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Autore: Ereru    20/07/2014    0 recensioni
{BangLo} ♥ {JaeLo}
«Sin da quando avevo dodici anni ho sempre desiderato fare… fare una cosa che ti dirò solo dopo che mi avrai parlato di te. »
-
« Prima hai detto che le foto fanno un fotografo no? Allora continua a fotografare, voglio conoscerti. »
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Yongguk, Zelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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salve a tutti pipol (ノ・o・)ノ
questa è la mia prima fanfiction in assoluto e voglio morire per l'imbarazzo  /poco timida insomma/
comunque, mi ci è voluto coraggio per pubblicarla e spero vi piaccia ㅠㅠ
ho anche scoperto che pubblicare qui è complicato, non me l'aspettavo .-.
non voglio togliervi altro tempo, so quanto le note siano sempre in mezzo, perciò vi auguro una buona lettura 

 

Voglio conoscerti

Because I remember



I don’t know why I still remember,
All our memories that were like a living hell.
I’ll remember our past. You were playing around with me.

Thanks to you, everything’s changed for me.
 
 


Era un martedì davvero caldo, dove nemmeno l’ombra degli alberi riusciva a dare un po’ di sollievo e l’aria umida dopo una lieve pioggia estiva faceva sembrare di stare in qualche giungla tropicale quando in realtà era solamente la sua piccola città anonima.

Quel martedì la sorella gli aveva promesso una sorpresa e lui, appena compiuti dodici anni ci era cascato in pieno, uscendo con lei e camminando per le strade bollenti cercando di scoprire qualche informazione che mai sarebbe arrivata.
Continuò così per ancora molto ma dopo aver perso minuti interi speranzoso, non appena vide il ragazzo per cui lei sbavava dietro da mesi sbucare da un angolo e illuminarsi alla sua vista tutta la sua eccitazione sparì.
Era ovvio che lei, costretta ad occuparsi di lui senza la possibilità di poter incontrare il suo amato, l’aveva usato come esca per incontrare quel tipo che ora correva verso di lei con un sorriso ebete stampato in viso.
Lui lo avrebbe appuntato e se lo sarebbe tenuto stretto per poi farglielo ritorcere contro. Un giorno.

Quei due sembravano due stupidi innamorati, anzi, lo erano.
Lui non capiva bene cosa significasse “essere innamorati” ma aveva dedotto che voler stare con uno con una faccia del genere poteva essere solo amore.

Dopo essersi guardato intorno perso e sconfitto, si sentì meno solo quando vide l’esca del fidanzatino di sua sorella che probabilmente era già a conoscenza del suo essere solo una ruota di scorta vista la sua faccia scocciata.
Lo guardò e subito notò il suo viso così particolare.
Aveva delle labbra enormi e i suoi occhi gli mettevano parecchia inquietudine ed infatti quando questi lo guardò, senza pensarci, fece un piccolo passo indietro abbassando lo sguardo imbarazzato.
Quel tipo doveva avere almeno diciotto anni, in confronto si sentiva un moscerino pronto ad essere schiacciato. Come era potuto finire in quella banda di adolescenti per i quali neanche esisteva? La sorella l’avrebbe pagata.
Si sentiva a disagio come mai nella sua ancora corta vita e quando sentì uno sbuffo seguito da una risata esasperata incontrò gli occhi dell’altro e poi il suo sorriso gengivale che lo fece sentire ancora più piccolo in confronto. Sarebbe stata davvero una lunga giornata.

Per tutto il pomeriggio si nascose dietro alla sorella, cercando di essere il più possibile invisibile e lanciando sguardi al tipo inquietante di tanto in tanto, attirato da quell’aria spaventosa.
“Purtroppo” per lui quella non fu l’unica volta in cui si sarebbe ritrovato a fare quel lavoro sporco e in tutta l’estate quasi la metà l’avrebbe trascorsa in quel modo, fatto schiavo dalla sorella che lo comprava con dolci e videogames. Dove trovasse quei soldi ancora se lo stava chiedendo, ma finchè lui aveva quel che voleva non faceva domande.
“Per fortuna” niente del genere gli capitò per più di cinque anni e lo strano tipo non lo vide più, non lo incrociò neanche per strada. Era totalmente sparito dalla circolazione e al contrario di quello che si aspettava, non incrociare più il suo sguardo inquietante gli dispiaceva. Era curioso verso quel ragazzo misterioso e lentamente aveva sempre più apprezzato la sua silenziosa compagnia, i suoi sguardi divertiti e il suo sorriso genuino, ma passato il tempo si scordò interamente della sua esistenza. Almeno inizialmente.
 
Cinque anni dopo.
 
Junhong non amava particolarmente le feste. C’era chiasso, luci forti e persone ubriache ovunque. Lui non aveva l’età per farlo (anche se in realtà lo aveva già fatto) però si era ritrovato ad avere amici tutti più grandi di lui.
Uno di quelli era Himchan, colui che lo aveva trascinato lì a forza e che aveva organizzato il party. Lo scopo non glielo aveva detto e probabilmente non c’era, ma diceva che per lui era importante e che comunque Junhong si sarebbe divertito, dopotutto era una festa e se proprio fosse dovuta andare male c’erano i salatini a compensare.

Era seduto su quella poltroncina da almeno venti minuti mentre tutti gli altri bevevano e ballavano in quella casa improvvisata come discoteca, ma lui ancora aspettava qualcuno.
Non il tipo che gli si sedette affianco e che troppo preso a giocare con il cellulare non notò lo stesse guardando, ma un’altra persona che era in forte ritardo e che più tardi avrebbe ucciso.

Ancora preso, continuò a farsi gli affari suoi per dei corti dieci secondi e finalmente, sentendosi osservato e circondato da una strana presenza quasi familiare, alzò il viso e lo vide.
Vide Yongguk, il tipo misterioso.
Aprì la bocca in sorpresa e spalancò leggermente gli occhi. Era passato molto tempo dall’ultima volta, ma lo aveva riconosciuto lo stesso, era impossibile non farlo.
Iniziò a guardarlo, notando le sue ancora grandi labbra, i suoi occhi ancora piccoli e gonfi e il suo corpo ancora troppo magro. Il taglio di capelli era differente, ora un po’ più lungo a fargli una frangetta nera e non più bionda come ricordava, che gli andava appena a coprire le sopracciglia spesse.
Ma adesso che lo guardava meglio non vedeva niente di spaventoso in lui.
Aveva lo sguardo concentrato su di lui, gli occhi appena ad una fessura, come per vedere meglio, ma che ormai non gli mettevano più inquietudine come una volta. Era uno sguardo dolce, un po’ perso.

Con lentezza anche lui si perse ad osservare il suo viso, poi le guance alzate in un sorriso rivolto a lui, quel sorriso gengivale che ora trovava adorabile e che aveva fatto scoppiettare un fuoco nel suo petto. Chiuse la bocca di scatto, scuotendo appena la testa e sbattendo le palpebre.
Ingoiò a vuoto aspettando che l’altro parlasse, perché era ovvio che volesse parlargli. Lo stava fissando proprio come lo stava fissando lui stesso.

“Tu… io ti ho già visto?”

Bene, lui non si ricordava. Davvero non si ricordava? Dopo tutto quel tempo a camminare silenziosi uno di fianco all’altro aspettando che i due fidanzatini si separassero?!
Si sentì un po’ offeso, senza una vera ragione, ma il sorriso confuso dell’altro fece cambiare la sua espressione scocciata in una incredula e tutte le sue difese caddero, lasciandolo tornare un povero dodicenne balbuziente.

“Io… s-sì. Prova a ricordarmi un po’… molto più basso e con i capelli neri.”

Yongguk lo scrutò ancora una volta, ma dopo pochi secondi storse le labbra e sbuffò osservandogli i capelli argentati non convinto.

“Nah, niente.”

Iniziarono a saltargli leggermente i nervi, sentendosi rifiutato ed inutile ma desistette dal lasciarsi cadere a terra e disperarsi, sporgendosi appena verso l’altro come se in quel modo avesse potuto riconoscerlo.
Aveva alzato un poco il tono della voce indicandosi con un dito, quasi stesse parlando con un bambino ma fortunatamente funzionò lo stesso, facendo fare le piroette al suo cuore.

“Sono il fratello di-“
“Ora ricordo! Zelo!”

Yongguk sorrise a trentadue denti facendolo esitare un attimo per poi sorridere di rimando ed annuire contento. Zelo era il soprannome che aveva da piccolo e sentirlo nuovamente, specialmente dalle sue labbra, lo aveva fatto tornare indietro nelle memorie.

“Wow, sei cambiato. Insomma, ha le gambe lunghe quanto un canguro e anche il tuo viso… wow.”

Si sentì lusingato, nonostante il paragone con un canguro ma per l’altro non poté dire lo stesso.

“Tu invece sei uguale, ti ho riconosciuto subito.”
“Yah, non è una bella cosa da dire. Lo si dice solo quando si sta invecchiando, io sto ancora crescendo, non vedi?”

Inizialmente cercò di trattenere una risata ma il sorriso sul suo viso vacillò e si ritrovò a ridere per quella sentenza un po’ infantile.
In tutto quel tempo non si erano mai, mai parlati ed ora lo stava rimpiangendo.
Erano passati anni, si conoscevano solo di vista ma ora parlavano come due vecchi amici
Nella sua mente tornarono le strane emozioni contrastanti di quando, ancora bambino, stava in sua compagnia, ma forse era proprio perché provava paura che si sentiva attratto verso di lui, come un film horror o una montagna russa. Ora quei ricordi lo alleggerivano ed il presente lo rincuorava.

Alla sua risata anche l’altro lo seguì a ruota, poi abbassando lo sguardo e sorridendo a sé stesso.
Improvvisamente Junhong si alzò (per non saltare di gioia), andando verso il tavolo delle bevande e guardando ciò che gli offriva, cercando di scappare a quella situazione. Yongguk lo seguì, forse assetato anche lui ma non appena questi lo vide prendere in mano un alcolico dopo aver setacciato la superficie in cerca di qualcosa corrucciò le sopracciglia.

“Ma hai l’età per bere?”
“No, ma Himchan è così intelligente da non mettere nemmeno un fottuto succo di frutta, perciò, bevo quello che mi capita a tiro.”
“Ma-“
“Tranquillo, non ho intenzione di ubriacarmi, mi piace restare lucido.”

Yongguk sorrise e annuì, poi allungando una mano verso una bottiglia di birra che aprì ed iniziò a scolarsi immediatamente. Junhong sbuffò ridendo e bevve anche lui, sorridendo timidamente nascosto dal bicchiere.

Facendogli prendere un colpo, Himchan gli arrivò alle spalle colpendolo al braccio dopodiché lo ignorò completamente e passò a Yongguk, aggrappandosi dietro a lui a mò di koala e dandogli un bacio sulla guancia. Junhong allargò appena gli occhi per la sorpresa, sia perché anche l’altro conosceva Himchan sia per quello che aveva appena visto. Ma si riscosse e guardò Yongguk scacciarlo con un sorriso e spingerlo via.

“Vai via, sei ubriaco.”

Himchan sbiascicò qualcosa, andandosene via offeso e dando uno scappellotto a Yongguk che fece scoppiare Junhong in una grossa risata.

“Probabilmente lo era anche prima della festa.”

Fece appena in tempo a dirlo che qualcun’altro gli fece prendere un infarto, facendolo saltare sul posto e facendogli quasi cadere il bicchiere mezzo vuoto dalle mani.
Restò un attimo scioccato ma quando riconobbe la presa intorno alla sua vita si tranquillizzò ed un sorriso ebete che vedeva spesso sul viso di sua sorella tanto tempo prima iniziò a solcargli il volto. Rise e sentì l’altro posargli un piccolo bacio sul suo collo.

“Scusa Jello, mi perdoni per il ritardo? Sai che Daehyun è peggio di una donna quando si tratta di feste”

Storse il naso, volendo inizialmente resistergli ma poi cadde in quella trappola chiamta Yoo Youngjae e sospirò, ridendo subito dopo mentre il suo coinquilino Daehyun se ne andava facendo il verso.
Youngjae restò sorridente ancora un po’ finchè non notò Yongguk davanti a sé, storcendo il naso che di riflesso venne storto anche dall’altro.

“E lui chi è?”
“Lui… lui è un mio vecchio… amico.”

Lo guardò arricciando le labbra ma poi distogliendo lo sguardo imbarazzato.
La situazione restò silenziosa per un momento, così decise di far sedere tutti e tre su un divanetto, lui in braccio a Youngjae e Yongguk di fianco a loro che li osservava.
Il silenzio imbarazzante non cambiò affatto e lentamente stava andando in panico perché lui voleva parlare con Yongguk ma il suo ragazzo sotto di lui non sembrava permetterglielo.

“Senti Jae-Jae, perché non ci lasci da soli? È da tanto che non ci vediamo.”
“Cosa? Sei impazzito? Io non ti lasc-“
“Smettila Jae! Dobbiamo parlare non limonare!”

Era scocciato ma alla faccia da cucciolo che Junohong mise su non seppe resistere e si alzò con uno scatto quasi facendolo cadere, poi lanciò un’occhiata intimidatoria a Yongguk ed infine avvicinò il viso all’orecchio del ragazzo, ormai rimessosi seduto.

“Dopo tocca a me avere una limonata ok? Gratis!”

Scappò via ridendo, urlando l’ultima parola e facendolo ridere, sempre come un ebete.
Si girò verso Yongguk che lo guardava storto ma poi si alzò e si mise davanti a lui piegando la testa verso sinistra, ad indicare il balcone.

“Che ne dici se usciamo?”
“Va bene.”

Sorrise e insieme si diressero fuori, dove a parte loro non c’era nessuno. Per ovvie ragioni visto che era inverno e si congelava; ma a nessuno dei due sembrò importare.
Junhong si sedé sullo spesso muretto, sporgendosi in avanti per non fare una brutta fine mentre Yongguk si appoggiò semplicemente ad esso, guardando dalla parte opposta, verso la notte buia di quella piccola città.
Ci fu ancora silenzio, ma non uno imbarazzato; era solamente rilassante, però non durò per molto visto che Yongguk lo interruppe che era ancora intendo a guardare il panorama.

“Parlami di te.”

Zelo iniziò a fissarlo poi pensandoci un attimo su.

“Se vuoi sapere di me devi conoscermi.”
“E allora fatti conoscere.”

Questa volta si girò per guardarlo negli occhi con un sottofondo musicale che gli faceva da accompagnamento. Sorrise e guardando dritto davanti a sé iniziò ad elencare una serie di cose stupide.

“Allora: non mi piacciono le feste, amo ballare, la musica hip-hop, rappare, ho tutti amici più grandi di me, mi piacciono gli animali – soprattutto i cani, quelli grandi – vado sullo skateboard, ho ancora da farla pagare a mia sorella, la mattina sto sempre un’ora in più a letto anche se sono sveglio solo perché altrimenti diventerei un morto vivente, amo il mio ragazzo e… sin da quando avevo dodici anni ho sempre desiderato fare… fare una cosa che ti dirò solo dopo che tu mi avrai parlato di te.”

Yongguk sorrise a quell’elenco che ancora lo guardava intenerito ma poi si schiarì la gola portandosi un mano a pugno davanti alla bocca e sistemandosi la maglia, facendo ridere Junhong.

“Allora: non mi piace Himchan ubriaco, le feste di Himchan ubriaco, adoro la musica, scrivere canzoni, rappare, gli animali – soprattutto i cani e soprattutto quelli grandi – mi piace la fotografia infatti sono un fotografo, amo il caffè senza il quale sarei nella tua stessa condizione, sono assolutamente single, quando eri piccolo mi piaceva metterti paura e… domani dovrò ripartire. Di nuovo, come cinque anni fa. –

Il sorriso di Zelo per quella rivelazione svanì alle ultime parole dell’altro, sentendosi improvvisamente giù di morale e abbassando lo sguardo. Lo aveva appena ritrovato e già se ne andava?
Rialzò nuovamente gli occhi e incontro quelli a mezzaluna dell’altro che rideva raddolcito da quella reazione. Junhong arrossì, e fortunatamente al buio della notte l’altro non riuscì a vederlo.

Tornò a sorridere e interrotto nuovamente il silenzio continuarono a parlare. Di niente in preciso, ma l’aria era continuamente tagliata da risate, sorrisi e stupide battute. Era da tanto che non passava una bella serata come quella, solamente parlando con un mezzo sconosciuto.

L'altro gli parlava della sua passione, del suo modo di esprimersi attraverso le fotografie e Junhong pendeva dalle sue labbra, ascoltando qualunque cosa dicesse con attenzione. Adesso che lo sapeva, doveva sfruttare tutto il suo tempo a disposizione e sapere più cose possibili.
Lo ascoltava parlare della sua arte ed era affascinnato dall'emozione che aveva nella voce, dallo sguardo brillante e dal suo sorriso smagliante; poteva leggergli la passione dipinta sul volto e anche lui avrebbe voluto scattare una foto a quella vista, per ricordare ancora, sapendo ciò che la fotografia significava per Yongguk e che per inseguirla avrebbe fatto qualunque cosa.

Continuava a stare seduto su quel muretto spostando lo sguardo dalla porta finestra a quello di Yongguk per lasciare andare un po’ l’imbarazzo mentre invece l’altro continuava a guardarlo senza esitazione mentre parlavano.
Quello sarebbe stato un bel ricordo da portare avanti insieme a quelli che già aveva di lui, li avrebbe conservati per sempre.
Era l’ultima volta che si sarebbero visti probabilmente. Era l’ultima volta che avrebbe potuto conoscerlo, o forse no.

In quell’atmosfera di calma e nostalgia che mai avrebbe scordato associò il viso di Yongguk alla fresca notte e la sua voce al calore che le sue parole provocavano in lui. Era come se tra loro due ci fosse un falò a riscaldarli, non avevano bisogno di nient’altro.
Improvvisamente il cellulare nella tasca dei suoi pantaloni vibrò e sembrò farlo risvegliare da quell’atmosfera di pace. Era un messaggio da parte di Youngjae.

ⓈⓂⓈ ☑
From: Jae Jae
“Jun Hongie-oink, credo sia ora di andare a casa o domani quando i tuoi torneranno se ti vedono messo male mi uccidono ;~;
E ricordati della limonata!”

Sorrise alla vista di quel messaggio e al nuovo sdolcinato soprannome che era sicuro gli avrebbe affibbiato da quel giorno in poi. Sospirò pesantemente e con un balzo scese dal muretto e si stiracchiò la schiena. Fece un piccolo sbadiglio e poi si rivolse a Yongguk con sguardo malinconico, non ancora pronto per un addio.

“Devo andare…”
“Oh…” “e… il tuo desiderio? cosa dovevi dirmi?”

Nonostante dall’aspetto sembrasse tranquillo Junhong sapeva che anche lui era turbato. Semplicemente lo capiva. Averlo osservato per mesi aveva dato i suoi frutti.
Sorrise come un bambino che ottiene la propria caramella e a passi lenti si avvicinò a Yongguk, sempre di più.
Quando gli fu davanti avvicinò il viso al suo, appena a due centimetri di distanza da lui, sentendo i propri respiri infrangersi l’uno con l’altro.

“Sai, quando ero più piccolo ho sempre desiderato conoscerti, eri così misterioso e spaventoso che eri peggio di una calamita per me, poi sei andato via e più in là ho desiderato di più.”

Con lentezza annullò le distanze e lasciò un tiepido bacio all’angolo delle sue labbra. Restò così per un paio di secondi poi allontanandosi sempre con lentezza, senza guardarlo negli occhi e girandogli le spalle mentre Yongguk sfiorava il punto in cui era avvenuto quel contatto piccolo ma perfetto, perdendosi nella sua schiena coperta appena da un maglione e lasciando il cervello vagare in altre dimensioni lontane dalla Terra.
All’ultimo, prima di aprire quella porta e andarsene, Zelo si girò e sorrise, un sorriso dolce e nostalgico, speranzoso.

“Prima hai detto che le foto fanno un fotografo no? Allora continua a fotografare, voglio conoscerti.”

Detto quello tornò sui suoi passi e lasciò il balcone, la casa, la festa e Yongguk. Il suo primo amore.

 


scusate se è forse un po' troppo confuso ma se avessi continuato a scrivere avrei fatto una longfic ;;
insomma, come mia prima fanfiction sono soddisfatta e spero che anche voi abbiate apprezzato questa shot su quei due bellissimi tizi che mi fanno morire ogni volta
mi piace scrivere ma so di non essere il massimo, perciò se recensiste mi fareste un grosso favore, per sapere cosa posso migliorare (〃▽〃)
sappiate che mi è uscita alle 4 di mattina perchè non riuscivo a dormire... deve piacervi ლ(ಠ益ಠლ  no, scherzavo **coffcoff*
comunque vi ringrazio per la lettura - thank you!
  
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