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Autore: Zampe_in_the_sun    21/07/2014    2 recensioni
[Prima classificata al contest "I Significati Nascosti dei Film di Miyazaki" di Nikiji]
“ Come sempre, trovarono un posto dove sedersi, Sanji tra le braccia dello spadaccino e i nasi all'insù, mentre tra una parola e l'altra le loro bocche si sfioravano dolcemente.
Forse erano le stelle, forse il sapore dei baci, fatto sta che quel qualcosa riusciva sempre a calmare il suo stomaco infantile, quello digiuno da più di un'ottantina di giorni.
Parlava e ascoltava Zoro che diceva fesserie, chiacchieravano di cose leggere che li tenevano occupati in uno di quei rarissimi momenti in cui si trovavano in perfetta sintonia l'uno con l'altro e non litigavano. Fantasticavano come bambini sotto il cielo stellato, abbracciati, mentre tutti dormivano.
Zoro sentiva il sentimento d'impotenza di fronte al destino svanire lentamente per ogni minuto che passava tenendo il cuoco tra le braccia, diventando la sua protezione contro il passato. Sentiva, in quei momenti, la vicinanza con l'amica, lassù in cielo, che magari lo stava guardando – li stava guardando – e sorrideva.”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kuina, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo Storia: “Childhood Nightmares”
Introduzione: “ Come sempre, trovarono un posto dove sedersi, Sanji tra le braccia dello spadaccino e i nasi all'insù, mentre tra una parola e l'altra le loro bocche si sfioravano dolcemente.
Forse erano le stelle, forse il sapore dei baci, fatto sta che quel qualcosa riusciva sempre a calmare il suo stomaco infantile, quello digiuno da più di un'ottantina di giorni.
Parlava e ascoltava Zoro che diceva fesserie, chiacchieravano di cose leggere che li tenevano occupati in uno di quei rarissimi momenti in cui si trovavano in perfetta sintonia l'uno con l'altro e non litigavano. Fantasticavano come bambini sotto il cielo stellato, abbracciati, mentre tutti dormivano.
Zoro sentiva il sentimento d'impotenza di fronte al destino svanire lentamente per ogni minuto che passava tenendo il cuoco tra le braccia, diventando la sua protezione contro il passato. Sentiva, in quei momenti, la vicinanza con l'amica, lassù in cielo, che magari lo stava guardando – li stava guardando – e sorrideva.”
Pacchetto Scelto: Ponyo sulla scogliera: “Infanzia”
Fandom: One Piece
Note (facoltativo): Fic scritta per il contest "I Significati Nascosti dei Film di Miyazaki" di Nikiji. Il tema era l'infanzia e siccome nessuna di quelle dei Mugiwara è stata rose e fiori, abbiamo creato (perchè sono leggermente diversi dal passato descritto sul manga) questi incubi, lo specchio della loro infanzia.
Le lyrics alla fine sono prese dal testo di “Safe and Sound” di Taylor Swift.
Buona lettura :)

 

 

Childhood Nightmares










 

Sanji socchiuse gli occhi per proteggersi dalla luce abbagliante riflessa dalle nuvole che coprivano il cielo e scrutò l'orizzonte con lo sguardo stanco. Avrebbe piovuto presto, lo sapeva, ma non aveva un posto dove rifugiarsi.
Sospirò, stringendo le braccia attorno al busto, nell'intento di fermare i brontolii affamati del suo stomaco.

Chissà se Zeff aveva ancora del cibo... Avrebbe potuti rubarglielo nella notte... No. Non poteva cadere così in basso.
Era così perso nei suoi pensieri che quasi non se ne accorse. Quasi.
Uno scintillio lontano catturò la sua attenzione e quando il biondo realizzò cos'era quella luce, credette per un attimo di avere le allucinazioni.
Era una nave. Una nave all'orizzonte! La sua salvezza!!!
Si alzò velocemente, sentendo di riflesso la stanchezza dei propri muscoli logorati, ma non ci fece caso e si sbracciò, urlando a pieni polmoni.
Gli sembrò che fosse passata un'eternità quando si accorse che la nave si stava allontanando.

Sanji corse verso il bordo del precipizio, gridando più forte, sbracciandosi ancora più selvaggiamente, ma fu inutile. Non lo sentirono, la sua voce si perdeva rimbalzando sulla superficie d'acqua. Continuò a sgolarsi, finché le sue urla disperate d'aiuto non diventarono mugolii incoerenti e lui non cadde in ginocchio, stanco e privo di forze. Gli girava la testa e si sentiva come se stesse per svenire; prese dei respiri profondi per impedirsi di crollare e cercò di rilassarsi, per quanto gli fosse possibile.
La terra sotto di lui cedette e lui si ritrovò a cadere precipitosamente verso il basso, andando incontro alle rocce che spuntavano dall'acqua.
Era tutto così veloce e frenetico che non riuscì neanche a sentire la paura che gli attanagliava le viscere.
L'impatto era sempre più vicino e l'ultimo pensiero che il biondo si ritrovò a fare era che preferiva morire così piuttosto che di stenti.
Poi lo schianto, l'acqua ed il buio.
L'oblio.

 


« NOOOOOO! »
Sanji si alzò a sedere, sudato ed ansimante sulla sua cuccetta, con le lacrime che premevano agli angoli degli occhi ed una fame tremenda.
Si avvolse le braccia attorno al busto e prese dei respiri profondi per calmarsi, guardandosi attorno: non era sull'isoletta, non più. Era sulla nave, coi suoi nakama, poteva stare tranquillo.
La sua mente, però, gli impediva di realizzare tutto ciò al momento.
Si alzò, tremando leggermente, con le guance bagnate di lacrime, e si diresse barcollante verso la cucina. Aveva fame, tanta fame; non voleva morire di stenti, aveva bisogno di mangiare. C'era ancora cibo? O era finito tutto?
Le mani gli tremavano mentre apriva frigo e dispensa ed afferrava le prime cose commestibili che gli arrivavano sotto gli occhi, riempiendosi la bocca di cibo come faceva il suo capitano.
Si sentiva tremendamente in colpa, ma l'impulso della fame che gli comprimeva lo stomaco era più forte, costringendolo a riempirsi la bocca compulsivamente.
Era una cosa che a volte succedeva, quella di svegliarsi dopo un incubo con una voragine nella pancia, un istinto da colmare che lo portava nella cucina della Sunny, invisibile agli occhi dei compagni.
Aveva provato a resistere all'impulso, ma era veramente più forte di lui e non gli permetteva di chiudere gli occhi di nuovo, se non con lo stomaco pieno.
Afferrò tutto ciò che di commestibile c'era nella cucina e che potesse mangiare così, senza dover cucinare; avrebbe impiegato troppo tempo mettendosi ai fornelli e lui aveva troppa fame e troppa poca pazienza al momento.
Allineò varie confezioni sul bancone e diede vita al suo personale banchetto notturno, ingozzandosi e rischiando di soffocarsi di tanto in tanto.
Aveva così tanta fame...
S'immobilizzò sul posto quando sentì dei passi dietro di lui, ma non si voltò.
« Che diavolo stai facendo, idiota? ».
Al biondo andò il boccone di traverso e cominciò a tossire, credendo che stavolta sarebbe veramente morto per soffocamento.
Zoro gli si avvicinò insospettito e gli diede una pacca sulla schiena per aiutarlo a tornare a respirare; il cuoco gli lanciò un'occhiata assassina e dopo aver bevuto un po', riuscì a smettere di tossire.
Fece un respiro profondo e deglutì.
« Sto mangiando, non vedi? » ribatté, lanciandogli un'occhiata di traverso.
Si sentì in colpa per aver quasi dimezzato le scorte di cibo della Sunny, ma non voleva che Zoro se ne accorgesse. Era già seccante che lo avesse beccato con le mani nel sacco.
Lo spadaccino scrutò le vivande in esposizione, poi tornò a guardare il biondo negli occhi, serio; la sua mano raggiunse il viso dell'altro, posandosi in modo sorprendentemente delicato sulla sua guancia, il pollice che asciugava una lacrima solitaria, scappata dal suo unico occhio visibile.
Quel gesto lasciò Sanji senza fiato, immobile sotto lo sguardo intenso del compagno; il tempo di un respiro perduto e il biondo si ritrovò stretto nelle braccia del verde, una dimora sicura, lontana da incubi e paure.
Il cuoco ricambiò la stretta, accorgendosi di averne bisogno come non avrebbe mai pensato, la faccia nascosta nell'incavo del collo di Zoro, mentre lui gli accarezzava la schiena.
Quello di cui si accorse più tardi, fu che non era l'unico ad aver bisogno di quell'abbraccio: lo spadaccino si era aggrappato a lui come un naufrago su una zattera galleggiante. Ne avevano bisogno entrambi.

 


Sangue, rosso ed accecante, ovunque.
Immobile, pietrificato, una statua di pietra davanti allo spettacolo della morte, forse visto troppo presto per gli occhi di un bambino.
Le scale erano scarlatte, gocciolava il liquido vitale che usciva dal corpo della ragazzina riversa sugli scalini, un taglio sulla nuca, dove lo spigolo del gradino aveva incontrato la sua pelle.
"K-kuina?"
Il ragazzino fece un passo avanti, gli occhi sbarrati, il cuore a mille, troppo scioccato per crederci.
Tremava violentemente e non se ne accorse finché non cadde in ginocchio accanto al corpo inerme della ragazza.
"Com'era possibile?", si chiedeva, "Come"?
Aveva sentito un tonfo sordo ed era subito corso ai piedi delle scale per vedere cos'era successo, ma non avrebbe mai immaginato...
Le toccò il braccio e la scrollò appena, chiamando il suo nome invano.
Riprovò ancora e ancora ,mentre la realtà strisciava viscida, fredda e crudele dentro di lui e la realizzazione lo colpiva come una tonnellata di mattoni.
Neanche se ne accorse quando cominciò ad urlare, forse solo dopo che Koshiro arrivò di fretta e lo prese in braccio per portarlo via. A nulla servì scalciare e tentare di avvicinarsi nuovamente e svegliarla, perché Zoro non poteva credere che Kuina, la sua unica amica d'infanzia, fosse morta.
Era devastante e non voleva... non poteva credere che non si sarebbe più svegliata.
Urlò e urlò, mentre Koshiro lo allontanava da quella scena terribile, e ad un certo punto, nel suo dolore, le sue urla si trasformarono in lamenti e singhiozzi, e lui si stava aggrappando a Koshiro come se ne dipendesse dalla sua stessa vita.
Semplicemente non poteva. Non dopo la promessa.
Lei doveva diventare la migliore, non poteva lasciarlo ora!
Non poteva farcela da solo...

 

 


« Cosa ci fai sveglio? » mormorò Sanji con voce morbida, un tono che usava raramente con Zoro, gli occhi chiusi e le braccia ancora strette attorno alle sue spalle.
Zoro tornò alla realtà con un leggerissimo sussulto che cercò di reprimere, ma il biondo se ne accorse comunque; eppure non glielo fece notare, non lo schernì, non fece niente.
Rimase immobile ad ascoltare il respiro caldo del verde contro il proprio collo, cercando di bloccare fuori tutti i pensieri negativi e i brutti ricordi che lo assalivano al momento.
« Un incubo » mormorò piano, ad occhi chiusi e cercando di concentrarsi sul vago odore di fumo e colonia invece di quello del sangue.
Sanji rimase in silenzio un attimo, ancora intrecciato tra le braccia del verde, poi parlò: « Hai sognato lei? ».
« Si » solo un sussurro veloce.
Il cuoco accarezzò la schiena irrigidita del compagno, cercando di portare via il dolore, perché era inutile cercare di cancellare i ricordi, non sarebbe mai stato possibile.
Entrambi sapevano dei propri incubi; era già capitato che si trovassero in situazioni simili prima di allora e stranamente – forse grazie alla strana magia notturna – la cosa non era mai diventato scopo di litigi; anzi, avevano trovato il loro metodo personale per cercare di superare i propri drammi d'infanzia: solitamente si sistemavano fuori, sul ponte, a guardare le stelle e parlare, toccandosi o comunque sentendo la presenza del nakama vicino. Una reale via d'uscita da quell'infanzia traumatica che li faceva tornare bambini negli incubi.
« Andiamo » Sanji spezzò il silenzio e l'abbraccio confortante nel quale si trovavano, afferrando la mano di Zoro e portandolo fuori di lì e lontano dal cibo. Aveva ancora fame, ma il verde lo stava inconsapevolmente distraendo, però doveva comunque allontanarsi dalla fonte del suo senso di colpa.
Come sempre, trovarono un posto dove sedersi, Sanji tra le braccia dello spadaccino e i nasi all'insù, mentre tra una parola e l'altra le loro bocche si sfioravano dolcemente.
Forse erano le stelle, forse il sapore dei baci, fatto sta che quel qualcosa riusciva sempre a calmare il suo stomaco infantile, quello digiuno da più di un'ottantina di giorni.
Parlava e ascoltava Zoro che diceva fesserie, chiacchieravano di cose leggere che li tenevano occupati in uno di quei rarissimi momenti in cui si trovavano in perfetta sintonia l'uno con l'altro e non litigavano. Fantasticavano come bambini sotto il cielo stellato, abbracciati, mentre tutti dormivano.
Zoro sentiva il sentimento d'impotenza di fronte al destino svanire lentamente per ogni minuto che passava tenendo il cuoco tra le braccia, diventando la sua protezione contro il passato. Sentiva, in quei momenti, la vicinanza con l'amica, lassù in cielo, che magari lo stava guardando – li stava guardando – e sorrideva.
Piacevano ad entrambi quei piccoli momenti di pace, una dolce pausa dai loro battibecchi, dagli incubi, dai ricordi, da loro stessi e da tutto.
Era un po' come tornare bambini e invecchiare allo stesso tempo.
Alla fine, quelle notti erano le preferite di entrambi, nonostante gli incubi, perché sapevano che si sarebbero addormenti uno nelle braccia dell'altro, felici e al sicuro.

 

***

« Just close your eyes, the sun is going down.
You'll be alright, no one can hurt you now.
Come morning light, you and I'll be safe and sound. »

  
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