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Autore: marikkachan    21/07/2014    1 recensioni
Ciao a tutti!! Nuova one-shot su Pandora Hearts! Dal titolo dovreste capire...Ahaha :) Spero vi piaccia!
Dal testo:
"-Alice.- La richiamò Oz. –Alice.- Sussurrò.
Lei aprì gli occhi e si ritrovò il suo viso a pochi centimetri da quello del ragazzo.
Arrossì violentemente, poi gli sferrò un pugno. –Come ti permetti di prenderti tutte queste libertà!?-
-Scusa…- Piagnucolò il biondo. -Piuttosto…Cos’è questa stanza?-
Si guardarono attorno il pavimento a scacchi neri e bianchi, un tavolo di cristallo e tante porte chiuse.
Nient’altro."
Genere: Demenziale, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice, Oz Vessalius, Sharon Ransworth, Un po' tutti, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Basta!!
Non sopportava più Ada che parlava allegramente con il suo adorato servo.
O l’avrebbe uccisa con la sua falce, oppure avrebbe fatto meglio ad andarsene.
E la seconda scelta era sicuramente la migliore.
Per quella stupida biondina, ovviamente.
Si alzò di scatto dal tavolo in cui stavano bevendo un the e, con uno sbuffo, se ne andò.
-Alice!?- Disse Oz, seguendola. -Alice!- Lei non si voltò nemmeno. –Insomma!- Le prese la mano.
-Che vuoi stupido servo!?- Domandò acida, fermandosi. Lui rimase zitto. –Non stavi parlando con la tua adorata sorellina!?- Esclamò, inclinando la testa di lato.
Oz non parlò, così la ragazza continuò alterata: - Dovevate essere molto presi , visto che vi siete scordati completamente di me!!! Scordati che esisto!!-
Il biondo iniziò a ridere rumorosamente.
– Che c’è ora!?- Fece lei , esasperata.
-No, è che…Insomma, Alice,non è che sei gelosa?- Le chiese, fra una risata e l’atra. Per risposta gli arrivò un ceffone in pieno viso.
 –Ahi!- Si lamentò, massaggiandosi la guancia rossa e dolorante.
-Io gelosa?! Ma dove!?- Ribatté con decisione, poi se ne andò correndo.
Oz rimase lì, ai piedi di un albero in fiore.
Si notava che la primavera era alle porte: le piante di ciliegio fiorivano e il cielo era azzurro e limpido. L’aria aveva un profumo dolce, mai sentito.
-Tsk! Quanta insolenza! Quanta insolenza!- Borbottò Alice, tra sé e sé. Non si accorse di essere giunta in giardino, finché non sentì qualcosa che si muoveva tra i cespugli di rose rosse.
Si avvicinò cautamente e ne uscì… -Testa d’alghe!?-  Esclamò sorpresa.
Era strano però! Aveva delle strane orecchie bianche, ed era stranamente molto più piccolo e basso del solito. 
Aveva in mano un orologio da taschino, sembrava avere molta fretta e, inoltre, portava un panciotto rosso.
-Non rompere stupido coniglio!!- Strillò Gilbert, mentre correva via.
-Maledetta testa d’alghe!!- E lo inseguì. Ora che ci pensava assomigliava molto a un coniglio bianco.
Un bianconiglio.
-Se ti prendo…!!- Lo minacciava. – Ti ammazzo!! Poi ti metto allo spiedo e…E ti mangerò!!-
Sentendo le sue grida, Gilil bianconiglio accelerò il passo.
-Alice! Ti cercavo!- S’intromise Oz, correndole dietro.
-Non rompere servo! Devo uccidere un coniglio!- Esclamò lei, decisa più che mai a terminare il suo intento.
Intanto Gil-bianconiglio era arrivato ai piedi di una buca. Alice e Oz lo stavano raggiungendo, così, senza pensarci un secondo di più, si buttò.
Quando i due ragazzi arrivarono, il bianconiglio era scomparso.
Alice si sporse e non riuscì ad intravedere la fine di quella fossa.
-È strano…- Disse. E si sporse ancora di più.
-Alice attenta!- Oz si allarmò. – Non devi sporti troppo altrimenti…!- Non riuscì a finire la frase che la ragazza scivolò.
Lui riuscì ad afferrarle la mano, ma caddero tutti e due, ingoiati dalla tenebre.
Pupazzi, pianoforti a coda, cuscini, letti a baldacchino, piume nere, strani oggetti. Poi buio.
 
-Alice.- La richiamò Oz. –Alice.- Sussurrò.
Lei aprì gli occhi e si ritrovò il suo viso a pochi centimetri da quello del ragazzo.
Arrossì violentemente, poi gli sferrò un pugno. –Come ti permetti di prenderti tutte queste libertà!?-
-Scusa…- Piagnucolò il biondo. -Piuttosto…Cos’è questa stanza?-
Si guardarono attorno il pavimento a scacchi neri e bianchi, un tavolo di cristallo e tante porte chiuse.
Nient’altro.
Iniziarono a girare le maniglie di tutte le porte, ma nessuna li lasciava uscire.
-Uffaaa!!!- Gridò Alice, poi, con un calcio ben assestato, ruppe la porta con cui si stava lamentando.
Soddisfatta, sfoggiò uno dei suoi sorrisi trionfanti e indicò fuori. –Vogliamo andare, Oz?-
-Ehi!- La rimproverò. Lei  lo guardò confusa. Aveva fatto qualcosa di sbagliato? –Non dovevi rompere la porta!- Esclamò amareggiato. – Avresti dovuto prendere la chiave qui sopra, che  apre solo quella porticina lì infondo. Dopodiché avremmo bevuto da questa bottiglia, che ci avrebbe fatto rimpicciolire ed infine…-
-Taci un attimo!!- lo zittì lei, sempre più confusa.
-Se non ci credi prova!- E le diede la strana bottiglia con scritto “bevimi”.
-Se ci tieni tanto!- Lei l’afferrò e ne bevve un sorso. Diventò piccola piccola, tanto che persino Oz faticò a vederla.
-Visto?- Commentò lui, soddisfatto. Lei annuì.
Dopo che anche Oz diventò basso e  piccolo, attraversarono la porta.
-Come facevi a saperlo?- Chiese lei.
-Mi ricorda tanto una storia che amavo leggere da bambino…- Sorrise un po’ imbarazzato, grattandosi la nuca.
-E come si chiamava?-
-Alice nel paese delle meraviglie.-
-Io?- Disse Alice, indicandosi con l’indice. – Non ricordo di esser mai andata in un paese delle meraviglie. Non credo che Abyss sia una meraviglia, no? –
Oz rise per l’incredulità di quella ragazza. -È una qualunque Alice.-
-Ma io non sono “una qualunque”.- Ribatté lei, pensierosa.
-Già!- Esclamò il biondo, prendendole la mano. –Tu sei la mia preziosa Alice!- Sorrise e dopo due secondi si riparò il viso, pronto ad un pugno da parte dell’amica. Ma non arrivò.
Alice gli prese la mano, arrossendo un pochino, e sussurrando :- Non è male…- E lo guardò negli occhi. –Te lo concedo…-
Intanto avevano attraversato quella porta.
Al di là c’era un bosco pieno di creature strambe, ma la cosa che più li colpì erano dei tulipani che chiacchieravano allegramente tra di loro.
-Potremo chiedere loro le indicazioni per tornare a casa…Sei d’accordo?- Chiese Oz ad Alice.
-E se li mangiassi?- Fece lei con la bava alla bocca e uno sguardo assassino.
-Meglio di no!- Concluse lui.
Si avvicinarono.
-Scusate!- Disse Oz, cercando di attirare la loro attenzione. I tulipani li guardarono.
-Ospiti?- Fece quello rosa.
-Sembrerebbe proprio di sì!- Affermò quello rosso.
-Potreste dirci come tornare a casa?- Domandò il ragazzo.
-Perché mai?- E iniziarono a parlottare fra di loro noncuranti  di Oz e Alice.
-Maledetti, stupidi fioriii!!!- Alice assunse  le sembianze di B-Rabbit e , con la sua falce, li ricattò.
-Se non parlate vi farò tacere per sempre!!-
I tulipani tacquero. Poi in coro dissero – Chiedete al Brucaliffo.- Tremarono. –PincoPanco e PancoPinco sanno dove si trova.-
-Bene!- Rise Alice soddisfatta.
Due sagome nere, basse e tozze, si proiettarono dietro i due.
-Oh!- Esclamò il tulipano rosso. –Capitano a proposito. Chiedete a loro.-
-Eliot e Leo!?- Esclamò incredulo Oz. –Che ci fate qui?-
I due non risposero alla sua domanda e si presentarono.
-Io sono PancoPinco.- Disse Eliot.
-E io PincoPanco.- Disse Leo.
I due indossavano dei pantaloni a righe con le bretelle e una camicia, ma Oz non capiva perché fossero così bassi e tozzi. “Forse hanno studiato troppo e hanno trascurato l’esercizio fisico?” Pensò.
-Potete accompagnarci dal…- Iniziò Oz. –Scortateci dal Brucaliffo. Servi.- Ordinò invece la mora.
-Come ti permetti, maledetta!- Esclamò Eliot PancoPinco, pronto a picchiarla.
Un pugno sotto il mento gli fece ritirare gli artigli. – Ricorda perché sei qui Eliot PancoPinco.- Era Leo PincoPanco.
Poi si rivolse ai due, facendo segno di seguirli. –Prego. Da questa parte.-
Dal Brucaliffo non si respirava. C’era fumo ovunque. E proprio il Brucaliffo stava fumando. Purtroppo c’era il fumo e non si vedeva bene il viso, ma quando si diradò scorsero un viso familiare.
-Echo?!- Urlò Oz, puntandogli il dito contro. – Com’è possibile che sei qui?! E come puoi fumare così, senza freni!? Mi chiedo come Vincent abbia potuto…- Un calcio di Alice pose fine alle sue paranoie.
-Taci, servo.- Ordinò.
-Dov’è finita l’Alice dolce e carina di prima?- Si chiese lui, in ginocchio e con le lacrime agli occhi.
-Allora Ego, Echo o come ti chiami!- Iniziò Alice. Leo la corresse. – Devi chiamarla “Brucaliffo”.-
La chain sbuffò.- Brucaliffo dicci come tornare a casa!-
-Dove volete tornare?- Chiese Echo, avvolta in un costume da bruco, blu come i suoi occhi.
-A casa!- Stava iniziando a spazientirsi.
-Quale casa?-
-La Tenuta Bezarius!-
-Ce l’hai fatta. Alleluia.- Sospirò il Brucaliffo. –Cercate il Cappellaio Matto, il Leprotto e il Toperchio.-
Non sapeva il perché ma Oz (e forse anche Alice) aveva uno strano presentimento su chi fosse questo famoso Cappellaio.
Salutati Eliot e Leo  PincoPanco e PancoPinco, Alice e Oz entrarono in un giardino favoloso.
L’erba era verde e bagnata dalla rugiada. I numerosi alberi accoglievano uccellini da colori sgargianti e dalla forma strana e, all’ombra di uno di essi, c’era una grande tavola apparecchiata. La tovaglia ospitava torte, biscotti al cioccolato, the, frutta, fiori e qualunque altra cose degna del Re e della Regina del “prendere sempre il the”.
-Benvenuti! Vi aspettavamo con ansia!- Il Cappellaio si alzò dalla tavola imbandita e li accolse.
-Break…- Questa volta Oz non era affatto sorpreso, visto che era quel genere di persona che si abituava alle cose, anche più strambe.
Era l’unico ad avere i suoi vestiti abituali.
-Sharon onee-sama?- Bisbigliò Alice.
-Alice cara!!!- Sharon corse ad abbracciarla. – Ti piace il mio vestito? È carino, vero??-
-Non mi sembra molto divers…- Notò la ragazza, ma il suo istinto animale capì che doveva semplicemente annuire. -Carine le orecchie da leprotto…- Disse poco convinta.
-Grazie.- Sorrise Sharon il leprotto.
-Prego, sedetevi e prendiamo un the insieme. Senza paura.- Esordì Break.
-Perché dovremmo avere paura?- Domandò Oz, poco convinto.
-Di niente, di niente.- Disse il Cappellaio, gesticolando con le mani.
Alice si sedette su una splendida sedia bianca, ma udì un gemito.
Nell’aria calò il silenzio.
La mora si alzò dalla sedia e si risedette, udendo di nuovo quel verso strozzato.
-Oh cielo! Quasi dimenticavo!- Esclamò l’albino. –Alice cara si è seduta sopra un certo topo di fogna.- 
Oz lo guardò senza capire, mentre Sharon annuì.
-Cos’è? Si mangia?- Manco a dirlo era Alice.
-Sono qui sotto.- Si lamentò un certo topo. Alice lo prese tra le mani e lo appoggiò sul tavolo.
Era biondo quel topolino. E aveva un occhio dorato e uno rubino.
-Vincent?-
-Sì, è proprio lui.- Affermò Sharon. Intanto il Cappellaio lo guardava come se volesse ucciderlo con lo sguardo.
-Toperchio si chiama.- Puntualizzò il leprotto, sorseggiando il suo the.
-Vincentoperchio.-
Calò il silenzio.
- È meglio.- Si affrettò ad aggiungere Oz.
E così  passarono delle ore mangiando e bevendo pasticcini e the, in compagnia del Cappellaio, il Leprotto e il Toperchio.
Forse, anzi, quasi sicuramente stavano scordando qualcosa…
-Ehi buffone!- Lo richiamo Alice.
-Dimmi, Alice cara!- Rispose lui, con il suo solito sorrisetto, mentre poggiava i gomiti sul tavolo e i palmi sul mento.
-Chiediamo a Sharon oneesama di usare Eques per tornare  a casa!- Esclamò soddisfatta. Oz però, la riprese.
-Insomma Alice! Non siamo nel mondo normale! E ora Sharon non è Sharon ma il leprotto! E un leprotto non può usare Eques! Capito!?- Gli arrivò un calcio sotto il mento. Si stava abituando.
-E stà un po’ zitto!- Si lamentò lei, le braccia sui fianchi e lo sguardo arrogante.
Break e Sharon si fissarono complici, poi risero sotto i baffi.
-Potete usare Eques!- Ed ecco che spuntò dal nulla il cavallo nero.
Nitrì e, senza che se ne accorgessero, vennero risucchiati da un vortice.
Oz fece in tempo a scorgere i volti sorridenti dei due che li salutavano, amichevolmente, con la mano.
-Buon viaggio!!- Esclamarono in coro.
Quando riaprirono gli occhi, però, non erano dove speravano di essere.
Erano ancora nel bosco, dove, nel frattempo, si era fatto buio. Alice vide il Bianconiglio scappare da qualcosa. O da qualcuno. La figura era scura e distorta. Si scorgevano degli artigli affilati, ma ciò che li colpì fu il suono di una campanella.
-Il Gatto Cheshire!- Esclamò Oz, sorpreso e anche un po’ spaventato. Il coniglio bianco gli saltò addosso, implorando aiuto con lo sguardo. –Ma questo coniglio assomiglia a Gil!- Notò il biondo.
-No!- Fece la mora. - È davvero lui: maledetta cozza!- Ringhiò poi.
Gil sbiancò e si aggrappò ancora di più a Oz.
Dopodiché Lo Stregatto  sussurrò astioso:- Vi devo uccidere.- E si leccò la zampa. –Altrimenti ricorrerete nell’ira della mia Regina.-
I tre iniziarono a correre senza meta, mentre Cheshire l’inseguiva.
Quando ormai non avevano più fiato e non sentivano più le gambe, scorsero un grande castello, interamente colorato di rosso e circondato da mura di rose rosse.
Entrarono.
-Wow!- Esclamò Oz, meravigliato. – Com’è lussuoso!- Gil lo prese per una manica. Continuava a guardarsi intorno e a tremare. – Ehm…Vi ricordo che quello spaventoso gatto vuole ucciderci per conto di una certa Regina. E credo proprio che questo sia il suo castello.-
-Insomma, testa d’alghe!- Alice gli regalò un pugno dritto in muso. –Non sei affatto d’aiuto!- Si lamentò.
-Vi ho trovato.- Disse una voce familiare. Tutti si voltarono e riconobbero Lo Stregatto, che iniziò ad affilarsi gli artigli sul pavimento dell’enorme sala.
Il coniglio si pietrificò.
-Gil , ti prego!- Gridò Oz , scuotendolo, in preda al panico. Alice scostò Oz e prese il coniglio per le orecchie. – Via!- Urlò poi. Oz la seguì, mentre Gil si lamentava e cercava di farle mollare la presa.
-Alice, sei fantastica!- Rise Oz.
Riuscirono per miracolo a seminare Cheshire e, dopo aver percorso un numero infinito di bui e tetri corridoi, si ritrovarono in una stanza.
Era più piccola di quella precedente, ma altrettanto grande. Il pavimento era interamente coperto da un tappeto rosso e le pareti piene di ogni genere di cianfrusaglia: credenze piene di bicchieri, piatti e vasi rotti, un quadro dello Stregatto (al quale Gil rabbrividì), uno scaffale pieno di bambole inquietanti e tante altri affari incomprensibili. Al centro della stanza si vedeva un tavolo rotondo, coperto da una candida tovaglia bianca piena di fiocchi e altri fronzoli. Una ragazza dai capelli bianchi stava sorseggiando il the, insieme ad una decina di bambole fluttuanti. Sorrideva, ma era un sorriso folle, il suo. Lanciò la sua tazzina, che atterrò sul pavimento, andando in mille pezzi. Rise, compiaciuta.
Oz, Alice e il coniglio rimasero in silenzio, con gli occhi sbarrati. Quando la ragazza vestita di bianco si accorse di loro, li invitò a sedersi e a bere del the con lei e le sue bambole.
Oz declinò l’invito. -Non si preoccupi. E’ tutto il giorno che beviamo the…- Fu interrotto dal grido delle bambole. – Che ospiti maleducati. Maleducati. Maleducati. Maleducati.- Una era vestita da clown e si parò davanti a Oz. – Dovete essere puniti. Puniti. Puniti. Punit…- Uno sparo le trapassò la testa e cadde a terra.
Il bianconiglio Gil impugnava una pistola. – Non farete del male al mio padrone!- Esclamò. Prima che qualcuno potesse rispondere, Cheshire entrò con disinvoltura nella stanza.
-Aaah!!! Aiuto!! Mi mangerà, ne sono sicuro! Oz aiutoo!!- Gil si rifugiò dietro le gambe del suo padrone.
-Tsk! Stupido testa d’alghe.- Disse Alice, scuotendo la testa.
Cheshire, però , non li guardò nemmeno e si diresse verso la padrona. – Alyss.- Miagolò.
-Oh Cheshire!- Esclamò Alyss. Gli accarezzò la testa, sorridendo gentilmente. Poi si rivolse ai tre. - Davvero pessimi. Declinare il mio invito.- Si mise una mano davanti alla bocca, sconcertata. Poco lunatica, insomma.
Un urlo.
Lo spazio si deformò.
Tutto bianco. Poi tutto nero.
L’unica cosa di cui Oz era consapevole fu di stringere Alice a sé.
 
 
-Oz! – Sentì una voce chiamarlo.
- Stupido servo! Apri gli occhi o te ne faccio pentire!- Era Alice. Sicuramente.
-Zitta! Stupido coniglio. – Era Gil.
Aprì gli occhi e una luce calda e gentile lo avvolse. Il sole. Alice era la Alice di sempre. E Gil non era più un coniglio bianco. Sorrise.
-Ragazz…- Non fece in tempo a finire la parola che si ritrovò a gambe all’aria e con una guancia rossa. Si lamentò e si massaggiò la guancia dolorante.
-Che ti è saltato in mente, stupido coniglio!?- Esclamò Gil, infuriato. Alice neanche lo prese in considerazione. Si avventò su Oz.
 – Stupido, stupido, stupido! Te lo ripeterò all’infinito! Non posso allontanarmi nemmeno per un attimo e tu ti cacci nei guai!-
-Guarda Alice che siamo sempre stati insieme…-  Disse, confuso. – Ma che vai dicendo?! Ti ho trovato dieci minuti fa svenuto a terra!- Ribatté lei. Poi fece un gesto che Oz non si aspettava di certo. Lo abbracciò, così forte da strangolarlo. – Non accennavi a svegliarti…- Sussurrò e le cadde una lacrima.
 – Alice io…-
-Ma quanto chiacchieri!- Lo zittì, baciandolo. Oz arrossì fino alla punta delle orecchie. – Così impari!-
Poi  lo prese per mano. – E adesso andiamo! Ho un certo languorino! Stasera si mangia carne!-  Tanto per cambiare.
Oz sorrise.
Doveva essere stato tutto uno strano sogno.
Ovviamente.
– Va bene, Alice!- E si incamminarono verso la tenuta Bezarius.
 
-Quindi Oz caro crede sia stato un sogno?- Chiese una certa persona con l’occhio rosso e lo sguardo furbetto, ridacchiando. Addentò un pasticcino.
-Esatto, Break. -  Sorrise Sharon, posando delicatamente la tazzina sul piattino.
-Proprio degno di lui.-
Nel giardino della tenuta Rainsworth, dove i due erano soliti bere il the, ormai era il tramonto.
 
 
-Alice.- La richiamò Oz. – Sì?- Chiese lei, intenta a divorare cosce di pollo. – E Gil dov’è finito?-
 
Il povero Gil era rimasto pietrificato alla vista dei due che si baciavano e , dopo che Oz e Alice tornarono da lui e lo riportarono alla tenuta, in camera sua, pianse per lunghe settimane.
 
 
Angolo nonmistancheròmaidiPandoraHearts autrice:
Ciaoo!! E’ da tanto che non pubblico qualcosa e quando ho ritrovato questa storia, scritta la scorsa estate,  l’ho rivista e conclusa. Non è niente di che, ma spero vi sia piaciuta! :D
Alla prossima!
Baci
Marikkachan!
 
 
 
  
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