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Autore: Rinkaku    22/07/2014    2 recensioni
Questo racconto, interamente dedicato alla trama di Dark Souls, è per tutti coloro che hanno amato il gioco e tutti i suoi personaggi. Il protagonista della storia è Eiryn, giovane piromante non-morto che si ritroverà a dover viaggiare per tutta Lordran, affrontando gigantesche creature mostruose e antichi cavalieri, per scoprire la verità su se stesso e sulle origini della sua stessa razza.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La chiesa era ormai immersa nel silenzio.

Il suono della campana era ormai dissolto nel vento ed Eiryn era tornato all'interno della grande costruzione.

Improvvisamente sentì come se ci fosse qualcuno, in quel luogo e, incuriosito, iniziò a vagare per le gallerie del primo piano, scoprendo che, dietro ad una porta di legno, era nascosta una piccola e stretta cella, dentro la quale era rinchiuso un cavaliere dall'armatura dorata e scintillante.

-Ma tu guarda..Non avrei mai immaginato che qualcuno riuscisse ad arrivare fin qua..- Disse piano l'uomo.

La sua voce era profonda, calma ma nascondeva un'indole malvagia, che mai il giovane piromante aveva avvertito in qualcuno.

-Il mio nome è Lautrec, sono un cavaliere delle lontane terre di Karim e tu come ti chiami?- Domandò l'uomo, continuando a fissare il ragazzo negli occhi.

-Io sono Eiryn. Come mai sei lì dentro?-

-Questo non è affar tuo...Ma ti prometto che se mi libererai io ti darò una mano nel tuo viaggio...Che ne dici?-

-Chi mi assicura che non stai mentendo?-

-Hahah, cosa potrei farti, scusami? Lo vedi, non sono armato mentre tu sei alquanto potente, no?-

Eiryn, sentendo quelle parole, si mosse quasi involontariamente, prendendo una delle chiavi che aveva trovato lungo la strada e aprendo la porta della prigione.

Lautrec si alzò e andò via, silenziosamente, dopo aver ringraziato il piromante.

Tutto ciò era avvenuto talmente in fretta che il ragazzo non era riuscito a comprendere nulla.

Lautrec?

Chi era quel misterioso cavaliere dall'armatura dorata, in realtà?

Perchè Eiryn non era riuscito a fermarsi, mentre apriva la cella?

Sempre più domande, ma non poteva fare altro che procedere, per scoprire la verità.

Appena uscito dalla chiesa, si diresse a ovest, dove una fitta foresta invadeva tutto.

Lungo la strada, però, incontrò un altro dei tanti non morti ancora in possesso del proprio senno.

Era un uomo molto alto, dalla corporatura larga ed estremamente robusta, il volto incorniciato da una lunga barba bianca e dai capelli legate e dello stesso colore.

-Oh, ma tu guarda! A quanto pare nemmeno tu hai perso il senno, eh?- Domandò quello, picchiando una lastra di ferro con un grosso e pesante martello.

-A quanto pare...- Si limitò a rispondere Eiryn, sedendosi addossato a un muro.

-Sei di molte parole, eh? Piacere, io sono Andrei di Astora e, come puoi vedere, sono un fabbro. Se necessiti del mio servizio puoi venire qui ogni volta che vuoi, basta che mi porti della titanite e molte anime.-

-Grazie mille, me ne ricorderò sicuramente, in futuro.- Gli rispose il ragazzo, avviandosi verso le scale in fondo alla stanza.

Non appena le scese si ritrovò in un'enorme sala, piena di macerie, debolmente illuminata dalle torce appese alle pareti.

Improvvisamente, dal buio che riempiva il centro della sala, comparì una piccola luce che si scagliò contro Eiryn.

Il piromante cercò di schivare ma era troppo tardi, il fulmine scagliato contro di lui lo centrò in pieno, facendolo cadere a terra e la creatura che lo aveva scagliato gli saltò subito addosso, cercando di colpirlo con la lunga lancia che teneva in mano.

L'enorme bestia era rapida, quasi fulminea, i suoi colpi potenti e micidiali non tardarono, infatti, a colpire l'esile corpo di Eiryn, trapassandogli il petto.

Boccheggiando il suo corpo scomparve, dissolvendosi, mentre la sua umanità lo abbandonava, svanendo insieme al suo corpo in una piccola nube nera e bianca.

 

I suoi occhi si aprirono, lentamente.

Il suo corpo e la sua mente venivano cullati dalla calda luce del falò, mentre il suo corpo era tornato quello grigio e deturpato di un qualunque non morto senza più la sua umanità.

Ma cos'è la morte, per un non-morto?

Niente più che un ciclo infinito che lo farà tornare sempre nello stesso punto, forse con nuove conoscenze per avanzare nel suo cammino o magari senza.

Una sola cosa era certa, la fiamma li rendeva immortali, ma come? Da dove proveniva tutto ciò? Quale era l'origine vera della maledizione dei non-morti?

Forse qualcuno o qualcosa, li aveva creati anche se il modo ancora era oscuro.

Senza pensare troppo alla cosa, disgustato dal suo novo e decadente aspetto, Eiryn ritornò al piano di sotto e parlò col fabbro.

-Heh! E così non ce l'hai fatta, eh? Con quell'equipaggiamento non mi sorprende, sai? Torna nel punto in cui sei morto e recupera ciò che hai perso, poi torna da me e ti aiuterò, sbrigati.- Gli disse Andrei il fabbro, senza smettere di colpire col pesante martello il pezzo di ferro che teneva sull'incudine davanti a sé.

I suoi movimenti erano rapidi, ripetitivi.

Manteneva sempre lo stesso ritmo, senza mai fermarsi per riposare, mangiare o bere, rimanendo estremamente concentrato su quel pezzo di ferro.

Che facesse tutto ciò solo per mantenere il proprio senno? Che quel continuo forgiare fosse solo il frutto della para di diventare vuoto e vagare senza una meta?

Ancora una volta, il piromante distolse lo sguardo, perchè non poteva fare nulla per aiutare il fabbro, che era così amichevole e gentile nei suoi confronti e qualcosa, mentre questa consapevolezza si formava nella sua mente, si iniziò a incrinare, come un vetro che inizia piano piano a creparsi, millimetro per millimetro.

Fece esattamente come l'uomo gli aveva appena detto, scese, recuperò le anime perse e ritornò indietro.

-Mmm, bene bene, mi ci vorrà un po' di tempo ma saprò forgiarti un'arma decente.-

 

Il fabbro ci mise qualche ora ma, finito il lavoro, il suo possente urlo di gioia ruppe il silenzio che regnava nella piccola costruzione di legno e pietra.

Eiryn si svegliò di colpo, durante l'attesa si era addormentato in un angolo della stanza senza nemmeno rendersene conto.

-Molto bene, ragazzo, eccoti la tua nuova arma. So ce ne possiedi una decisamente più potente ma....Per ora accontentati di questa spada.- Disse il fabbro porgendogli l'arma.

Il piromante la prese fra le sue mani, con estremo rispetto e ammirazione Mai aveva visto arma più bella e lucente.

La lama era lunga, ricurva verso la punta mentre la guardia e l'impugnatura erano decorate con motivi quasi esotici, che nulla avevano a che fare con quella regione.

Ringraziato l'uomo ed equipaggiata la spada, Eiryn tornò ad affrontare il demone.

 

La bestia era lì, al centro dell'enorme stanza immersa nel buio e lo attendeva.

Il demone si mosse, saltando rapidamente contro Eiryn che, però, schivò lateralmente, raggiungendo le spalle del mostro.

La lama della spada sferzò contro la creatura, producendo un suono sordo venendo a contatto con la dura pelle di questa, interamente fatta di titanite, minerale facilmente reperibile a Lordran in differenti forme, alcune più rare di altre ma tutte legate da una sola e antica leggenda.

Si narrava, infatti, che le titaniti fossero, in realtà, i frammenti di un antico fabbro senza nome, che in tempi ormai lontani aveva forgiato le armi degli dei.

Secondo questa stessa leggenda, anche la creatura che si trovava ora davanti ad Eiryn proveniva dal fabbro senza nome, considerato anch'esso una divinità, venerata dai fabbri, i quali cercavano addirittura di imitarne gli usi conosciuti, nella speranza di poter guadagnare quelle stesse capacità.

Il combattimento diveniva sempre più sanguinoso e cruento, i rapidi movimenti del demone costringevano il piromante a rimanere in assetto da difesa finché, come dal nulla, si aprì un leggero buco, nella difesa della bestia, un leggero movimento di troppo, bastato a far saltare tutta la sua furia in quei colpi.

Eiryn, vedendo quel singolo secondo come un miracolo del cielo, un atto di benevolenza nei suoi confronti, colpì, facendo perdere leggermente l'equilibrio della creatura che per difendersi si allontanò ma questo non fece altro che avvicinare la sua sconfitta, la sua morte.

Il terzo colpo fu decisivo, il demone cadde, dissolvendosi nel nulla e lasciando, al suo posto, un frammento di titanite, differente da quelli che finora aveva trovato, un frammento proveniente in modo del tutto diretto da quello che si poteva definire un membro della prole dell'antico fabbro senza nome.

Queste conoscenze, come tutte quelle scoperte finora, entrarono a far parte della mente di Eiryn non appena acquisì la sua anima.

  
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