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Autore: evelyn80    23/07/2014    5 recensioni
In occasione dell'ultimo viaggio della Costa Concordia, dall'Isola del Giglio a Genova, dove verrà smantellata, ho provato ad esprimere i possibili sentimenti che può aver provato la nave durante questi due anni e mezzo trascorsi dal naufragio ed in questo momento, durante la sua ultima navigazione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono pienamente consapevole che una nave non può provare sentimenti, ma io sono una sentimentale, e la vicenda della Costa Concordia mi ha toccato profondamente. Non ho avuto intenzione di offendere nessuna delle vittime di quella tragedia, e se qualcuno può ritenere il "punto di vista" della nave come offensivo, o poco delicato, me ne scuso in anticipo. 




Sono passati due anni e mezzo da quella notte… quella terribile notte in cui quello sciagurato ha lacerato il mio corpo contro quello scoglio, contro quel pezzo di roccia che ho strappato via con la mia mole, e mi è rimasto conficcato dentro come un’enorme spina nel fianco. Dolore… dolore e paura! Ecco che cosa ho provato in quel momento… Paura non solo per me, per il mio destino; ma per quello delle persone – bambini, donne e uomini – che in quel momento stavano vivendo dentro di me.

Ho sentito dire da qualcuno, quando ero ancora bella e lucente, che le navi sono come madri… Non me ne ero mai resa pienamente conto fino a quel momento, nel momento in cui li ho sentiti gridare, li ho sentiti piangere, li ho sentiti inveire e maledirmi! Maledirmi, si… come se la colpa di tutto quanto stava succedendo fosse stata mia…

Ma, nonostante tutto, li ho percepiti come figli miei, figli di cui dovevo occuparmi, che dovevo salvare. Ho lottato con tutte le mie forze per non affondare, per rimanere aggrappata a quella roccia e non scivolare nelle profondità del mare, per dargli il tempo di mettersi in salvo; per rimediare all’errore di quel disgraziato che mi ha abbandonato a me stessa… che ha abbandonato i suoi ospiti per salvare la sua pelle!

Nonostante tutto, non sono riuscita ad aiutarli tutti: ho perduto trentadue figli, quella notte. Ho sentito le loro vite scivolare via come granelli di sabbia da una clessidra infranta; ed una parte di me è morta con loro, in quel tragico momento.

Poi è venuto il tempo dell’oblio… Adagiata su un fianco come un dinosauro morente – mentre il mare iniziava a corrodermi dall’interno – ho seguito con apatia e distacco il via vai di uomini alla ricerca dei dispersi; fino a quando uno di loro non è rimasto prigioniero delle mie viscere contorte. Il suo ultimo anelito di vita ha sfiorato la mia coscienza, facendomi capire che non aveva più senso, per me, rimanere ancora li, aggrappata a quella roccia. Ero morta anch’io, ormai, anche se nel mio distacco non me ne ero ancora resa conto…

Ho pregato Poseidone con tutta me stessa. L’ho implorato di scatenare una mareggiata che mi portasse via; che potesse darmi finalmente quel meritato riposo in fondo al suo grembo marino.

Le mie suppliche non sono state ascoltate, ed ora mi ritrovo mio malgrado di nuovo a galleggiare, a navigare contro la mia volontà per questo mio ultimo viaggio, verso la mia ultima meta, verso la mia tomba.

Sarebbe bello poter scivolare finalmente nel blu, verso il fondo di quel mare che è stato la mia vita: laggiù diventerei casa e rifugio di altre creature… ma nessuno può sfuggire al proprio destino, e mi consolo pensando che, forse, le mie lamiere torneranno a dare vita ad un’altra nave, e che un briciolo della mia essenza permarrà anche dopo la mia dipartita…

Mi chiamo Concordia, e sono una nave morta, che naviga per un’ultima volta.

  
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