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Autore: B_Regal    22/07/2014    6 recensioni
[Raccolta di One Shot indipendenti]
Dall'ultimo capitolo:
Ormai è quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.

SPOILER 5x12!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Regina Mills aspettava impaziente all’angolo della strada, il rumore del vento leggero e delle foglie che esso spazzava via come unica compagnia.  Aveva già controllato l’ orologio tre volte, ma chi doveva arrivare non era in ritardo, era stata lei ad anticiparsi; Credeva che l’avrebbe fatta stare più tranquilla e invece iniziava a ricredersi. Quei minuti le stavano dando l’opportunità di pensare, e i pensieri che le stavano attraversando la testa non erano certo del migliore tipo.
Forse non avrebbe dovuto accettare, forse era troppo presto.
Ma Robin aveva insistito così tanto.
 
“Voglio che Roland ti conosca..” le aveva detto quel pomeriggio, interrompendo l’ennesimo bacio furtivo che si stavano scambiando in uno degli stretti corridoi di Granny’s, quello che ormai era diventato ufficialmente il loro rifugio “Stasera!”
“Ma mi conosce già!” Aveva ribattuto lei, guardandolo perplessa e anche un po’ scocciata da quell’interruzione.
“Si, come conosce tutti gli altri qui a Storybrooke, ma io voglio che ti conosca davvero..” Le aveva preso le mani con foga, stringendogliele nelle sue “Voglio che sappia quello che rappresenti per me!”
A Regina non era sembrata una grande idea, ma aveva sorriso per dissimulare “Una specie di presentazione ufficiale? Come l’altro giorno con Henry?”
“Diciamo di si, ma per Roland va bene anche qualcosa di meno formale. Stasera, alla festa per il bambino!”
“Robin, io non so se..”
Lui aveva scosso la testa, prendendo quella di lei tra le sue mani “Non ti preoccupare, gli altri saranno così presi dal nuovo arrivato che neanche ci faranno caso. Ci vediamo prima e andiamo insieme alla festa, io tu e Roland!”
 
Non aveva voluto sentire ragioni, ma lui non capiva. Non capiva che lei non era una che piaceva alla gente, tantomeno ai bambini. Anzi, soprattutto ai bambini. Henry gliel’aveva detto chiaramente una volta.
Gli altri bambini non vengono a casa, loro hanno paura di te.
Non vedeva alcun motivo per cui per Roland sarebbe dovuto essere diverso.
 
Li vide arrivare dal fondo della strada illuminata dai lampioni, l’uomo stringeva la mano del bambino accanto a lui, in una presa che poteva percepire salda e rassicurante.  Trasmettevano una strana sensazione di tranquillità con quella camminata quasi sincronizzata, il passo deciso ma lento, che non mutò nemmeno quando lui la riconobbe.  Robin Hood era così, non perdeva mai la sua flemme.
Per un attimo sentì le gambe tremare e un nodo che le bloccava la gola, ma cercò di dissimulare quelle sensazione quando i due la raggiunsero. E poi Robin fu abbastanza vicino che lei lo vide. Vide quel sorriso rassicurante e l’ansia svanì improvvisamente come era arrivata. Lasciò che lui le sfiorasse velocemente una guancia a mò di saluto, poi concentrò la sua attenzione sul bambino che la stava guardando, pensieroso.
Non riuscì a decifrare lo sguardo che le stava riservando, così si limitò a un normale saluto, sperando di apparire quanto meno.. normale. “Ciao Roland!”
“Ciao. Lo sai che mi ricordo di te?” Lo disse con una sorta di orgoglio nella voce.
La tenerezza con cui pronunciò quelle parole fece sorridere Regina, che si inginocchiò alla sua altezza per poterlo guardare negli occhi “ah si?”
Roland annuì fiero “Si, sei la signora con il vestito elegante che ha trasformato la scimmia cattiva in un pupazzo!”
La donna annuì piano, intercettando lo sguardo di Robin, che in piedi davanti a loro si godeva la scena in silenzio.
Non ci aveva proprio pensato.  La rottura del sortilegio aveva restituito a tutti la memoria e il piccolo Hood non aveva fatto eccezione. Ed evidentemente l’episodio della scimmia voltante non era rimasto impresso solo a lei.
Quelle parole la riempirono di felicità. Era abituata ad essere riconosciuta, spesso la sua fama l’aveva preceduta e tante volte aveva visto uomini e donne spalancare gli occhi di paura alla sua comparsa. Ma era la prima volta che qualcuno si ricordava di lei per qualcosa di buono che aveva fatto.
“Si, sono proprio io!”
Roland sorrise soddisfatto, poi inaspettatamente allungò una mano verso di lei e le sfiorò una ciocca bruna “sei più bella con i capelli così!”
Gli occhi di Regina si spalancarono un po’ di più “grazie!” Balbettò, sentendosi presa completamente alla sprovvista da quel complimento innocente.
“Roland è un bambino molto sincero, dice tutto ciò che gli passa per la testa!” Spiegò Robin, probabilmente intuendo l’esitazione della donna. 
Regina tornò in piedi, e annuì lanciandogli uno sguardo divertito “come suo padre..”
Robin alzò le spalle, e lei sarebbe rimasta ore a osservare quell’espressione malandrina che era comparsa sul volto dell’ uomo. Fu solo perché si ricordò della presenza del bambino accanto a loro che si costrinse a distogliere lo sguardo che finì dritto sull’ insegna luminescente della gelateria di fronte al marciapiede.
“Ti va di mangiare un gelato, Roland?”
Quello alzò lo sguardo su di lei, perplesso “E che cos’è?”
“E’ qualcosa che solitamente ai bambini piace molto. Mio figlio ne va matto!”
“Tu hai un figlio?” chiese Roland, spalancando gli occhioni color nocciola “Posso giocare con lui qualche volta?”
“Certo che puoi!” Assicurò lei, mentre l’immagine di Henry e Roland che lottavano insieme con le spade di legno le attraverso gli occhi per un attimo “Lui è un po’ più grande di te, ma sono sicura che ne sarebbe contento!”
Il bambino sembrò felice di quelle parole, evidentemente essere l’unico bambino della comitiva di suo padre non lo rendeva particolarmente entusiasta “Anche io!”
“Allora, questo gelato lo vogliamo assaggiare o no?” Con un cenno della testa indicò l’ingresso della gelateria e Roland varcò la soglia senza esitazione, seguito dai due adulti.
L’ uomo dietro il bancone rivolse un sorriso incerto a Regina, ma lei non ci badò. Da quando aveva spezzato la maledizione era abituata agli strani atteggiamenti degli abitanti di Storybrooke, probabilmente confusi dagli eventi di cui era giunta loro voce,  e ancora indecisi se annoverarla tra i buoni o tra i cattivi.
“Un cono medio per questo bimbo qui..” chiese, posando una mano sulla spalla di Roland, che se ne stava con il naso schiacciato sul vetro del bancone, rapito da quell’ esplosione di colori “Cioccolato e panna dovrebbero andare bene!”
Robin fece qualche passo verso Regina e le sussurrò in un orecchio “Non stiamo facendo tardi alla festa?”
Regina annuì “Si, ma ti assicuro che non è questa grossa perdita!” replicò con una smorfia. Lui alzò gli occhi divertito e lei scrollò le spalle “Non è per il bambino, eh!” precisò lei “E’ che tu non conosci David e Mary Margaret.  A volte sono così.. plateali!”
“Forse, ma ci sarà anche Henry.. e lui non vorrebbe che tu mancassi ad un evento così importante per la vostra famiglia!” Rispose, sottolineando il vostra e senza perdere di vista Roland che si era sporto per afferrare il cono dalle mani grosse del gelataio.
Regina lasciò cadere delle monete sul bancone e si voltò verso Robin, le mani sui fianchi “Il fatto che tu adesso sappia qual è il mio punto debole, non ti da il diritto di usarlo a tuo piacimento contro di me!”
Robin ridacchiò e pensò bene di chiudere subito l’argomento. Scompigliò i capelli ricci del figlio mentre uscivano di nuovo all’aria aperta “Allora, com’è?”
Roland si stava appena riprendendo dall’impatto con quella sostanza ghiacciata sulla lingua. Arricciò il naso e si mise a ridere “E’ freddo!”
Quella risata contagiò anche i due adulti, che rimasero a osservarlo divertiti mentre il bambino si lanciava in un secondo assaggio, stavolta più consapevole e vigoroso.
“Sai, è così che deve essere.. “ Gli spiegò Regina piegandosi leggermente verso di lui “si chiama gelato proprio per questo!”
Roland annuì, senza alzare però gli occhi dal suo bottino “Mi piace!”
“Bene..  possiamo andare allora!” Esclamò la donna  lanciando un occhiata a Robin “Qualcuno qui è impaziente di mescolarsi tra la folla!”
Lui fece una smorfia e le prese un braccio, delicatamente, avvicinandola a sé “State forse insinuando che non mi piace stare da solo con voi, Maestà?”
“E’ quello che mi avete fatto capire..” Rispose lei a tono, con un lampo divertito negli occhi.
Robin arricciò la bocca “Allora ricordatemi di spiegarvi meglio come stanno le cose, appena avremo l’occasione di restare da soli. Soli io e voi, intendo!”
“Vedremo cosa siete capaci di fare!”
L’ uomo avrebbe voluto continuare quel gioco di battutine, ma fu distratto dal figlio che aveva preso a camminare davanti a loro e, troppo preso dal suo gelato, sembrava incapace di mantenere un tragitto lineare e per la seconda volta si era pericolosamente avvicinato al bordo della strada.
“Roland, ti ho già ripetuto che qui non è come la foresta e che devi fare attenzione a dove metti i piedi!” Allungò un braccio verso il figlio “Dammi la mano!”
Roland si voltò distrattamente, trovò Regina giusto dietro di lui e fu istintivo per lui afferrarle le dita fasciate dai guanti neri e stringergliele con la sua piccola mano sinistra, mentre con la destra tentava in ogni modo di tenere in equilibrio il gelato e di evitare che altre gocce  scivolassero via sul cono.
Regina fu presa alla sprovvista da quel gesto e per un momento alzò gli occhi su Robin, come se si aspettate un gesto da lui, come se si sentisse colpevole di aver usurpato un ruolo che non le spettava.
Ma lui le sorrise, un sorriso che sembrava felice, quasi orgoglioso. E che fece sorridere anche lei, mentre la presa attorno alla manina di Roland si faceva più stretta.
Sentì un calore che le avvolgeva il petto, che le arrivava fino a dentro al cuore.  Era una sensazione di benessere, che le sembrò molto simile a quella che aveva provato quando aveva preso per la prima volta Henry tra le sue braccia.  Non sapeva se essere felici significava sentirsi in quel modo, ma qualsiasi cosa fosse, le sarebbe piaciuto durasse per sempre.
Per un momento un brutto presentimento le scosse il corpo, come se quello che stava provando fosse sbagliato, quasi una vocina interiore che le diceva che non se lo meritava e che avrebbe perso tutto.
Che sarebbe finita male, come sempre.
Ma decise di ignorarla.
Era arrivato il momento di smetterla con i brutti pensieri, e di godersi quello che il destino le stava finalmente regalando. 
  
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