Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: _Aras_    21/07/2014    2 recensioni
Oneshot partecipante alla "Slice of Life" Challenge di aeron.
Prompt: Telefonata
«Nessuna sorella?» chiese, curioso.
«No, sono figlia unica» disse, notando lo strano sospiro che seguì a quella sua affermazione. «Cos’era quello?»
«Quello cosa?»
«Quel sospiro.»
«Quale sospiro?»
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Di libri e di dolci - Phoebe&Max - Slice of life'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'attesa Prompt: Telefonata
Titolo: L’attesa
Autore: _Aras_
Fandom: Originale Romantico
Personaggi: Phoebe, Max
Genere: Romantico, Slice of life, Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: /
Lunghezza: 1006 parole
Questa storia partecipa alla "Slice of Life" Challenge indetta da areon sul forum di Efp: la sfida consiste nello scrivere 20 oneshot basate su 20 prompt diversi, sullo stesso fandom e, nel mio caso, sugli stessi personaggi.
 
Oneshot precedenti partecipanti alla drabble:
Un libro per te
Sorprendimi

L’attesa


Erano quasi le sette di sera quando Max diede un’ultima occhiata alla torta e, soddisfatto del risultato, la mise nel frigorifero. Si lavò le mani e aprì il secondo cassetto della scrivania, quello dove teneva tutte le ordinazioni dei clienti. L’ordine non era mai stato uno dei suoi punti forti e anche ora che aveva un’attività da gestire non era in grado di sistemare le varie carte che si ritrovava a compilare. Aveva proibito alla madre di metterci le mani al posto suo: se nel disordine che creava poteva riuscire a ritrovare tutto, nella sistemazione maniacale di un’altra persona era certo che si sarebbe perso. E infatti ci mise solo pochi attimi a trovare il foglio con lo schizzo della torta che aveva appena finito. Era uno dei suoi dolci preferiti, nonché quello che gli riusciva meglio in assoluto: due soffici strati di pan di spagna intervallati da crema pasticcera, a cui aveva aggiunto fragole tagliate a pezzetti, e sormontati da ciuffi di panna che, insieme alle decorazioni di pasta di zucchero, adornavano il tutto.

Insieme ai dettagli della torta c’era il numero di telefono del cliente: Phoebe.

Aveva conosciuto quella ragazza alla libreria del paese e le aveva lasciato il suo biglietto da visita, sperando che lo chiamasse. Si era arreso quasi subito quando, dopo tre giorni, ancora non aveva sentito nulla. Ed effettivamente lei non lo aveva mai chiamato. L’aveva rivista solo quando era passata in pasticceria per ordinare quella torta, in occasione del venticinquesimo anniversario dei genitori. In quel momento Max si era reso conto di aver perso le speranze troppo presto: Phoebe era simpatica e aveva scherzato con lui per tutto il tempo, appoggiando le sue insinuazioni sul fatto che fosse lì per rivederlo. Prima di andarsene gli aveva lasciato il suo numero di telefono: aveva detto di averlo fatto in modo da poter essere avvisata nel momento in cui la torta fosse pronta, ma nel post-it aveva aggiunto una descrizione di sé che gli aveva fatto capire come in realtà il motivo fosse un altro. Aveva scritto: Consigliera personale. Un chiaro riferimento al loro primo incontro, quando lo aveva aiutato a scegliere il libro adatto per il compleanno di sua sorella.

Voleva chiederle di uscire e quella gli sembrava un’ottima occasione per farlo, anche se forse sarebbe stato meglio farle la proposta di persona, alla consegna del dolce. Non aveva ancora organizzato quell’appuntamento: sapeva che lei avrebbe accettato, glielo aveva fatto capire piuttosto chiaramente, e sapeva anche che avrebbe dovuto fare tutto da solo, perché l’aveva sfidato a sorprenderla. Il suo lavoro, dopotutto, si basava sulla creatività e l’istinto personale: sarebbe certamente riuscito a inventarsi qualcosa.

Deciso, si sedette e compose il suo numero di cellulare.

 

Phoebe stava finendo di catalogare gli ultimi libri quando il suo telefono squillò. Posò il romanzo che teneva tra le mani e, dandosi una lieve spinta, scivolò con la sedia fino all’altra scrivania, dove teneva la borsa. Il suo capo le aveva sempre proibito di spostarsi in quel modo perché aveva paura che il parquet si sarebbe rovinato, ma in quel momento lui non c’era e lei non resisté alla tentazione.

Lesse il nome di Max sullo schermo e si affrettò a rispondere. La stava chiamando quasi sicuramente per la torta, dopotutto avrebbe dovuto essere pronta per l’indomani a mezzogiorno, ma nonostante questa consapevolezza si emozionò alla prospettiva di risentire la sua voce.

«Pronto?»

«Phoebe? Sono Max, ti ricordi di me?»

E chi se lo dimentica! «Sì, certo. Ciao» rispose, improvvisamente incerta. Non voleva chiedergli subito a che punto fosse il suo lavoro, ma che altro poteva dirgli per non apparire sfrontata?

«Ti chiamo per dirti che la torta è pronta» le comunicò, lasciando la frase in sospeso.

«È venuta bene?» domandò curiosa. Non aveva idea di cosa avesse fatto, gli aveva detto di sorprenderla

«Ne dubiti?» rimbeccò lui, scherzando. «Vuoi passare a prenderla tu o preferisci che la consegni io?»

«Lo faresti?» chiese, stupita. Nella pasticceria dove era andata negli anni precedenti non avrebbero mai acconsentito a fare una consegna.

«Certo» la rassicurò. «Posso portartela domani, così non avrai neanche il problema di trovare il posto per conservarla» continuò.

«Sarebbe perfetto» lo ringraziò, mentre si rendeva conto di star facendo roteare una matita tra le dita. Sorrise: era la sua tipica reazione quando parlava al telefono con qualcuno che la coinvolgeva.

«Figurati, immagino che sarai comunque molto impegnata con i preparativi» ipotizzò lui, tentando di allungare la conversazione ora che l’essenziale era stato detto.

«Sì, abbastanza» annuì Phoebe. «I miei zii avevano proposto di prenotare in un ristorante, così da evitare troppe preoccupazione, ma ho preferito organizzare tutto a casa. Sarà più faticoso, certo, però almeno saremo più uniti e l’atmosfera sarà decisamente migliore» spiegò.

«Avrai almeno qualcuno che ti possa aiutare o dovrai fare tutto da sola?»

«Oh, non ci sarà certo quel problema. Le mie zie non staranno ferme un momento e nemmeno mia madre, nonostante la festa sia per lei sono certa che non se ne starà seduta a tavola a farsi servire!»

«Nessuna sorella?» chiese, curioso.

«No, sono figlia unica» disse, notando lo strano sospiro che seguì a quella sua affermazione. «Cos’era quello?»

«Quello cosa?»

«Quel sospiro.»

«Quale sospiro?»

«Era un sospiro di sollievo perché non ho un fratello maggiore pronto a difendermi?» insinuò, scherzosa.

«Da dove ti è venuta quest’idea?» domandò lui. Ora la conversazione non ruotava più intorno alla festa, ma era arrivata a un punto in cui il soggetto principale era quell’appuntamento sospeso nell’aria tra loro due.

«Mah, pensavo che t’interessasse saperlo, dato che mi pareva avessi accennato a qualcosa l’ultima volta che ci siamo visti…»

«Sì? Non ricordo: di cosa parlavamo?» continuò.

«Idiota!» Phoebe si lasciò andare a una risata, seguita subito da quella di lui, all’altro capo del telefono.

«Credi che potremo riprendere il discorso domani? O sarebbe fuori luogo?» propose Max, tornando serio.

«Sì, si può fare» acconsentì Phoebe.

«Perfetto, allora ci vediamo domani» la salutò.

«A domani.»

Max chiuse la chiamata e si preparò a passare la serata scervellandosi per creare l’appuntamento perfetto.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Aras_