Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    21/07/2014    4 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me ne stavo in pace a fare uno dei tanti lavori da hacker dell’Interpol. Stavo cercando di accedere ai file protetti di un boss della mafia di New York. Ora che ci sono riuscita (un gioco da ragazzi, il sistema di protezione non era poi così complicato) non posso neanche dare un’occhiata. Sono la migliore in circolazione, o almeno così dicono. 

“Hey Ale, il capo vuole vederti”

“Non ora Jones, sono arrivata ai file protetti”

“Mi ha detto che non hai scelta, è arrivato tuo zio dal Giappone, sai, per l’approvazione della missione sotto copertura”

Abbandono quei file e senza dire una parola mi dirigo alla velocità della luce nell’ufficio del capo. Mio zio è il famoso (si fa per dire) ispettore Zenigata. Sono italo-giappo-americana (?): giapponese da parte di mio nonno paterno, americana da parte di mia nonna paterna e italiana da parte di mia madre. Sono nata e cresciuta a New York, ma a 15 anni mi sono trasferita a Tokyo. La mia storia è piuttosto lunga, ve la racconterò un’altra volta, anche perché per ora non sono affari vostri. A vent’anni sono tornata a New York per studiare, a ventidue ho conseguito la laurea in medicina, caso raro il mio vero? Cosa ci faccio all’Interpol? Scoprirete anche questo dopo. Erano mesi che volevo provare la carriera di agente sotto copertura, mi sto stufando di stare alla scientifica. Mi hanno assegnato il caso Lupin III. Il caso però è di mio zio, per questo ci vuole la sua approvazione per la collaborazione. Sono anni che cerca di arrestare Lupin, ma con scarsi risultati. Quando arrivo non busso nemmeno, sono troppo euforica.

“Allora, quando comincio?”

“Non si usa bussare?”

“Mi dispiace capo ma sono…un po’ fuori dagli schemi”

“Non è un caso un po’ troppo tosto come prima missione sotto copertura?”

“Ciao anche a te zio. Comunque…cos’è, non ti fidi di me?”

“Mi fido di te, ma in quella banda ci sono elementi particolarmente pericolosi”

“Li affronterò, altrimenti perché avrei questa?” scosto il lato destro della mia giacca, mostrando così l’impugnatura della mia magnum che spunta dalla fondina. Già, non uso la pistola di ordinanza come ogni altro poliziotto normale. 

“Secondo me è una cattiva idea. Non so, potresti farti coinvolgere emotivamente”

“Io che ho la sensibilità di un carro armato!? Non farmi ridere. Scommetto 100 dollari che la missione sarà un successo” 

“E va bene, ci sto. 

"Che hai da dirmi su di loro?” 

“La banda è composta da tre persone, più una quarta che da un po’ di tempo non si fa vedere”

“Sìsì ok, voglio vederli in faccia” 

“Innanzitutto abbiamo Lupin III, figlio del altrettanto famoso ladro Lupin II, nonché capo dell’organizzazione” 

“E’ un maestro nell’arte del travestimento eccetera eccetera. Di lui so già tutto per sfinimento…chissà come mai, forse perché me ne hai parlato così tanto da farmi venire il mal di testa”

“Poi abbiamo Goemon Ishikawa XIII. Fa parte di una stirpe di samurai che per vivere compieva omicidi su commissione, e parlo al passato perché con Goemon è da qualche anno che questa tradizione non è più trasmessa. Con se ha la spada onnipotente, è indistruttibile e capace di tagliare ogni cosa, e come se non bastasse le sue tecniche samurai sono molto efficaci, ucciderlo è quasi impossibile, per questo è il secondo elemento più pericoloso del gruppo. Fujiko Mine è la componente che potrebbe non fare più parte del gruppo, visto che da sei mesi non collabora con Lupin”

“E l’ultimo?”
La foto che mi mostra ora mi è molto famigliare “Lui è…”

“Jigen Daisuke. Data e luogo di nascita sono sconosciuti. A New York si parla ancora di lui come miglior tiratore della malavita. Gira sempre con una magnum ed è capace di uccidere 6 uomini in tre secondi. Nessuno è mai riuscito ad arrestarlo. E’ un tipo interessante…”

“Interessante in che senso?”

“In ogni senso. Interessante a livello poliziesco e anche sul vero senso della parola. E’ il classico tipo pieno di mistero, quello che sa nascondere così bene le sue emozioni da essere quasi impossibile da capire…insomma, quel tipo di persona che io non faccio fatica a decodificare”

“E’ anche quel tipo di persona che ti può interessare…ecco perché credo che sia una cattiva idea”

“Puoi essere figo quanto vuoi, ma se sei un assassino bastardo con me non hai speranze” 

“Comunque è l’elemento più pericoloso del gruppo, a causa delle sue capacità” 

“Quanto vorrei saper sparare come lui…abbiamo un filmato in cui lo si vede sparare?”

“Sì certo”
Riconosco questa scena. E’ l’unica volta in cui l’ho visto sparare dal vivo. Lavoravo ancora come medico al Mercy. A fine filmato si vede una civile di spalle, la cui immagine è fortunatamente sfocata, che fangirlizza per ciò che ha appena visto. Quella psicopatica ero io, ero rimasta ammirata dalle sue capacità. Non mi ha scandalizzato il fatto che avesse fatto fuori cinque uomini, è stata autodifesa. Comunque ve ne parlerò meglio un’altra volta.“E’ sempre un piacere vederlo sparare, ha una precisione e una velocità impressionanti. E fa bene ad usare quella pistola, niente è come una magnum” 

“Sei sicura di volerlo fare?”

“Così sicura che comincio subito”

Ci mettiamo d’accordo per rimanere in contatto e gli illustro una parte del mio piano, senza però spoileragli troppo. 
Dopo circa due giorni di ricerche trovo Jigen e Lupin in una 500 gialla parcheggiata difronte alla più grande e ricca banca di New York, di Goemon nessuna traccia. Daisuke è seduto al posto del passeggiero con un portatile e sta cercando di accedere allo schema del sistema di sicurezza della banca. Credo che stia per impazzire, o almeno così sembra: fa un caldo della malora. Infatti è senza giacca, ha le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti, si è tolto la cravatta e ha due bottoni slacciati. Già, è interessante, e parecchio…sì, l’ho già detto ma sono dettagli. Comunque è strano da parte sua, non mi è mai capitato di vederlo così, l’ho sempre visto “in tiro”, in qualsiasi stagione. E come se non bastasse è esasperato dal comportamento dell’amico, mentre lui diventa matto per accedere allo schema Lupin sta dormendo collassato sul volante. Mi dispiace solo che sia riuscito ad accedere allo schema sbagliato. Crede di aver finito e tira giù il finestrino per prendere una meritata boccata d’aria, anche se quella di New York non è gradevole quando fa caldo. Ora so da dove cominciare. Mi avvicino all’auto e senza farmi notare mi tuffo (letteralmente) in macchina dal finestrino. In meno di due secondi le mia dita sono sulla tastiera…ovviamente dopo aver girato il computer verso di me. Jigen è sorpreso dalla mia normalità…forse perché ha una splendida visione delle mie tette, ma sono dettagli. Lupin si è svegliato e mi sta puntando una pistola alla testa, ma me ne frego, sono molto presa da ciò che sto facendo. 

“Mi dispiace amico, ma ti sei fatto fregare. Quello non era il vero schema, è un vecchio trucco di questa banca per ingannare i ladri e fargli credere che sia facile riuscire a derubarli. Ci sono già entrata in passato, e non mi hanno scoperto” e qui sorrido soddisfatta. L’ho fatto per noia, sappiatelo “Il vero sistema di sicurezza è un inferno, ora vedrete con i vostri stessi occhi” Dopo un minuto scarso sono entrata per la seconda volta senza farmi scoprire. Premo invio per visualizzare lo schema “Ecco a cosa dovrete andare incontro” Le loro facce fanno morire dalle risate “Tra l’altro ti sei quasi fatto scoprire”

“E che sarebbe successo che si fosse fatto scoprire?” Lupin non sa farsi i cazzi suoi

“Se si fosse fatto scoprire avrebbero rintracciato il pc e di conseguenza, con svariati sistemi forse illegali avrebbero rintracciato anche voi…credo che abbiate bisogno di una professionista come me, ormai sono molti i sistemi che funzionano in questa maniera” 

Jigen si risveglia dal suo non so che “Hem, c’è un tipo che ti sta fissando” 

Tiro fuori la pistola dal fodero e la punto verso il tizio che mi sta fissando il culo “Fatti un giro se non vuoi fare un’indigestione di piombo” ma sono così babbana che nel riportare il braccio dentro la macchina urto il tetto, si toglie la sicura e non so come parte un colpo che passa in mezzo fra la mia guancia sinistra e la faccia di Jigen. Che figura...e come se non bastasse mi cade la pistola sui sedili dietro, e nemmeno ci arrivo. “Chiedo venia per quel colpo vagante…senti amico ti dispiace passarmi la pistola?” me la recupera e la rimetto nella fondina. “Allora, accettate la mia proposta?”

“Mai nella vita” la fiducia di Jigen mi lascia senza fiato, ma in fondo fa bene, gli sono piombata in faccia come una pazza

“Mettiamo alla prova le sue capacità e la sua fedeltà…starai con noi per un po’, diciamo in prova” Lo sguardo di Jigen a questo punto non lascia dubbi, lo strozzerebbe. “Forza, sali”

Mi piacerebbe poterlo fare, ma sono leggermente incastrata. Non riesco a tornare indietro, posso solo andare avanti. Passo il computer a Lupin e comincio una manovra improponibile che mi porta a sedermi sulle gambe di Jigen. Ed è ora che mi riconosce.
“Aspetta, ma io ti conosco…”

“Sì sono quella che ti ha fangirlizzato in faccia qualche anno fa vedendoti sparare. Cazzo ti ricordi ancora di me!?”

“E’ difficile dimenticarsene, comunque complimenti per la scelta della pistola” 

La mia manovra continua e riesco finalmente ad arrivare ai sedili posteriori, anche grazie ad un aiutino di un tiratore scelto a caso che mi ha dato un po’ di spinta prendendomi per i fianchi…se vi dico che sto morendo mi credete vero? Dopo circa mezz’ora arriviamo al loro nascondiglio qui a New York. E’ piuttosto anonimo, ben scelto. Non vedo Goemon, ma ci inciampo sopra. O meglio, inciampo in una parte del suo abbigliamento da samurai. Jigen mi prende per i fianchi, cercando di non farmi cadere. La cosa divertente? Per tentare di non farmi cadere cade pure lui. Praticamente mi cade addosso...niente crisi di psicopatia ok? Ci rialziamo di scatto, entrambi parecchio imbarazzati. 

“Perché non riesco mai a stare lontana dalle figure di merda? Non oso immaginare cosa combinerò la prossima volta”

Goemon è perplesso, un po’ per la mia presenza e un po’ per la mia normalità…come lo capisco. “Ragazzi, non vorrei sembrare scortese ma…lei chi è?”

“Una che vi renderà la vita molto più facile, ecco chi sono” sì, me la sto tirando un po’

“Anche se Jigen non è d’accordo è in prova nel nostro gruppo da questo momento in poi…bisogna ammettere che avevamo bisogno di un’hacker professionista” 

“Però sia chiaro, prima o poi parteciperò ad un furto” 

Non succede niente di interessante fino al mattino dopo. Mi sveglio in stato comatoso e con occhiaie lunghe due chilometri dopo aver passato la notte a dormire sul divano. Mentre cerco di svegliarmi con una tazza di caffè bollente vengo a sapere che il colpo è riuscito…senza un minimo di mia partecipazione. Jigen ha hackerizzato il sistema di sicurezza, sono entrati, hanno preso ciò che andava preso e sono usciti come se niente fosse. 

“Carino da parte vostra non avermi detto niente”

“Ma era una prova. Il fatto che tu, mentre non c’eravamo, non abbia cercato di depistarci a distanza con le tue conoscenze da
hacker è un punto a tuo favore”


“Non vorrei contraddirti Jigen, ma non l’ho fatto solo perché stavo dormendo”

“Appunto” 

Stasera devo andare a fare rapporto, è ironico che parlino ora di fiducia. Devo andare in commissariato per le 23. Come scusa dico che ho fame e vado a prendermi qualcosa. Lo so che non mi credono, così mentre faccio la strada penso ad un’altra scusa. Mio zio è così impaziente che mi aspetta alla porta. 

“Non ti ha seguito nessuno?”

“No, stanne certo”

E
ntriamo nell’ufficio del capo

“Non credi che sia un po’ troppo presto per chiedermi novità?”

“Non per me. Allora, che hai da dirmi di questi due giorni?”

“Il colpo alla banca è riuscito, ma non c’ero. Non si fidano ancora abbastanza per lasciarmi partecipare a pieno”

“Stanno progettando qualcos’altro?”

“Da quello che mi risulta no” 

“Tienimi aggiornato”

“Contaci”

Posso essere più sfigata? Al ritorno scoppia un temporale. Sembra il diluvio universale. Arrivo al nascondiglio ormai fradicia. Non ho nemmeno il tempo di entrare e parte il terzo grado

“Dove sei stata veramente?” Perché trovo il tono di voce di Jigen così…sexy? Non devi farti coinvolgere, sei sotto copertura porca puttana 

“Te l’ho detto, sono andata a mangiare qualcosa”

“In piena notte?”

“Ok ok lo ammetto…Ho visto il mio ragazzo, l’ho lasciato. Era da un po’ che volevo farlo, è un idiota senza spina dorsale, un codardo…insomma, il peggio del peggio” poi abbasso la voce finché così che non mi senta “Il contrario di te in poche parole” non chiedetemi perché l’ho detto

Goemon è disinteressato, Lupin cerca di non ridere mentre da dello sfigato al mio ragazzo che…ops, non esiste. 

“Meno male” Hem, Jigen? Sì, ci sono rimasta parecchio…stranita

Lupin ride come qualcuno che sta insinuando peggio di non so chi “Lo dici perché non ci ha traditi o lo dici perché ti piace e ora che è single puoi provarci quanto vuoi?”

“Ma che diavolo di domande fai!?” Si tira giù il cappello tendando di nascondere il fatto che è leggermente arrossito, e io non ci sto capendo più un cazzo, perfetto “Ovviamente perché non ci ha tradito”

“Bene, se non avete più bisogno di me vado a darmi una sistemata” 

Mi chiudo in bagno, mi asciugo e appendo i vestiti bagnati. Non so che cazzo mettermi, non ho niente di mio…qui c’è un accappatoio…ok per questa notte diventa mio. Tento di nuovo di dormire sul divano, senza successo. Ho leggermente caldo e sono scomoda. E’ mezza notte e mezza, ma mi alzo comunque da sto maledetto sofà. Vado in cucina per cercare qualcosa da bere, magari c’è dello scotch. E invece ci trovo Jigen, che è figo anche mezzo addormentato. 

“Non riesci proprio a dormire su quel divano eh?”

“Sto scomodissima…dannazione sembro un panda in coma” 

“Starai morendo di caldo così”

“E’ l’unica cosa che ho trovato, visto che i miei vestiti sono fradici” 

“Ti va se ti ospito e ti passo una delle mie camicie?” 

“Hem…o-ok” sto morendo lentamente nel fangirlizzamento. 

Appena mi calmo mi faccio dare una delle sue camicie e mi rintano in bagno a cambiarmi. In effetti così sto molto meglio, non sto più morendo di caldo. 

“Stai bene con la mia camicia”

“Hem…grazie”

“Bhe io vado a dormire sul divano”

“No aspetta”

“Scusa?”

“Mi sembra scortese sfrattarti così, per me non è un problema se dormiamo insieme…”

“Ok…come vuoi tu”

Si stende accanto a me. Dopo un po’, credendo che io mi sia addormentata, sento la sua mano sopra la mia schiena. Lo so che sembrano delle smancerie inutili, ma il mondo in cui mi accarezza leggermente è molto…dolce. E’ da un po’ che l’ho capito, ma ora ne sono certa. Non è l’assassino senza scrupoli che tutti dicono che sia. Un assassino non ha un’indole come la sua: anche se non ne ha un motivo, in un vero assassino senti sempre in una maniera o nell’altra la crudeltà. In Jigen non sento niente del genere. La sua è una dolcezza celata, quel tipo di dolcezza che non è satura di smancerie inutili, sento anche una finta insofferenza che cela un animo comprensivo. Fa (e un po’ lo è) il bastardo, ma è diverso da ciò che vuole far credere di essere. Capisco che bisogna meritarsi la possibilità di vedere il vero Jigen Daisuke, proprio come bisogna meritarsi la possibilità di vedere la vera me. Sento che non voglio avvicinarmi a lui solo per la missione, è qualcosa di meschino che non farei mai. Voglio avvicinarmi a lui per, forse, non allontanarmene più. Forse mio zio aveva ragione sul coinvolgimento emotivo. Inconsciamente mi sistemo in una posizione migliore…abbracciata a Jigen. Non mi muovo, una vocina dentro la mia testa mi dice di non farlo, e io la ascolto. Potrebbe interpretarlo come un movimento nel sonno, fatto senza saperlo. Lui poi non è infastidito dalla cosa, visto che mi tiene vicina a lui con il braccio stringendomi delicatamente sui fianchi. Non me ne rendo molto conto, ma mi sento bene stretta a lui. Tutto questo è irrazionale: sto perdendo pian piano la testa per una persona che conosco da appena due giorni, per un criminale per giunta. Certo, è un ladro, ma non ho mai sentito che per raggiungere i suoi scopi abbia fatto una strage. Questo mi basta, e forse è per questo che non ci trovo niente di strano. Hanno dei principi, non sono come tutti dicono, si sbagliano soprattutto su Jigen. Lentamente divento preda della stanchezza e mi addormento fra le braccia dell’uomo che secondo tutta New York è il peggior killer che esista. 
Vengo svegliata dalla luce che entra dalla finestra. Mi rendo conto di essere sola nel letto ma non nella stanza. Mi guardo in giro senza alzar la testa dal cuscino e noto qualcosa di interessante: Jigen Daisuke senza camicia…ok, ora sono sveglia. Mi alzo sui gomiti per vedere meglio.

“Oh cazzo sei ancora più figo di quello che immaginavo“ è la seconda volta nella sua vita che gli fangirlizzo in faccia. 
Mi tiro le coperte fin sopra la fronte e sclero per un po’. Quando mi riprendo le ritiro giù appena sotto gli occhi e continuo a guardare. 

“No ma fammi una foto già che ci sei”

“Sai non sarebbe una cattiva idea” tiro di nuovo le coperte fino alla fronte. Quando mi riprendo e torno a guardare è già alla cravatta“Dannazione, potevi rimanere così, c’era una bella vista”

Per un attimo la sua espressione prende una sfumatura piena di soddisfazione, come se sapesse di essere figo e ne fosse fiero. 

“Mi passi i tuoi vestiti o devo girare in reggiseno?”

“Goemon potrebbe perdere la sua integrità” intanto mi tira una giacca 

“Hai intenzione di stare qui a guardarmi mentre mi cambio o cosa?”

“Perché no…”

“Te ne vai o vuoi vedermi in intimo?”

“Resterei volentieri, ma forse hai bisogno della tua privacy”

“Che idiota” non lo dico con cattiveria, ma con tenerezza. Rido pronunciando queste due parole.
So che non lo ha previsto, ma prendo ogni elemento del suo abbigliamento, cravatta e cappello compresi. Di mio ho solo le scarpe nere a tacco alto e largo. Ci sto un po’ larga nella sua giacca, soprattutto di spalle, ma fa niente. Vado in cucina per la colazione. Jigen mi sta fulminando per il fatto che gli shippato uno die suoi cappelli.

“Non guardarmi così, ci sto attenta” 

“Come mai hai chiesto proprio a Jigen? Potevi prendere i miei vestiti o quelli di Goemon”

“Mi ci vedi con abiti da samurai? Per quanto riguarda i tuoi, bhe, non sono il tipo da giacca rossa. Quello di Jigen assomiglia di più al mio stile”

“Massi, tanto Jigen ci gode a vederti con i suoi vestiti” 

“Io che cosa?” stava pensando ai fatti suoi

“Ti piace il fatto che abbia addosso i tuoi vestiti” 

“Certo, sta bene così, ma per me è indifferente” 

“Indifferente, come no. Comunque non ti credo quando dici che la tua scelta è dipesa solo dallo stile” 

“Sai com’è, odio le cravatte gialle” abbasso il cappello e mi giro dall’altra parte 

“Ma avete dormito insieme?” la domanda è rivolta a Jigen

“Come fai a saperlo!? Cioè…ma che dici!?” non vorrei dire una cazzata ma mi sa che sta arrossendo

“Alle cinque ero sveglio e lei non era sul divano, né in cucina, né da nessun’altra parte al piano terra. Carino da parte tua, ti dispiaceva vederla sola e le hai offerto la tua compagnia. Menomale che non ti fidavi di lei” 

“Infatti non mi fido…per ora” 

“E tu che hai accettato…complimenti”

“Ho accettato solo perché il divano è scomodo per dormire”

“Certo, non l’hai fatto solo perché apprezzi la sua compagnia”

“Allora facciamo così…tu vai a dormire sul divano e io dormo nella tua stanza”

“Scordatelo, il divano è scomodo per dormire, e poi non voglio provarti della compagnia di Jigen”

“Anche se tu lo facessi non sarebbe un problema, sono una donna solitaria, sto bene anche da sola”

“Però in compagnia di Jigen stai meglio…o mi sbaglio?”

“Ma è sempre così seccante?”

“Per mia sfortuna sì, non sai a volte quanto sia difficile per me sopportarlo” 

Dopo questa marea di insinuazioni da parte di Lupin posso finalmente fare colazione in pace. Mentre sorseggio il mio caffè penso alle sue parole e mi viene un dubbio: e se avessi accettato non per convenienza ma perché volevo stare con Jigen? Perché se devo essere sincera non so bene perché abbia accettato di dormire con lui. So solo che è stato un bel momento fino a che ho potuto percepire ciò che accadeva. Una parte di me scalpita e mi chiede di informarmi sul suo passato e di decodificare la sua sfiducia per capire da dove salta fuori. Mi chiedono di fare delle ricerche su un prezioso diamante, così da poter organizzare un futuro colpo. Sento poi che parlano del prossimo, più immediato, che è programmato per settimana prossima. Così ribadisco che voglio partecipare attivamente. Ci vorrà parecchio per convincere Jigen. Mi assicura una cosa: se decide che posso partecipare vuole prima assicurarsi che io non sia d’intralcio, vuole vedermi sparare. Accetto senza battere ciglio. Questa specie di esame sarà stasera, verso le dieci e mezza. L’orario è strano, ma comprensibile. Devo essere brava a sparare anche nella semioscurità. Dopo colazione vado al pc e apprendo che il diamante si trova a Barcellona. Dopo circa un’ora e mezza Lupin viene a vedere come procede il mio lavoro. 

“Una meta niente male quella di Barcellona”

“Jigen che dice sulla mia partecipazione di settimana prossima?”

“Ti dico solo che ora dipende tutto da come spari. Cerca di fare del tuo meglio stasera, io e Goemon ti vogliamo in squadra, sembri un buon elemento” 

“E’ stato difficile convincerlo?”

“Abbastanza, anche se sinceramente mi aspettavo peggio”

“Secondo te perché non si fida di me?”

“Non preoccuparti, non è niente di personale, è che non si fida molto delle donne in generale” 

“E come mai?”

“Questo non so se posso dirtelo…devi chiederlo direttamente a lui” sul viso mi si stampa un’espressione piena di preoccupazione
“Non è così duro come sembra. Credo che se in questi giorni cercherai di fartelo amico otterrai le informazioni che vuoi…bhe,ora ti lascio lavorare” 


Faccio qualche altra ricerca sul diamante, con scarsi risultati. Verso l’ora di pranzo comincio ad essere stanca. Entro nei sistemi dell’Interpol e rido un’occhiata al file di Jigen. So che se dovesse entrare qualcuno adesso potrebbe insospettirsi, ma sto sempre attenta ad ogni minimo rumore…forse l’unico che non sono in grado di sentire è Goemon, sembra un fratello silente di Shadowhunters. Ma tanto non penso che verrà spontaneamente a parlarmi, non credo di essere il tipo di persona con cui socializza, ma ancora non mi conosce, come fa a sapere che tipo sono? Ok al massimo mi inventerò una scusa. Dopo mezz’ora circa sento dei passi. Iconizzo velocemente il film e nascondo l’icona con un vecchio e semplice trucchetto. Stavolta è Jigen che viene a vedere cosa sto combinando. 

“Speravo di poter trovare di più, nei prossimi giorni farò di meglio…magari faccio un salto in biblioteca” mentre parlo mi tiro giù le
cuffie, stavo ascoltando della musica


“Non hai bisogno di giustificarti, e non c’è fretta, è un colpo che progettiamo per fine estate. E comunque ho detto che ancora non mi fido totalmente di te, non che dubito delle tue capacità” 

“Quindi credi anche che passerò l’esame di stasera?”

“Se credessi il contrario non ti avrei nemmeno dato questa possibilità”

So benissimo che ora lo sto fissando in maniera ammirata, o forse con gli occhi a cuoricino (?) e capisco al volo che è il caso di tirarmi un po’ giù il cappello così che non se ne accorga, poi cerco un modo per cambiare discorso e dissolvere questa che a me sembra tensione, non nel senso cattivo del termine. “Se ti interessa puoi riprenderti la giacca, tanto fa un caldo della malora” 

“Se le cose stanno così mi riprendo anche il cappello allora”

“No il cappello no perché è epico” mi metto una mano in testa come per dire ‘Il mio tessssoro’…si, sto male

Aspetta che io tolga la mano e poi mi ruba il cappello, che in realtà è suo. E’ più alto di me di otto centimetri e ora che non ho addosso le scarpe (con tacco di otto centimetri) se ne approfitta. Lo tiene in alto che può…e ovviamente non ci arrivo. Dopo un paio di tentativi riesco a prenderlo alle spalle: gli salto in testa e mi aggancio con il braccio destro, stringendo sugli addominali. Ho il mento all’altezza dei suoi occhi e per poco ancora non ci arrivo. Mi fa scendere facendomi perdere la presa. Si è arreso. “Ok, tieni il cappello” Mi dà un bacio sulla fronte e mi rimette il cappello, scompigliandomi apposta i capelli. Credo che sappiate che sto fangirlizzando. Tiro un po’ giù il cappello per cercare di nascondere il fatto che sto arrossendo. Collasso pesantemente sulla sedia da ufficio, clicco sulla scheda internet in cui ho aperto YouTube “Che stavi ascoltando?”

“You Give Love A Bad Name…ci sta a pennello per il mio ex” anche se non è vero che l’ho lasciato qualche giorno fa l’ex esiste. Conoscendo la canzone e il suo significato mi chiede che ha combinato quel bastardo. Gli dico di come mi ha tradito fin dal giorno del nostro primo mesiversario e gli dico di come l’ho scoperto solo undici mesi dopo…nel giorno del nostro anniversario. 

“Che stronzo…non capisco perché la gente si mette con qualcuno per poi tradire il proprio partner” 

“Sì infatti! Mi dà sui nervi…”

“Figurati a me che è capitato più di una volta” 

A questa sua frase mi si spezza il cuore per lui “Mi dispiace…ora capisco perché non ti fidi delle donne…non capisco come si faccia a non amare sul serio uno come te” quando mi rendo conto di averlo detto mi tappo la bocca con le mani 

“Non ti preoccupare, la cosa non mi crea problemi…comunque nemmeno io capisco come si possa non amare davvero una come te” 

“Ma…quindi ti fidi di me?” 

“Ormai posso dire di sì…se non combini cazzate settimana prossima non avrò più dubbi…sei diversa dalle altre, sei sincera e si vede che sei te stessa in ogni momento”

“Già, se non fossi me stessa non ti avrei fangirlizzato due volte in faccia nell’arco di alcuni anni” 

A questa mia considerazione scoppiamo entrambi a ridere. In certi istanti mi sembra di conoscerlo da sempre, come in questo momento. Poi però smetto di ridere mentre mi rendo conto che mi sento in colpa. Si fida di me, che sono un’agente dell’Interpol sotto copertura, sono una traditrice nata. Prima o poi la missione finirà, e comunque vada, sia che vengano arrestati o meno, l’avrò ferito. Perché logicamente potrebbe sembrare che tutto ciò che ho detto e fatto era una messa in scena, crederà che l’ho usato per ottenere le informazioni di cui avevo bisogno. E pensando questo mi odierà, e avrà ragione. E starà male, perché sarò l’ennesima persona che entra nella sua vita e che gli mente, che lo tradisce. Non voglio che tutto questo accada. Però ancora non me la sento di confessare cosa ci faccio veramente qui e poi promettere che sto uscendo per lasciare l’Interpol. E’ troppo presto per prendere una decisione del genere, per cui mio zio, che mi fa da padre da quando avevo 15 anni, potrebbe quasi odiarmi. Devo aspettare come minimo l’esito del colpo di settimana prossima…in una settimana cercherò di capire se ciò che provo per lui è abbastanza forte da lasciare tutto e rinunciare a qualsiasi carriera non criminale. Perché quale ospedale o quale commissariato ti assume con precedenti penali? Quasi nessuno, a meno che tu non abbia un talento così speciale…e io non credo di essere un medico geniale ne un’agente indispensabile. 

“Hey, ti sei rattristata all’improvviso…stai bene?”

“Ma…tu avresti ancora fiducia in me se combinassi una cazzata?” abbasso leggermente la testa, sperando che non faccia caso alla mia espressione sconsolata. Ho paura di quello che potrebbe dirmi, devo essere sincera

E’ visibilmente stupito dalla mia domanda, così improvvisa e importante “Non so…dipende da quanto la combini grossa” e quella che combinerò io è immensa, con questa cazzata lo perderò più velocemente di quanto abbiamo legato. Mi demoralizzo così tanto che sento gli occhi che pian piano si riempiono di lacrime, così abbasso ancora un po’ il cappello, non solo per cercare di nasconderglielo ma anche perché sto cercando di evitare il suo sguardo. Ma ovviamente ha capito, è palese.

Si avvicina e mi stringe in un abbraccio in cui mi libero, lasciando che qualche lacrima scenda sulle mie guance accaldate per i trenta gradi afosi che ci sono in questa città “Perché sei convinta che combinerai qualcosa di così grave?” 


A questo punto mi stringo di più a lui per darmi forza, ma proprio quando sto per parlare sento la voce di mio zio e guardando fuori dalla finestra vedo le auto della polizia…deve avermi fatto seguire, mi sembra di avere un nodo in gola. Non so cosa potrebbe succedere, e la cosa mi dà sui nervi. “Bhe, a quanto pare dovremmo parlarne un’altra volta”
  
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