Fanfic su attori > Cast Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: Sery400    20/07/2014    5 recensioni
Dal testo:
"«Michael» mi chiama Ian facendomi bloccare sul posto. «Ho una scena con Nina, poi dobbiamo girare insieme con Paul, vieni a vedere?»
«Certo» dico con un sorriso. Certo Ian, verrò a vederti mentre ti baci con la tua ex.
Di nuovo, perché? Perché questo astio improvviso nei confronti di Nina e Ian? Adoro entrambi, è stupido. Eppure le loro risate che insieme riempivano la stanza ancora mi rimbombano nelle orecchie.
Sarà che ci tengo ad Ian e non voglio che cada di nuovo nello stesso stupido trucco. Non voglio vederlo soffrire ancora. Eppure è da qualche settimana che sembra esserci di più, come se fossi… geloso.
Geloso?"
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ian Somerhalder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: sì, ho scritto un'altra Somerkey. Ormai a go-go.
Anyway, l'avevo iniziata tempo fa ma poi mi ero bloccata. Oggi l'ho rivista e ho pensato di continuarla.
Michael geloso è una delle mie fantasie migliori. Li shippo da matti 'sti due, che ci posso fare?

Ok è tardi e sto divagando.

La ff è ambietata durante le riprese della 5x20.

A voi! Fatemi sapere :*






La prima persona che vedo appena arrivo sul set è Ian, ovviamente. No, non perché c’è solo lui. Semplicemente perché è la prima persona che cerco ogni volta. Dopo averlo notato, mi soffermo a guardare gli altri. Essere consapevole di questa cosa mi mette un po’ a disagio, ma ormai che senso avrebbe negarlo? È così, e ci sto facendo i conti.

Ian è vicino a Nina, Paul e Candice. Ridono tutti insieme. Come fa il suo sorriso ad essere così straordinariamente perfetto? Ok, penso questo perché io amo le persone che ridono. Le fa sembrare vive, vere. Eppure mi soffermo sulla risata di Nina, poi su quella di Paul e vedo solo due persone felici. Invece poi guardo lui e ci vedo la vita passare dentro quegli occhi e osservo i due denti incisivi leggermente accavallati e sorrido alla consapevolezza dei piccoli particolari che ho notato di lui. Come il fatto che quando si lascia andare davvero butta la testa all’indietro e chiude gli occhi, mentre quando sorride semplicemente chiude quello sinistro più del destro.

E lo so, lo so che queste cose non dovrei notarle, perché se mi chiedessero di parlare del sorriso di qualsiasi altra persona io riuscirei a dire forse mezza frase, mentre su quello di Ian ci potrei scrivere un libro.
E so anche che è un mio collega e il mio migliore amico, perché tutte queste cose mi fatto questo strano effetto?
E soprattutto, perché sta guardando Nina in quel modo? Dio, che rabbia che mi fa quando la guarda così. Perché non capisce che l’ultima volta è stato male per mesi, dopo che si sono spezzati il cuore a vicenda?

«Enzouuuu» mi chiama Ian e mi risveglio da quell’attimo di trance.

Tutti e quattro di girano verso di me e mi salutano con la mano. Lui no, lui si alza e mi viene ad abbracciare. Fa passare un braccio sopra la mia spalla e lo unisce con quello che ha sfiorato il mio fianco. Mi stringe forte come fa sempre, io invece, ancora nella mente gli sguardi che si è scambiato con Nina, lo circondo con le braccia, ma rimango immobile. Ovviamente se ne accorge. Quando mai Ian non nota i particolari?
Si allontana da me e mi guarda confuso.
Perché? Perché sono così distaccato? Cos’è questo peso sullo stomaco? Ma soprattutto, perché non riesco a sciogliermi davanti a quegli occhi dal colore del mare?

«Tutto bene?» chiede un po’ diffidente.

Sposto lo sguardo sugli amici dietro di noi. Poi scuoto la testa e annuisco.

«Si, certo. Giornata pesante» dico cercando di sembrare convincente.

«Amico, sono le otto di mattina. E ti conosco abbastanza bene da sapere che ti sei svegliato dieci minuti fa.»

«La giornata di ieri, la sera credo di aver esagerato con l’alcool. È tutto ok, tranquillo» rispondo dandogli una pacca sulla spalla.

Idiota, ieri sera avete massaggiato per più di dieci minuti e ubriaco non lo eri nemmeno un po’.

Che cazzo mi prende?

Mi avvicino a Candice e le lascio un bacio sulla guancia, lei sorride a quel gesto. Con un cenno della testa saluto Nina e Paul, poi mi dirigo in camerino.

«Michael» mi chiama Ian facendomi bloccare sul posto. «Ho una scena con Nina, poi dobbiamo girare insieme con Paul, vieni a vedere?»

«Certo» dico con un sorriso. Certo Ian, verrò a vederti mentre ti baci con la tua ex.

Di nuovo, perché? Perché questo astio improvviso nei confronti di Nina e Ian? Adoro entrambi, è stupido. Eppure le loro risate che insieme riempivano la stanza ancora mi rimbombano nelle orecchie.
Sarà che ci tengo ad Ian e non voglio che cada di nuovo nello stesso stupido trucco. Non voglio vederlo soffrire ancora. Eppure è da qualche settimana che sembra esserci di più, come se fossi… geloso.

Geloso?

E di chi? Di Nina? Di Nina e Ian? Non mi interessa di certo Nina e Ian… è il mio migliore amico. Certo, la sua risata mi salva dall’oblio ogni giorno e senza i suoi occhi che mi permettono di non andare a fondo e mi trasmettono convinzione e coraggio ogni volta che ne ho bisogno, non vivrei. E adoro mettere le mie mani tra i suoi capelli quando ci abbracciamo. E mi sono soffermato sulle sue labbra troppo spesso rispetto a quanto farebbe un ‘amico’.
Ma si, lui è il mio migliore amico. Cos’altro potrebbe essere?

Mi spoglio e mi infilo i vestiti di scena, mi sciacquo il viso e cerco di apparire meno scazzato di quanto sono realmente. Sarà la prima volta che fingerò con Ian. Ian che non ha mai finto con me. Ian che è sempre stato così… vero. Che mi ha affidato se stesso e a cui io ho affidato tutto me. Lo guarderò negli occhi e fingerò di non voler tirargli un pugno in faccia sfogando tutto ciò che provo in questo momento, tirando fuori il peso che porto nel cuore e all’altezza dello stomaco. Poi però lo so che gli porterei del ghiaccio e lo accarezzerei, perché vederlo soffrire fa star male incondizionatamente anche me. Gli nasconderò per la prima volta come mi sento davvero.

Faccio un respiro profondo e mi preparo a ciò che sto per andare a vedere.
Poso la mano sulla maniglia della porta ma questa si apre senza che io faccia alcuna pressione. Mi trovo davanti la persona che è la causa del mal di testa che sta per venirmi.

«Ian, è successo qualcosa?»

«Cos-? No, no. Non ti ho visto e pensavo avessi cambiato idea sul venire.»

«Perché sei tanto intenzionato ad avermi?»

Lo vedo boccheggiare un istante. Apre la bocca, poi la richiude. Ci pensa su. Poi parla. «Perché mi piace averti intorno. Mi concentro meglio quando so che conti su di me.»

Stavolta sono io quello senza parole. Lo guardo negli occhi e i miei si accendono un po’. Lo sguardo mi cade sulle sue labbra e mi rendo conto di quanto sono belle e quanto dovrebbero essere morbide, a contatto con altre. Il desiderio di provare quella sensazione è talmente forte che devo distogliere lo sguardo.
Questa mi è nuova. Ora ho anche il desiderio di baciarlo.
Seriously?

«Dai, andiamo» dico con un sorriso circondandogli le spalle con un braccio.


 

Sul serio, mi ero preparato a vedere Ian e Nina baciarsi. Anche perché non è mica la prima volta! Eppure sentir quelle parole –being around you drives me nuts and not being around drives me nuts- e il bacio che ne è conseguito, mi ha fatto provare ancora quella sensazione dolorosa che pensavo fosse passata dopo le parole e lo sguardo adorante di Ian. Ha esattamente descritto, in poche parole, come mi sento. Sono settimane che stare vicino ad Ian mi fa un effetto strano, bello. Ora che ci penso, è come durante la prima cotta, quando vuoi stare ogni secondo che passa vicino a lei/lui e senti le farfalle nello stomaco quando ride ad una tua battuta o quando ti guarda. Ed è appunto la realizzazione di tutto ciò che mi porta a volergli stare lontano. Perché non dovrei provare certe cose. Mi sembra di essere tornato al periodo in cui mi ero innamorato di quella tizia, com’è che si chiam- innamorato??

Aspetta aspetta aspetta, ho davvero pensato a quella parola? Sono innamorato di Ian? Del mio migliore amico? Di un uomo?

«Somerhalde, Malarkey, Accola, Wesley!» ci chiama Butler, regista della puntata che stiamo girando.

«Presente» esclamo alzando una mano, grato della distrazione. Distrazione che dura davvero troppo poco, però, visto che gli occhi di Ian cercano i miei e i nostri sguardi si incatenano. Si avvicina a me con un sorriso che non ricambio.

«Sei stato bravo» dico solamente.

Perché ho questa fottuta paura che i miei sentimenti possano essere reali?
Il suo sorriso si trasforma in un broncio deluso. Di solito quando assisto alle sue scene finiamo per fare battute e prenderci in giro, ridendo e scherzando.

«Mi dici che hai?» sussurra dolcemente, sfiorandomi la guancia con la mano. Scosto poco la testa e il suo braccio rimane a mezz’aria senza niente da toccare. Non lo guardo negli occhi, farebbe troppo male. Ci vedrei il dolore, dentro, e non riuscirei a sopravvivere a quello.

«Si gira!» esclama Butler.

«Dobbiamo andare.»

Qualche indicazione, qualche consiglio e iniziamo a girare. Devo stare seduto sulla poltrona rilassato osservando Candice, Paul e Ian recitare le loro battute, poi sarà il mio turno.
Stefan e Caroline parlano. Non faccio nemmeno caso a ciò che dicono. Sono distratto da un unico, costante pensiero. Ian/Damon entrerà da un momento all’altro.
Ed eccolo, che fa la sua apparizione, bellissimo come sempre.

«Entra la complicazione» esclama. E quando il suo sguardo dovrebbe cadere su Stefan/Paul, si fissa su di me.

«Fermi fermi fermi! Ian non devi guardare Enzo, ma Stefan! Damon non può vederlo.»

«Si, scusa, rifacciamo» dice, non staccando gli occhi da me. Scuote la testa ed esce dalla stanza.

Di nuovo, stessa conversazione, stessa entrata di Ian. Stavolta lui fa il suo lavoro, sono io che alla mia terza battuta ho ancora il suo “yep!” –cazzo quanto è eccitante quando lo dice- nelle orecchie e nel momento in cui devo fare l’euforico, non mi riesce per niente.
Che cazzo mi succede? Ora non riesco a separare nemmeno i problemi dal lavoro? Cosa mi hai fatto, Ian? In che modo sei riuscito a stregarmi così profondamente, senza che nemmeno me ne rendessi conto?
Mi blocco a metà della battuta e ancora guardo Ian.

«Ok, che cazzo succede tra voi due?» chiede Joshua guardando me, poi Ian.

«Non lo so, ho bisogno di cinque minuti. Scusate.» E detto questo scappo nel mio camerino.

Riesco a sentire la voce di Ian che chiede scusa anche lui e i suoi passi che vengono nella mia direzione. Inizio a correre per levarmi di dosso almeno un po’ della frustrazione che sento. Ma per quanto possa correre veloce, l’uomo che mi sta procurando tutto questo caos dentro è più veloce di me e mi raggiunge proprio quando sto per aprire la porta del camerino.

«Mi spieghi che cazzo ti prende?» Stavolta urla, non è più dolce o comprensivo. Mi urla in faccia, lui che non urla mai. «Ti abbraccio e non ricambi. Ti chiedo cos’hai e menti. Poi sembra tutto di nuovo apposto e invece ora non riesci nemmeno a dire una battuta senza guardarmi con quello sguardo che-»

«Cosa? Come ti guardo Ian?» urlo anche io.

«Non lo so Michael! Mi guardi diversamente da come fai di solito ed è orribile. Sei freddo e distaccato e non vuoi dirmi perché e cazzo!, non ce la faccio così!»

«Perché? Che cazzo ti cambia se ho una giornata storta e per una volta non accontento tutte le tue cretinate come gli abbracci alle otto di mattina o ‘sta fottuta fissa di vederti mentre giri?»

«Mi cambia perché averti nella mia giornata o no cambia tutto. Perché senza i tuoi abbracci e il tuo sorriso come cazzo faccio a reggere una giornata intera di prove e scene da girare?»

Le grida aumentano sempre di più, tanto che ormai nemmeno ci facciamo più caso, tanto che nemmeno mi soffermo su quest’ultima frase.

«E poi se davvero pensi che sono delle cretinate non farlo, non sono un bambino che deve essere accontentato!»

«Si Ian, sono delle cazzate enormi, come tutto ciò che stai dicendo. Insinui che senza di me le tue giornate farebbero schifo, alla Dobrev dici lo stesso?»

Non dovevo dirlo, questo non dovevo proprio dirlo. Ora sembrerò un ragazzino geloso. Ma era più forte di me. Che cazzo mi sta succedendo?

«Che c’entra Nina?» chiede con gli occhi sgranati e il tono di voce ancora alto.

«Lo vedo come la guardi, sei ancora innamorato e quante volte te l’ho detto di non ricaderci? Io… Dio Ian-» serro forte i pugni e li metto nelle tasche del cappotto per tenere a freno ogni possibile istinto.

«Aspetta aspetta, io non la guardo in nessun modo» afferma come se ciò che ho detto fosse un’assurdità.

«Ti prego, oggi sembravate due ragazzini innamorati mentre ridevate insieme e vi lanciavate quegli sguardi. Ed ho visto come l’hai baciata, se quello non era reale..!»

«Tu stai fuori di testa, davvero hai bevuto ieri sera? Ma pure stamattina… sei fatto?»

«Ma che cazzo ti viene in mente?»

«A me? E tu che insinui che sono ancora innamorato di Nina? È finita da mesi ormai. Mesi! E poi mi spieghi che c’entra con tutta la rabbia che mi stai urlando contro e con la diffidenza di oggi?»

«Non lo so, okay? So che mi fa rodere il culo sapere che ancora le vai appresso quando sai come finirà!»

Non avevo mai urlato contro Ian, né lui l’aveva fatto contro di me. Eppure ora non sembriamo nemmeno avere la voglia di smettere. E io ho questo pensiero fisso di Ian e Nina insieme che non mi fa ragionare.

«Ma sei coglione? Non le vado appresso, non la guardo nemmeno più da quando…» si blocca all’improvviso e a me si mozza inaspettatamente il fiato.

«Da quando?» dico piano stavolta.

Lui volta la testa, abbassa lo sguardo. Rimane in silenzio qualche secondo, poi lo vedo sgranare poco gli occhi, come se avesse appena realizzato qualcosa di improbabile. Scuote la testa e torna a guardarmi.

«Non la guardo più e basta.» Ha rialzato la voce, lo sguardo ancora incazzato. E allora torno arrabbiato anche io.

«Ma ti prego! Prova a dirmi che quel bacio non era reale!» esclamo alzando un braccio in senso di ovvietà.

«Non lo era!» urla tirandomi un pugno sulla spalla.

Rimango esterrefatto dal suo gesto. Non perché mi abbia fatto male, ma perché l’ha fatto con rabbia. E lui non mi mena mai con rabbia. Certo, ci tiriamo calci nelle palle e sberle in faccia, ma mai con cattiveria.
Mi guardo istintivamente la spalla, sul punto in cui mi ha colpito, poi torno a guardare lui. Si morde un labbro.

«Sai cos’è reale? Questo. Questo è reale.»

E senza neanche che me ne accorga, le sue mani sono sulle mie guance e la sua bocca sulla mia. Rimango immobile, interdetto dal suo gesto inaspettato. Si allontana da me prima che possa realizzare ciò che è successo.

«Non guardo Nina da quando ho conosciuto te» dice in un sussurro spezzato con lo sguardo fisso sulla strada.

«Cos-perché?» chiedo confuso. Mi lecco le labbra desiderando ancora le sue sulle mie per riuscire ad assaporarlo, cosa che non sono riuscito a fare prima, colto dalla sorpresa.

«Per lo stesso motivo per cui tu sei venuto a farmi una scenata di gelosia.»

«Non era una scena-»

Detto ad alta voce, da lui, sembra così maledettamente reale. Sono geloso di lui e Nina, di quello che hanno avuto, di quello che potrebbero ancora avere. Perché lo sono? Perché l’ha fatto?

«Sei il mio migliore amico» sussurro, non riuscendo ad accettare quella che è la più ovvia delle risposte.

Volta di nuovo la testa nello stesso gesto di stizza di prima. Si mette le mani fra i capelli e stringe i denti, probabilmente trattenendo un urlo. La sua mascella si contrae e sporge più di quanto faccia di solito. Rimango incantato da essa. Come posso rimanere incantato fissando la sua mascella? Come posso pensare che sia… sexy? Dio, lui è sexy. Tutto quanto. Soprattutto ora mentre si morde le labbra e ha lasciato perdere i suoi capelli, ora scombinati. Mi avvicino a lui e infilo le mani tra i questi. Mi guarda confuso, non dal mio gesto, ma da tutta la situazione. Mi guarda, e io vedo finalmente ciò che è sempre stato di fronte a me.

«Non sei solo il mio migliore amico» dico prima di baciarlo di nuovo.

Stavolta posso sentirlo tutto e godermi ogni istante. Godere delle sue labbra che si muovono sulle mie scoprendo di essere perfette le une per le altre; delle sue mani sulla nuca e i suoi denti a mordicchiare il mio labbro inferiore.

«Come possiamo essere pronti ad affrontare tutto questo?» mi chiede facendo scontrare le nostre fronti e accarezzandomi il naso col suo.

«Io non lo sono per niente» rispondo ridendo.

«Il solito coglione immaturo» dice sorridendo e guardandomi negli occhi.

«Sono pronto ad ammettere che ti bacerei per tutta la vita.»

Mi allontano e lo prendo per mano, apro la porta del camerino ed entriamo. Arrivo sul divano e mi siedo, invitandolo a sedersi su di me. Lui si accomoda, gettando le gambe oltre il bracciolo e appoggiandosi con la spalla sul mio petto. Lo guardo sorridendo e gli sfioro una guancia. Abbassa la testa quel poco che basta per sfiorare le mie labbra. Stavolta fa scivolare la sua lingua nella mia bocca e la sensazione è una delle più piacevoli che abbia mai provato.

Si alza per sedersi a cavalcioni su di me. Poi sorride e mi bacia ancora. Socchiudo le labbra per lasciare che approfondisca il bacio. Riprendo ad accarezzargli i capelli come stavo facendo prima fuori dal camerino, lui posa le mani sul mio petto e le muove accarezzandomi il collo, poi tornando sui pettorali, ripetutamente. Le nostre lingue si intrecciano e si conoscono, giocano con l’altra. Ed è vero, rimarrei a baciarlo per il resto della mia vita.

Si allontana e mi guarda così intensamente che sento il bisogno di scostare lo sguardo. Non è la prima volta che succede, mi guarda sempre così e spesso mi trovo in difficoltà a mantenere il contatto visivo. Ci sono troppe emozioni là dentro i suoi occhi! Questa volta però non voglio smettere di guardarlo, così mi lascio andare in quel fantastico blu.
Sorride leggermente, quasi imbarazzato. Con un paio di dita mi accarezza la guancia, poi traccia il contorno delle mie labbra. Sorrido anche io mentre faccio scorrere le mani sulla sua schiena.

«Ti amo, Michael Malarkey» dice senza abbandonare quel sorriso accennato, senza allontanare quei suoi occhi intensi, veri.

Scuoto la testa, ridacchio. Mette la sua mano sul mio cuore per sentire la velocità a cui batte. Poi scoppia a ridere, nei suoi occhi la felicità. Gli bacio piano il collo scoperto, traccio una striscia fino alle sue labbra ancora aperte in un sorriso mozzafiato. Le bacio assaporandolo ancora una volta.

«Ti amo anche io, Ian Somerhalder.»

Sono pronto, Ian. Se mi sorridi così non ho più paura.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Sery400