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Autore: Female_Weezy    21/07/2014    3 recensioni
Courtney ritorna a Miami, suo luogo di nascita e dove abita la madre, per
staccare la spina da tutte le sofferenze subite in Canada. Rincontrerà le vecchie amiche,
il divertimento e un nuovo amore... anche se una presenza da lei nota tornerà...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Mi risvegliai non so quanto tempo dopo. La testa mi girava fastidiosamente e aprì gli occhi lentamente, portandomi una mano alla testa. Quando riuscì a mettere a fuoco gli oggetti provai a capire dove mi trovavo. Era una stanza stretta e umida, un pavimento di sasso, sporchissimo (mi raddrizzai in piedi disgustata) , delle brevi scale che conducevano ad una porta, un seminterrato, dunque.
Non c’erano oggetti, se non un lungo tavolo di ferro arrugginito con sopra un’enorme cassetta di metallo pitturato di rosso, chiusa. Alzai lo sguardo e una fioca lampadina illuminava la stanzetta. Non c’erano finestre, nessuna possibilità di fuga. Avevo paura di avvicinarmi a quella porta, tanto era sicuramente chiusa. Ricordai la puntura nel braccio vedendo il buco, circondato dal rossore. Era freddo , mi sfregai le braccia, e iniziavo ad avere paura. Poi mi ricordai della cassetta sul tavolo, mi avvicinai e l’aprì, sicuramente c’erano degli attrezzi.
Ma quando l’aprì e dentro trovai solo altre siringhe, piene di liquido, persi le speranze, e mi inquietai ancora di più. Dov’ero, perché mi trovavo li? Ma soprattutto, chi era stato? Cacciai quei pensieri, ma avevo paura ugualmente. Spalancai gli occhi e voltai velocemente la testa quando sentì la porta aprirsi con un cigolio assordante. Ne scese una figura alta, un uomo, dati i capelli neri acconciati in un ciuffo, il fisico magro ed atletico.
“Ciao, Courtney”
Era lui.
“Che cosa vuoi?” gli chiesi, cercando non perdere la calma, ma stavo per esplodere.
Lui rise sarcastico, passandosi una mano nel ciuffo moro. Sarà anche stato un bastardo ma era maledettamente bello. Aveva una t-shirt bianca, si vedevano i muscoli lavorati, e dei jeans neri con Vans dello stesso colore. Aveva un piercing al sopracciglio, e questo lo rendeva ancora più belle. Per un attimo mi imbambolai davanti alla sua bellezza, ma poi mi ripresi.
“Allora?”
“Cosa vuoi che voglia? Mi hai denunciato, mi stanno rintracciando. Mi butteranno dentro di nuovo, sono una faccia conosciuta in questo paese, prima e dopo che tu mi buttassi in prigione, cara Smith. Tutte le persone a cui tenevo mi hanno lasciato, mi sono rimasti solo un paio di amici che mi aiutano nei miei affari loschi, mi hai rovinato la vita. “
“Io?!” esclamai, scioccata. “Ma sei stato tu a…” non ebbi il coraggio di finire la frase.
Lui mi guardò alzando un sopracciglio, sospirò, poi si voltò verso di me e disse: “Ero un ragazzo che già da un pezzo era entrato nel mondo dell’alcool e della droga, ti giuro su quello che vuoi che non era mia intenzione” “Ma l’hai fatto.” Risposi secca “E non è una cosa da poco, Alan.”
Lui non mi rispose, e buttò a terra un grosso borsone nero che fino ad ora nemmeno avevo notato. L’aprì e mi ritrovai milioni di buste contenenti erba, pasticche e polvere bianca: cocaina.
“Quelle siringhe sono piene di eroina, non toccarle” “Non è mia intenzione, fidati”
Guardò con sguardo sconsolato le decine di buste di droga, e dopo pochi secondi cadde in ginocchio. “Perché?” urlo “Perché mi sono ridotto così? Che schifo di uomo sono?”
Ero seriamente colpita, poi alzò lo sguardo su di me e disse :” Courtney, ti giuro, io non volevo farti tutto questo, la colpa è solo sua!” urlò indicando il borsone “Tutta quella merda mi spingeva a farlo! Tutta questa roba non solo l’assumo in dosi enormi, ma la vendo a una casa dimenticata dal mondo in un quartiere malfamato, il numero 326 di via G.Washntong…”
Sbiancai, e lo anticipai “ 14esima strada?..” “Si, perché? Li conosci?” “No, no” mentì. Dovevo chiedere un paio di cose a Roxy.
“Insomma, mi sto distruggendo da solo, non penso che la galera mi cambierà qualcosa. Morirò tra le sbarre, tanto non importa a nessuno”
Per la prima volta provai pena per lui. Lo guardai, un bellissimo ragazzo ventiduenne che si stava distruggendo lentamente, colpa di ciò che la società ritiene “figo”. Per farsi accettare da questa merda, sennò sei già morto. Ma lui lo sarà letteralmente.
“Non dire così Alan” gli dissi con gli occhi che bruciavano.
“Non difendermi, non me lo merito. Tu dovresti odiarmi. “ Non aveva tutti i torti, ma in quel momento mi sembrava impossibile.
“Ho deciso, mi consegno alla polizia.” Disse alzandosi in piedi
“Cosa?!” esclamai “Tu cosa?”
“Hai sentito bene, faccio ciò che mi merito, per recuperare il tuo rispetto, se mai un giorno ci riuscirò” mi disse sorridendo stancamente.
“Ma.. tu.. se vai in un buon centro puoi anche…”
“No Courney, se morirò in galera avrò quello che merito.”
“Non voglio.” Dissi fredda.
Lui non parve per nulla sorpreso dalla mia reazione, ma girandosi verso di me rispose: “Non provare a fermarmi Courtney, prima che cambi idea” disse con ironia.
“Ma..” non feci in tempo a finire la frase che mi trovai di nuovo addormentata.

Al mio risveglio ero in un letto di ospedale, e appena aprì gli occhi sent’ un urlo:
“Oh tesoro stai bene!” mia mamma mi aveva abbracciato, singhiozzando.
“M-mamma..” risposi cercando di abbracciarla. Poi d’un tratto mi venne in mente:
“Dov’è Alan? “ dissi alzandomi a sedere.
Mia mamma sospirò, poi mi rispose.
“Lui… ha chiamato la polizia e ha detto che aveva intenzione di auto consegnarsi. Nessuno ci ha creduto e i poliziotti sono venuti tutti armati fino ai denti perché si aspettavano un attentato, ma appena arrivati si è consegnato completamente privo di armi e, dopo aver sequestrato la droga è stato messo dentro. Prima però ha avvertito tutti che eri nel seminterrato drogata, fortunatamente nulla di pensante, solo sonniferi. Dio, amore, è tutto finito finalmente”
Disse, abbracciandomi ancora.
“Già.. finito..”
  
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