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Autore: _Giuls17_    21/07/2014    2 recensioni
E' il compleanno di Clary, ma tutto ciò che noi conosciamo tramite City of Bones, verrà sovvertito dall'arrivo di Valentine Morgenstern a casa di lei, proponendole una dolce e allettante proposta: conoscere il Mondo Invisibile, conoscere suo fratello, conoscere se stessa.
Cosa deciderà di fare Clary? Proseguire sulla retta via o deragliare assieme al padre?
C2: Lei mi ha mentito per tutta la mia vita, non mi ha mai raccontato la verità, né su mio padre né su mio fratello.
C3:Clary, tu sei mia sorella e io non ti posso solo volere bene, a modo mio io ti amo...
C10:-Clarissa!- Jonathan si girò e urlò il nome verso il lago, come se lei potesse sentirla e solo allora Jace decise di agire e con la spada colpì quel punto sulla schiena
C12: Si girò di lato ed osservò il suo Marchio del parabatai sbiadito, proprio vicino all’orecchio.
C14:-Io…Ho paura, c’è questo rumore, c’è qualcosa dentro la mia testa.-
C18:-Eri morta? Clary come hai potuto tenermelo nascosto ! E tu Jace, che hai da dire?- *
La verità è che mi manchi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Valentine Morgenstern
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Rivoluzione
 
 
-Sì Simon, stasera voglio fare qualcosa! Nonostante tutto è il mio compleanno.-
-Clary sedici anni non sono poi così importanti.- rispose Simon, pazientemente.
Lei spostò il telefono nell’altro orecchio per continuare la conversazione, mentre cercava di dare una sistemata alla sua camera prima del rientro di sua madre o le avrebbe proibito di uscire.
-Non mi interessa, stasera andiamo al Pandemonium, mi hanno detto che ci sono belle serate.-
-Clary ma quel posto è per gente poco raccomandabile!- sbottò sorpreso.
-Oh Simon, andiamo non facciamo mai niente di così sorprendente, di travolgente, per una volta fidati di me.-
-Mi fido di te da quando eravamo piccoli, ti ho conosciuto alla scuola dell’infanzia e non mi sono più liberato di te.-
-Sei davvero simpatico, mi ero dimenticata questo lato del tuo carattere.-
-Fray lo sai che io sono irresistibile.-
-Come no.- sussurrò per evitare di ridere in faccia al suo migliore amico.
Conosceva Simon da così tanto tempo che poteva prevedere tutti i mutamenti del suo umore e anche come avrebbe potuto reagire alle sue battute, era questo il pregio di conoscere una persona così bene.
-Stai ancora sistemando?-
-Sì, la mia camera è un disastro!-
-Non è una novità.- rise di gusto l’amico, dall’altro lato del telefono.
Clary sospirò e posò una maglietta nell’armadio ma il suo interesse venne meno al suono del campanello.
-Che strano, mamma ha le chiavi, Simon ti devo lasciare, devo fare opera di convincimento.-
-Speriamo che Jocelyn sia di buon umore oggi.-
-Oh bè sarebbe una novità.- chiuse il telefono e si diresse verso la porta, aprendola convinta di trovarsi davanti sua madre ma rimase stupita del contrario.
Trovò davanti a se un uomo, non troppo vecchio, forse dell’età di sua madre, incredibilmente muscolo e pieno di tatuaggi, occhi di un grigio che le ricordò le tempeste e i capelli color del sale.
Qualcosa dentro la sua testa scattò come una molla, come se una parte di lei sapesse chi era davvero quell’uomo, come se potesse averlo conosciuto.
-Clarissa.- disse, aprendosi in un grande sorriso.
-Chi è lei?- chiese cauta, non muovendo un muscolo.
-Immaginavo che Jocelyn ti avesse tenuto nascosto delle cose, ma non tutto.- commentò guardando dentro casa.
-Come conosce il nome di mia madre?- la sua mente iniziò a lavorare una risposta prima che lui potesse dargliela, ma non riuscì a trovare nessuna spiegazione.
-Perché lei è anche mia moglie.- disse tranquillamente.
-Cosa?- chiese, lasciando l’asse della porta, le mani le erano cadute lungo i fianchi, e la bocca le era decisamente rimasta aperta per la sorpresa.
 
“Riprenditi!!”
Come faccio?
 
-Scommetto che non ti aveva detto neanche questo?- entrò dentro casa, osservando con attenzione i quadri appesi lungo la parete, come se li conoscesse o come se conoscesse la sua autrice.
 
“Lui è tuo padre…”
No, è impossibile.
 
-Dovrebbe… Andarsene.- disse rimanendo ferma, davanti alla porta.
-Oh andiamo è il modo di accogliere tuo padre?-
Clary rimase di sasso, i muscoli rigidi per l’incredulità e la sorpresa, il suo cervello le aveva suggerito quella risposta dopo che lui aveva l’aveva definita sua moglie, ma in fondo non credeva che potesse essere vero, suo padre era morto in guerra, suo padre non l’aveva mai conosciuto, di suo padre non sapeva niente.
E improvvisamente si rese conto che le storie, raccontate da sua madre facevano acqua da tutte le parti, osservando l’uomo davanti a se si rese conto che nonostante lei avesse gli occhi verdi e i capelli rossi, regnava una certa somiglianza nei movimenti, nella mascella, poteva davvero essere sua figlia.
-Io sono Valentine ed oggi è il tuo compleanno.-
-Come fai…?-
-Clarissa sono tante le cose che io so, so che tu mi stai osservando per valutare le mie parole, per cercare una somiglianza con me, so che stai guardando i miei marchi e sai che non ti sono nuovi, perché li hai sognati anche tu.-
-Io…-
-Tua madre ci ha separato quando ancora non eri nata, ti ha riempito la testa di bugie, ti ha impedito di Vedere.-
-Vedere cosa?-
-Il mondo.-
-Sono io che non sono mai voluta andare via da New York.- ammise, chiudendo la porta.
-Non parlo di questa città.- disse guardando fuori, -Ma del Mondo Invisibile, questi marchi, sono Rune, li hai già visti ma tua madre ti ha impedito di ricordarlo, ti ha messo un blocco così che tu non potessi ricordare niente.-
-Perché?- chiese incredula.
-Perché non voleva che facessi la sua stessa fine, ma io oggi ti do l’opportunità di scegliere, è una vita che ti cerco Clarissa.-
Lei non potè fare a meno di rimanere sorpresa per quel tono di voce così disperato, come se fosse vero, come se l’avesse cercata per tutta una vita senza saperlo.
-Ti offro la possibilità di venire con me e scoprire la verità sulle tue origini, su chi sei davvero o puoi restare qua e andare al Pandemonium col tuo amico, Simon?-
-Come fai a saperlo?-
-Io ti sono stato vicino, Clarissa, anche se non mi vedevi.-
Rimase in silenzio osservando quei capelli cosi chiari da fare impressione ma qualcosa dentro di se le disse di fidarsi, di andare con l’uomo misterioso che diceva di essere suo padre e di scoprire la verità su se stessa, su chi era davvero.
-Non stai mentendo?-
-Se sapessi la verità non lo crederesti possibile.-
-Vengo con te.- aggiunse, prendendo la giacca di pelle dalla sedia.
-Speravo che lo dicessi.- aprì la porta per farla uscire e Valentine se la chiuse alle sue spalle, prima di aver dato un’ultima occhiata dentro.
-Dove andiamo?- chiese quando si ritrovarono per strada, sotto il sole del mattino.
-A casa.- disse tranquillamente.
 
***
 
Simon chiuse il telefono e lo posò sul tavolo, Clary era un tale casino ma era proprio per questo che lui si era innamorato di lei.
Non seppe dire da quando, ma sapeva che la sua amicizia con la ragazza era sempre stata particolare, aveva sempre sperato che lei facesse la prima mossa, che fosse lei a baciarlo o a confessargli i suoi sentimenti, ma non era mai successo.
-Puoi farlo avverare tu stasera, in discoteca.-
Si guardò allo specchio e vide un ragazzo alto, e non proprio muscoloso o in forma, con dei capelli castani ricci, scosse la testa per aggiustarli un poco ma fu del tutto inutile.
-Deve andare bene stasera.-
Si diede coraggio e aprì l’armadio deciso a conquistare quella ragazza e chiudere definitivamente con lo status di amico del cuore.
 
***
 
-Casa?- chiese Clary, non capendo.
-Tu non appartieni a questo mondo o a questa città, vieni da Alicante.-
-Mai sentita.- girarono a destra, dirigendosi in un vicolo buio e maleodorante.
-La conoscerai, è da là che vengono gli Shadowhunters.-
-Come faccio a sapere che dici la verità? Che sei mio padre e che mia madre mi ha sempre mentito, io non dovrei essere qua.- rispose allarmata.
-Clary sto dicendo la verità, dall’altro lato.- col dito le indicò un varco di luce blu, ovale.
-Cos’è?- chiese allarmata.
-Lo chiamiamo Portale e là dietro incontrerai l’unica persona che potrà darti la conferma sul fatto che io non sto mentendo.-
-Chi?-
-Tuo fratello.-
-No, ti sbagli, io non ho un fratello.- disse, sapendo di aver ragione, ma il suo cuore iniziò a battere forte, sapendo che nelle sue parole c’era una nota discordante.
-Davvero? E non ti dicono niente le lettere J. C.?-
Improvvisamente Clary ricordò un cofanetto, che sua madre usciva solo raramente, una volta l’anno le suggerì la sua mente, con inciso delle iniziali J. C., con dentro delle scarpette e una ciocca di capelli biondi, no color del sale.
Piangeva per un bambino.
-Jonathan ti sta aspettando.-
-Allora è tutto vero.- chiese cercando di non piangere, ma sapeva di avere gli occhi gonfi e colmi di lacrime, sua madre le aveva mentito, le aveva sempre mentito.
-Sì, dammi la mano e mi assicurerò di dirti tutta la verità.-
Clary guardò la sua mano, era piena di cicatrici e di tatuaggi, alcuni sbiaditi e altri no, ma qualcosa in quel semplice gesto le diede fiducia e sicurezza, prese la mano di suo padre e attraversò assieme a lui il Portale, cercando di non far caso alla sensazione che le diede.
Come se si fosse spezzata, come se fosse andata in pezzi, tanti piccoli pezzi impossibili da ricostruire, ma quando mise piede fuori, su un manto d’erba e alzò lo sguardo al cielo, sentì che tutta se stessa era tornata, che lei era di nuovo Clary e che stava per conoscere suo fratello.
 
***
 
Simon arrivò alle nove di sera, di fronte all’entrata della discoteca, non si era ancora messo in fila per entrare, ma osservò con interesse tutte le persone che aspettavano pazientemente che il buttafuori li facesse entrare al Pandemonium.
Distolse lo sguardo e guardò la strada, non aveva più sentito Clary per tutta la giornata, il suo cellullare sembrava morto ma lei non si sarebbe persa per niente al mondo quella serata.
Così aveva deciso si aspettare fuori il suo arrivo, ma quando guardò nuovamente l’orologio si rese conto che dopo quaranta minuti ancora lei non era arrivata.
Osservò l’entrata e un ragazzo dai capelli blu, che stava provando a convincere il buttafuori ad entrare, in tutti i modi, e anche se riluttante alla fine passò guardandolo in malo modo, per scomparire all’interno.
Si strinse nella giacca di pelle, prese nuovamente il cellullare ma non trovò nessuna chiamata di Clary o un suo messaggio, lo richiuse e posandolo nuovamente decise di aspettare qualche altro minuto, il suo arrivo, anche se una vocina dentro la sua testa gli stava urlando che lei quella sera non sarebbe venuta, non sarebbe venuta al loro appuntamento.
 


Sclero personale:

City of Hell on Earth non racconta i fatti descritti nei libri della Clare, o meglio anche se l’inizio può essere simile a City on Bones, verrà poi modificato lungo la narrazione, quindi non vi preoccupate se uno o più fatti non combaciano con quello descritto nei libri perché è stato volontariamente cambiato da me.
Quindi nonostante rimanga l’idea originale del piano di Valentine e poi di Sebastian tutto sarà reso diverso e nuovo dalle mie varie modifiche.
Spero che nonostante certi cambiamenti la storia vi possa piacere ed entusiasmare. 
Se vi state domandando il perchè l'immagine di Valentine non rappresenti la descrizione della Clare, chiedo scusa, ma come tutti sappiamo l'interprete non rispecchia il Valentine del libro, perciò sarà usato solo al fine di comporre la "copertina" della storia, lo stesso vale per la foto di Clary e Jonathan, di lui non sappiamo neanche chi sia l'autore ma trovo l'immagine significativa per la storia e spero che la possiate apprezzare :D
 

 
   
 
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