1919
Disclaimer: i
personaggi presenti nel "Fantasma dell'Opera" continuano a non
appartenermi, mentre quelli apparentemente sconosciuti appartengono
alla mia mente malata...
Trap Doors
and Masks
Epilogo
Parigi, cimitero del Père-Lachaise, 1919.
Tira un vento terribile
ultimamente. Un vento con denti e artigli, che graffia il mio viso
senza pietà.
Bhè, metà
del mio viso. A volte portare una maschera ha i suoi vantaggi. Per lo
meno non
piove. Penso di potermi ritenere fortunato, non sono certo che sarei
riuscito
ad arrivare fin qui in mezzo al diluvio di questa mattina. Nonostante
il tempo
ora relativamente calmo, però, arrivo alla fine del sentiero
con il fiatone.
Decisamente non sono più in forma come una volta. O forse,
semplicemente, non
sono più giovane come
una volta. Mi
fermo a fissare una tomba. La tua. Credevo che tuo marito avrebbe
scelto
qualcosa di grandioso, di maestoso. Invece è una semplice
lastra di marmo, con
la tua fotografia, il tuo nome…
Christine
1854-1917
Contessa di Chagny
Moglie e madre amata
Involontariamente lascio
andare un sospiro. Moglie e madre amata. Se la situazione non fosse
quasi
tragica mi verrebbe da ridere. Sei sempre stata una madre amata, questo
sì,
forse più da Gustave che da Héloise. Ma dopotutto
Héloise è sempre stata divisa
a metà, una parte nella luce del giorno ad amarti e ad
odiarti, soprattutto a
causa delle tue scelte, l’altra nel buio del tempo che rubava
per stare con me.
Mi chiedo se il tuo caro Raoul abbia mai avuto anche solo un sospetto
della
verità. Quel “moglie amata” mi suona
come un no. E allora mi chiedo come
reagirebbe se sapesse. Forse dovrei dirglielo, non credi? In fondo ha
il
diritto di sapere che sua moglie non solo gli ha mentito, ma
l’ha anche
tradito. E con il suo peggior nemico per di più! Un ghigno
mi sale alle labbra.
Forse dovrei farlo davvero, ma credo che tu non mi perdoneresti mai. Oh
sì, mi
importa del tuo perdono. Lo sai. Sai che nonostante tutto non ho mai
smesso di
amarti. Nemmeno ora che sei morta. Sono già passati due
anni, incredibile. A
volte mi sembrano secoli, a volte a malapena secondi. Mi è
crollato il mondo
addosso quando l’ho saputo. Tutto mi sarei aspettato meno che
la tua morte.
Inconsciamente ho sempre pensato che almeno questa tortura mi sarebbe
stata
risparmiata, che sarei morto prima di te. Sento scivolare una lacrima,
una
soltanto. Mi inginocchio, non senza una certa fatica, davanti alla tua
tomba.
Non prego, non ho pregato che una volta in tutta la mia vita, ma poso
delicatamente la rosa sul marmo. Una rosa rossa con un nastro di seta
nero,
come quelle che usavo lasciare nel tuo camerino all’Opera.
Nascosto sotto le
foglie qualcosa che avrei dovuto renderti tanti anni fa. Il tuo anello.
Sì, quell’anello,
l’anello della mia
condanna e della mia assoluzione, l’anello dei nostri
tradimenti, l’anello del
tuo fidanzamento… non importa con quale dei due uomini che
ti hanno amata. Tuo
marito sta venendo qui, lo so perché è
l’anniversario della tua morte… e
perché
lo sento arrivare. La mia vista può non essere
più buona come una volta, ma il
mio udito non mi tradirà fino al mio ultimo respiro. E poi
il rumore di quella
sedia è ben difficile da ignorare. Ancora una volta mi
chiedo come reagirebbe
se mi presentassi davanti a lui. Credo che il semplice vedermi ancora
vivo lo
ucciderebbe. Ghigno di nuovo, pregustando già la sua
espressione. In fondo ha
diritto a sapere la verità, no? Ha il diritto di sapere,
finalmente, che
Héloise non è figlia sua, ma mia.
Guardo
la tua fotografia e mi sembra di leggere un’espressione di
disappunto sul tuo
volto immobile. Capisco all’istante che, ancora una volta,
hai vinto tu. Mi
alzo lentamente e passo alla mia prossima visita, all’ombra
di uno dei pochi
alberi che ancora non ha perso le foglie. Lì, nascosto nella
semioscurità con
quell’abilità e naturalezza che non ho mai perso,
osservo tuo marito. Non l’ho
mai visto così. La tua morte l’ha colpito
più di quanto mi sarei aspettato…
forse ancora più di quanto abbia colpito me. Solo ora,
vedendolo così
distrutto, riesco a realizzare che lui ti ha amata con la mia stessa
intensità,
sebbene in maniera diversa. Abbassa il capo, trasale e io, quasi senza
rendermene conto, torno a ghignare. Ha visto la mia rosa. E il tuo
anello. Si
guarda intorno freneticamente, mi cerca. Forse mi trova, non ne sono
certo.
Sospira, poi annuisce. Mi sorprende. Forse non è stupido
come ho sempre
creduto. E forse, se, come sembra, è già a
conoscenza di tutto, allora non ho
alcun bisogno di dirgli la verità. Un vero peccato. O forse
no. Le mie labbra
si piegano in un mezzo sorriso mentre mi volto verso la tomba alle mie
spalle.
Leggo il nome inciso sul marmo e mi salgono le lacrime agli occhi.
Haydée
Tebelin Dantès
1818-1875
Contessa di Montecristo
Sto piangendo. Oh sì, sto
piangendo come un bambino. Ma d’altra parte come potrei non
farlo davanti alla
tua tomba? Non è come con Christine… lei non
è mai stata mia se non per una
notte… tu sei stata la madre che non ho mai avuto. Quindici
anni. Per quindici
anni ho vissuto in uno stato quasi di pace grazie a te, grazie alla tua
sola
presenza. Perfino dopo la morte di Edmond, quando eravamo entrambi
distrutti dal
dolore, sei riuscita a sollevarmi, e a sollevarti,
dall’abisso di oblio in cui
ci stavamo lasciando cadere. In un certo senso posso dire che mi hai
salvato la
vita. Mi hai accettato per il mostro che ero, e che, nonostante tutto,
sono
ancora adesso. E mi viene spontaneo chiedermi come tu ci sia riuscita.
Sorrido
tra le lacrime. Per tutta la mia vita non ho avuto che una
necessità, quella di
sentirmi amato. E tu sei riuscita ad amarmi, ad amarmi come nemmeno la
mia vera
madre era mai stata in grado di fare. Grazie. È tutto quello
che posso dirti.
Rido. Sì, lo so, sono anni che vengo qui a ringraziarti per
essere stata la mia
salvezza. Sto diventando patetico. Anzi, sto diventando vecchio, come
mia
figlia si diverte a ricordarmi. Sorrido. Tu ed Héloise
avreste formato una
coppia formidabile. Dopo tutto, siete le uniche due persone che siano
mai
riuscite a farmi sentire qualcosa di simile ad un essere umano. Voi e i
miei
nipoti, naturalmente. Sorrido di nuovo. I miei nipoti… io
che ero certo di non
poter avere nemmeno l’amore di una donna ora ho dei nipoti.
Albert e Claire.
Loro sono riusciti addirittura a farmi credere nell’esistenza
di un Dio
benevolo… soprattutto quando Albert è tornato
vivo dal fronte. Rabbrividisco.
Sta cominciando a fare freddo, ma ho ancora un’ultima visita.
Sposto lo sguardo
sulla tomba accanto e inevitabilmente i miei occhi si riempiono
nuovamente di
lacrime. Quanti anni sono passati ormai? Cinquanta? Sì,
qualcosa del genere…
Eppure, per qualche motivo non riesco ancora a realizzare che tu sia
veramente
morto… Forse perché, anche dopo tutti questi
anni, continuo a sentire la tua
voce nella mente, come se fossi una specie di coscienza. Questa lapide
di marmo
bianco sembra quasi ridere di me ricordandomi che sì, tu te
ne sei andato e che
io sono solo un povero vecchio folle… la stessa cosa che
pensai di te la prima
volta che ti incontrai, quella sera all’Opera.
Edmond
Dantès
1796-1870
Conte di Montecristo
Conservo ancora la tua
lettera, sai? L’ultima che mi hai scritto. È stato
abbastanza traumatizzante
leggerla dopo la tua morte. Quasi come un ultimo dispetto nei miei
confronti,
come per essere certo che, anche volendo, non potessi liberarmi di te.
Per
essere certo che, sebbene non lo volessi, accettassi comunque di
diventare il
tuo erede. Non avrei mai potuto dirti di no. O meglio, non avrei potuto
farlo
nelle condizioni in cui mi hai messo, sapendo che avrei finito con
l’odiarti.
Mi hai lasciato tutto senza dirmi niente, come credi che avrei potuto
anche
solo pensare di ringraziarti? Ora è diverso. Ora,
finalmente, capisco perché
l’hai fatto. E posso perdonarti. Avevi ragione, avevi ragione
su tutto. A volte
mi chiedo se tu non fossi già a conoscenza di quello che
sarebbe successo. È
impossibile, lo so, ma lentamente mi sono reso conto che nulla
è mai stato
realmente impossibile per te. Tutto è sempre andato secondo
i tuoi piani.
Nemmeno la tua stessa morte ti ha impedito di portare a termine i tuoi
progetti. Questo, purtroppo, nonostante le mie doti di illusionista,
è un
trucco che non sono mai riuscito ad imparare. Il tuo controllo su
qualunque
situazione, a qualunque condizione, è qualcosa che non
è mai stato, né mai
sarà, alla mia portata. E questo ha pregiudicato la mia
capacità di ottenere
decentemente la mia vendetta. Ho avuto le mie soddisfazioni, questo
sì: ho
assistito all’ultimo respiro dello shah-en-shah
di Persia che, non ho paura di confessarlo, è
morto per mano mia; ho vissuto gli
ultimi quarant’anni
della mia vita come un uomo normale, per quanto il nome Montecristo me
l’abbia
permesso; ho avuto una figlia, nonostante non possa riconoscerla
apertamente
come tale, e ho avuto dei nipoti. Ma Christine… ah,
Christine! Avrei dovuto
strapparmi il cuore il giorno in cui decisi di vendicarmi! Oh, ricordo
bene le
tue parole: “Guardati dalla vendetta perché ti
chiederà in pegno cose che
potrebbe non restituirti mai più”. Avevi ragione.
Dannazione, Edmond, hai
sempre avuto ragione su tutto! La vendetta si è presa il mio
cuore e l’ha fatto
a pezzi, finendo il lavoro iniziato da Christine. E non posso nemmeno
dare a
lei la colpa di tutto questo, perché l’unico, vero
colpevole in tutta la nostra
storia insieme sono stato io. Chi è causa del suo male
pianga se stesso, è
proprio il caso di dirlo. Riesco a consolarmi solo pensando che da
questa
vendetta fallita, da tutto il mio dolore, dagli abbandoni, dalla
rassegnazione,
è nato qualcosa di buono: Héloise. Quella figlia
che non ho mai nemmeno sperato
di poter avere, così simile a sua madre e allo stesso tempo
così diversa. Quella
figlia che indossa una maschera, la maschera di Héloise
Marie di Chagny, per
nascondere non l’orrore, ma la verità. Quella
figlia che un giorno, presto,
indosserà una maschera nuova e con essa anche un nuovo nome:
Montecristo. Sto
morendo, Edmond, questa volta per davvero. E se
da vivo non ho potuto dare nulla di me a mia figlia, se non qualche
lezione di
canto che l’ha resa l’artista che è, da
morto voglio avere almeno una
soddisfazione: sapere che, finalmente, può portare il nome,
o meglio, uno dei
nomi dell’uomo che è stato il suo vero padre.
All’improvviso mi rendo conto di
quello che ho pensato e spalanco gli occhi. Sposto lo sguardo sulla
tomba di
Haydée. Sorrido. Un uomo. Qui, ora, in questo cimitero, per
la prima volta in
tutta la mia lunga vita, ho pensato a me stesso come ad un uomo. Non
più un
mostro, non più un fantasma, ma un uomo. Ah,
Haydée, un giorno spero di poter
fare una breve visita in Paradiso per chiederti come tu sia riuscita ad
eliminare la parte più ignobile di me, come tu sia riuscita
ad uccidere il
Fantasma. Sì, il Fantasma dell’Opera è
morto. Torno di nuovo a fissare la tomba
di Edmond e ripenso a mia figlia. Il Fantasma dell’Opera
è morto, ma il conte
di Montecristo vivrà in eterno nei cuori di quanti, come
noi, porteranno una
maschera. Faccio
per andarmene, ma
una fitta dolorosa al petto mi ferma. Spalanco gli occhi. Maledizione,
non qui
e non ora! Cado in ginocchio e mi si appanna la vista. No, mi rifiuto
di morire
così. La mia forza di volontà sembra, per un
attimo, avere il sopravvento sulla
Nera Signora. Mi rialzo con estrema fatica e muovo un paio di passi
incerti.
Sì, posso ancora fare la mia uscita trionfale. Lentamente,
molto lentamente,
torno alla tomba di Christine con un sorriso amaro sulle labbra. Se
proprio
devo morire qui e ora, voglio almeno farlo in modo teatrale. Dopo tutto
ero pur
sempre il Fantasma dell’Opera! Cado di nuovo, gli occhi fissi
sulla fotografia
della donna per il cui amore vendetti l’anima al Diavolo. So
già che non avrò
il Paradiso, non ho fatto abbastanza per redimermi, ma so
accontentarmi. E non
credo che l’Inferno possa essere peggio di quello che ho
già passato. Sento
un’altra fitta al cuore e mi siedo appoggiando le spalle alla
lapide. Con il
respiro affannato allungo le dita tremanti verso la rosa. La stringo al
petto
mentre la parte più cinica di me ghigna pensando che in
fondo non c’è luogo
migliore per morire che un cimitero. Sono costretto ad ammettere a me
stesso
che di tutte le morti possibili questa è di certo
l’ultima a cui avrei mai
pensato. Un’altra fitta, ma non è ancora
l’ultima. Lascio andare la testa all’indietro,
chiudo gli occhi e aspetto. Gran bel modo per morire, monsieur
Fantôme de
l’Opera! Bhè, per lo meno non sono in ginocchio.
Sorrido, il mio ultimo
sorriso, pensando a quanto Héloise mi odierà dopo
la lettura del mio
testamento. In qualche modo mi ricorda una scena di tanti anni
fa… Mi sfugge un
gemito quando sento un dolore atroce al cuore, come se fosse stato
appena
trafitto da una spada. I battiti rallentano, il mio respiro anche.
L'ultima cosa a cui penso è che, alla fine, non sto morendo
d’amore.
xXx
Note
dell'autrice:
So, ladies and gentlemen, we're
at the end. Siamo alla fine. Confesso che l'ultima parte di questo
epilogo, quella... sigh... sulla morte di Erik, all'inizio non era
prevista. Poi quelle anime buone delle mie amiche Gaia e zasd mi hanno
praticamente costretta ad aggiungerla. Devo dire che in
realtà non mi convince troppo, ma non sono riuscita a
pensare a nient'altro per far finire decentemente questa... cosa che fa
finta di essere una fanfiction. Spero di aver ottenuto un risultato non
troppo ignobile. Ok, adesso ho da fare un po' di ringraziamenti
d'obbligo...
Innanzitutto alle già
citate Gaia e zasd che mi hanno sostenunta fisicamente in tutta questa
storia, dall'inizio alla fine che mi hanno costretta ad allungare.
Zasd, bada bene, da te mi aspetto una luuuunga recensione!
Poi a quella genia della Marty
che mi ha fatto trasformare tutta la storia in un riassunto demenziale
("bella la parte in cui passano la notte a giocare a carte!" "e poi si
sfidano a duello con gli spiedini!")... se me lo chiedi "per favore"
magari scrivo davvero anche la parte di "io ho vent'anni più
di tua madre!"... così ci facciamo un po' di risate!
A linny93 che se non rompe non
è contenta e che mi ha fatto sclerare per trovare un titolo
a questo maledetto epilogo. Anche da te mi aspetto una lunga
recensione, possibilmente senza deliri.
E
infine, last but not least, ultima, ma assolutamente non meno
importante, a Elby: sono assolutamente certa che ti aspettassi qualcosa
di completamente diverso per questa storia, ma sono felicissima (sempre
con il mio sorriso ebete) che finora ti sia piaciuta e spero che non
cercherai di uccidermi per l'epilogo. Grazie mille per i complimenti,
per il sostegno e (mi permetto di farti un po' di pubblicità
occulta^^) per la tua "Save me from my solitude"!!!
Bene, ora che è
veramente finita potete sbizzarrirvi e uccidermi come preferite.
Cercherò una connessione internet nell'aldilà per
leggere le recensioni in cui non smetto mai di sperare ^^. Per il
momento è tutto, ma, vi avverto, se non mi fate fuori ora
potrei tornare con qualche altra follia...
Your humble and obedient
servant,
bloodred_rose