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Autore: _itsmyworld    21/07/2014    7 recensioni
Margaret Felton era una ragazza piena d'ottimismo.
Margaret Felton era un pezzo di pane.
Margaret Felton era una povera illusa.
Margaret Felton era un'innamorata cronica.
Margaret Felton era una romanticona.
Margaret Felton cos'è adesso?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DICIASETTE - Fright

Pov. Harry

Mi svegliai in una stanza con pareti bianche, dove reggnava un profumo nauseante di medicinali. Girai il mio viso e notai una flebo attaccata al mio braccio, cercai di alzarmi, ma un dolore lancinante si fece spazio nella mia gamba destra. Sollevai il viso e notai un grande gesso che mi copriva la gamba. Ricordavo l'incidente perfettamente, la mia mano che lasciava quella di Margaret e poi io che....'Margaret' pensai. Schiacciai il pulsante rosso che si trovava vicino il mio letto e subito due infermiere raggiunsero la mia stanza.
«Signorino Styles, ben svegliato» mi sorrise una delle due donne.
«Margaret, dove si trova Margaret? Portatemi dalla mia ragazza» iniziai ad agitarmi.
«Andrà dalla sua ragazza, appena il medico l'avrà visitata. Adesso si calmi e resti steso qui, appena la visita finirà, la porteremo dalla sua Margaret» mi rilassai.
«Potete dirmi almeno come sta? Sta bene vero? Non è in un letto d'ospedale come me, vero? Si trova in sala d'attesa, ad aspettare me?» chiesi speranzoso e il sorriso, che fino a qualche secondo fa si trovava sul volto delle due infermiere, sparì. Non era un buon segno.
«La sua ragazza è molto grave, ci dispiace» una delle donne disse questo e poi entrambe uscirono. Mi sentì morire nell'udire quelle parole, dovevo essere io al suo posto. Io dovevo essere quello in condizioni gravi, non lei. Non la mia piccola.
«Pronto per la visita giovanotto?» chiese il medico entrando in stanza pimpante, io annuì solo. La visita finì ed i risultati furono ottimi, il giorno dopo potevo tornare a casa. Dovevo esserne felice, ma non ci riuscivo. Dovevo correre, modo di dire visto che non potevo, dalla mia ragazza. Sentivo che lei aveva bisogno di me, come avevo bisogno io di lei. 
Uscì dalla mia stanza su una sedia a rotelle e non degnai di uno sguardo mia mamma, che si trovava seduta lì da giorni, notando le condizioni in cui si trovava. Lei non mi si avvicinò, aveva capito che dovevo andare da una persona e sapeva benissimo chi. L'infermiera mi condusse davanti alla porta della sua stanza e mi diete il permesso d'entrare. Con un nodo allo stomaco e le lacrime che volevano uscire, entrai in stanza e vidi un angelo steso su quel letto orribile. Mi avvicinai facendo muovere le ruote sul pavimento e presi immediatamente la sua mano tra la mia. Le lasciai un dolce bacio sul dorso e poi con la mano libera, le accarezzai quel viso che amavo tanto.
«Amore mio, non mi lasciare. I medici hanno detto che sei molto grave ed io ho paura, ho paura di perderti. Non vivrei senza la ragione del mio sorriso, non potrei vivere senza averti accanto a me. Lo sai che ti amo più della mia stessa vita e se tu mi ami, torna da me. Se non lo farai io ti raggiungero immediatamente. Si, mi uccidero per venire da te. Per vedere ancora quel sorriso, che mi manca da matti, però ti prego cerca d'esser forte. Combatti per te, per me, per noi». Non riuscivo più a parlare, così poggiai la mia testa sulla sua mano e piansi, piansi come se non ci fosse stato un domani. Avevo bisogno di lei, avevo bisogno di lei per essere forte.
«Harry dobbiamo andare» mi avvisò Jade, l'infermiera, entrando in stanza. Sollevai il viso e annuì con i miei occhi rossi per il troppo piangere.
«Amore mio devo andare, ma ti prometto che tornerò subito, anche se non avrò il permesso. Scapperò per venire da te. Ti amo principessa mia» dissi dandole ancora un bacio sul dorso della sua mano, per poi lasciarla ma non ci riuscì.
«Jade, Jade corri» urlai il nome dell'infermiera, che subito entrò in stanza spaventata «Mi sta stringendo la mano, si sta svegliando? Jade si sta svegliando?» chiesi notando la sua espressione scioccata.
«Ma è impossibile, aveva poche possibilità di vivere. Corro dal medico, tu resta qui» disse usendo come un razzo dalla stanza. La mia Margaret aveva poche possibilità di vivere ed ora mi stava sringendo la mano, me la stava stringendo fortissimo come se non volesse lasciarmi andare.
«Margaret, Margaret sono io, sono Harry. Margaret svegliati, apri quei tuoi occhi bellissimi che tanto amo. Ti prego Margaret, amore mio ti prego» dissi piangendo dandole mille baci sulla sua mano.
«Mam..mamma?» la sua voce, avevo sentito la sua voce. 
«Non sono tua mamma, sono Harry» dissi dolcemente, sorridendo come un ebete.
«Harr..Harry?» aprì gli occhi e quando mi vide, allontanò la sua mano dalla mia. «No aiuto, ti prego non farmi del male. AIUTO!» urlò facendomi spaventare, mi guardava impaurita ed io mi allontanai subito da lei. Perchè aveva paura di me?
«Margaret io non ti farò nulla».
«Bugiardo, lo dicevi sempre e non dicevi mai la verità. AIUTO!» il medico entrò in stanza e rimase scioccato nel vederla sveglia.
«Harry esci, devo visitarla. Signorina si calmi» disse il medico avvicinandosi al suo letto.
Non dissi una parola ed uscì dalla stanza con il capo basso, cercando di non far notare le mie lacrime. Lei non mi voleva, aveva paura di me ed io mi sentivo uno schifo, come se il mio cuore si fosse rotto in piccolissimi pezzi.
Passarono due ore dopo il suo risveglio e finalmente il medico, uscì dalla sua stanza. Mi guardò e mi sorrise, un sorriso che conteneva dispiacere per il povero ragazzo sulla sedia a rotelle, che era stato cacciato dalla sua ragazza.
«Harry dobbiamo parlare di cosa è successo prima in stanza».
«Lei sta bene?» chiesi, dovevo prima sapere se lei stava bene o no.
«Potrebbe star meglio. Le possibilità di un suo risveglio, non vi erano e vederla sveglia in quel letto, è un miracolo..» disse sedendosi.
«Però?» chiesi, vi era sempre un 'però'.
«Ha avuto un trauma cranico, non ha perso la memoria ma ti ha confuso con qualcuno, qualcuno di cui ha paura. Non puoi vederla Harry, non puoi avvicinarti a lei. Non ti so dire per quanto tempo, può essere un mese o per sempre» disse mettendomi una mano sulla gamba sana, cercando di confortarmi. Non volevo piangere davanti a lui, ma non ci riuscì. Scoppiai in un pianto disperato, non potevo vederla, non l'avrei mai più rivista.
«Per chi mi ha scambiato dottore?» chiesi tra i singhiozzi.
«Per il suo...molestatore» confessò e il mio respiro si fermò.
«Per chi? Non può essere».
«Invece si Harry. Qualche anno fa, più precisamente quando lei aveva solo dieci anni, è stata molestata. Si trovava in un parco, stava giocando con i suoi amici, quando la palla andò a finire dietro un albero, dove la luce era davvero poca. Corse a prendere la palla, quando vide un'ombra afferarla da dietro e trascinarla nella sua macchina con i vetri oscurati. Lei continuava a piangere e lui la riepiva di baci, di morsi e...».
«Basta! BASTA!» urlai piangendo. Non potevo crederci, la mia Margaret era stata violentata ed aveva solo dieci anni. Che razza di bastardo poteva fare una cosa del genere? Solo un pazzo. «Quindi lei crede che io sia quel bastardo? Non ce la faccio, mi scusi ma devo andare in camera» dissi correndo verso la mia stanza. 
Appena vi entrai, vidi mia mamma seduta sul mio letto. Appena mi vide piangere, corse da me e mi abbracciò.
«Si è svegliata, ma pensa che io sia il suo molestatore. Non potrò vederla e toccarla, fino a quando non guarirà e potrà non guarire. Mamma sto male mi sento morire, come faccio senza di lei? Io ho bisogno di lei» dissi piangendo tra le braccia di mia madre. Lei continuava a dirmi che sarebbe andato tutto bene, ma io non ci credevo. Mi lasciò solo e la ringraziai, lei mi conosceva davvero bene.
Mi diressi verso la grande finestra che si trovava in stanza ed osservai il cielo pieno di nuvole, un cielo che mi rispecchiava completamente. Se non potevo vedere più Margaret, dovevo andare via e tornare a Londra, era l'unica soluzione. Non potevo sopportare i suoi occhi spaventati di qualche ora fa.
Così decisi di prendere un piccolo pezzo di carta e scriverci due semplici righe per la mia ragazza, anche se non lo era più. Avrei lasciato quel bigliettino il giorno seguente, prima di andare via da quell'ospedale. Prima di andare via da lei, prima di cambiare la mia vita e di continuarla senza di lei, anche se era cosa più difficile da fare.


Il mattino seguente mi svegliai con un bacio sulla fronte lasciato da mia madre, che mi aiutò a prepararmi. Quando fui fuori dalla stanza con il mio borsone, corsi nella stanza di Margaret.
Chiesi all'infermiera se lei vi era dentro e quando mi rispose in modo negativo, entrai e fui invaso dal suo profumo. Le lacrime minacciarono d'uscire, ma io cercai di combatterle. Lasciai il bigliettino sul tavolino della stanza ed uscì immediatamente, incapace di trattenere le lacrime ancora per molto.
«Jade quando uscirà dall'ospedale?» chiesi all'infermiera che venne a salutarmi.
«Tra un mese» annuì.
«Guarirà?» chiesi abbassando lo sguardo.
«Harry..».
«Ho capito, è stato bello conoscenti Jade» cercai di sorriderle e lei mi abbracciò.
«Non perdere mai le speranze» mi sussurò all'orecchio ed io annuì.
Uscito dall'ospedale, mi diressi da mia madre che mi aiutò a salire in auto. Quando guardai il grande edificio, pensai alla faccia di quella ragazza che mi temeva mentre leggeva il mio biglietto.
"Addio Peggy. Addio amore mio, ti amerò sempre. H". Cercai di non piangere, ma una piccola lacrima bagnò il mio volto. Stavo lasciando la mia vita in quell'edificio, la stavo lasciando per sempre.




*Spazio autrice
Faccio schifo lo so, ma sono state settimane orribili, piene d'impegni. Il capitolo è miuscolo, ma lo sto scrivendo ora e devo andare via di casa. Giuro che mi farò perdonare. 
Spero di vedere le vostre recensioni che tanto amo, cosa ne pensate?
DOMANDA: Siete stata al concerto dei ragazzi? Se si, dove eravate? Io ci sono stata il 28, ed ero in prima volta e non ci credo ancora. Ora vado, prima che pianga. 
Un bacio **

  
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