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Autore: x Audrey x    19/07/2014    1 recensioni
Chiuse gli occhi umidi e lasciò la presa, stringendo forte quella mano sconosciuta. Era l’unica possibilità che le rimaneva. L’ultima cosa che vide furono un paio di profondi occhi color nocciola.
Genere: Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTE
Finalmente, il luogo dove non era ritornato da ormai troppo tempo. Appoggiò la sua mano sulla maniglia e stette fermo, immobile. Aveva quasi paura anche solo a sbirciare dalla fessura della serratura. Avrebbe rivisto tutto, tutto quanto. Il cielo, il paesaggio, le città, dopo essersi rassegnato che ormai non esisteva più niente di tutto questo, che erano rimasti solo i vividi ricordi impressi nella sua mente. Aveva tanto desiderato un momento del genere. Ma ora, spingendo quella maniglia, era terrorizzato dall’ idea che avrebbe ritrovato il solito, freddo vuoto, mandando in frantumi la sua flebile speranza.
“Cosa aspetti?” chiese Lux da dietro, impaziente. Si era svegliata.
Lui non rispose, inspirò, e spalancò violentemente la porta della cabina. Rimase senza parole. Non era cambiato niente. Neanche una foglia. Era tutto perfettamente identico ai suoi ricordi. Rimase così estasiato ancora per qualche istante.
“Okay” si risvegliò infine. “Ora…” e si bloccò. Ora cosa? Cosa ci faceva lì, di nuovo?
“E qui, dove hai vissuto?” chiese timidamente Lux. Era curiosa, ma era anche un po’ confusa dalla sua reazione. Lo studiava, e si accorse che il suo sguardo era smarrito, assente. Non sapeva bene come attaccare bottone. Non voleva disturbarlo dai suoi pensieri, ma più che pensieri, sembra fossero angosce.
“Torniamo dentro?” chiese infine.
“Si” sussurrò deciso.
Lei lo guardò con aria interrogativa.
“Ho vissuto qui” spiegò lui. “Dai, andiamo” disse, avviandosi, abbozzando un sorriso.
Lei gli fu subito dietro, ma si tenne a una debita distanza. Stava iniziando a provare una sorta di rispetto e di benevolenza verso quella figura, che sembrava imperturbabile di fronte ai disastri del tempo, ma che rivelava una particolare fragilità in queste situazioni.
Procedettero per vari chilometri, passeggiando in quella sottile erba rossastra, che rispecchiava le mille sfumature del cielo. Lui non aveva più fiatato, e lei, dal canto suo, era rimasta zitta in silenzio. Di scattò, il Dottore si voltò dalla sua parte. Lei si arrestò immediatamente, sorpresa. Lui rimase in silenzio. Lux alzò gli occhi, e iniziò ad esaminare distrattamente le piccole sfumature arancioni presenti nell’ immenso cielo.
“Per prima cosa, andremo in quella grande cupola, la vedi?” le disse, interrompendo il silenzio, indicandola.
Lei  guardò dritto davanti a sè per la prima volta. Che domanda stupida. Era impossibile non notarla. Era immensa e così limpida. Al suo interno si intravedevano altissime costruzioni a punta. Intorno ad essa, il paesaggio era così terso. Montagne rocciose incorniciavano l’ orizzonte, e i campi radi non avevano una fine. Era stupendo.
 “Così prenderemo informazioni. Poi vedremo cosa fare.” continuò e riprese a camminare.
 “Sai, non pensavo di poter ritornare in questo posto.” Disse dopo pochi passi.
“E ora sei felice di essere di nuovo qui?”rispose Lucy, aspettando qualche secondo.
“Si” sorrise “Lo sono” disse, e gli si illuminarono gli occhi.
Continuarono a camminare, fino a quando non arrivarono ai piedi di quell’ enorme sfera. O meglio, ai piedi della cosa che sosteneva quell’ enorme sfera, portandola a qualche decina di metri sospesa dalla terra.
Lux rimase senza fiato. Da vicino, quella cosa era praticamente gigante.
“Come facciamo ad arrivare lassù?” chiese lei.
“Aspetta…” e con aria assorta si mise a tastare quella specie di muro di metallo… o qualunque cosa fosse quel materiale scuro.
“Ecco qui! Lo sapevo che c’ era!” esclamò esultante. “Vedi?” e indicò due piccoli cerchi concentrici, che scalfivano quella superficie liscia e perfetta. Tirò fuori quello strano aggeggio che aveva nella tasca del cappotto, e lo puntò intorno a quelle incisioni. Poi ci premette una mano sopra e spinse. Era una porta nascosta. Ci entrarono.
Era un corridoio. Un lungo e buoi corridoio. Lux non riusciva a vedere a un palmo dal naso. Era anche piuttosto basso.
“Per una volta. La mia altezza è un vantaggio…” commentò sarcastica mentre si inoltravano“Però non si vede niente! Ma dove l’ hai recuperato questo posto?” gli chiese, perplessa.
“Passaggio segreto… ce ne sono un bel po’. Soprattutto di questi tempi… sai, non era tutto perfetto e ordinato come poteva sembrare dall’ esterno, il mio pianeta. Ripensandoci, era proprio un gran disastro. E la loro scelta di dare corda alla loro rivalità che avevano con i dalek ne è stato la prova. Insomma, se veramente volevano preservare tutto in pace e armonia perché avrebbero dovuto-“
“Ahi!” si lamentò Lux, che aveva smesso di ascoltarlo dopo ‘tutto perfetto e ordinato’. Era mai possibile che per una volta riuscisse a non inciampare o sbattere contro qualcosa? Scosse la testa, rassegnata. Stavolta però, con era colpa della sua distrazione, ma di quel maledetto corridoio senza luce!
Il dottore fermò il suo discorso/monologo e scoppiò a ridere. Lux gli avrebbe tirato volentieri uno schiaffo, so solo potesse vedere dove si trovava la sua faccia in mezzo a quell’ oscurità.
“Sei inguaribile” commentò, e le prese la mano, riprendendo a camminare. Finalmente, dopo un viaggio che a Lux sembrò interminabile, risbucarono alla calda luce due soli.
 “Che bello, siamo dentro!” esclamò Lucy, contenta di essere uscita da quel luogo umido. “Ma perché non siamo entrati da un’ entrata ‘normale’?”
Il dottore la studiò un momento. “Certo , certo! In questi tempi è complicato entrare qui, pieno di controlli e cose di questo genere. Ed è l’ ultima cosa che voglio. Quanto sono noiosi! Sono inutili, se uno ha qualcosa da nascondere, lo riesce a fare tranquillamente in ogni caso.”
Lux soffocò una risata. Era davvero divertente quando  esprimeva le sue strane teorie.
“Perché ridi?” la squadrò lui.
“Non stavo ridendo. N-non per un valido motivo. Comunque… ci stiamo dirigendo a caso o verso una meta precisa?”
“Hei, per chi  mi prendi? Certo che abbiamo una meta solo… non ricordo esattamente qual’ era la direzione giusta…” finì dubbioso.
Lei decise di lasciare perdere questa conversazione, e pregò perché riuscissero in qualche modo a trovare la strada e si guardò veramente intorno per la prima volta, da quando erano entrati lì dentro. Rimase estasiata: si trovavano esattamente nel centro della cittadella.
I grandi edifici erano costruiti con un materiale scuro, ma lucido e ricco di sfumature, le ricordava il marmo. Inoltre l’ architettura era tra le più complicate che lei avesse mai visto. Quasi tutti, avevano lunghi e altissimi porticati. La strada era lastricata di strane pietre, che riflettevano mille colori con la luce del sole. O meglio, dei due soli, si corresse, dopo aver lanciato un’ occhiata in quel cielo mozzafiato. Si accorse anche che con la luce, quello strano marmo scuro, rifletteva un leggero e chiaro argento, facendo risplendere l’ aria.
Era la cosa più bella che avesse mai visto. Ad un tratto, piccoli fiorellini comparvero ai bordi della strada e più avanti, anche qualche albero.
“è stupendo…”
“Ma qualcosa non quadra. Sembra lo stesso, identico, uguale! Ma… stona. Qualcosa stona. Beh, non proprio tutto, però… questo pianeta ha qualcosa di estraneo, è come se mancasse qualcosa. No anzi, manca qualcosa! Ma non riesco a ricordare. È il mio pianeta, si vede e lo riconosco, ma è come se non ci avessi mai messo piede…”
“Siamo messi bene allora” rise Lux. Ma poi ritornò seria “Forse perché è da un sacco che non lo rivedevi. O forse è per un altro dei problemi spazio-temporali. Ma ora dovremo concentrarci sul motivo del perché siamo venuti qui. Dimmi, perché?”
“Vedi quella specie di specchi? Ecco sono una specie di piccoli tunnel spaziali, sono portali per la precisione. Ti portano nelle varie parti della città, e del pianeta, in qualche caso. Non all’ esterno però, perché altri estranei potrebbero intrufolarsi. Una volta, ce n’ erano molti di più… mmm… dobbiamo assolutamente capire qualcosa. Dai, se non ricordo male, dobbiamo entrare lì” disse, prendendola per mano, e trascinandola verso uno specchio, incastrato tra due portici.
  
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