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Autore: musa07    21/07/2014    1 recensioni
Perché Giotto fece dono a G. di un arco ...
Mini oneshotina su questo dubbio amletico, affrontato a modo mio ovviamente^^
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Giotto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vabbè, io non so neanche più cosa dire. Tanto ormai voi conoscete la mia mente che vaneggia e il mio amore infinito per ‘sti due, che mi porta a pormi tanti interrogativi su di loro.
Tipo: è G. che non può stare senza Giotto, o è Giotto che non può vivere senza G. ?
Ehh, c’est la guerre
 
 
“Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza”
 
 

Sapeva perfettamente dove l’avrebbe trovato …
In mezzo ai boschi. Dove gli alberi si diramavano per lasciar spazio al piccolo lago.
Solo loro due conoscevano quel posto. Quel lago. Quelle dolci acque che più e più volte, da sempre, li avevano visti protagonisti d’improbabili e goliardiche nuotate nei momenti più disparati e assurdi. Dove sempre più spesso – quando tutto quella storia dei Vigilantes era cominciata – cercavano rifugio e riparo da pensieri e ansie troppo tortuose, prima che diventassero oppressive. Prima che li schiacciassero.
Giotto procedeva spedito con il suo solito passo felpato, ma G. l’avrebbe sentito arrivare anche se avesse volato. Anche se avesse avuto le ali ai piedi … perché per primo gli arriva l’inconfondibile profumo della sua pelle. Poi il suono del suo respiro.
Si girò, G., proprio nel momento in cui il biondo avanzò oltre l’ultima coltre intricata di rami e radici affioranti. E non si stupì, Giotto, che l’altro l’avesse sentito arrivare. Ecco perché gli affidava la sua vita. Da sempre. E per sempre …
Si lasciò scappare una risata cristallina quando lo vide inarcare perplesso un sopraciglio notando cosa si stava portando appresso.
G. spostò rapidamente lo sguardo dall’oggetto incriminato ai suoi occhi dorati, finendo di infilarsi la camicia nonostante gocce d’acqua gli imperlassero ancora il corpo. Cosa che fece piegare la testa di lato al biondo, contrariato, guadagnandosi una risata di gusto a sua volta da parte dell’altro.
- Avresti anche potuto aspettarmi. – si permise di beccarlo Giotto.
- Non arrivavi più. – fu la replica divertita, che fece assottigliare per un attimo gli occhi al Primo, fingendosi non contento della risposta. Stoica serietà che durò la frazione di un secondo e poi, nuovamente, scoppiarono a ridere mentre Giotto avanzava verso G.
- Stavo contrattando con un commerciante giù al mercato in città. – proseguì il biondo, allusivo, guadagnandosi un’occhiata attenta e sospettosa da parte dell’altro, che si portò una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio.
Giotto gli sorrise, porgendogli l’oggetto della sua negoziazione.
- Giotto, cosa dovrei farci io con questo? – lo beccò, seriamente divertito, colui il quale era diventato il Primo Guardiano della Tempesta, ponendo le mani avanti e facendo un passo indietro.
- Provarlo. – fu la replica imperturbabile dell’altro, detta con uno dei suoi soliti sorrisi, quasi avesse detto un’ovvietà.
- Provarlo? – gli fece eco, sogghignando.
Ma nel momento in cui posò lo sguardo sugli occhi dorati del suo compagno, G. capì che l’altro era serio. Maledettamente serio. Doveva aver avuto una delle sue famose intuizioni. Intuizioni che gli mettevano i brividi ultimamente, a dirla tutta, viste le persone che aveva eletto come altri suoi Guardiani.
Producendo quello che sembrava in tutto e per tutto un brontolio gutturale, il rosso afferrò l’arco dalle mani dell’altro, sollevando il palmo della mano libera per farsi dare una delle frecce che facevano bella mostra di sé nella faretra color alabastro, senza mai staccare gli occhi da quelli di Giotto, che continuava a sorridere serafico. Di quel sorriso appena accennato sulle labbra.
- Io uso la pistola … - tentò di obiettare iniziando, tuttavia, a saggiare la tensione della corda dell’arco, come se gli fosse appartenuto da sempre.
- Provalo. – continuò imperterrito il Primo che aveva perfettamente notato quel gesto inconscio, beccandosi un’occhiata in tralice da parte del suo compagno. Occhiata che stava chiaramente ad indicare qualcosa del tipo “ quanto sei testardo quando ti metti!”
G. sospirò leggermente, incoccando la freccia e tendendo l’arco senza sforzo alcuno, assumendo la naturale posizione d’arciere.
Giotto si ritrovò senza fiato a vedere come avesse assunto quella posa in modo del tutto spontaneo, anche in questo caso come se gli fosse propria da sempre. Nel momento in cui i polmoni decisero di collaborare nuovamente nell’atto respiratorio, il Primo sorrise dolcemente a quella visione. Ma rimase nuovamente estasiato nel momento in cui un ramo, sotto il peso delle piogge torrenziali dei giorni precedenti, non reggendo più il peso, si spezzò da uno dei punti più alti dell’albero e iniziò a cadere. Con una velocità fulminea, quasi possedesse sensi e acutezza proprie dei felini – e Giotto era sicuro fosse così. Che G. possedesse istinti animaleschi. In tutti i sensi – il Guardiano roteò su se stesso, puntando l’arco verso ciò che lui aveva percepito come un pericolo, scoccando e mandando la freccia dritta contro il bersaglio, inchiodando il ramo spezzato sul tronco di un albero prima che toccasse terra.
Era stato tutto così rapido, che G. guardò le mani che ancora impugnavano saldamente l’arco come se non fossero sue. Aveva agito d’istinto. Ma non solo … era come se quell’arco fosse stato un prolungamento del suo corpo.
Incredulo, sollevò gli occhi verso quelli del suo compagno, che stava sorridendo compiaciuto e soddisfatto.
 
Ecco perché Giotto fece dono a G. di un arco. Perché era la sua arma innata.
E perché – segretamente, ma gliel’avrebbe confessato praticamente subito – sentiva montargli un fuoco dentro ogni qual volta lo vedeva imbracciare l’arco.
Fuoco che toccava a G. spegnere e consumare ...
 
 
FINE
 
 
Quando devo sfogare in quale maniera, ecco che puntualmente ci casco e scrivo di questi due lover*O*
Abbiate fede che il settimo capitolo de “In ogni guerra gli eroi …” è pronto-prontino e presto apparirà sempre su questi schermi.
Bc bc
   
 
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