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Autore: McShadows    23/07/2014    0 recensioni
In questa storia ho inserito fatti realmente accaduti nella mia vita o comunque molto vicini a me, trattandoli con il mio solito modo di trattare le cose.
I personaggi sono persone che realmente fanno parte della mia vita, quindi ho modificato i loro nomi pur mantendo la stessa iniziale.
La storia parla di due ragazzi che si incontrano e si innamorano, ma non possono stare insieme per colpa dei loro demoni e si troveranno a lottare anche solo per restare in vita.
Romanticismo e fantasy sono la migliore accoppiata!
Spero che la mia vita un po' alterata vi piaccia c:
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Come sempre ero lì, sdraiata sul mio letto a guardarmi intorno, a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me.
Non capivo perchè proprio lui, dopo più di un anno di relazione, aveva deciso di cambiare strada ed uscire con un'altra ragazza lasciandomi sola.

L'unica amica che mi era rimasta era Gomeisa, che come me non aveva capito il senso della vita e si dava alla pazza gioia tra ragazzi, alchool e droghe.
Non era tanto male stare con lei all'inizio.
Non le piacevano i luoghi affollati e beveva birra da pochi soldi, giusto per vantarsi del fatto che lei bevesse ogni sera e faceva finta di essere ubriaca solo per non sentirsi in colpa quando qualcuno se la portava a letto. Nonostante il suo pessimo stile di vita lei era anche innamorata di un ragazzo, Alioth, che approfittava di lei in un modo pazzesco, che le si avvicinava solo quando era sotto acidi, ma a lei andava bene così.
Tutt'ora non so in che punto della storia si è persa completamente, ed io insieme a lei.



Ero la tipica ragazza che viveva in un piccolo paese, Host, dove la gente sapeva solo giudicare e io amavo essere giudicata, in tutto e per tutto, anche per la musica che ascoltavo. Dopotutto devo ammettere che mi è sempre piaciuto distinguermi dalla massa, non essere una di quelle ragazzine che il sabato sera si costringono in quei vestiti succinti e indossano tacchi vrtiginosi, ma, di solito, non ero neanche così trasandata.
Dopo la fine della mia relazione con Wasat decisi di cominciare a fare tutte le cose che non avevo potuto fare mentre ero con lui.


Io e Gomeisa passavamo spesso il nostro tempo in luoghi buii, lontano dalle persone e dal rumore della città, e di solito ci portavamo qualcosa da bere comprata clandestinamente in un bar dove l'età non veniva chiesta.
Ormai era l'abitudine per noi andare nei pressi di un lago, poco lontano da casa mia; lì si stava tranquilli a contemplare il cielo infinito di notte stretti in un piccolo angolo dietro ad una quercia che ci nascondeva perfettamente.
Amavo andare lì.
Mi sentivo libera.

Una sera decidemmo di portare con noi un amico, gli svelammo il nostro piccolo segreto prima di sapere che non ne sarebbe stato in grado di svelarlo.
Come sempre eravamo seduti dietro alla nostra quercia ma venivamo osservati.
Avevamo gli occhi puntati addosso.
Lo sentivo.
Tra gli alberi intravedevamo delle persone ma eravamo troppo fatti per distinguere quel che era vero da quello che non lo era.
La paura non mi aveva colpito nemmeno un nervo.
Non ero cosciente.
D'un tratto il nostro amico cominciò ad urlare contro queste persone che diventavano sempre più irrequiete, lui offendeva loro, continuando ad urlare e lanciando pietre.
Poi più nulla: la sua voce era solo un eco che si disperdeva nell'aria e che era troppo debole per raggiungere le nostre orecchie.
Mi avvicinai a lui con cautela, sempre tenendo sotto controllo le persone che ci osservavano e che poi stavano ridendo.
Man mano che mi avvicinavo al corpo del nostro amico rinsanivo, ma quando ripresi conoscenza era troppo tardi.
Sentivo mani su tutto il mio corpo, che mi toccavano, che mi tiravano. Le strette forti come morse sulle mie braccia, mani sul mio viso che mi impedivano di respirare.             
Piano piano sentii i miei vestiti scivolare via.
Ormai con me non c'era più nessuno e l'unica cosa alla quale riuscivo a pensare era Gomeisa, sperando che fosse riuscita a correre via per chiedere aiuto.
Ma lei non tornò mai indietro.
Mi lasciò lì tutta la notte a subire violenze accanto al cadavere del nostro amico che ci aveva lasciato solo un'enorme macchia di sangue come ricordo.
Mi tenevano una mano sulla bocca per impedirmi di urlare e mi diedero tante di quelle botte che pensi che se qualcuno mi avesse vista mi avrebbe scambiata per un alieno dal corpo viola.
Non so dire quanti ne fossero, ma ricordo che uno di loro tirò fuori un coltello e cominciò ad usarlo sulla mia pelle.

Inizialmente diedi la colpa al nostro amico, perchè se non avesse cominciato ad urlare mi avrebbe potuta salvare, avrebbe potuto evitare che tutto quello succedesse. Poi cominciai ad incolpare me stessa, perchè se non fossi stata così stupida da fare uso di droghe non mi sarei trovata in quella situazione.
Ma ormai non importava più niente. 
Quella sera sarei anche potuta morire e giurai a me stessa che se fossi sopravvissuta avrei combattuto ogni giorno per salvare il resto della mia vita.



Non ricordo bene come ma convinsi quei tipi a lasciarmi in pace, o forse si erano semplicemente stufati di me dopo ore ed ore.
Cominciai a piangere come una bambina, ma forse un po' troppo forte da essere scoperta.
C'era un ragazzo davanti a me che si guardava intorno, cercando di capire cosa fosse successo.
Quando mi vide diventò pallido in volto e si pietrificò.
Non so come trovai il coraggio di dirgli "aiutami".




L'angolo dell'autrice
Ciao a tutti!
Questo non è proprio un capitolo, so che è un po' corto rispetto a quelli delle altre storie ma non temete, piuttosto pensatelo come un'introduzione a quella che poi davvero sarà la storia.
Spero vi piaccia e aspetto con ansia i vostri commenti,
grazie
McShadows

 
   
 
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