Crossover
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Autore: bloodred_rose    03/09/2008    3 recensioni
Ventidue anni dopo il compimento della sua vendetta il conte di Montecristo torna a Parigi facendo un trionfale ingresso all'Opera. Quello che non sa è che da alcuni anni, in quello stesso teatro, circolano strane voci riguardanti un certo Fantasma dell'Opera...Direttamente dalla mia mente malata ecco un crossover semi-assurdo tra, appunto, il Conte di Montecristo (il libro naturalmente) e il Fantasma dell'Opera (sia libro che film/musical)!!Spero che vi piaccia...e che mi arrivino un po' di recensioni ^^!! P.S.vi avviso fin da ora che ci sarà anche un capitolo Erik/Christine...
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1919

Disclaimer: i personaggi presenti nel "Fantasma dell'Opera" continuano a non appartenermi, mentre quelli apparentemente sconosciuti appartengono alla mia mente malata...

Trap Doors and Masks

Epilogo
Parigi, cimitero del Père-Lachaise, 1919.
  

Tira un vento terribile ultimamente. Un vento con denti e artigli, che graffia il mio viso senza pietà.  Bhè, metà del mio viso. A volte portare una maschera ha i suoi vantaggi. Per lo meno non piove. Penso di potermi ritenere fortunato, non sono certo che sarei riuscito ad arrivare fin qui in mezzo al diluvio di questa mattina. Nonostante il tempo ora relativamente calmo, però, arrivo alla fine del sentiero con il fiatone. Decisamente non sono più in forma come una volta. O forse, semplicemente, non sono più giovane come una volta. Mi fermo a fissare una tomba. La tua. Credevo che tuo marito avrebbe scelto qualcosa di grandioso, di maestoso. Invece è una semplice lastra di marmo, con la tua fotografia, il tuo nome…

Christine
1854-1917
Contessa di Chagny
Moglie e madre amata

Involontariamente lascio andare un sospiro. Moglie e madre amata. Se la situazione non fosse quasi tragica mi verrebbe da ridere. Sei sempre stata una madre amata, questo sì, forse più da Gustave che da Héloise. Ma dopotutto Héloise è sempre stata divisa a metà, una parte nella luce del giorno ad amarti e ad odiarti, soprattutto a causa delle tue scelte, l’altra nel buio del tempo che rubava per stare con me. Mi chiedo se il tuo caro Raoul abbia mai avuto anche solo un sospetto della verità. Quel “moglie amata” mi suona come un no. E allora mi chiedo come reagirebbe se sapesse. Forse dovrei dirglielo, non credi? In fondo ha il diritto di sapere che sua moglie non solo gli ha mentito, ma l’ha anche tradito. E con il suo peggior nemico per di più! Un ghigno mi sale alle labbra. Forse dovrei farlo davvero, ma credo che tu non mi perdoneresti mai. Oh sì, mi importa del tuo perdono. Lo sai. Sai che nonostante tutto non ho mai smesso di amarti. Nemmeno ora che sei morta. Sono già passati due anni, incredibile. A volte mi sembrano secoli, a volte a malapena secondi. Mi è crollato il mondo addosso quando l’ho saputo. Tutto mi sarei aspettato meno che la tua morte. Inconsciamente ho sempre pensato che almeno questa tortura mi sarebbe stata risparmiata, che sarei morto prima di te. Sento scivolare una lacrima, una soltanto. Mi inginocchio, non senza una certa fatica, davanti alla tua tomba. Non prego, non ho pregato che una volta in tutta la mia vita, ma poso delicatamente la rosa sul marmo. Una rosa rossa con un nastro di seta nero, come quelle che usavo lasciare nel tuo camerino all’Opera. Nascosto sotto le foglie qualcosa che avrei dovuto renderti tanti anni fa. Il tuo anello. Sì, quell’anello, l’anello della mia condanna e della mia assoluzione, l’anello dei nostri tradimenti, l’anello del tuo fidanzamento… non importa con quale dei due uomini che ti hanno amata. Tuo marito sta venendo qui, lo so perché è l’anniversario della tua morte… e perché lo sento arrivare. La mia vista può non essere più buona come una volta, ma il mio udito non mi tradirà fino al mio ultimo respiro. E poi il rumore di quella sedia è ben difficile da ignorare. Ancora una volta mi chiedo come reagirebbe se mi presentassi davanti a lui. Credo che il semplice vedermi ancora vivo lo ucciderebbe. Ghigno di nuovo, pregustando già la sua espressione. In fondo ha diritto a sapere la verità, no? Ha il diritto di sapere, finalmente, che Héloise non è figlia sua, ma mia. Guardo la tua fotografia e mi sembra di leggere un’espressione di disappunto sul tuo volto immobile. Capisco all’istante che, ancora una volta, hai vinto tu. Mi alzo lentamente e passo alla mia prossima visita, all’ombra di uno dei pochi alberi che ancora non ha perso le foglie. Lì, nascosto nella semioscurità con quell’abilità e naturalezza che non ho mai perso, osservo tuo marito. Non l’ho mai visto così. La tua morte l’ha colpito più di quanto mi sarei aspettato… forse ancora più di quanto abbia colpito me. Solo ora, vedendolo così distrutto, riesco a realizzare che lui ti ha amata con la mia stessa intensità, sebbene in maniera diversa. Abbassa il capo, trasale e io, quasi senza rendermene conto, torno a ghignare. Ha visto la mia rosa. E il tuo anello. Si guarda intorno freneticamente, mi cerca. Forse mi trova, non ne sono certo. Sospira, poi annuisce. Mi sorprende. Forse non è stupido come ho sempre creduto. E forse, se, come sembra, è già a conoscenza di tutto, allora non ho alcun bisogno di dirgli la verità. Un vero peccato. O forse no. Le mie labbra si piegano in un mezzo sorriso mentre mi volto verso la tomba alle mie spalle. Leggo il nome inciso sul marmo e mi salgono le lacrime agli occhi.

Haydée Tebelin Dantès
1818-1875
Contessa di Montecristo

Sto piangendo. Oh sì, sto piangendo come un bambino. Ma d’altra parte come potrei non farlo davanti alla tua tomba? Non è come con Christine… lei non è mai stata mia se non per una notte… tu sei stata la madre che non ho mai avuto. Quindici anni. Per quindici anni ho vissuto in uno stato quasi di pace grazie a te, grazie alla tua sola presenza. Perfino dopo la morte di Edmond, quando eravamo entrambi distrutti dal dolore, sei riuscita a sollevarmi, e a sollevarti, dall’abisso di oblio in cui ci stavamo lasciando cadere. In un certo senso posso dire che mi hai salvato la vita. Mi hai accettato per il mostro che ero, e che, nonostante tutto, sono ancora adesso. E mi viene spontaneo chiedermi come tu ci sia riuscita. Sorrido tra le lacrime. Per tutta la mia vita non ho avuto che una necessità, quella di sentirmi amato. E tu sei riuscita ad amarmi, ad amarmi come nemmeno la mia vera madre era mai stata in grado di fare. Grazie. È tutto quello che posso dirti. Rido. Sì, lo so, sono anni che vengo qui a ringraziarti per essere stata la mia salvezza. Sto diventando patetico. Anzi, sto diventando vecchio, come mia figlia si diverte a ricordarmi. Sorrido. Tu ed Héloise avreste formato una coppia formidabile. Dopo tutto, siete le uniche due persone che siano mai riuscite a farmi sentire qualcosa di simile ad un essere umano. Voi e i miei nipoti, naturalmente. Sorrido di nuovo. I miei nipoti… io che ero certo di non poter avere nemmeno l’amore di una donna ora ho dei nipoti. Albert e Claire. Loro sono riusciti addirittura a farmi credere nell’esistenza di un Dio benevolo… soprattutto quando Albert è tornato vivo dal fronte. Rabbrividisco. Sta cominciando a fare freddo, ma ho ancora un’ultima visita. Sposto lo sguardo sulla tomba accanto e inevitabilmente i miei occhi si riempiono nuovamente di lacrime. Quanti anni sono passati ormai? Cinquanta? Sì, qualcosa del genere… Eppure, per qualche motivo non riesco ancora a realizzare che tu sia veramente morto… Forse perché, anche dopo tutti questi anni, continuo a sentire la tua voce nella mente, come se fossi una specie di coscienza. Questa lapide di marmo bianco sembra quasi ridere di me ricordandomi che sì, tu te ne sei andato e che io sono solo un povero vecchio folle… la stessa cosa che pensai di te la prima volta che ti incontrai, quella sera all’Opera.

 Edmond Dantès
1796-1870
Conte di Montecristo

Conservo ancora la tua lettera, sai? L’ultima che mi hai scritto. È stato abbastanza traumatizzante leggerla dopo la tua morte. Quasi come un ultimo dispetto nei miei confronti, come per essere certo che, anche volendo, non potessi liberarmi di te. Per essere certo che, sebbene non lo volessi, accettassi comunque di diventare il tuo erede. Non avrei mai potuto dirti di no. O meglio, non avrei potuto farlo nelle condizioni in cui mi hai messo, sapendo che avrei finito con l’odiarti. Mi hai lasciato tutto senza dirmi niente, come credi che avrei potuto anche solo pensare di ringraziarti? Ora è diverso. Ora, finalmente, capisco perché l’hai fatto. E posso perdonarti. Avevi ragione, avevi ragione su tutto. A volte mi chiedo se tu non fossi già a conoscenza di quello che sarebbe successo. È impossibile, lo so, ma lentamente mi sono reso conto che nulla è mai stato realmente impossibile per te. Tutto è sempre andato secondo i tuoi piani. Nemmeno la tua stessa morte ti ha impedito di portare a termine i tuoi progetti. Questo, purtroppo, nonostante le mie doti di illusionista, è un trucco che non sono mai riuscito ad imparare. Il tuo controllo su qualunque situazione, a qualunque condizione, è qualcosa che non è mai stato, né mai sarà, alla mia portata. E questo ha pregiudicato la mia capacità di ottenere decentemente la mia vendetta. Ho avuto le mie soddisfazioni, questo sì: ho assistito all’ultimo respiro dello shah-en-shah di Persia che, non ho paura di confessarlo, è morto per mano mia; ho vissuto gli ultimi quarant’anni della mia vita come un uomo normale, per quanto il nome Montecristo me l’abbia permesso; ho avuto una figlia, nonostante non possa riconoscerla apertamente come tale, e ho avuto dei nipoti. Ma Christine… ah, Christine! Avrei dovuto strapparmi il cuore il giorno in cui decisi di vendicarmi! Oh, ricordo bene le tue parole: “Guardati dalla vendetta perché ti chiederà in pegno cose che potrebbe non restituirti mai più”. Avevi ragione. Dannazione, Edmond, hai sempre avuto ragione su tutto! La vendetta si è presa il mio cuore e l’ha fatto a pezzi, finendo il lavoro iniziato da Christine. E non posso nemmeno dare a lei la colpa di tutto questo, perché l’unico, vero colpevole in tutta la nostra storia insieme sono stato io. Chi è causa del suo male pianga se stesso, è proprio il caso di dirlo. Riesco a consolarmi solo pensando che da questa vendetta fallita, da tutto il mio dolore, dagli abbandoni, dalla rassegnazione, è nato qualcosa di buono: Héloise. Quella figlia che non ho mai nemmeno sperato di poter avere, così simile a sua madre e allo stesso tempo così diversa. Quella figlia che indossa una maschera, la maschera di Héloise Marie di Chagny, per nascondere non l’orrore, ma la verità. Quella figlia che un giorno, presto, indosserà una maschera nuova e con essa anche un nuovo nome: Montecristo. Sto morendo, Edmond, questa volta per davvero. E se da vivo non ho potuto dare nulla di me a mia figlia, se non qualche lezione di canto che l’ha resa l’artista che è, da morto voglio avere almeno una soddisfazione: sapere che, finalmente, può portare il nome, o meglio, uno dei nomi dell’uomo che è stato il suo vero padre. All’improvviso mi rendo conto di quello che ho pensato e spalanco gli occhi. Sposto lo sguardo sulla tomba di Haydée. Sorrido. Un uomo. Qui, ora, in questo cimitero, per la prima volta in tutta la mia lunga vita, ho pensato a me stesso come ad un uomo. Non più un mostro, non più un fantasma, ma un uomo. Ah, Haydée, un giorno spero di poter fare una breve visita in Paradiso per chiederti come tu sia riuscita ad eliminare la parte più ignobile di me, come tu sia riuscita ad uccidere il Fantasma. Sì, il Fantasma dell’Opera è morto. Torno di nuovo a fissare la tomba di Edmond e ripenso a mia figlia. Il Fantasma dell’Opera è morto, ma il conte di Montecristo vivrà in eterno nei cuori di quanti, come noi, porteranno una maschera. Faccio per andarmene, ma una fitta dolorosa al petto mi ferma. Spalanco gli occhi. Maledizione, non qui e non ora! Cado in ginocchio e mi si appanna la vista. No, mi rifiuto di morire così. La mia forza di volontà sembra, per un attimo, avere il sopravvento sulla Nera Signora. Mi rialzo con estrema fatica e muovo un paio di passi incerti. Sì, posso ancora fare la mia uscita trionfale. Lentamente, molto lentamente, torno alla tomba di Christine con un sorriso amaro sulle labbra. Se proprio devo morire qui e ora, voglio almeno farlo in modo teatrale. Dopo tutto ero pur sempre il Fantasma dell’Opera! Cado di nuovo, gli occhi fissi sulla fotografia della donna per il cui amore vendetti l’anima al Diavolo. So già che non avrò il Paradiso, non ho fatto abbastanza per redimermi, ma so accontentarmi. E non credo che l’Inferno possa essere peggio di quello che ho già passato. Sento un’altra fitta al cuore e mi siedo appoggiando le spalle alla lapide. Con il respiro affannato allungo le dita tremanti verso la rosa. La stringo al petto mentre la parte più cinica di me ghigna pensando che in fondo non c’è luogo migliore per morire che un cimitero. Sono costretto ad ammettere a me stesso che di tutte le morti possibili questa è di certo l’ultima a cui avrei mai pensato. Un’altra fitta, ma non è ancora l’ultima. Lascio andare la testa all’indietro, chiudo gli occhi e aspetto. Gran bel modo per morire, monsieur Fantôme de l’Opera! Bhè, per lo meno non sono in ginocchio. Sorrido, il mio ultimo sorriso, pensando a quanto Héloise mi odierà dopo la lettura del mio testamento. In qualche modo mi ricorda una scena di tanti anni fa… Mi sfugge un gemito quando sento un dolore atroce al cuore, come se fosse stato appena trafitto da una spada. I battiti rallentano, il mio respiro anche. L'ultima cosa a cui penso è che, alla fine, non sto morendo d’amore. 

xXx

Note dell'autrice:

So, ladies and gentlemen, we're at the end. Siamo alla fine. Confesso che l'ultima parte di questo epilogo, quella... sigh... sulla morte di Erik, all'inizio non era prevista. Poi quelle anime buone delle mie amiche Gaia e zasd mi hanno praticamente costretta ad aggiungerla. Devo dire che in realtà non mi convince troppo, ma non sono riuscita a pensare a nient'altro per far finire decentemente questa... cosa che fa finta di essere una fanfiction. Spero di aver ottenuto un risultato non troppo ignobile. Ok, adesso ho da fare un po' di ringraziamenti d'obbligo...

Innanzitutto alle già citate Gaia e zasd che mi hanno sostenunta fisicamente in tutta questa storia, dall'inizio alla fine che mi hanno costretta ad allungare. Zasd, bada bene, da te mi aspetto una luuuunga recensione!

Poi a quella genia della Marty che mi ha fatto trasformare tutta la storia in un riassunto demenziale ("bella la parte in cui passano la notte a giocare a carte!" "e poi si sfidano a duello con gli spiedini!")... se me lo chiedi "per favore" magari scrivo davvero anche la parte di "io ho vent'anni più di tua madre!"... così ci facciamo un po' di risate!

A linny93 che se non rompe non è contenta e che mi ha fatto sclerare per trovare un titolo a questo maledetto epilogo. Anche da te mi aspetto una lunga recensione, possibilmente senza deliri.

E infine, last but not least, ultima, ma assolutamente non meno importante, a Elby: sono assolutamente certa che ti aspettassi qualcosa di completamente diverso per questa storia, ma sono felicissima (sempre con il mio sorriso ebete) che finora ti sia piaciuta e spero che non cercherai di uccidermi per l'epilogo. Grazie mille per i complimenti, per il sostegno e (mi permetto di farti un po' di pubblicità occulta^^) per la tua "Save me from my solitude"!!! 

Bene, ora che è veramente finita potete sbizzarrirvi e uccidermi come preferite. Cercherò una connessione internet nell'aldilà per leggere le recensioni in cui non smetto mai di sperare ^^. Per il momento è tutto, ma, vi avverto, se non mi fate fuori ora potrei tornare con qualche altra follia...

Your humble and obedient servant, 

bloodred_rose

  
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