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Autore: SusanTheGentle    21/07/2014    6 recensioni
Ti chiese la vita. Tu gliela desti [Salmo 21:4]
I protagonisti sono come sempre loro: Caspian e Susan.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. Che la storia finisca così
 
 
L’Oceano Orientale era di un azzurro scintillante, il paesaggio intorno somigliava a un dipinto dai colori sgargianti. In un’altra occasione, Susan sarebbe rimasta là ad osservarlo senza stancarsi mai, ma non ora.
Una parte di lei esultava per la gioia di essere tornata a Narnia, a casa. Un’altra pensava a Peter, rimasto sulla Terra, facendole provare una stretta dolorosa al cuore. Un’altra ancora spasimava per rivedere l’uomo che amava, sapendo di essere finalmente sotto il suo stesso cielo.
Si sarebbero rivisti, doveva essere così. Non potevano essere passati tanti anni, non potevano…
Susan si volse un momento indietro, a occidente. Riusciva a riconoscere i punti cardinali grazie al sole e alla posizione delle Isole Solitarie: se Portostretto era davanti a lei, l’ovest doveva essere per forza alle sue spalle. E laggiù c’era Narnia, Cair Paravel, Caspian!
Per un momento fu tentata di andare da quella parte, ma cambiò in fretta idea.
Come avrebbe raggiunto il regno da sola? Le sarebbe servita un’imbarcazione. Doveva andare a Portostretto, laggiù partivano decine di navi ogni giorno. Anche un mercantile le sarebbe andato bene, purché potesse aiutarla a raggiungere la costa narniana. Si sarebbe presentata come la Regina Dolce, poco importava se sulle Solitarie nessuno sentiva parlare di Narnia da secoli, l’avrebbero aiutata comunque, ne era certa. Dopotutto, Aslan vegliava su di loro.
“Aslan…tu che hai deciso di condurre qui il mio bambino, ti prego, ti prego, aiutami ad incontrare suo padre, solo per un minuto, ti supplico!”
Il piccolo Caspian piangeva ancora, il viso arrossato e bagnato di grossi lacrimoni.
Susan lo mise un momento a terra e si inginocchiò sull’erba davanti a lui. Con dita gentili gli accarezzò le guance e asciugò le lacrime.
“Piccolo amore, non piangere. Stringi forte il tuo leoncino. Bravo, così.”
Il bambino placò i suoi singhiozzi, facendo ancora qualche smorfietta
“Non aver paura, sei a casa” gli disse con gli occhi che brillavano. “Questa è casa tua, Caspian: Narnia”
Era la prima volta in assoluto che Ian la vedeva sorridere mentre pronunciava quella parola.
“Narnia” ripeté un po’ impacciato.
Susan lo abbracciò stretto. “Presto troveremo il tuo papà, te lo prometto”
Ian si lasciò prendere di nuovo in braccio, le braccia attorno al collo di Susan, rimanendo calmo mentre lei iniziava a discendere il pendio erboso.
Malgrado si sentisse ancora un po’ spaurita, lì da sola con un bambino piccolo, l’aria fragrante dell’Oceano Orientale le infuse forza e sicurezza. Narnia le faceva sempre questo effetto, donandole nuova energia.
Giunta in fondo al pendio, nella verde valle che si apriva sotto di lei vide comparire sei o sette uomini armati e di rozzo aspetto.
“Oh, speriamo non siano pirati” pensò.
Ma quei tizi ne avevano tutta l’aria, purtroppo. Susan sapeva bene che, ai loro occhi, una giovane donna sola con un bambino doveva apparire come una facile preda.
Sarebbe stato il caso di presentarsi come Regina? Non ne era più così sicura.
Doveva fuggire? No, l’avrebbero sicuramente presa. Meglio restare calma e riflettere in fretta sul da farsi.
La ragazza li osservò venirle incontro. Un tipo coi capelli corvini le fece un sorriso sghembo, togliendosi il cappello.
“Buona giornata, milady”
“Gentili signori” esordì Susan, “sapreste dirmi, per cortesia, come raggiungere la città di Portostretto?”
“Sicuro, milady, con molto piacere. Da dove venite?”
Susan esitò solo un secondo. “Ho perduto i miei compagni. Ci siamo fermati qui su Felimath e dovevamo ricongiungerci a Portostretto ma, sfortunatamente…”
“Sì, sì, ho capito, signora. Vi aiuteremo con piacere, venite”
Susan restò immobile per alcuni secondi. L’uomo fece un cenno con la mano e, da finto gentiluomo, la esortò a precederlo. Lei non poté far altro che seguirli, ben sapendo che le sue spiegazioni erano risultate alquanto lacunose.
Non aveva fatto in tempo a trovarseli alle spalle che quelli l’avevano già immobilizzata per le braccia.
Susan strinse a sé il piccolo Caspian, il quale, percependo l’ansia della madre, ricominciò un poco a singhiozzare.
“Mamy…”
“Buono, tesoro” Susan lo cullò dolcemente, rivolgendo agli uomini uno sguardo implorante. “Vi prego, non fate del male al mio bambino!”
“Tranquilla, bella signora. Siamo briganti ma non uomini con così poco onore. Non abuseremo di voi, se è questo che temete, né faremo male al marmocchietto”.
A Susan vennero legati i polsi con delle corde, ma il capo dei mercanti di schiavi (di questo si trattava) ordinò che i nodi non fossero troppo stretti, così che potesse tenere in braccio il bambino.
Susan e Ian vennero portati sulla spiaggia e lì fatti salire su una barca. Raggiunsero la riva opposta, quella di Avra: lì sorgeva un piccolo villaggio, al cui minuscolo porto era ancorata una vecchia nave malconcia, sulla quale altri mercanti stavano facendo salire un numeroso gruppo di persone.
“Ora, da brava, salite a bordo senza far storie” disse il tipo coi capelli corvini.
“Dove mi porterete?” domandò Susan.
“Al mercato di Portostretto”
“Mercato di schiavi” ribatté la ragazza con stizza.
L’uomo dai capelli corvini fece un nuovo ghigno. “Eh già. Voi ci farete guadagnare un bel gruzzolo, graziosa come siete”
In quel momento, da una delle locande più vicine, spuntarono un uomo barbuto di bell’aspetto, i capelli e la barba brizzolati, insieme ad alcuni compagni.
“Altri briganti?” pensò la Regina, dando piccoli colpetti sulla schiena del figlioletto, per rassicurarlo.
Ian era avvinghiato a lei, una manina a stringere il pupazzo, l’altra la manica dell’abito di Susan. I suoi occhioni scuri scrutavano tutto ciò che accadeva intorno. Non piangeva più ma tremava di paura.
“Ehi, Pug!” chiamò l’uomo con la barba. “Già in partenza?”
Pug – questo era il nome del capo dei mercanti – si tolse nuovamente il cappello e si inchinò al nuovo venuto. “Sì, vostra eccellenza Lord Bern, abbiamo appena raggiunto il numero di schiavi stabilito da Sua Sufficienza il Governatore”
L’altro uomo, Lord Bern, si fermò ad osservare le persone che stavano salendo sulla nave, un vago cipiglio sul viso. Poi, i suoi occhi incontrarono quelli di Susan…e di Ian.
“Quanto vuoi per questi due?” chiese.
“Pensavo che la fanciulla potesse piacere al Governatore, eccellenza. Non so se posso darvela”
“Avanti, Pug, ti pagherò il doppio. Vendimeli entrambi. Dopotutto, la ragazza potresti piazzarla bene, ma il bambino? Chi comprerebbe un bimbo così piccolo? Pensi di venderli insieme, forse? Non sarebbe un grande affare”
Pug non parve convinto. “E perché voi li volete tutti e due, allora?”
“Questi non sono affari tuoi, miserabile. Quanto vuoi? Duecento mezzelune bastano?”
Pug fece i conti sulle dita. “Io pensavo di ricavarne trecento…uhm …”
“Te ne offro duecentocinquanta, a testa”
Sul volto di Pug si aprì un sorriso avaro. “Vostra eccellenza sì che è un vero trafficante! E va bene, accetto!”
Pug fece cenno a un compagno di slegare Susan, la quale fu consegnata agli uomini di Lord Bern.
I mercanti di schiavi se ne andarono sulla loro nave e partirono per Portostretto.
Susan non poteva credere che un uomo al cui nome era associato il titolo di Lord, avesse le mani in pasta con quella gente! Forse non era un vero nobile: la ragazza aveva sentito spesso storie di ladri e truffatori che avevano ucciso gentiluomini rubando loro l’identità e il titolo. Quello di Lord Bern poteva essere un caso analogo.
Susan e Ian furono condotti a casa di questo presunto Lord: una modesta ma accogliente abitazione sull’isola di Avra, dove egli era padrone di un piccolo e prospero feudo. Con grande sorpresa della Regina, l’uomo chiese di preparare un pasto caldo per i due ospiti.
“Mia signora” esordì, “non temete per la vostra incolumità e per quella di vostro figlio. Anzi, mi scuso umilmente per come siete stata trattata”
S’inchinò e Susan ne rimase sbalordita.
“Vi ho riconosciuta. Siete una degli Antichi Sovrani di Narnia”
“Per questo mi avete comprata, allora”
“Sì, mia Regina. Lasciate che m’inchini ancora una volta davanti a voi, e che vi porga i miei omaggi e le mie scuse”
Susan sorrise. “Anch’io dovrò scusarmi, signore, perché ho pensato male di voi. Ma adesso so che non mentite sulla vostra persona, siete davvero un Lord”
L’uomo le baciò la mano e si alzò. “Purtroppo, il mio nome e il mio titolo non valgono più nulla. Una volta ero al servizio di un Re di Narnia, ma da quando vivo quaggiù non ho saputo più nulla del regno, né dei miei amici. Sono rimasto stupefatto quando ho visto che voi…”
Susan lo interruppe. “Scusate, avete detto che eravate al servizio di un Re di Narnia?”
“Sì, Maestà”
“Potreste dirmi…” la voce di Susan tremò. “Potreste dirmi il suo nome?”
“Certo: si trattava di Re Caspian”
Di nuovo, Bern aveva parlato al passato. Perché?
Susan si sentì male al pensiero che Caspian potesse essere…
“Il Sovrano di cui parlate era Caspian X?” chiese con un filo di voce.
Bern la guardò. “No, mia signora. Io ero uno dei Lord di Telmar, fidati amici e compagni del grande Caspian IX. L’ultima volta che vidi il Principe suo figlio, era solo un fanciullo”
Susan trasse un respiro e chiuse gli occhi. Allora lui era ancora là! Il suo Caspian era là! Non dovevano essere passati troppi anni, forse uno o due...
“Avete detto che Caspian X regna a Narnia?” chiese Lord Bern con incredula speranza. “E Miraz? Miraz è morto?”
“Sì, Miraz è morto. Io e i miei fratelli venimmo richiamati da Aslan proprio per aiutare il Principe Caspian a rivendicare il trono”
Vinto da una grande emozione, Bern le fece cenno di sedere. “Vostra Maestà, sareste così buona da narrarmi come sono andate le cose?”
Susan sorrise ancora. “Credo che avremo entrambi molte cose da dirci. Anch’io vorrei sapere di voi”
“Mamy” la chiamò Ian, sollevando finalmente il viso. “Ho fame”
“Venite, mangiamo” li invitò Lord Bern, guidandoli verso la sala da pranzo.
Mentre consumavano un gustoso pasto, la Regina e il Lord si raccontarono le rispettive vicende, passate e presenti. Fu così che la Dolce scoprì che Bern, insieme ad altri sei nobili di Telmar, fu cacciato dal regno su ordine di Miraz.
Bern sorrideva teneramente osservando Susan imboccare il suo bimbo, i cui grandi occhi scuri - così scuri da sembrare quasi neri - somigliavano impressionatamene a quelli di un altro bambino a cui aveva voluto molto bene.
“Qual è il nome del piccolo?”
“Caspian” rispose automaticamente lei.
Lord Bern fece un’espressione stupita ma poi sorrise ancora, annuendo comprensivo. “Questa parte della vostra storia non l’avete raccontata, Maestà”
“Io…”
“Non c’è bisogno che mi spieghiate nulla, non è affar mio”
“Penserete male di me, ora?”
“No, affatto, perché mai dovrei?”
“Perché io e il Re non eravamo sposati”
“Lui vi amava?”
Susan percepì una morsa serrarle il cuore. “Sì, molto”
“E non c’è bisogno che io vi chieda se voi amavate lui”
La fanciulla restò in silenzio per alcuni secondi, poi lo guardò. “Volete sapere il resto della mia storia?”
“Ne sarei oltremodo felice”
Dopo pranzo, Ian si addormentò e la gentile moglie di Bern lo portò in un’altra stanza per fargli fare un sonnellino.
“Vi accompagnerò personalmente in città” disse Bern alla fine, “e vi aiuterò a trovare una buona nave che vi porti a Narnia. Ho molte conoscenze a Portostretto. Un mio servitore è già stato inviato per avvertire dei marinai miei amici”
“Vi ringrazio molto, milord, e vi prometto che tutto il denaro che avete impiegato vi verrà restituito”
“Non sarà necessario. Però, Maestà, se mi permettete un consiglio, dovreste tenere nascosta la vostra identità. Anche se sulle Isole Solitarie tutti affermano di essere fedeli al Re e ad Aslan, nessuno lo è, il Governatore per primo. Se riuscissero a catturarvi, la vostra vita e quella del bambino sarebbero in grave pericolo.”
Susan annuì. “Sì, mi aspettavo una cosa simile”
“Vi accompagnerò personalmente in questo viaggio, non preoccupatevi”
Bussarono alla porta e poco dopo entrò il servitore di Bern.
“Vostra Eccellenza, torno ora dalla città. C’è un gran fermento a Portostretto: la bandiera di Narnia sventola sul palazzo del Governatore, Gumpas è in prigione, la nave di Re Caspian X è ancorata in porto”
 
 
Dopo essere sbarcati sulle Isole Solitarie, Caspian, Lucy, Edmund e Eustace si erano trovati nella stessa situazione di Susan. I mercanti di schiavi li avevano catturati e, dopo aver fatto passar loro una notte in gattabuia, avevano cercato di venderli come schiavi al mercato. Fortunatamente, Drinian, Ripicì e gli altri marinai del Veliero dell’Alba erano intervenuti in loro aiuto.
Dopo aver liberato tutti gli schiavi, Caspian si era subito recato al palazzo del Governatore, destituendolo dal suo incarico e ordinando di metterlo in prigione insieme ai mercanti di schiavi.
La vicenda si risolse in poche ore.
Purtroppo, però, non tutti si mostrarono disposti ad accettare il Liberatore come nuovo regnante. Giù in città scoppiò una sommossa, suscitata dai nobili tarkaan di Calormen e da molti altri fedeli al Governatore.
Mentre questo accadeva, Caspian si trovava nel palazzo reale insieme ai segretari di Gumpas e stava proprio parlando dell'abolizione della tratta degli schiavi. Secondo i segretari, questa decisione avrebbe provocato una guerra contro i calormeniani, che erano i maggiori compratori.
D’un tratto, un boato assordante provenne dalla strada. Poi, il cielo si illuminò di rosso, ci fu una serie di esplosioni ininterrotte e, un attimo dopo, la città bruciava tra le fiamme.
Una guardia irruppe nella stanza senza bussare e gridò: “Hanno appiccato il fuoco al palazzo! Gli uomini di Gumpas si rivoltano contro Narnia!”
Caspian si scambiò un’occhiata con Drinian, che era con lui.
“Capitano, trovate il Re Edmund e la Regina Lucy, radunate gli altri membri dell’equipaggio”
“Vostra Maestà deve uscire immediatamente e mettersi in salvo” aggiunse la guardia.
“No” ribatté subito Caspian. “Le Isole Solitarie sono parte del regno di Narnia, combatterò per difenderle”
“Se mi permettete, Maestà” intervenne uno dei funzionari, “la vostra vita viene prima di ogni altra cosa”
Un’altra esplosione.
“Manigoldi!” esclamò un altro, “usano la dinamite!”
“Probabilmente per far saltare le porte della prigione” aggiunse Drinian. “O per intrappolarci qui dentro”
“Non c’è tempo da perdere, dobbiamo uscire, tutti!” disse Caspian. Il suo fu un ordine ben preciso e gli altri uomini lo capirono.
In strada, Lucy, Edmund e Ripicì, cercavano di aiutare gli uomini del popolo a domare le fiamme. Eustace se ne stava rannicchiato in un angolino, mezzo morto dalla paura.
“Dove sono Caspian e Drinian?” chiese Lucy, terribilmente preoccupata. “Perché non escono?”
“Lo sai com’è fatto Caspian” le rispose il fratello. “Non arriverà finché non avrà salvato tutti. Lui farà la sua parte e noi la nostra Lu. Adesso stai pronta, dovremo combattere”
 
 
Fu proprio mentre a Portostretto infuriava la battaglia che Susan e Bern, insieme a un gruppo di servitori fidati, salparono da Avra verso Doorn.
Il piccolo Caspian era rimasto a casa del Lord, insieme a sua moglie e alle figlie. Susan si fidava di loro, non era preoccupata. Caspian era un bambino socievole e, anche se aveva pianto un po’ nel vederla andare via ( probabilmente era ancora molto scosso e spaventato da tutto ciò che era accaduto), era bastato che le tre figlie di Bern si mettessero a giocare con lui perché si distraesse ed iniziasse a sorridere.
Man mano che si avvicinavano a Portostretto, riconobbero il bel vascello di Narnia. Susan provò una grande emozione, incitando mentalmente i rematori a vogare più svelti.
Era vicino a lui. Ancora un poco e sarebbe arrivata, lo avrebbe visto.
Caspian, ti prego, aspettami, sono qui! Sto arrivando da te, tra poco ci rincontreremo!
Quando la barca fu abbastanza vicina alla banchina, tutti si accorsero che qualcosa non andava. La città era troppo silenziosa, al porto non c’era nessuno.
Scesero a terra e Bern si volse verso Susan. “Statemi vicina, Maestà, ho paura sia accaduto qualcosa”
“Signore, datemi un arco e potrò difendermi da sola”
“Dimenticavo che eravate Primo Arciere di Narnia” disse lui, e poi chiamò uno dei servitori “Ragazzo, passa il tuo arco alla Regina, ti puoi combattere con la spada. E ora, in marcia”
Si addentrarono tra le vie, incontrando un gruppo di calormeniani ed ingaggiando subito un combattimento.
C’era davvero qualcosa di molto, molto strano…
Man mano che si avvicinavano al centro della città, udirono grida e clamori, esplosioni e altri boati. Poi, videro volute di fumo nero innalzarsi nel cielo azzurro. Ben presto raggiunsero la piazza centrale, dove sorgeva il palazzo reale, ora in fiamme.
“Tu resta con la Regina” ordinò Lord Bern al giovane servitore. “Noi andiamo avanti”
“Eccellenza” lo fermò Susan. “I miei fratelli, il Re Edmund e la Regina Lucy, potrebbero trovarsi a Narnia anche loro. Se fossero là in mezzo…”
“No, no, Maestà” Bern scosse il capo, capendo le sue intenzioni. “Rimanete qui, siete più al sicuro” e senza aggiungere altro svoltò un angolo, correndo in mezzo alla mischia insieme ai suoi uomini.
Susan e il giovane servitore si ritrovarono ad osservare il caos dall’angolo della strada, nascosti dietro il muro di una casa.
La ragazza alzò la testa, stringendo gli occhi alla luce del sole, e la vide: la bandiera di Narnia sopra il palazzo reale, il Leone scarlatto in campo verde.
Caspian! Caspian era là, da qualche parte.
Doveva trovarlo. Doveva trovare Ed e Lucy!
“Maestà, attenta!” esclamò il ragazzo, estraendo la spada e abbattendo un uomo che aveva tentato di attaccarli alle spalle.
La Regina si inginocchio accanto al giovane, quando lo vide cadere a terra. “Sei ferito!”
“Sì, ma non è niente”. Lui si teneva una mano sul fianco e, quando tentò di alarsi, gemette e ricadde a sedere contro un muro. “Non ce la faccio”.
“Resta qui, io vado a cercare aiuto” disse allora Susan.
“No, Maestà, vi prego! Lord Bern mi ha affidato la vostra incolumità! Se vi capitasse qualcosa mi ucciderebbe!”
“No, non credo. Tieni premuta la ferita, piuttosto, o peggiorerà. Se ho ragione e anche mia sorella Lucy è qui, la troverò e con il suo cordiale guarirai in un battibaleno. Ma devi aspettami qui, è un ordine”
Il ragazzo annuì. “Obbedisco, Maestà”
La Regina lo aiutò a nascondersi meglio dentro la nicchia di un muro, sotto un porticato che non era ancora stato colpito dall’incendio, poi, corse rapida tra la folla. I suoi occhi scrutavano tra il fumo, la cenere, la polvere e la gente.
Caspian! Edmund! Lucy!
Un ragazzino urlante le venne addosso e per poco non finirono entrambi a terra. Quando si guardarono in faccia, proruppero in un’esclamazione, spalancando occhi e bocca dallo stupore.
“Eustace?!”
“Susan?!”
Eustace a Narnia? Suo cugino era veramente a Narnia?!
Nemmeno il tempo di una parola ed ecco che la Regina Dolce fu di nuovo costretta a mettere mano all’arco.
“Stai giù!” gridò al cugino, iniziando a scagliare frecce con maestria ed eleganza.
Abbatté sei uomini, uno dopo l’altro, e nell’istante in cui l’ultimo venne colpito, udì diverse voci gridare il suo nome.
“Susan!” si sentì chiamare, e poi: “Susan!” da un’altra direzione.
“Buttati a terra!”
Riconobbe tutte e tre le voci.
La terza era la sua: Caspian!
Un muro esplose, riversando i resti sulla strada. Susan si ritrovò con il viso a un centimetro dalla terra, dentro la polvere, mentre due forti braccia la tennero stretta, una mano di lui posata sul capo, il suo corpo caldo e forte a farle da scudo.
Alzò un poco la testa per vedere cosa fosse successo, se i suoi fratelli e Eustace stavano bene. Li vide a pochi metri da lei, incolumi pareva. Grazie a Dio…
La detonazione era stata talmente forte da farle male alle orecchie, tanto da farle sentire un rimbombo dentro il petto. Ma niente fu più forte del rimbombo del suo cuore quando poté guardare l’uomo che l’aveva salvata ancora una volta.
In un secondo, Susan registrò i cambiamenti: il viso coperto da un leggero strato di barba, i capelli un poco più lunghi, lo sguardo più fiero. I suoi occhi…la guardava come fosse la prima volta.
Caspian la osservò incredulo, passando velocemente una mano nella chioma bruna, molto più lunga e soffice di come la ricordava. Era cambiata un poco, come lui. Era più donna e per questo ancor più meravigliosa.
Caspian scosse impercettibilmente il capo. “Com’è possibile?”
Susan scosse la testa a sua volta. “Non lo so. So solo che sono qui”
Il Re si specchiò nei suoi occhi, nell’azzurro del mondo, dove c’era tutto l’amore di lei, dove aveva perso la sua anima. La strinse con tutte le forze, costringendola quasi a sollevarsi sulle punte dei piedi.
“Stavo morendo senza di te”
Un istante dopo, incurante del caos, Caspian la baciò con decisione, rapidamente, come se gli mancasse l’aria e dovesse premere le labbra su quelle di Susan per poter respirare.
Forse era così.
Un secondo e poi si separarono.
Lei rimase un istante a fissarlo, la testa riversa all’indietro, i volti vicini. Avrebbe voluto tenerlo stretto a lungo, ma le esplosioni si susseguivano quasi ininterrottamente: non potevano restare lì, c’erano cose più importanti a cui pensare. Una più delle altre…
Caspian la prese per mano e la condusse dagli altri.
Susan abbracciò Ed, Lucy e Eustace. Poco dopo, sopraggiunse anche Ripicì e un uomo che non conosceva. Ovviamente era Drinian.
Lucy guardò Susan. “Peter dov’è?”
“Lui non c’è, Lucy. Mi dispiace”
“Sì, capisco…”
I fratelli Pevensie si scambiarono uno sguardo carico di amarezza e comprensione. Il tempo di Peter a Narnia era veramente concluso, quello di Susan si preparava invece ad essere rinnovato.
“Maestà” disse Drinian a Caspian, “abbiamo fatto uscire tutti dal palazzo come avete ordinato, ma non riusciamo a fermare l’incendio”
“Dobbiamo riuscire a portare i civili lontano dalla piazza” disse il Liberatore. “Che ne è degli uomini di Gumpas?”
“Li abbiamo sconfitti, signore” rispose Ripicì, “Erano molti e con loro c’erano anche i calormeniani, ma i cittadini di Portostretto se la sono cavata egregiamente anche con rastrelli e picconi”
“La lotta si è fermata, Maestà” disse ancora Drinian. “Quello che preoccupa maggiormente tutti quanti, adesso, è che la città non venga rasa al suolo dalle fiamme”
In quel mentre, sopraggiunse il giovane servitore di Lord Bern.
“Non temete, lui è dalla nostra parte” si affettò subito a dire Susan, costretta a lasciare la mano di Caspian per aiutare il ragazzo a reggersi in piedi. “Lucy, il cordiale, presto!”
Non appena la pozione fece effetto, il viso del servitore riprese colore.
“Regina Susan” esordì questi in tono animato, “dovete immediatamente tornare ad Avra! Ho sentito alcuni uomini di Calormen dire che avrebbero approfittato della confusione per attaccare i feudi delle isole vicine. Andranno alla casa di Lord Bern!”
“Lord Bern?!” esclamò Caspian, colpito dal sentire quel nome. “Lord Bern, uno dei sette Lord di Telmar?”
“Proprio lui, Sire”
“Mi ha aiutata quando sono arrivata a Narnia” spiegò velocemente Susan, la voce piena di ansia.
Mio Dio!, pensò. Se attaccavano la casa... Ian! Il suo bambino era là!
Ma perché? Ripicì e Drinian non avevano appena detto che gli scontri erano finiti? Perché allora quegli uomini…
“La città va a fuoco! La città va a fuoco!” gridavano i cittadini, trasportando tra le braccia grandi secchi d’acqua.
“Andate, svelti!” Edmund incitò la Dolce e il Liberatore. “Qui ci pensiamo noi”
“Cosa?” chiese Caspian, notando le strane occhiata che i Pevensie si scambiarono.
Susan afferrò nuovamente la sua mano. “Devi venire con me!”
Caspian guardò da lei agli altri. Susan lo tirava indietro, verso la strada, lo sguardo implorante, mentre Ed, Lucy, Drinian e Ripicì tornavano tra la folla e il giovane servitore tentava di portare in salvo Eustace.
“Susan, dobbiamo andare anche noi, lasciami”
“No, tu non capisci! Devi venire ad Avra, è questione di vita o di morte!”
“Ma che ti prende? Susan, aspetta!”
Lei iniziò a correre e lui non poté far altro che seguirla.
La Regina imboccò le vie che portavano verso il porto. Lui chiedeva spiegazioni ma lei sembrava non sentirlo nemmeno.
Caspian l’afferrò per le braccia e la fermò, voltandola verso di sé, allarmandosi nello scorgere gli occhi chiari di lei spalancati dal terrore, il volto pallido macchiato di fuliggine.
“Susan, fermati! Ascoltami! Dobbiamo prima pensare all’incendio. Lo so che…”
“No, no, tu non lo sai! Tu non puoi sapere” la voce di Susan si tinse di tenera compassione. “Dobbiamo andare su Avra, dobbiamo trovare Ian!”
“Cosa dici? Chi è Ian?”
“Ian, Caspian XI, è tuo figlio!”
Le mani di Caspian si chiusero dolorosamente attorno alle braccia di lei.
“Cosa diavolo stai dicendo?” chiese lui a voce più bassa, le sopracciglia incurvate. La scosse un poco. “Susan, rispondi!”
La Dolce gli gettò le braccia al collo, baciandolo una volta sulle labbra, frenetica.
“Hai un figlio, Caspian. Abbiamo un bambino. Non ho tempo di spiegarti ora, lo farò quando lo avremo trovato. Ti prego, amore, ti prego!”
Per la terza volta, le loro mani si unirono e i due giovani corsero insieme verso il Veliero dell’Alba, dove quattro o cinque marinai erano rimasti a bordo per custodire la nave e ai quali il Re chiese di calare una scialuppa. I marinai li accompagnarono su Avra, remando più veloce che poterono.
Quando attraccarono sull’isola, Susan li guidò tutti verso la casa di Bern.
La ragazza se l’era aspettato ma, quando vide le mura lambite dalle fiamme, quasi venne meno.
Dalla porta principale stavano uscendo la moglie e le figlie di Bern con i servitori.
“Dove sono gli uomini che vi hanno attaccato?” chiese Caspian.
“Sono fuggiti subito dopo aver appiccato il fuoco” rispose uno.
“Signora, dov’è l’altra vostra figlia? Ne vedo solo due” chiese Susan alla moglie di Bern, la quale non riuscì a rispondere, scossa da continui colpi di tosse.
Una ragazza uscì dalla porta in quel momento, ma era sola.
Susan la raggiunse. “Dov’è il bambino?”
“Mia signora, imploro il vostro perdono!” disse quella. “Non so dove sia, non riesco a trovarlo”
Senza ascoltare altro, Susan schizzò verso la casa, rapida come una gazzella, senza curarsi del fuoco.
Caspian fu subito dietro di lei.
La Regina iniziò a gridare il nome di suo figlio e continuò a chiamarlo cercando di non farsi prendere dal panico.
Esaminarono tutte le stanze e i corridoi del primo piano ma non trovarono nessuno. La casa sembrava deserta.
“Dove potrebbe essere?” chiese Caspian, un rivolo di sudore che gli colava dalla fronte.
“Non lo so. Non conosce l’ambiente ma è bravo a nascondersi e gli piace. Anche a casa mi faceva impazzire, a volte. Da quando ha imparato a camminare…”
I loro occhi si incontrarono. Quelli di Susan minacciarono di riempirsi di lacrime.
“Mi dispiace tanto…”
“Abbiamo detto più tardi” le ricordò il Re e lei annuì.
Ripresero la ricerca, ritrovandosi accanto alle scale.
“Non…non credo riuscirebbe a salire da solo” disse Susan, la voce tremante.
“Ma se la ragazza l’avesse portato al piano di sopra?” suggerì Caspian.
Allora iniziarono a salire, i gradini che scricchiolavano pericolosamente sotto il loro peso. Dal piano superiore si intravedeva un alone di luce rossastro, udirono il rumore di qualcosa che crollava: il fuco si stava espandendo rapidamente.
“Ian! Ian!” continuava a chiamare Susan, quasi ininterrottamente, tossendo per il fumo denso.
Quando una voce la chiamò…
“Mamy!”
Susan si volse in direzione di Caspian, cercando sostengo nella sua espressione forte e incredibilmente controllata.
“Di qua” le disse lui, conducendola attraverso il corridoio.
Il cuore del Re batteva all’impazzata, ma non per l’incendio, non più per la sommossa, bensì per aver scoperto di avere un figlio. E quel bambino era a pochi metri da lui, aveva sentito la sua voce.
Passarono in rassegna tutte le stanze da letto, alcune avevano le porte bloccate. Quando trovarono il piccolo Ian, lui se ne stava rannicchiato sotto un tavolino, in lacrime, il leone di peluche stretto al petto.
“Tesoro, non muoverti!” gridò la Regina al bambino.
Il quel preciso istante, il soffitto si colorò di scarlatto e le fiamme invasero il secondo piano della casa.
Susan scattò in avanti, correndo da suo figlio, sollevandolo tra le braccia.
Una trave iniziò a staccarsi dal soffitto, piccole fiammelle raggiunsero il tappeto sul pavimento e quello prese subito fuoco.
“Susan, svelta!” la incitò Caspian.
La ragazza sorpassò le fiamme e lo raggiunse.
Il Re li abbracciò entrambi, ma, d’un tratto, il piccolo Ian allungò le braccine verso il lato opposto della stanza.
“No! Leoncino!”
Susan si volse e vide il leone di peluche in mezzo alle fiamme.
“Prendilo” disse a Caspian, posandogli il bimbo tra le braccia.
“No, Susan!” gridò il Re, mentre lei tornava indietro a recuperare il giocattolo.
In quel preciso istante, la trave si staccò del tutto e s’infranse al suolo, bloccando la strada alla ragazza.
Susan alzò le braccia per ripararsi il viso e gridò, sentendo il calore rovente, un tizzone ardente posarsi sul suo braccio. Improvvisamente le sembrò di soffocare. Iniziò a tossire più forte e gli occhi cominciarono a lacrimarle.
Udiva Ian piangere forte, Caspian chiamarla, cercare di raggiungerla, ma il soffitto stava crollando...
Incapace, si disse lei, ti salverà di nuovo e tu sarai ancora in debito con lui…
Poi cadde in ginocchio, tentando di respirare, ma tutto ciò che ottenne fu sentire la gola riempirsi di fumo.
Infine, una luce fortissima, più del fuoco, più di quella del sole... e una voce…
“Ogni debito è stato pagato”
Susan strizzò gli occhi per vedere attraverso le fiamme. Era là, davanti a lei.
“Aslan…”
E poi svenne.
 

La città di Portostretto fu salvata da un tempestivo temporale, che durò fino a quando anche l’ultimo fuocherello non fu estinto. Quando le nubi si diradarono, il sole era ormai prossimo a calare dietro il mare, timide stelle già brillavano nel cielo.
Tutti quanti furono di un’idea concorde: era stata opera di Aslan.
I danni erano numerosi, il palazzo reale non esisteva praticamente più, qualcuno aveva perso la vita. Ma la gente delle Isole Solitarie sarebbe andata avanti, aiutata anche dal pensiero di un futuro migliore. Quando le ricostruzioni sarebbero terminate, sarebbe cominciata una nuova vita.
Chi era rimasto senza casa venne ospitato da amici o parenti. Anche Lord Bern, insieme alla famiglia, venne accolto temporaneamente sul Veliero dell’Alba. Lui e Caspian desideravano presto parlare a quattr’occhi di Narnia, di Miraz, dei Sette Lord e di molto altro. Tuttavia, il Liberatore lo pregò di scusarlo: aveva cose più urgenti da fare.
Prima di tutto, il Re annunciò all’equipaggio che la partenza dell’indomani era rimandata: ci sarebbe stato bisogno di lui sulle Isole e, ovviamente, anche di quello di Susan, Edmund e Lucy, i quali sentivano moltissimo la mancanza di loro fratello maggiore.
E a proposito di Ed e Lucy, Caspian si arrabbiò molto con entrambi per avergli taciuto l’esistenza di suo figlio.
“Io te lo volevo dire, giuro!” si difese la Valorosa.
“Ma non l’hai fatto”
“Bè…no…però…”
“Susan ci aveva fatto promettere” disse il Giusto.
“Non m’importa, dovevate dirmelo ugualmente!”
“Non è giusto che tu te la prenda solo con noi! Dopotutto è stata Susan a volerlo!”
“Oh, sta certo che ne parlerò anche con lei, Ed”
Lucy si allarmò. “Non vorrai litigare? Sta ancora riposando”
“Ovviamente no” commentò Caspian, le mani sui fianchi. “Aspetterò. Non avrebbe senso insultarla mentre dorme”
I fratelli Pevensie si scambiarono uno sguardo preoccupato…
Ma quando il Re entrò nella cabina reale e vide Susan addormentata, un dolce sorriso si dipinse sul suo nobile volto, mentre i sentimenti si perdevano gioco di lui.
Era stata immensa la sorpresa di averla vista là, in mezzo alla piazza di Portostretto, di sapere che era tornata e che aveva avuto un figlio da lui. Quando era svenuta tra le fiamme, aveva temuto il peggio. Non sapeva come, ma era riuscito a raggiungerla e poi aveva sollevato sia lei che Ian, portandoli in salvo.
Il piccolo era rimasto sempre con lui, il Liberatore sembrava non volere lasciarlo andare per niente al mondo e il bimbo non aveva protestato. Ma, una volta sul Veliero dell’Alba, non appena Ian aveva visto lo zio Ed e la zia Lulu, aveva allungato le braccia verso di loro. Allora, Caspian lo aveva lasciato andare ed era rimasto a fissarlo mentre Lucy lo medicava, e il bambino non aveva mai smesso di fissarlo a sua volta.
Era suo figlio. Lui e Susan avevano avuto un bambino. Era accaduto quella notte, la loro prima notte, alla Casa di Aslan…
I pensieri del Re si interruppero nel momento in cui lei si mosse lievemente, aprendo piano gli occhi.
Lei gli sorrise, facendo leva sulle mani e alzandosi a sedere sul letto.
“Dove sono?” chiese, facendo vagare lo sguardo per la bella stanza.
“Nella mia cabina, sul Veliero dell’Alba”
“E Ian?”
“Sta bene, non preoccupati, è con Lucy e Edmund. Tu come ti senti?”
“Bene. Sto bene, adesso”
Si guardarono per un istante che parve infinito. Poi, con meravigliosa lentezza, lui allargò le braccia e Susan appoggiò la testa sul suo petto.
Al momento, non volevano nient’altro.
“Ho sognato questo istante non sai quante volte” disse Caspian, sentendo di capire appieno solo ora quanto in realtà le fosse mancata.
Il calore del corpo di lei gli diede la consapevolezza che Susan era davvero lì, che non era tutto frutto della sua disperata immaginazione. La strinse tanto da farle male, desideroso di fermare il tempo. Non le avrebbe più permesso di andarsene ora che era tornata.
Lei affondò il viso negli abiti di lui, inspirando il suo odore. La realtà della sua presenza la travolse e si lasciò andare a un sospiro tremante.
Era lui, era davvero il suo Caspian, l’uomo che amava con tutta se stessa, l’uomo con cui avrebbe costruito un futuro, l’uomo a cui aveva affidato la sua vita e lui gliel’aveva donata: le aveva dato Ian.
“Mi dispiace tanto” mormorò d’un tratto, allontanandosi per guardarlo. “Perdonami, ti prego”
Caspian interpretò subito la natura di quelle scuse e inarcò le sopracciglia, il suo sguardo s’incupì.
“Perché hai fatto promettere e Ed e Lucy di non dirmi niente? Avevo il diritto di sapere che ho un figlio”
Susan gli posò le mani sul petto. “Non l’ho fatto per egoismo, credimi. Non volevo che tu soffrissi, desideravo che tu fossi felice. Non c’era futuro per noi...o almeno lo credevo”. Susan trasse un profondo respiro. “Non ti avrei mai, mai, tenuta nascosta l’esistenza di Ian, per nulla al mondo! Avrei detto ai miei fratelli di raccontarti tutto se avessi saputo di avere almeno una possibilità di rivederti, ma ero convinta che non sarei mai tornata, io…io non so nemmeno perché sono qui, mi sembra ancora impossibile”
Caspian continuava a fissarla. “Potrei odiarti per questo, lo sai?”
Lei lo guardò con il cuore in gola. Annuì, le labbra che tremavano.
“Mi dispiace” disse ancora, abbassando il capo. “So che le mie scuse non sono sufficienti, ma…” 
S’interruppe quando le grandi mani di lui si chiusero introno al suo capo, gentilmente. Le fece alzare il viso per fissare gli occhi neri nei suoi.
“Credi che potrei odiarti?” le disse con voce dolce, profonda. “Sì, per un attimo sono stato furioso con te, non lo nego, ma non ti odio, non potrei mai. Tuttavia, non ti perdono di aver pensato che io non ti ami abbastanza”
“Non ho mai dubitato del tuo amore, Caspian”
“Ah no? Allora perché hai pensato che potessi essere felice senza di te?” la voce di lui si fece severa.
Susan gli accarezzò i capelli. “Per questo non volevo dirtelo: sapevo che mi avresti aspettata, ci avresti aspettati entrambi e noi non saremmo mai tornati. Non potevo permettere che vivessi con questo tormento”
“Credi che sarei capace di innamorarmi di un’altra donna e dimenticarti così facilmente? Allora sei una stupida”
Per un momento, la voce del Re vibrò di dolore.
“Potrei averlo già fatto, sai?” proseguì. “Ho incontrato decine di donne in questi tre anni e almeno la metà di esse voleva sposarmi. Ma se avessi preso in moglie una di loro, le avrei mentito per tutta la vita dicendole di amarla quando non era vero, perché amavo te”
Susan gli strinse la camicia sul petto, un nodo che le serrava la gola.
“Sono sempre stato chiaro con tutti, anche con Aslan: se non posso averti, allora resterò solo. Non sono uno che gioca con i sentimenti delle persone”
La Regina prese fiato per protestare ma lui le chiuse la bocca con la propria.
“Io ti amo” soffiò Caspian sulle sue labbra. “Amerò sempre te. Per tutta la vita”
Susan chiuse gli occhi, come per catturare quell’istante nella sua memoria.
“Anch’io ti amo tanto”
E quelle parole furono sufficienti. Qualunque cosa fosse successa, era finita.
Il Re le accarezzò il viso con entrambe le mani, scostandole le lunghe ciocche di capelli dalle spalle.
“Sei stata una pazza a rischiare la vita per un animale di pezza”
“Non potevo lasciare là il suo leoncino. Caspian lo adora, è il suo migliore amico”
Sul volto del Liberatore si allargò un sorriso.
Un attimo prima sembrava furioso e ora…
“Lo hai chiamato come me”.
Susan ricambiò il sorriso. “Come altro avrei potuto chiamarlo? Volevo che quando fosse diventato grande avesse capito chi era davvero. Ho sempre saputo che, un giorno o l’altro, Aslan gli avrebbe permesso di arrivare qui. Gli sono infinitamente grata per aver esaudito il mio desiderio, per non aver fatto passare troppo tempo e averti dato la possibilità di conoscerlo”
“Già…” Caspian scosse il capo. “E’ così strano pensare che noi…Dio, abbiamo un figlio”
Lei gli circondò la vita con le braccia e poggiò di nuovo la testa al suo petto. Poi ricordò ciò che aveva veduto tra le fiamme della casa di Bern.
“C’è una cosa che non ti ho detto” disse, guardandolo pensierosa. “Non so nemmeno io se fosse vero o no, ma credo di aver visto Aslan, oggi, un momento prima di svenire”
“Sei certa che fosse lui?” chiese il Re, emozionato.
“Non lo so, spero di sì. Lui ha detto qualcosa, però non sono certa di aver capito bene. Ha detto: ’ogni debito è stato pagato’. Caspian, tu credi che fosse lì per dirmi che potrò restare?”
Il giovane annuì con sicurezza. “Sì, ne sono certo”
In quel mentre, qualcuno bussò alla porta della camera.
“Sì?” disse il Re.
“Posso?”
Era Lucy, e con lei c’era il piccolo Ian.
Non appena il bambino vide Susan sveglia, si liberò dalle braccia della zia e trotterellò verso di lei.
“Tesoro mio, vieni qui!” la Regina Dolce si sporse dal letto per sollevarlo. Subito, il piccolo le mostrò il suo leoncino dalla criniera un po’ bruciacchiata.
“Voleva la mamma” spiegò Lucy.
Susan baciò il bimbo sulla fronte, riavviandogli la frangetta nera, notando subito l’enorme emozione comparsa negli occhi di Caspian.
“Lucy, potresti…”
“Certo” si affrettò a dire la ragazzina, imbarazzata davanti a quella scena, sapendo di essere di troppo. “Vi lascio soli. Verrò a chiamarvi tra un po’, quando la cena sarà pronta. Mangeremo sul ponte”
La Valorosa lasciò la stanza e, finalmente, per la prima volta, Caspian, Susan e Ian, furono soli.
Ian si era avvinghiato alla collo della mamma, mugolando qualcosa di incomprensibile.
“Hai avuto paura, lo so” gli mormorò lei, cullandolo dolcemente. “Ma adesso è tutto passato, i cattivi se ne sono andati”. Susan alzò gli occhi su Caspian. “Credo sia venuto il momento che voi due vi presentiate come si deve”
Il Re era di nuovo immobile a fissare…suo figlio. Quella minuscola personcina era in grado di privarlo della parola, ipnotizzandolo quasi.
Lo guardò a lungo: il profilo del viso, le guance rosee, i grandi occhi neri, i capelli scuri, le piccole mani che stringevano piano una ciocca dei capelli di Susan.
Il cuore del Liberatore si riempì di amore. Un tipo amore che non aveva mai sperimentato prima di allora. Un amore immensamente grande. Il dolore provato in quei tre anni di tristezza e solitudine lo abbandonò, portando via con sé ogni brutto pensiero, ogni problema.
Un’altra stretta al cuore, profonda, tuttavia piacevole, e una voglia incontenibile di abbracciare Ian.
“E’ bellissimo” mormorò, la voce roca.
“Somiglia a te” ribatté lei.
Il giovane sorrise. Non sapeva cosa dire, come approcciarsi al bambino.
Susan allontanò dolcemente Ian da sé, voltandolo verso il Re di Narnia, così che il bambino e suo padre potessero essere uno di fonte all’altro.
“Caspian” disse, ed entrambi loro la guardarono attentamente. La Regina si stava rivolgendo al bimbo, ma i suoi occhi celesti erano posati sul Liberatore. “Ti ho parlato tanto del tuo papà, ti ricordi? Ora, guarda questo ragazzo”
Il bambino scrutò il giovane uomo davanti a sé, sbatté le palpebre e poi si volse ancora verso di lei.
“No, gioia, non guardare me, guarda lui. Lui è il tuo papà”
Subito, il bimbo si rivoltò verso il Re.
Caspian deglutì. Poi, ad un segno d’incoraggiamento di Susan, allungò le braccia verso il bambino, stringendolo a sé.
“Piccolo mio…Ian”.
La voce di lui si incrinò per l’emozione, gli occhi scuri lucidi per la commozione. Guardò Susan e si accorse che piangeva: dai suoi occhi azzurri sgorgavano infinite lacrime, di sollievo e di felicità.
Caspian le cinse la vita e circondò anche lei nel suo caldo e rassicurante abbraccio, dove la fanciulla si sentì come sempre a casa, al sicuro, felice.
Erano insieme. Tutti e tre insieme.
Caspian le sfiorò una guancia con le labbra, sperando di calmare le sue infinite emozioni.
“Non piangere, Sue. E’ tutto a posto. Non ci separeremo mai più”
Il piccolo Ian era là in mezzo a loro, osservando entrambi i suoi genitori ma senza ben intendere cosa stesse succedendo, senza rendersi conto della vera importanza di quel momento. Solo quando sarebbe stato un po’ più grande avrebbe capito il perché la mamma piangeva e sorrideva insieme, il perché quell’uomo ancora estraneo lo stringesse tanto, come fosse il suo tesoro più prezioso. Avrebbe anche capito perché il suo piccolo cuoricino provava per lo sconosciuto un affetto simile a quello che sentiva per la mamma. Un giorno avrebbe capito tante cose...
Restarono abbracciati per lungo tempo. Caspian rimase ad ascoltare Susan mentre gli raccontava come aveva scoperto di essere incinta, del viaggio in America, di come Peter le era stato vicino e aveva mantenuto il segreto della sua gravidanza finché lei non aveva deciso di svelare la verità a tutta la sua famiglia. Gli parlò delle persone che l’avevano aiutata: Olivia e Charles, Polly e Digory, e raccontò anche di Carl Stevens, che avrebbe voluto sposarla. Qui, Caspian si mostrò geloso ma Susan lo rassicurò con un bacio.
“Oh, Caspian, se tu sapessi quanto ero spaventata! Avrei tanto voluto che tu fossi lì con me”
“E io avrei voluto esserci” disse lui accarezzandole il viso.
“Lo so, amore mio. Ma adesso siamo qui, ed è tutto merito di nostro figlio”
La Dolce e il Liberatore abbassarono gli occhi sul bambino.
“Ian…” disse Caspian con un sorriso. “Mi piace come nome, lo sai?”
Sentendosi chiamare, il bambino alzò lo sguardo sui genitori, che lo guardavano con immenso amore. E poi, improvvisamente, esclamò una parola nuova. Fece un versetto incerto e poi disse: “Pà!”
Susan si premette le mani sulla bocca e poi esclamò: “Sì! Sì, amore, è il tuo papà”
Il cuore di Caspian impazzì di gioia nel sentirsi chiamare così. Guardò suo figlio e poi Susan.
“E’ possibile volergli già così bene?”
Lei sorrise felice. “Oh, sì, è possibile. Io l’ho amato da quando ho saputo di essere incinta”
“Credi che…possa volermene anche lui?” chiese di nuovo il Re, incerto.
Susan parve incredula. “Ma è ovvio che ti vorrà bene! Te ne vuole già, lo so”
“Sì, ma...non mi conosce”
“Gli ho parlato di te da quando è venuto al mondo, è come se ti conoscesse”
Il Liberatore sospirò. “Forse ho fatto una domanda sciocca, è che io non so… non so bene come comportarmi. Insomma, posso prenderlo in braccio? Posso…”
Susan rise brevemente. “Sei suo padre, Caspian, puoi fare tutto quello che vuoi”
 
 
Quella sera, sul ponte della nave, si creò un’atmosfera di assoluta familiarità. Insieme ad amici vecchie nuovi, Susan ebbe come l’impressione che il tempo non fosse mai passato dall’ultima volta che era stata lì.
L’equipaggio del Veliero dell’Alba notò immediatamente un cambiamento nel comportamento di Re Caspian: nessuno lo aveva mai visto così felice, e chi lo aveva conosciuto prima che diventasse Re disse che era solo grazie a Susan…e ovviamente al piccolo principe Caspian XI.
Il Liberatore e la Dolce scesero un momento a terra e passeggiarono sulla spiaggia insieme a loro figlio, alla tenue luce dell’ultimo sprazzo di tramonto. Camminavano piano, pochi passi dietro al bimbo, il quale approfittava della bassa marea per raccogliere conchiglie. Si chinava goffamente, prendeva un guscio, lo mostrava loro e poi, quando si stancava o ne preferiva un altro, lo gettava in acqua. Susan gli aveva tolto le scarpine e ora Ian correva allegramente scalzo fino al pelo dell’acqua, ridendo e fuggendo via quando un’onda s’infrangeva dolcemente sulla sabbia e sui suoi piedini.
Caspian e Susan giocarono con lui finché non fece buio e allora furono costretti a tornare sulla nave.
La notte portò con sé la quiete e tante stelle.
Quando Ian si addormentò, Lucy si offrì di portarlo a dormire con sé, per lasciare un po’ soli la sorella e Caspian.
“Sono sicura che avrete ancora un mucchio di cose da dirvi. Non preoccupatevi, ci penso io”
“Sì” commentò Edmund, “tanto, conoscendolo, ronferà come un orso fino a domattina”
“A me non piacciono i bambini” sbuffò Eustace. “Non lo porteremo mica con noi, vero?”
Questa era una delle questioni che più impensierivano Caspian: non voleva separarsi da Susan e Ian proprio adesso, ma era vero che trascinare un bambino di appena un anno in un’impresa avventuristica come quella che si apprestavano a compiere, non era esattamente una buona idea.
Anche Susan la pensava allo stesso modo: non voleva lasciare Caspian, ma Ian era troppo piccolo per viaggiare. Non sarebbe stato come sul transatlantico per andare in America, , i mari in cui il Veliero dell’Alba avrebbe navigato erano tutta un’altra storia.
“Potremmo restare qui” suggerì Susan, affacciata insieme a Caspian al balcone della cabina reale. “Dopotutto, sono Regina di Narnia e ho sempre avuto a cuore le Isole Solitarie. Aiuterò Lord Bern e tutte le altre persone rimaste senza casa”
“Mi aspetteresti?” le chiese Caspian, osservando il viso di lei incorniciato dai lunghi capelli scuri, lievemente mossi dalla brezza.
“Sarò qui quando tornerai, te lo prometto”. Susan gli prese le mani e gliele strinse.
“In ogni caso, non ripartiremo finché non avrò la certezza che sulle Isole Solitarie sarà tutto sistemato” riprese Caspian. “Bern aveva ragione: Calormen cerca guerra ma io non ho alcuna intenzione di iniziarne una”
“Servirà sottoscrivere un trattato di pace, allora”
“Lo so, e spero che l’Imperatore Tisroc vorrà firmarlo a sua volta. Ho idea che questa faccenda richiederà del tempo prima di concludersi, ma non importa: lo passerò insieme a te e a Ian”
Caspian liberò un fantastico sorriso e Susan ricambiò.
“Sai cosa mi disse Peter, una volta?”
“Che cosa?”
“Che, secondo lui, la mia gravidanza era una prova. Io volevo scordarmi tutto e invece mi sono ritrovata a ricordare ogni particolare più chiaramente che mai”
“Forse lo è stata davvero” disse lui, “e credo che tu l’abbia superata, esattamente come io ho superato la mia”. Caspian le posò una mano sul collo, accarezzando il viso di lei con il pollice. “Adesso capisco il significato delle parole che Aslan mi disse tre anni fa. Sai, un tempo avrei voluto lasciare Narnia per raggiungerti, ma lui mi disse che non potevo e che un  giorno avrei compreso perché stavo soffrendo tanto. Aslan sapeva che aspettavi un figlio, sapeva che dovevi trovare la forza da sola, la stessa che dovevo trovare io per regnare su Narnia. Dovevamo stare lontani per crescere e capire, per farcela da soli fino al giorno in cui non saremmo stati pronti. E se tutto il tempo che siamo stati lontani significa ora essere così felici, allora mi sta bene”
Susan si alzò in punta di piedi e lo baciò, sentendo subito le braccia di lui avvolgerla. All’improvviso, si accorse che non le bastava più averlo accanto. Avevano impiegato i loro primi momenti solo per stringersi, per parlare, per accertarsi di essere insieme, ma adesso voleva sentirlo, toccarlo e baciarlo di più e sempre di più.
“Mi sei mancato così tanto”
Lui catturò il viso di lei tra le mani, il suo sguardo dentro al suo. “Anche tu, da morire”
Caspian la baciò di nuovo, costringendola a riversare la testa all’indietro, ad abbandonarsi tra le sue braccia. Le strinse la schiena e la sollevò, trascinandola dentro la stanza.
Lei gli circondò il collo con le braccia, aggrappandosi saldamente, accorgendosi di quanto anche lui volesse esattamente quello che voleva lei.
Quasi dimentico di ogni cautela, Caspian la stese sul letto sotto di sé, baciandola con maggiore impeto, come se non riuscisse a saziarsi, facendo scorrere le mani su di lei con frenesia.
“Piano” mormorò Susan.
Lui la guardò, leggermente turbato. “Scusami”
Lei sorrise e gli fece una carezza sulle labbra, sul viso, tra i capelli.
“Amami come se fosse la prima volta” fu la richiesta della Regina. “Come se tutto iniziasse oggi, come se non fosse mai finita”
Caspian intrecciò le mani alle sue, la fronte posata su quella di lei, gli occhi socchiusi.
“Non sarà mai finita, finché avrò vita”
Le pose una mano sotto la schiena e la sistemò meglio tra le lenzuola, riprendendo a baciarla dolcemente, sforandole gli angoli della bocca, poi scese sul collo. Il respiro si fece affannoso per il desiderio e anche lei sospirò più forte. Le fece scivolare l’abito sulle spalle, iniziando a divorare il suo corpo.
Istintivamente, Susan inarcò la schiena, cercando un maggiore contatto, assaporando la nuova sensazione che le dava la ruvidezza del volto di lui contro la sua pelle, mentre la baciava dappertutto. Avvertì il fiato caldo di Caspian infrangersi su di lei, ovunque, in punti in cui non credeva possibile provare tali sensazioni. 
Caspian rimase incantato a guardare le curve del corpo di lei, sfiorandola con leggerezza, sentendo il corpo di Susan vibrare ad ogni suo tocco.
La Regina tracciò carezze sulla schiena di lui, sulle spalle, sul petto, sulle braccia, notando con una dolce stretta al cuore la cicatrice bianca di quella ferita che aveva baciato la notte in cui avevano concepito Ian. E di nuovo lo fece: baciò quel punto, la spalla, il collo, le labbra di Caspian, mentre divenivano di nuovo una cosa sola.
In un incontro tra sogno e realtà, si ritrovarono.
Susan lo strinse forte, nascondendo il viso nella sua spalla, le dita tra i suoi capelli, la disperazione dimenticata. Le parve di tornare a respirare, tornare a vivere
Caspian reclamò con ogni movimento tutto il suo amore. Lei era sua, sua da sempre, e per sempre lo sarebbe stata.
Si dedicarono ogni respiro, ogni gesto e ogni carezza, ogni fremito e ogni bacio, lacrima o sorriso. Si sarebbero dedicati amore tutta la vita.
Testimone di quel sentimento furono il vento, il cielo, le stelle e il mare, al di la del quale, un giorno non troppo lontano, Aslan avrebbe detto loro che era il momento di ricominciare.
Come una volta aveva detto a Caspian, la sua storia con Susan era stato qualcosa di davvero inatteso. In tutta la sua eternità, Aslan non aveva mai visto - e mai avrebbe visto - un sentimento così sincero e infinito, come non aveva e non avrebbe mai conosciuto due persone tanto cocciute.
Dopotutto però, era lui stesso ad aver creato l’amore, ad aver creato quelle due creature alle quali aveva donato la volontà di scegliere ciò che era meglio per loro.
Pur se impossibile un attimo prima, un attimo dopo lo avevano reso possibile: formulando un giuramento nel luogo più sacro di tutta Narnia, esprimendo un desiderio, una preghiera, nel modo più incredibilmente semplice: amandosi.
Ad Aslan era bastato più che se avessero cercato complicate parole.
Ed era bastato attendere qualche tempo perché tutto si compisse.
Il concepimento di quel figlio sulla Tavola di Pietra, aveva fatto sì che Narnia stessa accettasse quella piccola, tenera, creatura come fosse già parte di lei. Ian era sempre appartenuto a Narnia e, grazie a lui, adesso anche Susan poteva appartenervi completamente. Donandosi a Caspian, al Re, aveva iniziato a tracciare il destino di tutti senza accorgersene.
Certo, questo avrebbe compreso grandi cambiamenti, effetti enormi sulla vita di tutti: Susan non avrebbe mai più rivisto i suoi fratelli e i suoi genitori, non sarebbe mai più tornata sulla Terra, ma Aslan sapeva che era pronta, adesso. Erano pronti entrambi, lei e Caspian: pronti per affrontare il futuro, per veder realizzato quel desiderio. Erano stati convinti di non farcela senza sapere che dentro di loro avevano già la forza per fare tutto.
Quali meravigliose e imprevedibili sue creazioni erano gli esseri umani…
Sorrise Aslan, camminando sulla spiaggia della Fine del Mondo, aspettando il Veliero dell’Alba, aspettando i due innamorati per spiegare loro tutte queste cose. Per dire che se volevano vivere insieme, che la storia finisse così.

 
FINE  

 
 
 
 
Cari lettori, questo è l'epilogo di “A Fragment Of You”. Per caso, scrivevo le ultime battute con la canzone di Whitney Houston “I will always love you”, e vi giuro che ho pianto…sono senza speranze!!!
Ho lasciato molto spazio alla vostra immaginazione su vari aspetti del finale: potete decidere voi come si svolgerà il viaggio, se Susan e Ian andranno con Caspian e gli altri o no, cosa dirà loro Aslan, se prima o poi i Pevensie si rivedranno…
Libera interpretazione, insomma. Spero apprezzerete questa mia scelta :)
Come avrete notato, per questo ultimo capitolo ho messo un banner diverso, creato appositamente dalla mia cara
_likeacannonball . Grazie cucciola! Te l’avevo detto che l’avrei messo ;)
Ah, se ci sono errori non esitate a dirmelo!
 
Ultimi ringraziamenti:
 
Per le preferite: aleboh, battle wound, fossyross, HarryPotter11, loveaurora, MoiraScarlettMorgana, Shadowfax, Zouzoufan7, _faLL_ , _likeacannonball
 
Per le seguite: Ellynor, fede95, Francy 98, Fra_STSF, Halfblood_Slytherin, ibelieveandyou,  jesuisstupide, JLullaby, Judith_Herondale, justalittlepatiencew, LadyVentia96, Lyra Avalon Black, M a i , mewgiugiu, niky25, Poska, PrincipessinaDolce, Scentedblackink, Shadowfax, SweetSmile,  _joy, _LoveNeverDies_ , _likeacannonball 
 
Per le recensioni dello scorso capitolo: JLullaby, Robyn98, Shadowfax, _joy, _likeacannonball 
 
Ok, sto per rimettermi a piangere…xD Grazie mille a tutti quanti, non mi aspettavo proprio che questa storia vi piacesse così tanto. Sono felice che abbiate amato anche questa versione Suspian!!! Ne arriveranno altre da condividere con voi. Vi terrò aggiornati sulla mia pagina facebook.
Un bacio e un abbraccio grandissimi,
vostra SusanTheGentle♥
   
 
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