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Autore: Rijaa    21/07/2014    2 recensioni
1967.
[ ... ] Quella tale cercava di mostrarsi a lui gentile e ben disposta a chiacchiere, quando in realtà il corvino sapeva benissimo che si trattava di una mera maschera sotto la quale si nascondeva; aveva parlato più e più volte con lei - a dire il vero, la lasciava parlare a ruota libera, mentre lui pensava a tutt'altro. Aveva scoperto che era un'allieva della Santa Caterina, che era figlia di due immigrati arrivati in Inghilterra dalla Grecia, che avevano trovato un posto di lavoro ben retribuito e che avevano investito gran parte del loro danaro nell'istruzione della figlia, ragion per cui avevano deciso di mandarla in un collegio prestigioso del genere.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Gabriel, Tony Banks
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Charterhouse school
3:29 pm


La lezione era ormai agli sgoccioli, e i ragazzi non potevano fare altro che aspettare il suono della campanella; Peter picchiettava ansiosamente la penna sul banco, nel tentativo sforzato di ascoltare quanto l'insegnante aveva ancora da dire, Tony, invece, teneva la testa poggiata al banco, probabilmente stava anche sonnecchiando, perché teneva la bocca leggermente spalancata e gli occhi completamente chiusi.
Peter gli lanciò un'occhiata fugace, aggrottando le sopracciglia e rimanendo piuttosto perplesso dall'atteggiamento che il tastierista stava assumendo da qualche giorno a quella parte: era più silenzioso del solito, non solo con lui ma anche con Mike ed Ant - che erano sempre stati due suoi grandi amici.

"Tony? Stai dormendo?" gli pose la prima domanda che gli passò per la testa, senza nemmeno pensare a come formularla. Voleva capire cosa stesse affliggendo la mente del compagno; aveva problemi a casa? Era stanco? Non ne aveva la più pallida idea.

"No" fu la replica secca di Tony, che scosse la testa e la nascose tra le braccia, non accennando però a sollevarla dal banco.

"Che hai?" gli poggiò premurosamente la mano sulla spalla, accarezzandola con dolcezza, e cercando di fare in modo che l'insegnante e il resto dei compagni di classe non notassero nulla di sospetto, nelle sue intenzioni.

"Niente" ...ma quello che ottenne fu un'altra risposta secca e poco eloquente. Tony si alzò con fare stizzito dalla sedia, attirando l'attenzione della classe ma facendo comunque finta di nulla. Adocchiò un posto libero quasi vicino alla cattedra, e andò ad accomodarsi lì.

Peter non riusciva proprio a capire cosa Tony avesse, e i dubbi che gli affollavano la mente non potevano fare altro che accollargli una forte pressione addosso perché, oltre alla propria vita "personale" ciò andava a ripercuotersi anche sulla salute della band. Negli ultimi due o tre giorni avevano provato poco e niente, per via dell'assenza di Tony, ma nessuno dei ragazzi sapeva perché all'uscita da scuola spariva letteralmente, per poi ritirarsi al dormitorio solamente nella tarda serata.

Dopo una decina di minuti si udì il tanto agognato suono della campanella: Peter aveva già iniziato a raccogliere tutte le sue cose qualche istante dopo che Tony aveva deciso tutto d'un punto di alzarsi e cambiare posto, e fu il primo a varcare la soglia della porta, salutando con indifferenza l'insegnante ed avviandosi verso i cancelli della scuola.
Stranamente il cortile non si era ancora affollato, e ne approfittò per sedersi su una delle panchine ancora libere.
Accanto a lui era seduta una ragazza, che su per giù poteva avere la sua stessa età, ed era anche piuttosto carina: era seduta in modo composto e si stava rimirando le unghie nel silenzio più profondo. Nemmeno alzò lo sguardo quando andò a sedersi accanto a lei, magari aveva pensato che fosse l'ennesimo giovanotto che aveva intenzione di attaccare bottone con lei.
La ragazza in questione era vestita con l'uniforme della Santa Caterina - che riconobbe subito perché era identica a quella di sua sorella - e teneva i lunghi capelli castano chiari raccolti in una coda di cavallo impeccabilmente realizzata, con l'eccezione di un ciuffetto un po' più corto rispetto alla lunghezza dei capelli che le ricadeva in modo ribelle sulla fronte e quasi le sfiorava gli occhi.

Il cortile stava iniziando a gremirsi, e la ragazza fece uno scatto dalla panchina, alzandosi in piedi e lasciando cadere la sua borsa.
Ondeggiava il braccio in maniera quasi ossessa, come se stesse cercando di attirare l'attenzione di qualcuno che però non riusciva ad adocchiarla.
"Beh, sarà l'ennesima ragazza che aspetta il fidanzato..." pensò in mente sua Peter, perché era consuetudine che le ragazze della Santa Caterina si mettessero da quelle parti ad attendere i propri fidanzati.
Ma nulla avrebbe potuto prepararlo a quello che stava per succedere: la suddetta ragazza prese una rincorsa da fare invidia a qualunque atleta olimpico, ed andò a gettarsi tra le braccia di una figura a lui fin troppo familiare.
Tony.
Tutto aveva assunto un dannato senso, così, d'improvviso.
I due si avvicinarono alla panchina dove Peter era ancora seduto, e rimasero in piedi di fronte a lui.

"Ehm, Peter, questa è R-" la sua frase fu interrotta dalla misteriosa ragazza, che letteralmente gli saltò addosso, stampandogli più e più baci sulle labbra.

"Ciao, sono Rena, la fidanzata di Tony. Molto piacere~" esclamò con un tono di quasi superiorità nei confronti del ragazzo seduto con le gambe incrociate sulla panchina, baciando Tony per l'ennesima volta.

"Piacere mio..." la sua voce poteva sembrare d'un tono pacato, ma in realtà avrebbe solamente voluto urlare e dirle che non era affatto un piacere per lui, dal momento in cui il suo incubo si era ripresentato, per l'ennesima volta, di fronte ai suoi occhi.
Sapeva che quella tizia stava solamente cercando di fare la gentile, e allora decise di rispondere a falsità con falsità: si alzò dalla panchina, stringendo la mano alla brunetta e guardandola dritta negli occhi.
Abbozzò ad un sorriso così finto che l'altra probabilmente addirittura se ne accorse. Rimase a squadrarla per un po', e Rena ebbe come la sensazione che c'era qualcosa che non andasse in quel ragazzo, a giudicare dagli occhi che sembravano gridare un acuto e profondo sentimento di astio.
Capì subito che provava qualcosa per il suo fidanzato, e quel qualcosa era sicuramente più che un semplice sentimento di amicizia fraterna; per fargli dispetto, baciò nuovamente Tony, ma questa volta in un modo che al cantante fece quasi rigirare lo stomaco.
Quella ragazza era strana, decisamente più strana di tutte quelle con cui Tony era uscito fino a quel momento.
Peter raccolse tutte le sue cose dalla panchina, e attorcigliò alla meno peggio la giacchetta di flanella attorno alla tracolla, caricandosela in spalla.

"Va bene, vi lascio soli. Tony, nel caso in cui dovessi tornare a casa stasera, ti faccio trovare la cena in un piatto. Buona serata ad entrambi" un altro finto sorriso fece capolino sulle sue labbra, che voltando le spalle si trasformò però in una smorfia di disgusto e di dissenso. Tony annuì con un cenno del capo, perché aveva intenzione di tornare al dormitorio nella serata, ma la presa della ragazza si fece ancora più forte su di lui appena lo notò.

"Tranquillo amore, ti preparo io da mangiare~" si strinse ancora di più a Tony, non lasciando nemmeno un singolo centimetro di distanza tra i loro corpi.

"Meglio così, una fatica in meno" si voltò appena Peter, facendo spallucce e riprendendo il passo con la stessa costanza di prima.
Percorse tutta la lunghezza del cortile della scuola con un passo assolutamente normale, né lento né veloce. Non appena si accorse che quei due erano abbastanza lontani iniziò a correre quanto più veloce possibile, pregando le sue gambe di reggere la velocità a cui erano costrette a muoversi.
Qualche lacrima tutto sommato sopportabile cominciò a bagnargli gli occhi e a rigargli le guance, ma gli bastò asciugarsele con le mani per far passare tutto.
Non aveva intenzione di tornar al dormitorio e vedere di nuovo quella faccia tosta di Tony, piuttosto aveva voglia di sfogarsi con sua sorella e di sbollire un po', e l'indomani avrebbe valutato se continuare ad alloggiare con i ragazzi oppure di tornare definitivamente a Chobham ogni pomeriggio: sapeva che era una scelta che comportava delle difficoltà, perché non era esattamente dietro l'angolo ed avrebbe dovuto prendere due treni al giorno - per giunta da solo - per raggiungere la Charterhouse, ma per orgoglio era disposto a fare qualsiasi, qualsiasi cosa.

 

Boarding houses
11:05 pm

 

Erano circa le undici di sera, quando Tony tornò al dormitorio.
Aprì la porta dell'alloggio col suo mazzo di chiavi personale, e notò che tutte le luci erano spente e che tutte le porte erano chiuse, eccetto quella della stanza di Peter. Nonostante la porta fosse socchiusa, bussò per educazione, ma non ricevette alcun tipo di risposta.
Decise di entrare, considerando che probabilmente Peter nemmeno se ne sarebbe accorto, dato che le luci erano spente e che quasi sicuramente stava dormendo.
Tony si fece a stento largo nel buio pesto della stanza, non avvertendo però la presenza del cantante. Accese il piccolo abat-jour sul comodino, notando che sul letto era poggiato un bigliettino di colore azzurro, scritto però in una grafia che a primo acchito era abbastanza dissimile da quella di Peter.
Scostò delicatamente il cuscino, in modo da potersi sedere sul bordo del letto senza troppi fastidi, ed iniziò a leggere quel curioso pezzettino di carta.

"A Mike, Ant e Tony.
Sono andato a trovare una mia cara amica delle medie, non aspettatemi per cena.
Buona serata"

Amica? Cara amica? Tony non riusciva a connettere il cervello. Quanto cara era quest'amica?
E poi, che lui ricordasse, alle medie Peter non aveva attaccato bottone con proprio nessuna ragazza; era sempre stato nella sua ristretta cerchia di compagni, con i quali si trovava bene e non aveva quasi alcun interesse nel relazionarsi agli altri.
Beh sì, era un ragazzo piuttosto timido ed introverso, molti direbbero anche scostante, freddo... chi più ne ha più ne metta. Ma quando si trattava di ragazze, quasi non ci stava nel discorso.
A volte aveva addirittura sospettato che nemmeno gli interessassero più di tanto le donne, ed era un sospetto non proprio infondato; non gli riusciva impossibile immaginarlo un po più sul lato femminile, anzi, era un qualcosa che aveva sempre pensato e che nessuno poteva togliergli dalla testa, anche se fosse stato il diretto interessato a smentire.
C'era comunque da ammettere che a Peter le ragazze non mancassero, e qualche volta la loro presenza nemmeno sembrava annoiarlo tanto.
Ma agli occhi di Tony sembrava esserci un motivo se l'altro non aveva ancora avuto alcun tipo di relazione.

Accartocciò quasi furiosamente quel maledetto pezzetto di carta colorato: si alzò con una sorta di scatto dal letto, non premurandosi di sistemarlo, proprio per nulla.
Si diresse puntando forte i piedi sul pavimento verso la stanza di Mike, irrompendovi senza nemmeno degnarsi di bussare alla porta.

"Eh? Chi è quest'amica? La conosco?" agitò uno dei pochi brandelli del biglietto che aveva ancora in mano, facendoli cadere non proprio involontariamente per terra.

Mike stava dormendo, coricato su un lato e a torso nudo, con una coperta bianca e fine che gli copriva dall'ombelico in giù, ma Tony non ci fece nemmeno molto caso, o semplicemente non gliele importava davvero nulla.

"Mike? Mike cazzo, svegliati" gli afferrò con una presa piuttosto forte le spalle e lo scosse, e il biondino schiuse appena le palpebre, frastornato.

"Tony... che vuoi..." si stropicciò gli occhi, lasciandosi poi andare in un largo sbadiglio e forzando le suddette palpebre a rimanere aperte.

"Ho trovato un biglietto in camera di Peter, c'è scritto che esce con una sua amica. Chi è?" ribadì, aggrottando le sopracciglia, cercando finalmente di chiarire l'identità di costei.

"È una della cerchia della biblioteca, non la conosci..." sbadigliò ancora.
Stava mentendo, nel nome del bene che voleva a Peter; sapeva benissimo che lui in quel momento era di sicuro a casa sua a piangere tra le braccia della sorella, ma non gliel'avrebbe mai detto.  Era stato proprio lui a lasciare quel bigliettino sul letto, ovviamente, sotto commissione di Peter.
"Tony per favore, spegni quella luce..." aggiunse, probabilmente nemmeno palpando l'arrabbiatura del tastierista.

"Vaffanculo ..." Tony uscì dalla stanza, sbattendo la porta con forza e non spegnendo nemmeno la luce, come gli era stato gentilmente richiesto dall'amico.

"Buonanotte anche a te..." borbottò Mike, prima di adagiare nuovamente la testa sul cuscino.
Tony emise un grugnito incredibilmente simile ad un "anche a te", che però non avrebbe pronunciato chiaramente né ora né mai, per una pura questione di orgoglio.

"Ehi, aspetta. Come è andata con Rena?" era giusto che se ne interessasse, no? Era pur sempre il suo migliore amico, e magari era arrabbiato ulteriormente anche perché aveva avuto una discussione con lei. Non gli sembrava un'ipotesi da accantonare.

"Non sono fatti tuoi" replicò Tony, anche piuttosto seccato, prima di chiudersi nella sua stanza a fissare il soffitto.
Nella speranza che Morfeo l'accogliesse tra le sue braccia nel minor tempo possibile.

[1] 
St. Catherine's School.
Fino al 1970 circa, le ragazze non erano ammesse alla Charterhouse, che era quind una scuola completamente maschile. La sua "versione" femminile era la St. Catherine, una scuola interamente femminile a pochi passi da Guildford.
 

  
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