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Autore: ballerinaclassica    21/07/2014    2 recensioni
Da loro non si era mai sentito giudicato per ogni comportamento riprovevole, per ogni ferita inflitta o per ogni vita spezzata. Né si era mai sentito giudicato per ogni pianeta saltato in aria, irrimediabilmente straziato, depredato e privato di tutto, della gioia, dei sorrisi, dei respiri. Non si era mai sentito giudicato, né accusato, né gli era mai importato che loro fossero lì ad osservarlo, mentre puntava la mano al volto di qualcuno, ghignando, e lo spazzava via senza cuore, senza rimorso, senza pentimento, senza alcuna esitazione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A ben guardare ci sono solo le stelle, nient’altro. La luna è ridotta ad una striscia giallastra e sottile nascosta dietro una nuvola; tutto intorno a loro non c’è alcun rumore. Solo le stelle, nient’altro. Nessuna luce, nessun suono, nessuna voce, niente che non siano loro due o le stelle.
Le stelle sono sempre state le sue compagne di viaggio, in un modo o nell’altro, sin da quando attraversava l’universo alla ricerca di pianeti da conquistare o distruggere, da conquistare e distruggere. Le stelle avevano sempre illuminato il suo cammino, facendogli compagnia, oltre il vetro della navicella, mentre lui le contava, le osservava brillare, sparire nella luce, nascere, spegnersi. In un certo senso le stelle erano diventate sue amiche, le uniche, quando senza una casa, senza una meta, senza nessuno, lui aveva potuto fare affidamento solo su di loro, spettatrici inerti del suo vagare nello spazio infinito, testimoni della scia di dolore e di morte che si lasciava alle spalle, della vita, del tempo , dei giorni che scorrevano tutti uguali.

Da loro non si era mai sentito giudicato per ogni comportamento riprovevole, per ogni ferita inflitta o per ogni vita spezzata. Né si era mai sentito giudicato per ogni pianeta saltato in aria, irrimediabilmente straziato, depredato e privato di tutto, della gioia, dei sorrisi, dei respiri. Non si era mai sentito giudicato, né accusato, né gli era mai importato che loro fossero lì ad osservarlo, mentre puntava la mano al volto di qualcuno, ghignando, e lo spazzava via senza cuore, senza rimorso, senza pentimento, senza alcuna esitazione. Vegeta abbassava il braccio e davanti a lui c’era solo un mucchietto di cenere cui voltava le spalle, nascondendo dal viso ogni emozione, e andava via osservato dalle stelle, senza sapere (senza curarsi) di cosa loro pensassero di lui.

È arrivato il giorno, però, in cui non può fare a meno di pensare a loro e di ricambiare di tanto in tanto il loro sguardo che custodisce una notte piatta e silenziosa. Lui sta lì, col cuore in mano, mentre abbraccia la sua Bulma nel silenzio. Non parlano molto, loro. Le parole sono superflue, oltre che dannatamente difficili da mettere insieme.
Lui sta lì e la stringe. Le stelle continuano a fissarlo. Non sa se lo stiano o meno rimproverando; per quanto il pensiero possa sembrargli sciocco, spera che lo abbiano perdonato, consapevoli di un cambiamento radicale di cui solo una persona è artefice, chissà poi grazie a quale strana diavoleria. Forse un po’ con le sue lunghe ciglia, forse un po’ col suo profumo, i capelli morbidi, la sua dolcezza e la sua ostinazione.

Le stelle devono essersene accorte. Li illuminano con la loro luce biancastra, rendono Bulma ancora più bella, rendono lui stranamente più calmo. A quel punto, Vegeta decide di lasciarle perdere un po’ (non si offenderanno? Ma se anche si offendessero, a lui importa davvero?), e bacia la sua Bulma. L’orgoglio è messo via, i ricordi accantonati in un angolo del suo cervello, le sue mani strette dietro la schiena della ragazza e le stelle lassù, ancora a prendersi cura di loro.
   
 
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