? >> Astrea si protese verso la madre, in attesa della risposta.
Il vento soffiò più impetuoso.
<< Si è innamorata di un essere umano. >> Astrea si allontanò di scatto ritraendo le mani con un’espressione terrorizzata sul viso quasi non volesse che un briciolo dell’amore provato da quella fata così vicina a sua madre passasse da quest’ultima a lei.
<< Ma le fate non possono amare! È il nostro prezzo da pagare per l’immortalità! >>
<< Già, la natura ci ha create senza amore, con l’incapacità e il divieto di provarlo. Eppure ti garantisco che lei lo amava e lui amava lei e benché tutte le altre fossero contrarie ma soprattutto spaventate da quel sentimento io non ho mai visto nulla di sbagliato in loro. >> Astrea rimase scioccata dalle parole della madre, se la pensava così perché non aveva espresso la sua opinione? Aveva paura della punizione che la regina le avrebbe riservato? Perché allora non aveva semplicemente abbandonato le altre fate? E poi come poteva anche solo pensare che l’amore fosse una cosa giusta?!
<< Niente di sbagliato? Vi ha fatto ammazzare! >> Cinzia sospirò e si avvicinò di un passo alla figlia unendo nuovamente le loro mani.
<< Non è stato il loro amore a farci ammazzare ma la stupidità degli uomini. Loro hanno infranto una legge, è vero, e questo ha portato il resto degli abitanti del villaggio a conoscenza della nostra esistenza ma sono stati il loro egoismo e le loro convinzioni errate che li hanno spinti a massacrarci. Non ho mai incolpato Verdiana per questo. >> Astrea rimase in silenzio, infondo non sapeva com’erano andate veramente le cose.
Forse sua madre aveva ragione.
<< Perché non mi racconti tutta la storia? >> Cinzia sorrise lievemente alla domanda della figlia; pensò che forse, se avesse sentito da lei com’erano andate veramente le cose, avrebbe potuto comprendere la verità delle sue parole.
<< Certamente, prima però dovrò parlarti di Verdiana o non potrai capire a fondo ciò che provava e le ragioni che l’hanno portata a tale scelta. >> Astrea annuì e si lasciò guidare dalla madre al centro della radura dove si sedettero l’una di fronte all’altra.
<< Devi sapere che io e Verdiana siamo nate praticamente lo stesso giorno, lei dalla terra e io dall’aria., la prima volta che ci siamo incontrate abbiamo parlato di questo. Verdiana non faceva che farsi domande su tutto: perché le fate nascono da elementi diversi? Perché tu sei più brava di me a volare? Perché siamo immortali? Perché non possiamo amare? >> Astrea corrugò la fronte. Nessuna fata avrebbe dovuto porsi domande del genere, tutte sapevano che ogni cosa dipendeva dal volere della Madre Terra.
<< Era una fata piuttosto strana. >> Gli occhi di Cinzia si rabbuiarono.
<< C’era un motivo, vero? Era diversa da noi, lo vedo dal tuo sguardo che aveva qualcosa che non andava. >> Insistette Astrea. Voleva che sua madre glielo rivelasse, voleva che le raccontasse tutti i particolari di quel racconto.
<< Non è che avesse qualcosa che non andava, non era colpa sua. Come sai una delle regole di vitale importanza per le fate è quella di rimanere il più pure possibili ma la madre di Verdiana non lo era abbastanza quando ha pregato perché lei nascesse. >>
<< In che senso non era più abbastanza pura? >> Cinzia sospirò di nuovo e prese un bel respiro prima di parlare nuovamente.
<< Un uomo l’aveva privata della sua virtù e non era certo stata lei a chiederglielo. Quando scoprì di aspettare una bambina, una mezza fata o forse addirittura un’umana, lei pregò la terra affinché facesse di sua figlia una fata come tutte le altre e la terra esaudì la sua richiesta ma in cambio prese la sua vita. >> Astrea sentì le mani cominciare a tremare. Era una grande infrazione avere figli con gli umani, anche contro il proprio volere, e di sicuro era un atto che toglieva ogni purezza ad una fata.
Anche se non fosse restata incinta la madre di Verdiana non avrebbe mai avuto l’approvazione del suo elemento per avere una bambina, così ha supplicato di farla nascere fata in cambio della sua vita invece di chiedere di non farla mai nascere e salvarsi.
<< È stata molto coraggiosa. Suppongo sia per questo che Verdiana faceva tutte quella domande, il suo spirito in parte è restato umano o ne serbava comunque il ricordo, giusto? >> Cinzia sorrise alla figlia, aveva sempre saputo che Astrea era una fata molto sveglia e intelligente.
Riusciva a scorgere un brillante futuro per lei.
<< Sì, era per questo. Non era certo stupida, sapeva che erano domande da tenere per sé infatti sono l’unica con cui ne parlava. >> Cinzia strinse più forte le mani della figlia, avrebbe avuto bisogno di parecchia energia per realizzare l’incantesimo che aveva in mente.
<< Quindi in parte è rimasta umana, per questo si è innamorata. Tutto chiaro, ma ho un’ultima domanda: ti decidi o no a raccontarmi com’è andata? >> Chiese Astrea sorridendo, poi si accorse di quanto forte fosse la stretta di sua madre sulle sue mani e che aveva chiuso gli occhi. Quando Cinzia parlò di nuovo la sua voce suonava distante e aveva perso ogni traccia della sua solita dolcezza.
<< Farò molto più di questo, te lo mostrerò. >> Il vento cominciò a soffiare impetuoso alzandosi da terra in un turbinio, come se entrambe fossero finite all’interno di un tornado in miniatura e la temperatura scese così vertiginosamente che l’erba del prato cominciò a scintillare per via del ghiaccio che la copriva. Astrea chiuse gli occhi a sua volta e si concentrò sulle spirali luminose della magia di sua madre che le ruotavano attorno. Immaginò di farle crescere e muovere sempre più in fretta, di farle brillare con ogni colore dell’arcobaleno.
Lentamente sentì la sua magia fondersi con quella di Cinzia e riuscì a percepire le sue linee colorate che andavano ad unirsi alle altre già in volo.
Per un attimo si sentì mancare.
Trasferire la propria magia ad un’altra fata era un compito molto spossante e in vita sua Astrea non l’aveva mai fatto.
Durò solo qualche secondo poi si riprese.
All’improvviso nella sua mente cominciarono a scaturire immagini della radura secoli prima: vide una cerimonia di nascita; delle fate che danzavano in cerchio; il sorriso di sua madre e la loro regina che parlava al popolo.
Nonostante fossero passati così tanti anni Tatiana, la regina delle fate, era sempre splendida. I suoi capelli rosso fuoco rilucevano come una fiamma in mezzo alle chiome bionde o castane delle sue simili e i suoi occhi avevano la stessa scintilla di saggezza che Astrea conosceva bene.
L’immagine cambiò di nuovo.
Ora c’erano due ragazzi in piedi, l’uno di fronte all’altra che si baciavano.
Lui era più alto con corti capelli rossi, non lo stesso rosso di Tatiana, un rosso più arancione.
Astrea decise che sembravano un tramonto.
Lei invece era piccola e minuta, dai movimenti eleganti.
Si trattava certamente di una fata.
I capelli erano lunghi e ricci, di un biondo così chiaro che ricordavano quasi il grano poco prima di essere mietuto; ma gli occhi erano nascosti, così Astrea non poté capire di che tipo di fata si trattasse ma era certa che fosse Verdiana.
Astrea sapeva che un essere umano avrebbe provato qualcosa nel vedere due che si baciavano ma lei era una fata e non provò nulla se non forse un pizzico di paura per loro, ma questo solo perché le fate erano molto empatiche verso le altre creature.
Questa scena durò più a lungo delle altre ma alla fine anche lei scomparve, solo che al suo posto non arrivò niente.
Astrea era immersa nel buio più totale e fu attraversata da un enorme senso di stanchezza, troppo per poter resistere. Provò a combatterlo ma non ci fu nulla da fare, si sentì scivolare via come risucchiata da quell’oscurità così strana. Ormai non sentiva più nulla. Non sentiva le mani di sua madre o il prato sotto di lei.
Non sentiva più neanche il vento!

È normale? Funziona così questo incantesimo?

Non fece in tempo a trovare le risposte.
Astrea si addormentò e il suo corpo uscì dall’oscurità, avvolto dalla più luminosa delle luci.


Spazio Autrice

Bene, bene, bene. Ecco il primo capitolo della prima delle otto storie (è un miracolo che sia riuscita ad iniziare così presto!).

Come avrete notato si tratta di un prologo (già il secondo in così poco tempo, sto diventando la signora dei prologhi!), e la storia riguarda le fate. Ora, alcune cose si capiscono dal testo altre meno, questo semplicemente perché sono due fate che parlano tra di loro e si presuppone che sappiano già abbastanza bene come funzionano le cose nel loro mondo ma io sono qui apposta per spiegare!
Prima di tutto le fate sono immortali (sai che novità!) e il prezzo della loro immortalità è il non poter provare amore, per niente e per nessuno. Ovviamente possono essere uccise oppure decidere quando e se porre fine alla loro vita tornando a far parte dell'elemento che le ha generate. Per far sì che nasca una fata un'altra (sua futura madre) deve pregare il proprio elemento di concedergli una figlia e la richiesta verrà accettata solo se la fata è pura di cuore, spirito e corpo (ecco spiegato il grande problema della madre di Verdiana). Una fata quindi appartiene ad un certo elemento e per ogni elemento ci sono dei tratti distintivi:
Aria ----> la fata ha gli occhi dello stesso colore del cielo e i capelli biondi
Acqua ----> la fata ha gli occhi blu scuro e i capelli castani o, più raramente, neri
Terra ----> la fata ha gli occhi verdi e i capelli biondi o castani
Fuoco ----> la fata ha gli occhi marroni e i capelli rossi (sono molto rare le fate di questo tipo)
Nascono allo stesso modo degli umani e crescono normalmente fino circa vent'anni dopo di che non invecchiano più (molto comodo devo dire!).
Le fate non fanno domande, obbediscono alla loro regina e seguono le regole della Madre Terra così come lei le ha decise (non possono amare, non possono avere figli con gli umani, devono restare pure, ecc.).

Credo di aver detto tutto quello che c'era da dire!
Non ne sono ancora certa al cento per cento ma penso che questa storia avrà tre o quattro capitoli non di più.
Come sempre aspetto di sapere cosa ne pensate, a presto,
Gil

 
   
 
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