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Autore: Himeko _    21/07/2014    3 recensioni
[BlueMoon | partecipa a “La sfida dei 200 prompt” indetta da msp17 | raccolta mista]
#02. Come Giulietta Capuleti • «Aspettami Shade», sussurri prima di chiudere gli occhi e ricongiungerti al tuo amato. [Angst]
#04. Tentazione • Doveva essere Rein a donargli il suo primo bacio, non lui a rubarlo – per una sua debolezza – come un vigliacco.
#05. Sposami • Dannazione!, si disse, mentre colpiva il muro alla sua sinistra con un pugno, facendo sussultare Rein.
#07. Ossessione • Doveva rassegnarsi; quel viso gli si era impresso a fuoco, non solo nella mente, ma anche nel cuore.
#08. Lacrime silenziose • Lentamente poggia il palmo della sua mano sul suo volto, cancellando con una delicata pressione del pollice le tracce umide che rigano la sua guancia.
#09. Padre • Sto per diventare padre, concretizza per la prima volta da quando Rein gli ha detto di essere incinta, abbassandosi a baciarle la fronte coperta dalla frangia sbarazzina.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Himeko Kuroba
Personaggi: Rein centric, Shade.
Pairing: lieve accenno alla RedMoon.
Prompt: #176. Cecità
Note: questa fanfiction partecipa a La sfida dei 200 prompt indetta da msp17.






 
Fili color oceano
 
   
Guardami.


 
Ti osservo per la prima volta da lontano, senza avvicinarmi, incapace di superare questo oceano che ci divide.
Oceano.
Sorrido lievemente.
È strano come io associ questa parola – qualsiasi sia il contesto – a te, più che ad una vasta distesa di acqua salata.
Oceano mi ricorda i tuoi occhi cobalto, in cui ho avuto il privilegio di perdermi.
Occhi che non vedono.
Occhi che non mi vedono.
Occhi che si sono sempre mostrati ciechi nei miei confronti.
Le labbra si stirano in un triste sorriso, mentre continuo ad osservarti dal fondo della sala.
Fino a poco tempo fa credevo che esistesse solo un tipo di cecità; la malattia oculare capace di togliere alle persone il piacere di vedere le foglie secche cadere dagli alberi quando giunge l’autunno, la magia della neve in inverno, lo sbocciare dei fiori in primavera e gli splendidi arcobaleni dopo i brevi e violenti temporali estivi.
Invece, mi sono dovuta ricredere, grazie a te.
Esiste qualcosa peggiore di questa malattia – con la quale si impara a convivere.
Io lo so bene.
Essere visti senza essere visti.
Perché non mi vedi? Mi sono domandata tante, troppe volte nel corso di questi anni, implorandoti ogni volta di guardarmi.
E tu, ti voltavi verso di me. Ma rimanevi cieco.
Cieco di fronte alle mie premure.
Cieco di fronte alle mie parole.
Cieco di fronte ai miei sguardi innamorati, alle mie gote perennemente rosse, al mio imbarazzo.
Cieco davanti le mie lacrime.
Cieco di fronte a sentimenti che tutti hanno visto.
Già, tutti tranne te.
Non posso nemmeno colpevolizzarti – non potrei mai farlo! –, perché sono io che avrei dovuto guidarti verso la luce, cancellando questa tua perenne cecità.
L’unica da biasimare sono io.
Ma va bene così.
Non importa.
Finché continuerò a vedere il sorriso dipinto sul tuo volto, non m’importerà della cecità che mi hai mostrato, né di quanto essa continui a ferirmi.
Mi armo del mio migliore sorriso e mi avvicino a te, a voi, congratulandomi per il vostro fidanzamento.
Mi sorridi di rimando, ma subito mi domandi se va tutto bene.
Ti sorrido rassicurandoti, mentre tu continui a scrutarmi attento.
E prima che tu possa domandarmi qualcosa, augurandovi ogni felicità, mi allontanando con le lacrime che premono per uscire ed un sorriso sulle labbra.
Finalmente mi hai vista.
Quell’ombra di comprensione che ha animato i tuoi occhi, è stata l’artefice di un altro piccolo sussulto del mio cuore.
Ma ora sarò io a mostrarmi cieca.
Ed è giusto così.


 
Guardami.
Sembravano dire i tuoi occhi verde-acqua ed io l’ho fatto, comprendendo.
Ma è troppo tardi per provare a porre rimedio a tutti i miei errori.
Perdonami Rein per essere stato così cieco.
Perdonami per non averti saputo amare come meritavi.
Perdonami, se puoi.

 
 
[457 parole]
 




 


Note dell’Autrice:
Buonasera,
con questa Raccolta volevo ufficializzare il mio non abbandono del Fandom. Ebbene, sono ritornata sui miei passi, nonostante avessi promesso di non farlo, questo grazie a due scrittrici di questo fandom, che mi hanno non solo supportata – sopportando i miei scleri – ma hanno anche fatto sì che io ritrovassi la stessa passione di un tempo scrivendo all’interno della sezione, e tutto grazie alle loro splendide storie, che vi consiglio di andare a leggere.
Devo confessare, che non mi aspettavo di scrivere qualcosa di così deprimente ed acquoso per inaugurare la raccolta, anzi pensavo di proporvi qualcosa di più allegro, ma pare che al momento riesca a scrivere solo fanfiction da suicidio. Inoltre non sono neanche tanto convinta di essere riuscita a rispettare il rispettare il prompt come lo intendeva l’Autrice che ha indetto la Challenge. Nel caso non fosse rispettato, ditemelo e provvederò a modificare lo scritto, o a togliere il prompt, iniziando ufficialmente con la sfida dalla prossima fanfiction.
Il titolo non ha nulla di particolare a mio avviso. Eppure, se penso a Rein e Shade – mi dispiace, anche se in questa c’è stato un lieve accenno alla RedMoon, le storie saranno Shein – mi viene in mente il colore dell’oceano, che a mio parere rappresenta gli occhi di Shade e i capelli di Rein – sebbene questi ultimi non siano proprio di questo colore. Ed il filo perché entrambi sono legati da un nastro indistruttibile, sempre secondo me. Ma che ci posso fare, io li amo nella loro semplice essenza.
In realtà il titolo doveva essere Filo color oceano, tuttavia durante la stesura ho deciso di pluralizzare – esiste? – il singolare, dato che saranno più fanfiction. A proposito, questa volta si è trattato di una flashfic, ma non vi assicuro nulla sulle prossime, visto che potrei scrivere anche drabble e One shot.
E dopo questa lunghissima nota, vi lascio, ringraziando tutti coloro leggeranno e/o vorranno commentare.
Grazie.

Himeko

 
  
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