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Autore: alcyone    04/09/2008    18 recensioni
Ammetto di non aver mai letto il romanzo di Lewis e che il primo film non mi sia piaciuto granchè. Ma da inguaribile romantica sono rimasta profondamente toccata dalla tenera ed appena accennata storia d'amore fra Caspian e Susan. E da inguaribile ottimista ho voluto dar loro la possibilità di un lieto fine che non gli è stato concesso. La cosiddetta seconda possibilità. Che sarebbe successo se il giorno della partenza qualcosa fosse andato storto? Per chi vorrà esserci, Buona lettura.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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4. In the wind

 

 

Camminava in un'evanescente atmosfera di colori, che parevano dipinti da un pittore astrattista. Forme indefinite lo circondavano, scostandosi solo per consentirgli il passaggio.

Una voce, anch'essa senza forma, sembrava richiamarlo, guidarlo attraverso quell'illusione dalle tinte vivaci. Non sapeva chi fosse, ma non riusciva a distogliere l'attenzione dal richiamo, ed il suo corpo pareva muoversi di volontà propria.

La voce suadente lo attirava con prepotenza laddove i colori sembravano sbiadire e fondersi in un'unica tinta cinerea, un turbinio di sfumature dell'ebano si contorcevano in una sottile danza inesplicabile, qualcuno invocava il suo nome.

“Svegliati Peter.”

Spalancò gli occhi. Madido di sudore, la camicia incollata alla schiena, Peter si guardò attorno riconoscendo quella che era la sua camera da letto. Si fregò energicamente il viso fra le mani, come a voler scacciare gli stralci di quello strano sogno.

Aslan. La voce di Aslan lo aveva svegliato.

Perché mai gli era apparso in sogno?

 

Il tintinnio di piatti e bicchieri accolse la sua entrata nella luminosa sala da pranzo, nell'aria un delicato profumo di biscotti e l'aroma esotico del tè caldo. Susan, Edmund e Lucy erano ai loro posti, intenti in un'abbondante colazione conversavano amabilmente. Nel vederlo entrare interruppero per un momento il loro chiacchiericcio, salutandolo.

Al ragazzo non sfuggì l'inaspettata assenza del re e del suo consigliere. “Dov'è Caspian?”

“Dormito parecchio eh?” Lo rimbeccò Edmund.

“Non lo abbiamo visto. Quando siamo scesi aveva già fatto colazione, ora è a consiglio con l'ambasciatrice di Aasghard.” Rispose Susan sorseggiando il suo tè.

Peter occupò il suo posto abituale. “Perché nessuno mi ha svegliato?”

“Ci ho provato. Non ne volevi sapere e mi hai supplicato di lasciarti dormire ancora.” La sorella scostò con noncuranza una ciocca di capelli, sistemando il nastro di raso celeste e bianco che li teneva raccolti. “Ho pensato che fossi stanco.”

“Già…” Anche Peter era assai stupito. Non gli era mai capitato di non svegliarsi, e poi quello strano sogno, per di più non ricordava di aver chiesto a Susan di lasciarlo dormire.

Lucy assestò un colpetto gentile all'indirizzo di Edmund. “Ho capito, ho capito.”

“Peter, io e Lucy pensavamo di andare a fare una scampagnata, con il tuo permesso.”

Il fratello sollevò un sopracciglio. “Dopo quello che è successo ieri…”

Edmund non perse l'occasione. “Proprio per questo abbiamo pensato di venire a chiedertelo. Da un momento all'altro potremmo dover tornare a casa, non vogliamo partire senza… aver detto “arrivederci”.”

“Oh, per favore Peter!” Lucy gli piazzò addosso i suoi grandi occhi imploranti.

“Non farti pregare.” Susan gli rivolse la parola per la prima volta di propria iniziativa, dal loro litigio. “Edmund ormai è adulto. Se desideri che si responsabilizzi devi dargliene la possibilità, quale miglior occasione se non quella di affidargli Lucy?”

“Tu lo sapevi già vero?”

“Ne hanno parlato prima con me, perché temevano che ti saresti arrabbiato.” Abbassò il tono, rendendolo quasi impercettibile. “Dimostragli che si sbagliano.”

Peter guardò prima Edmund, poi Lucy, soppesando le parole della sorella. “Va bene, potete andare.”

La più piccola dei Pevensie balzò in piedi. “Grazie, grazie, Grazie!” Girò attorno al tavolo e si gettò al collo del fratello, abbracciandolo. “Grazie Peter!” Questi non potè fare a meno di ricambiare il gesto affettuoso, ma lo sguardo che incrociava quello di Edmund lasciava trasparire una certa preoccupazione.

 

La biblioteca reale era senz'ombra di dubbio il fiore all'occhiello di tutta la reggia. I pregiati pavimenti di marmo, l'incantevole meraviglia del soffitto finemente dipinto, gli splendidi arazzi che l'adornavano, ma ancor prima di tutto ciò, spiccava la sconfinata vastità della collezione di volumi che le sue mura racchiudevano. La storia di Narnia, dei suoi abitanti, gli inconfessati segreti di quelle magiche terre venivano custoditi fra quegli scaffali, che tanto avrebbero potuto raccontare di quanto avevano veduto nei secoli del dominio umano. Ogni racconto, ogni gesta d'amore o di guerra, qualsiasi libro fosse mai stato scritto si trovava in quella stanza.

Nei suoi diciassette anni, Caspian aveva occupato parecchio del proprio tempo rinchiuso in quella stanza, ma non era giunto nemmeno alla metà dei libri che aveva a disposizione. Nonostante suo zio Miraz fosse riuscito a bandire, come blasfemi, buona parte dei volumi che narravano del popolo magico di Narnia, Cornelius era stato in grado di salvarne qualcuno, permettendo al giovane principe di apprendere quanto più poteva dal mondo che un giorno sarebbe stato sotto la sua guida.

Lo sguardo del giovane re vagò senza meta, posandosi in qua ed in là, ora sul volto pensieroso di Cornelius,ora sulla figura della donna dai capelli bruni che gli volgeva le spalle, rivolta alla finestra. Gli occhi fissi all'orizzonte, assorta in lontani pensieri accarezzava il capo del suo nero felino che, al pari di un cucciolo mite, godeva delle generose attenzioni.

Dacché Caspian aveva fatto il suo ingresso nella sala, Eruanna non aveva proferito parola, preferendo il silenzio alla difficoltosa ricerca delle parole adeguate.

“Maestà.” La suadente voce dell'elfa ruppe il silenzio, come il frangersi di un cristallo. “Quanto devo dire è per me assai gravoso.” Ella si voltò, incrociando lo sguardo con quello del re.

“Nei secoli del dominio umano il mio popolo ha sempre difeso la propria indipendenza con onore e fermezza.” La postura altera, il viso teso ma impassibile, le mani giunte in grembo, le conferivano una composta freddezza, velata solo dalla musicalità della sua voce. “Rifiutammo l'alleanza proposta da Caspian I, nonostante l'inferiorità numerica resistemmo stoicamente all'invasione di Miraz e delle sue milizie.”

Caspian guardò il suo maestro senza capire. Di che cosa parlava quella donna?

Il vecchio Cornelius si schiarì la voce. “Subito dopo l'assassinio di vostro padre, Miraz guidò un'invasione per soggiogare Aasghard, che aveva rifiutato di annettersi durante il mandato di suo fratello. Si svolse in gran segreto, poiché Miraz non aveva ancora potere decisionale; il generale Glozelle condusse uno squadrone di duecento uomini in una spedizione fallimentare, dalla quale rientrarono solo in settanta.”

“La battaglia durò sei giorni. Perdemmo parecchie vite, ma le perdite di Miraz furono incalcolabili. Non tutto si trova sui libri di storia, Maestà.” Commentò Eruanna.

“Allora è venuto il momento di scriverne di nuovi.” Replicò Caspian risoluto.

L'elfa incontrò il suo sguardo, un moto di ammirazione attraversò l'imperturbabile volto marmoreo. “Da allora però, le cose sono molto cambiate. Il nostro mondo è cambiato. Ed ora io vengo da voi, in nome del mio popolo, spogliata del mio orgoglio e di ogni remora, ad implorare aiuto.” La sua voce tradì un lieve tremito.

“Maestà, il mio popolo sta morendo.”

 

“Aspettami Lucy!” Edmund, le mani alle ginocchia, respirava affannosamente, nel tentativo di recuperare il fiato perduto, ma la sorella era già corsa avanti. Ne scorgeva i lunghi capelli castani svolazzare, mentre la bambina attraversava la radura.

“Sbrigati! Sbrigati Ed! Non ci aspetteranno per sempre!”

Il giovanotto la raggiunse facendo appello alle ultime, scarse energie. Come si erano accomiatati, Lucy aveva raccolto rapidamente le sue cose trascinandolo fuori dalle mura del castello, verso una non ben precisata meta. Nemmeno per un solo istante aveva smesso di correre, preda di un'eccitazione palpabile che, per quanto il ragazzo tentasse di dissimulare, stava travolgendo anch'egli.

“Allora? Io non vedo niente…” Ansimò.

Lucy gli regalò un sorriso compiaciuto. “Adesso li vedrai.” Un fischio leggero uscì dalle sue labbra dischiuse.

Le fronde degli alberi si scossero, come a voler rispondere al richiamo, in un turbinio di foglie.

Un fruscio lontano si fece via via più vicino, ed un altro fischio in lontananza rispose a quello di Lucy. Edmund riconobbe chiaramente quel suono.

Tra energiche folate di vento, due grifoni dal dorato piumaggio si posarono docilmente nella radura, a pochi passi dai due fratelli. “Queste saranno le nostre ali.”

 

 

“Come è cominciata non lo sappiamo, nessuno lo sa.” Eruanna soppesava le parole, modulando il tono, confondendone il tremito fra i sospiri. “I cavalli si sono ammalati. Erano deboli, stanchi, emaciati, ad ogni calar del sole diventavano sempre più debilitati. Non mangiavano e non si muovevano; perdevano ingenti quantità di sangue per continue quanto inspiegabili emorragie. Consumati da un male oscuro, morivano dopo lunghi giorni di agonia.”

Caspian fissava l'elfa senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo corpo minuto chinato a terra, dalla mano che ritmicamente carezzava la sua Elbereth.

“Poi il contagio si è trasmesso ad un giovane mercante di cavalli, ed il decorso della malattia è stato il medesimo. Purtroppo il suo caso non è stato l'unico.” Eruanna si alzò scostandosi i capelli bruni dal viso.

“Molti sono gli abitanti di Aasghard caduti malati, molti pochi sino ad ora sono sopravvissuti.”

La donna avanzò di qualche passo, ponendosi dinnanzi alla poltrona dove sedeva Caspian, e lì s'inginocchiò.

“Maestà, io vengo in nome della mia gente. Sono qui ad implorare l'aiuto di Narnia e del suo re.”

 

Il legno consunto della vecchia scala a chiocciola gemeva pericolosamente ad ogni passo. Susan avanzava cautamente, gli occhi sugli scalini dismessi, la mano stretta in quella di Caspian, che la guidava. “Si può sapere dove mi stai portando?”

“Vedrai. Mancano solo…” Diede un'occhiata sopra le loro teste seguendo l'andamento elicoidale delle rampe proseguire senza fine. “Beh, non manca molto. Tu però non guardare su.”

“Stai cercando di sfinirmi, per poi gettare il mio corpo morente dalla torre più alta del castello?”

Caspian si girò a guardarla, in volto un'espressione estremamente seria. “In effetti l'ho pensato, come hai fatto a scoprirmi?”

La giovane rise, stringendosi di più alla sua mano. “Oh beh, spero che mi permetterai di esprimere almeno un ultimo desiderio.”

“Ne riparliamo quando siamo in cima. Nel frattempo, non guardare nemmeno giù, è piuttosto ripido.”

“E allora che cosa dovrei guardare?” La domanda restò priva della sua implicita risposta.

Quando il pianerottolo di legno era ormai prossimo, Caspian lasciò la mano di Susan invitandola ad accostarsi al muro, e con l'aiuto di entrambe le mani spinse con forza la botola sopra la sua testa, che si aprì cigolando in uno sbuffo di polvere. Il ragazzo le sorrise, poi s'issò oltre l'apertura quadrata da cui proveniva un'intensa luce, sparendo dalla visuale di Susan.

Pochi istanti dopo si affacciò protendendo una mano. “Andiamo?” La giovane vi si aggrappò, lasciandosi aiutare a salire sul ballatoio. “Chiudi gli occhi però.”

Obbedì, sentendosi afferrare per i fianchi posò i piedi sulla pavimentazione di legno. Una luce violenta filtrava attraverso le palpebre chiuse, il forte odore della polvere le riempiva i polmoni.

“Stai davvero cercando di gettarmi dalla torre?”

“Ssshh…” Le sussurrò. Una scarica di brividi la scosse, pungendola come minuscoli ed aguzzi spilli, mentre le labbra del ragazzo sfioravano il suo orecchio. Si lasciò guidare alla cieca, finchè la brezza frizzante dell'aria primaverile le carezzò il viso come una mano gentile.

“Adesso guarda.” Susan aprì gli occhi, investita dallo scintillio della luce del giorno, per alcuni istanti non riuscì a distinguere forme e colori tra i corpuscoli evanescenti che saettavano, abbagliandola.

Ciò che i suoi occhi ancora annebbiati distinsero all'orizzonte era quanto di più bello la natura potesse creare. Sconfinate, lussureggianti pianure giacevano infinite e pacifiche, le acque del fiume Telmar scintillavano baciate dal sole come diamanti, ma ancor più sfolgoranti. Tutta Narnia, bella e sconfinata si godeva da quell'altezza che pareva elevarli sopra al mondo.

Lo sterminato cielo turchese si estendeva ad un soffio dai loro viso quasi che sembrava possibile sfiorarlo con le dita, mentre il vento sferzava scompigliando loro i capelli Susan ebbe quasi l'impressione di librarsi nella sua vastità.

“Ti piace?” Caspian, dietro di lei, ancora le cingeva la vita.

“Sì…” La sola sillaba che uscì dalle sue labbra, nella quale custodiva tutta l'infantile emozione che gonfiava il suo cuore.

“Tutto questo… è tuo.” Stringendola a sé.

Susan tremò voltandosi, nell'incontrare gli occhi dell'uomo che la guardava. L'uomo che si piegò su di lei, sulle sue labbra schiuse, accogliendole con le proprie. Carezzandole, sfiorandole, baciandole con tenera passione. Le sue mani le avevano coccolato la schiena, le sue dita erano corse rapide fra i suoi capelli, intrecciandosi sulla nuca, in una piacevole costrizione che le impediva di scostarsi da quella bocca meravigliosamente avida di lei.

E di nuovo il mondo, con i suoi dubbi, le paure, l'incertezza dell'avvenire, sembrò lontano anni luce da quel piccolo angolo di paradiso, mirabilmente isolato da qualsiasi dolore.

 

 

 

 

 

 

 

Sono tornata! Che dire, sono senza parole per l'immensa approvazione che mi avete dato, per tutti i complimenti e l'entusiasmo con cui mi avete recensita. Non posso che dire grazie a tutti.

Ma veniamo a noi. Caspian e Susan sono sempre più coinvolti l'uno dall'altra e stavolta hanno lasciato trasparire una certa passione… chissà che combineranno. Eruanna finalmente ha vuotato il sacco, ma sarà tutto qui? E chissà cosa combineranno Lucy ed Ed, mi sa che si cacceranno nei guai.

Floraeco: davvero felice di averti soddisfatta e che tu mi abbia aggiunta ai preferiti!

Pink Lela: Ti ringrazio di aver rettificato la “critica” dopo una più attenta lettura, comunque sono felice che tu l'abbia fatta. Ognuno ha la propria opinione e la mia Susan può giustamente non convincerti. Ma ancor più felice mi fa sapere che rileggendo ora ti convinca di più, recensisci ancora ti prego!

Miss_juls_giu: Perdonami se ti ho fatto trepidare! Spero che il capitolo ti piaccia e ti consenta di scusarmi. Sapere che la mia storia ti piace tanto e che è proprio ciò che cercavi è davvero bello.

Alice Hale: Se la mia storia ti ha fatto passare il malumore per la “delusione” data dal film non posso che esserne felice!

Temperance_Booth: non posso che darti ragione. Trovo che in un racconto sia fondamentale non solo narrare le avventure dei protagonisti, ma anche e specialmente caratterizzare i coprimari. E' proprio grazie a questi personaggi spesso esclusi o trascurati che i nostri eroi vivono le loro avventure. Certo, parlerei per ore di Caspian e Susan, però a lungo andare diventerei noiosa e ripetitiva. Tutti i personaggi di contorno aiutano la storia a concederci anche delle sorprese inaspettate! Grazie dei complimenti.

Frozen_whiteFox: Sempre contenta che i miei paesaggi ti sembrino belli e ti coinvolgano. Caspian sa essere molto romantico, che tenerezza, hai visto che carino in questa puntata? Ma sì, riempiamo di baci le guanciotte del piccolo Caspian!

Misa_chan: Eh già, povero Ed, viene sempre coinvolto in qualche pasticcio! Chissà cosa sta tramando Lucy e se gli farà prendere un'altra strigliata!

Grazie anche a bulmettina, Lucia Lair, Marty 94 (di cui spero di leggere presto il lavoro), Yunie The Black Angel, Water Alch, Vale_Luna4e (sapete già per cosa) e anche a chi non ha recensito, a presto!!

 

  
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