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Autore: saramermaid    21/07/2014    2 recensioni
Prendete un Thad ed un Sebastian bambini, condite il tutto con un ghiacciolo al limone e verrà fuori un incontro semplicemente scritto dal destino. Enjoy!
Dal testo:
«Come ti chiami?», proruppe all’improvviso il moretto torturandosi le manine con una certa apprensione, «io mi chiamo Thad» Aggiunse infine prima di tacere sperando di ottenere una risposta. [...]
«Il mio nome è Sebastian.» Commentò fiero allungando una mano che l’altro strinse prontamente con un leggero tremolio che non passò inosservato.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Galeotto fu il gelato









Il parco di Westerville brulicava di bambini chiassosi intenti a giocare tra gli scivoli e le altalene poste sul prato verde, mentre poco più in là i genitori li tenevano costantemente d’occhio seduti comodamente sulle panchine. Sebastian, appoggiato svogliatamente al tronco di un albero, osservava con sguardo critico ed il naso arricciato le macchie di erba e terra che ricoprivano i vestiti degli altri bambini del tutto intenzionato a non smuoversi dal suo rifugio sicuro. La sua mamma gli aveva concesso quell’uscita straordinaria per premiarlo a causa dei buoni voti che aveva preso, ma lui era ancora restio a lasciarsi andare e fare amicizia.

Dall’alto dei suoi sei anni sapeva che, nonostante quel premio, gli sarebbe toccata comunque una bella strigliata una volta tornato a casa se si fosse macchiato i vestiti nuovi. Così se ne stava in disparte ad osservare sbuffando di tanto in tanto dalla noia e rimpiangendo di non avere con sé il suo amato videogioco. L’unica fortuna era quella di poter gustare il suo amato ghiacciolo al limone che la mamma gli aveva comprato poco prima dal chiosco all’entrata. Stava giusto per scartarlo quando la sua attenzione venne prontamente catturata da un bambino moro che guardava per terra sconsolato cercando di asciugare i lacrimoni che gli solcavano le guance.

Cautamente gli si avvicinò, incuriosito dal motivo per cui l’altro stesse piangendo e convinto che si fosse fatto male in qualche modo. Del resto i suoi genitori gli avevano insegnato ad essere educato e a prestare soccorso se qualcuno aveva bisogno di aiuto. Con il ghiacciolo ancora sigillato nella carta e stretto nella mano sinistra si fermò davanti al moretto che, frattanto, aveva sollevato lo sguardo nella sua direzione. Sebastian rimase del tutto incantato nel ritrovarsi davanti un viso assolutamente dolce contornato da due occhioni marroni come il cioccolato fuso e per la prima volta fu certo di avere stampata in volto un’espressione di assoluta sorpresa.

«Perché stai piangendo? Ti sei fatto male?» Si costrinse comunque a chiedere continuando ad osservare l’altro bambino che ora aveva smesso di piangere pur avendo ancora gli occhi leggermente arrossati.

«Non sono ferito. Mi è caduto il gelato.» Rispose questi in un mormorio abbastanza timido indicando un punto davanti ai piedi di Sebastian ed arrossendo subito dopo aver incrociato gli occhi verdi dell’altro.

Sebastian scrutò con attenzione la pozza ormai sciolta di quello che doveva essere il gelato e, dopo alcuni secondi di riflessione, assunse uno sguardo comprensivo come se capisse a pieno la reazione del bambino di fronte a lui. Probabilmente avrebbe reagito allo stesso modo se fosse capitato a se stesso anche se di sicuro non avrebbe pianto perché piangere era da femminucce e lui era un bambino coraggioso e forte come gli ripeteva sempre il suo papà.

«Se vuoi possiamo dividere il mio. E’ ancora chiuso nella carta.» Propose, salvo poi sgranare leggermente gli occhi verdi per ciò che aveva appena detto. Lui non divideva mai niente di suo, era incredibilmente geloso e possessivo nei confronti delle proprie cose, per questo preferiva restare da solo senza immischiarsi con gli altri bambini. Eppure gli era venuto spontaneo fare quella proposta pur di cancellare l’espressione triste dipinta sulla faccia di quel bambino alquanto singolare.

«Davvero?» Chiese con cautela l’altro scompigliandosi i capelli scuri con le dita mentre sulle labbra appariva il sorriso più luminoso che Sebastian avesse mai visto. E’ bellissimo, pensò quest’ultimo mentre le sue gote si imporporavano leggermente a causa di quella constatazione.

«Vieni. Andiamo a sederci lì.» Si limitò però a dire con ancora le guance accaldate prendendo il più basso per una mano e trascinandolo verso una panchina libera posta all’ombra di una quercia.

Si sedettero in silenzio scrutandosi a vicenda di sottecchi mentre condividevano quel ghiacciolo al limone tanto preferito dal più alto. Sebastian non sapeva cosa dire e all’improvviso notò che sentiva uno strano formicolio allo stomaco come se tante farfalle fossero racchiuse al suo interno. Le mani ben curate gli sudavano leggermente col rischio di far sgusciare via lo stecco che stringevano e sentiva un gran caldo ogni volta che l’altro bambino lo osservava.

«Come ti chiami?», proruppe all’improvviso il moretto torturandosi le manine con una certa apprensione, «io mi chiamo Thad.» Aggiunse, infine, prima di tacere sperando di ottenere una risposta.

Sebastian diede l’ultimo morso al ghiacciolo buttando nel cestino alla sua sinistra ciò che ne restava e prese a mordersi il labbro inferiore riflettendo attentamente sul fatto che Thad fosse un bellissimo nome proprio come il suo proprietario. Scacciando però quei pensieri strani, prima di parlare, si stampò sul viso l’espressione più compiaciuta che avesse.

«Il mio nome è Sebastian.» Commentò fiero allungando una mano che l’altro strinse prontamente con un leggero tremolio che non passò inosservato.

L’ orgoglio di Sebastian aumentò a dismisura di fronte alla consapevolezza che i suoi modi suscitassero una certa ammirazione in Thad e non poté fare a meno di osservare con divertimento ed un pizzico di innaturale tenerezza gli occhi sgranati e la bocca dischiusa dell’altro di fronte a quella nuova rivelazione. Ridacchiò quindi in risposta riacquistando la sua sicurezza e sistemandosi ad ogni folata di vento il ciuffo castano che non ne voleva sapere di stare al proprio posto.

«Sebastian», scandì lentamente Thad inclinando leggermente la testa di lato come a voler imprimere bene quelle lettere mentre il diretto interessato gli prestava attenzione, «mi piace il tuo nome.» Concluse con un mezzo sorriso che colpì di nuovo Sebastian a tal punto da costringerlo a sorridere di rimando.

«Anche il tuo non è male.» Ammise quest’ultimo dando voce ai pensieri di poco prima e continuando a studiare le reazioni di Thad ad ogni parola che usciva dalle sue labbra sottili.

«Sebastian ti va di venire a giocare con me? Stavo costruendo un castello di sabbia laggiù.» Gli rispose Thad cambiando discorso ed indicando un’enorme quantità di sabbia posta dietro gli scivoli colorati.

Sebastian annuì concorde balzando in piedi e stringendo forte la mano che Thad aveva preso tra la sua. Percorsero di corsa quei pochi metri non curandosi delle occhiate scettiche che gli lanciavano gli altri bambini a causa di quel gesto e si inginocchiarono uno accanto all’altro su quei granelli marroncino chiaro. Insieme costruirono un enorme castello munito di torri e poco importava se per farlo dovessero sporcare leggermente i loro vestiti. L’unica cosa che contava è che si stavano divertendo un mondo e più la costruzione prendeva forma più i loro occhi si illuminavano. Alla fine di quell’enorme fatica Sebastian si tirò su spolverandosi i pantaloncini scuri, completamente consapevole che sua madre l’avrebbe guardato con rimprovero, ed aiutando Thad a fare altrettanto.

«E’ il castello più bellissimissimo che abbia mai visto.» Esclamò a voce alta il moretto con tono solenne ed assolutamente serio.

«Si dice bellissimo, Thad.» Lo corresse Sebastian con una risatina beccandosi una leggera gomitata in risposta mentre l’altro metteva su un broncio che trovò adorabile.

Sbuffando il castano gli prese la mano intrecciando le loro dita e stampandosi sulla faccia la miglior espressione innocente e tenera che fosse in grado di fare. Non ci volle molto prima che Thad lo perdonasse per aver riso di lui e che contento lo abbracciasse forte buttandogli le braccia attorno al collo e sollevandosi leggermente sulle punte perché Sebastian era molto più alto. Incerto, quest’ultimo ricambiò la stretta passandogli le braccia dietro la schiena mentre il suo cuore iniziava a battere più veloce a causa di quella vicinanza.

«Grazie Sebastian, sei l’amico migliore del mondo.» Mormorò Thad prima di lasciargli un veloce bacio sulla guancia come ringraziamento per tutto ciò che aveva fatto per lui.

Sebastian si tastò la pelle lentamente sentendo allargarsi sulle sue labbra un sorriso sincero e felice che mai prima di allora si era concesso. In quel momento si sentì un po’ meno solo e sfacciatamente fortunato per aver trovato un nuovo compagno di giochi nonché amico. E si convinse che in fondo andare ai giardinetti non era poi così tanto terribile come aveva immaginato. Purtroppo lui e Thad dovettero separarsi presto per ritornare a casa, ma entrambi giurarono di non perdersi di vista scambiandosi quella promessa con un altro abbraccio sotto lo sguardo colmo di tenerezza delle loro mamme.







«Harwood se non ti muovi ti lascio qui, sappilo.» Urlò Sebastian per farsi sentire da un Thad visibilmente in ritardo.

«Sto arrivando», sbuffò di rimando l’altro uscendo dalla porta del bagno completamente vestito e pettinato, «provare a mangiare meno yogurt la mattina non ti farebbe male, Bas.» Aggiunse ironico passandogli accanto e facendogli una linguaccia.

Smythe alzò gli occhi al cielo ormai del tutto rassegnato a quella situazione che puntualmente si ripeteva ogni volta che dovevano uscire. Ad occhi esterni sarebbe sembrato del tutto insofferente e scocciato ma agli angoli delle labbra erano perfettamente visibili i tratti di un leggero sorriso. Indossarono velocemente le proprie giacche e presero posto in macchina dirigendosi verso un ristorante carino ed elegante poco fuori città. Da bravo cavaliere Sebastian scortò Thad all’interno del locale gustandosi la faccia shoccata dell’altro alla vista di tutto quel lusso.

«Bas ma questo ristorante è uno dei più costosi come diav-»

«Il denaro non è un problema lo sai, ho risparmiato abbastanza da poterci permettere una cena fuori casa una volta tanto.» Lo interruppe Sebastian concedendogli un’espressione sincera, priva di ghigni e smorfie, di fronte alla quale il moretto si convinse completamente prendendo posto al tavolo riservato per loro.

La cena fu ottima e chiacchierarono per tutto il tempo scherzando e punzecchiandosi com’erano soliti fare tutti i giorni. A fine serata entrambi si sentivano sazi e di buon umore tanto che Thad propose all’altro di fare una passeggiata nel parco nonostante l’ora tarda. Sebastian acconsentì e nel giro di pochi minuti si ritrovarono a percorrere proprio il viale che conduceva alle giostre. Gli scivoli colorati e le altalene erano appariscenti anche nella semi oscurità e a quella vista sia Thad che Sebastian si lasciarono scappare un mezzo sorriso per poi guardarsi negli occhi. Stavano pensando la stessa identica cosa sebbene nessuno dei due avesse pronunciato una singola parola fino a quel momento.

«Non ci posso credere!», sbottò all’improvviso Thad rompendo il silenzio, «Sono passati esattamente più di dieci anni eppure per qualche strano motivo ci ritroviamo ancora una volta qui.»

«E ti dispiace?» Gli chiese Sebastian in modo abbastanza serio quasi come se temesse la risposta che l’altro ragazzo gli avrebbe dato.

«Nemmeno un po’», rispose il moro con tono sicuro scuotendo la testa per evidenziare il concetto, «è grazie a questo giardinetto che ti ho conosciuto e non rimpiango assolutamente nulla da quel giorno.»

Il volto di Sebastian si distese completamente a quelle parole e, automaticamente, si diresse verso la panchina nascosta dalle fronde facendo segno a Thad di raggiungerlo mentre vi si accomodava sopra. L’altro non se lo fece ripetere due volte ed in quella occasione fu del tutto naturale cercare la mano di Sebastian per stringerla tra la propria permettendo alle dita di intrecciarsi saldamente tra loro. Il più alto ricambiò la stretta con dolcezza sollevando il volto quel tanto che bastava per memorizzare le sfumature luminose che la luna rifletteva su quel viso contornato da un paio di penetranti occhi nocciola.

«Thad», lo richiamò con lentezza costringendolo a voltarsi, « je crois de t’aimer depuis le premier jour où je t’ai vu

«Ti amo anche io mi amor», gli rispose sistemandogli qualche ciocca che era sfuggita da quel ciuffo castano, «se così non fosse non ti avrei mai chiesto di sposarmi e tu non mi avresti detto di si.»

«Potrei sempre ripensarci.» Aggiunse Sebastian sogghignando beccandosi uno scappellotto dietro la nuca ed un sonoro sbuffo da parte dell’altro.

Sebastian era pazzamente, completamente e totalmente innamorato di Thad ma restava pur sempre il solito Smythe ed adorava vedere quel broncio impresso sulle labbra del suo ragazzo soprattutto perché era un chiaro invito a cancellarglielo nel modo che conosceva meglio. Quindi del tutto incurante di chiunque potesse vederli lo attirò a se passandogli una mano tra quella chioma scura e catturando quelle labbra sensuali in un bacio del tutto infuocato. In risposta Thad gli morse il labbro inferiore facendolo gemere e costringendolo a far scivolare la mano, che prima era tra i capelli, lungo la schiena. Le lingue si rincorrevano in una danza tutta loro, ormai abituate a cercarsi, trovarsi e riconoscersi.

«Buon anniversario, Thad.» Sussurrò Sebastian staccandosi a causa della necessità di respirare ma continuando a sfiorare le labbra dell’altro gonfie ed arrossate a causa dei baci.

«Buon anniversario anche a te, amore.» Soffiò Thad su quelle labbra prima di posarci sopra un altro bacio questa volta molto più delicato e dolce.

Si coccolarono ancora un po’ seduti sulla stessa panchina su cui anni prima avevano condiviso un ghiacciolo al limone, poi ancora abbracciati uscirono da quel parco diventato speciale per entrambi per dirigersi verso casa dove avrebbero potuto continuare ad esprimere il loro amore senza vestiti e senza alcun freno. Semplicemente completandosi come se fossero due facce della stessa medaglia.

Alla fine la promessa di non perdersi di vista l’avevano ampiamente mantenuta negli anni precedenti ed ora si apprestavano a mantenerne una molto più importante, quella di non lasciarsi mai restando insieme fino alla fine dei loro giorni. Era stato tutto merito di quel ghiacciolo, che tanti anni prima aveva unito le forze col destino, a spingerli l’uno nella vita dell’altro. E se avessero dovuto rispondere alla domanda su come si fossero innamorati avrebbero certamente detto: galeotto fu il gelato.












A/N

Sono ufficialmente diventata Thadastian dipendente e mi viene del tutto naturale come respirare scrivere OS su di loro. Per la prima volta ho voluto inserire una piccola parte di Thad & Bas versione bambini per cui non ho proprio idea se la cosa abbia funzionato o se invece è stata un enorme cavolata. Spero di non aver reso il Bas bambino un po’ troppo diverso dalla versione adulta, ma appunto tenete presente che si parla di un bambino di sei anni. L’ideuccia di sopra riportata mi è venuta mentre, aimè lo ammetto, mangiavo candidamente un ghiacciolo gustandomelo a pieno dato il caldo insopportabile. Non ho altro da aggiungere, se avete domande, dubbi o semplicemente vi va di farmi sapere cosa ne pensate lasciate una recensione e sarò felice di rispondervi. Vi lascio alla lettura.

xoxo

Sara
  
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