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Autore: SofyRockPrincess    23/07/2014    4 recensioni
Sicura di se ma non troppo, Serena salì la scalinata che portava all'ingresso dell'edificio scolastico, scrutò il parcheggio ma oltre ai turisti non c'era anima viva. Erano appena le nove così decise di dargli ancora del tempo.
[...]
Francesco scese le scale con lei e ogni secondo era più tentato di abbracciarla e stringerla a se.
«ti accompagno al parco» disse poi alzò gli occhi verso la cima della scalinata dove il ragazzino riccio si era affacciato alla ringhiera e li guardava con aria furbetta.
[...]
«perché la M? è l'iniziale del tuo ragazzo?» domandò lui curioso, in fondo non glielo aveva mai chiesto se era fidanzata.
«geloso?» lo punzecchiò lei.
«si» ammise Francesco prendendole il viso tra le mani.
[PROFUMO DI VANIGLIA - PARTE QUARTA]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
- Questa storia fa parte della serie 'Profumo Di Vaniglia'
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Breve Angolo Autrice://
Ecco la quarta e forse ultima parte della serie "Profumo Di Vaniglia"
Ringrazio coloro che hanno recensito le One-Shot precedenti.

Funnyforever
Eldest93
Louislove
Half Of Me 
__amoreepsiche__
Sophie_Saphira_Secretly

grazie mille siete sempre gentilissimi!!

Inoltre se a qualcuno fosse piaciuto anche questo capitolo vi lascio la mia pagina Facebook: Minerva Fey dove potete aggiungermi se avete qualche curiosità e volete farmi delle domande o per conoscermi meglio. 
Ora vi lascio alla storia
Un Bacio
Sofy, Minerva Fey.

 

 

(Profumo Di Vaniglia - parte IV)

Ciao Francesco

 

Serena si abbassò gli occhiali da sole e una ciocca di capelli biondi le coprì gli occhi. Si guardò intorno nella piazza di mattoni chiari, era strano per lei vedere il piazzale davanti alla scuola quasi deserto e illuminato dal caldo sole di giugno. Vicino alla fermata dell'autobus c'erano solo alcuni turisti che osservavano tutto, desiderosi di catturare ogni particolare della città di Assisi, delle sue case, dei pochi e radi alberi ai lati della strada e dell'imponente struttura in pietra che dominava tutto dall'alto.

Sicura di se ma non troppo salì la scalinata che portava all'ingresso dell'edificio scolastico. Lasciò scorrere le dita sulla ringhiera di metallo e si fermò in cima, di spalle alla facciata del "Principe di Napoli". La ragazza scrutò il parcheggio ma oltre ai turisti non c'era anima viva, un po' inquieta controllò l'orario, erano appena le nove così decise di dargli ancora del tempo.


Un quarto d'ora dopo Serena aveva incontrato il suo professore di arte, salutato la madre di una sua amica e dato indicazioni a tre persone diverse su come raggiungere l'antico anfiteatro romano ma di Francesco nessuna traccia. Provò a chiamarlo ma al suo cellulare non rispose nessuno. 

Decise di farsi giro nel parco accanto alla scuola, magari al convitto non lo avevano fatto uscire.
 

Tornò dieci minuti dopo e salì di nuovo l'imponente scalinata. Sui gradini di pietra davanti al portone trovò seduti alcuni ragazzi delle medie, in attesa dell'uscita dei quadri di fine anno, e Francesco che chiacchierava con loro. Con un gesto lento, quasi di sfida, Serena si sollevò gli occhiali da sole e si fermò davanti al gruppetto. Alla sua vista Francesco si alzò e la raggiunse scendendo i sette gradini che li separavano. Si chinò su di lei per baciarle una guancia come sempre ma lei lo afferrò per un braccio e lo tirò con se fino a metà della gradinata dove rallentò voltandosi a guardarlo. Era arrabbiata con lui perché non si era presentato al loro appuntamento ma era felice di vederlo così decise di lasciar perdere e non dire niente.

«aspettami che dico all'educatore che esco» disse Francesco prendendole un polso per fermarla.

«ok, tanto restiamo qui vicino» rispose Serena appoggiandosi al muro di pietra al lato delle scale.

«ah allora non serve che lo avviso» Il ragazzo si sedette sui gradini rimanendo in silenzio a guardarla, indossava dei leggings lunghi fatti di una stoffa nera che sembravano quasi di pelle e una maglietta con lo stemma dell' "Oktober Fest".

Anche Serena lo squadrava, lui portava dei pantaloncini rossi che sembravano essere parte di un completo da calcio mentre la maglietta marrone era bucata sopra la spalla e in alcuni punti sul petto ma sembrava esserlo di proposito. 

«come stai?» si informò Francesco.

«abbastanza bene, per me sono già cominciate le vacanze» rispose Serena poi si staccò dal muro e si sedette accanto al ragazzo.

«tu invece?»

«sono molto stanco, devo studiare ancora molto e oggi è Mercoledì, mi restano pochi giorni per ripassare l'intero programma di quest'anno!» le raccontò, la scuola era finita da quattro giorni ma lui non aveva ancora avuto molte occasioni per riposarsi.

«l'intero programma?»

«si, durante l'anno non riesco a studiare molto perché alcune volte a settimana ho gli allenamenti di calcio e, a maggio, durante il campionato ogni giorno dalle due e mezzo alle sei!» 

Serena sgranò gli occhi, «uaoh» disse senza sapere che altro aggiungere.

 

I ragazzi delle medie si erano avvicinati e li osservavano dall'alto, curiosi di sapere quello che sarebbe successo tra Serena e il convittore. Vedere lo spettacolo dei due ragazzi gli sembrava di stare al cinema, e per creare ancora più l'effetto di un film si erano comprati della coca-cola da bere mentre commentavano la coppia seduta sui gradini poco più in basso.

 

«ma in che consiste l'esame? cioè è solo scritto o anche orale?» chiese 

«sono tre ore di scritto e poi gli orali!»  

«tre ore di scritto?» si stupì Serena, trovava difficile concentrarsi due ore figurarsi tre.

«si, italiano, matematica, francese e inglese»

«la materia più difficile?»

«economia senza dubbio!» rispose lui, non riusciva proprio a capirla quella materia.

Il silenzio calò tra loro due e Francesco tornò a guardarla, la tentazione di scoprire come era lo strano tessuto dei suoi pantaloni era troppo forte così allungò una mano toccando il ginocchio della ragazza. Serena sfiorò la sua mano abbronzata con due dita color avorio.

«un calzino?» domandò il ragazzo accennando al guanto che le copriva l'avambraccio sinistro. La ragazza annuì poi gli sorrise guardandolo di sottecchi, quegli occhi marroni la scrutavano troppo intensamente.

«allora com'è stare nel convitto vuoto?»

«è strano ma per fortuna ci sono i coreani a fare un po' di rumore» rispose Francesco soffocando una risatina, la sera i corridoi assumevano un'aria quasi fantasmagorica con la luce aranciata dei lampioni che filtrava dalle poche finestre. Serena annuì e aprì la bocca per aggiungere qualcosa ma furono interrotti dall'infermiera del convitto che chiamò il ragazzo, lui si alzò e si allontanò di qualche metro per poter parlare con la donna.

 

«ma tu abiti vicino a Yaïr?» le domandò uno degli alunni delle medie. Serena annuì «si, poco più in là» conosceva quel ragazzo viveva poco lontano da casa sua/era della stessa zona sua.

«sei la sua ragazza?» si informò un ragazzo con i capelli ricci, Serena sapeva che anche lui era del convitto.

«no» rispose scuotendo la testa.

«Tu alle undici e dieci vieni su che devi studiare!» l'infermiera avvisò Francesco con un'occhiata severa, detestava dovergli ripetere le cose alcune volte perché non se ne fregasse.

«si» annuì il ragazzo guardando la donna per una frazione di secondo poi tornò a concentrarsi sulla ragazza bionda che parlava con un suo compagno convittore. 

La raggiunse dopo che l'infermiera ebbe terminato l'elenco delle cose da ricordargli. 

Continuarono a parlare del più e del meno per un po' poi lo sguardo di Francesco venne catturato dagli occhi di Serena, la sottile linea dorata sulla palpebra le illuminava ulteriormente l'azzurro accentuato già dal mascara nero.

«tu che farai dopo?» le chiese rendendosi conto che il tempo con lei era quasi giunto al termine.

«non lo so bene…»

«ti consiglio di andare su alla rocca, non è così lontano come sembra» propose Francesco. 

La ragazza sorrise e scosse la testa «credo che andrò nel parco qui vicino» rispose, le piaceva l'atmosfera creata dagli alberi, dalla luce del sole che giocava tra le foglie verdi degli alberi.

 

Francesco scese le scale con lei e ogni secondo era più tentato di abbracciarla e stringerla a se.

«ti accompagno al parco» disse poi alzò gli occhi verso la cima della scalinata dove il ragazzino riccio si era affacciato alla ringhiera e li guardava con aria furbetta. 

«sparisci Damiano o le prendi» lo minacciò.

«dai fatti sotto» lo provocò il più giovane.

«attento che vengo su eh!» Francesco fece un passo come se lo stesse per raggiungerlo per davvero poi si allontanò con Serena e l'ultima cosa che Damiano vide fu che i due ragazzi attraversarono la strada insieme. 

Fianco a fianco costeggiarono la strada per una decina di metri poi imboccarono una piccola via in discesa. I gradini di pietra si trasformarono in piccoli terrazzamenti sterrati. la stradina portava al piccolo parco ad un livello inferiore rispetto alla strada.

«io ti saluto qui» affermò Francesco fermandosi all'ombra dei tigli. Allargò le braccia e accolse l'abbraccio della ragazza. Durò per qualche lungo, interminabile istante poi si separarono.

«scusa se sono un po' sudato ma abbiamo giocato a calcetto stamattina e…» lasciò la frase in sospeso.

«in realtà trovo che hai sempre una nota di profumo addosso!» confessò Serena, evitando di aggiungere che secondo lei era di vaniglia.

«davvero?» la ragazza annuì poggiando il viso sul suo petto.

Francesco si infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse la catenina con la lettera M, aprì il gancetto e gliel'allacciò al collo. Serena sorrise e strinse il ciondolo nella mano sinistra, felice di riavere la sua collana.

«perché la M? è l'iniziale del tuo ragazzo?» domandò lui curioso, in fondo non glielo aveva mai chiesto se era fidanzata. 

«geloso?» lo punzecchiò lei.

«si» ammise Francesco prendendole il viso tra le mani. Le si avvicinò lentamente fermandosi a un soffio dalle sue labbra, si chinò verso di lei, pregustava già il sapore di quelle labbra. Serena si alzò in punta dei piedi per poterlo guardare dritto negli occhi e quando i loro nasi si sfiorarono abbassò le palpebre. Si godette quegli istanti che precedevano il bacio vero e proprio, sentiva il suo respiro solleticarle le labbra. Il ragazzo annullò la distanza tra di loro con un soffice contatto, le sue mani le accarezzarono una guancia e scesero lungo la schiena fermandosi sui suoi fianchi.

Dopo qualche secondo Serena si staccò da lui senza allontanarsi di molto.

«comunque non ho un ragazzo» disse assumendo un'aria di sfida, come tanto le piace fare.

«meglio» mormorò Francesco riappropriandosi delle labbra della ragazza. 

Serena fece cadere la borsa a terra e gli allacciò le braccia intorno al collo.

 

Restarono così a baciarsi, Serena in punta dei piedi sul bordo del gradino mentre Francesco la teneva stretta a se, le braccia allacciate intorno alla vita. Finché non sentirono la ghiaia scricchiolare sotto i piedi di qualcuno alle loro spalle, si separarono di un poco voltandosi. Un'anziana signora camminava con in mano una busta della spesa Francesco sorrise alla ragazza aspettando che si allontanasse, quando la donna li ebbe superati di qualche passo fece per baciarla di nuovo ma Serena si scostò.

«che c'è?» domandò perplesso.

«girati» sussurrò lei facendo un cenno dietro di lui. Francesco obbedì, un uomo camminava sul marciapiede accanto alla strada e li guardava.

Quando anche lui fu passato oltre provò ad avvicinarsi alla ragazza ma fu fermato di nuovo.

«tu non ci sarai l'anno prossimo ma io ci devo venire a scuola altri tre anni qui»

«forse, forse non ci sarò!» 

Serena non rispose, non voleva cominciare a sperare che sarebbe tornato perché sarebbe sicuramente stata delusa se non fosse stato vero e in genere i convittori non tornavano dopo un anno trascorso lì, o almeno questo era quello che aveva notato lei.

cercò di nuovo di avvicinarsi ma la ragazza si rifiutò di nuovo sbirciando verso il piccolo parco giochi deserto alle sue spalle per controllare che entrambi gli adulti si fossero allontanati abbastanza.

«dai»

«aspetta un secondo»

«dai» insistette Francesco accarezzandole una guancia. Serena scosse la testa divertita e gli fece la linguaccia ma portò le braccia di nuovo intorno al collo del ragazzo.

 

«che ore sono?» chiese Francesco e un po' inquieto cercò il cellulare di Serena nella sua borsa.

«scusa se frugo nella tua borsa ma…» 

«non ti preoccupare» lo rassicurò lei e pescò il telefono da una tasca interna sboccandolo.

«sono le undici e dieci» si rese conto dispiaciuta poi lo stinse a se più forte che poteva, non sopportava l'idea che quella sarebbe stata l'ultima volta che si fossero visti.

«ehi piano, che così mi soffochi!» protestò Francesco sorridendole. Serena lo lasciò andare lentamente «scusa» disse senza pensarlo veramente. Le stampò un bacio sulle labbra poi si chinò per raccogliere il mazzo di chiavi che aveva fatto cadere a terra, accanto alla borsa della ragazza. Tornò a guardarla con sguardo sofferente. Secondo serena sembrava il suo cane quando voleva qualcosa. Con un sorriso gli prese le chiavi della sua camera dalle mani e iniziò a giocherellarci, amava le chiavi, di qualunque tipo fossero, quelle del convitto poi l'affascinavano particolarmente. Era un luogo avvolto dal mistero per lei e nonostante i suoi diversi tentativi non era mai riusciva a intrufolarsi oltre la grande porta di legno e vetro che ne delimitava i confini.

«Forse dovresti andare a studiare Economia!» gli fece notare.

«Mhm» mugugnò Francesco affondando il viso tra i capelli della ragazza.

«mi fai il solletico» rise Serena, lui sollevò la testa piantando lo sguardo nei suoi occhi quasi a voler catturare ogni singola sfumatura di quelle iridi azzurre. 

«baciami» mormorò sulla sua bocca, quasi supplicandola. La ragazza ubbidì avvicinando il viso al suo e sfiorando le sue labbra, il cuore che le batteva forte. Quella vicinanza era adrenalina pura.

 

«credo che io debba tornare a scuola» ammise il ragazzo mentre si separava a malincuore da quelle labbra che profumavano di mandorle e cioccolato.

«ti accompagno» disse Serena facendo un passo verso la strada.

Francesco l'afferrò per un polso e la fece voltare verso di se.

«aspetta» mormorò ad un soffio dalle sue labbra. Poi chiuse gli occhi e posò un'ultimo bacio delicato e straziante.

La prese per mano e lentamente si incamminò con lei verso la scuola. Costeggiarono la strada per qualche metro e Francesco guardò le scarpe della ragazza, erano converse alte, diverse fra di loro, una era stampata con la bandiera americana l'altra con quella inglese.

«come tornerai a casa?» chiese Serena.

«con uno di quei cosi» rispose indicando un pullman fermo a piazza Matteotti.

«non con il treno?» domandò la ragazza, un altro dei convittori che andava in classe con lei era partito dalla stazione di Santa Maria degli Angeli quasi una settimana prima, l'ultimo venerdì di scuola.

«no, dovrei cambiare troppe volte» spiegò Francesco, era di Gioia Tauro e da Assisi non esisteva un collegamento diretto.

 

«tu cosa... ecco è difficile» Francesco si interruppe guardandola negli occhi, poi continuò facendo capire alla ragazza a cosa volesse alludere «questo bacio per te cosa è stato?»

«il primo» rispose Serena, quasi fosse una domanda.

«una cosa passeggera quindi?» mormorò guardandola di sottecchi, Serena non riuscì a capire se il tono della sua voce era stato… deluso?

«immagino di si» ammise lei non troppo sicura.

Nel frattempo avevano raggiunto le scale e iniziarono a salire i gradini.

«forse é meglio se questo rimane tra noi» disse Francesco. Serena annuì e lo seguì dentro l'atrio.

 

«tu quando studi?» domandò acida l'infermiera scrutandoli dalla portineria. Francesco si chinò verso di Serena e l'abbracciò velocemente, non avrebbe mai voluto lasciarla andare ma purtroppo doveva. Si salutarono con due baci sulle guance proprio come quando si erano conosciuti.

Intimorita dal tono di voce dell'infermiera e dalla sua espressione severa Serena uscì dall'edificio immediatamente dopo essersi separata dall'amico. Scese qualche scalino mentre Francesco andava incontro al suo destino, la mente occupata dalla ragazza che aveva appena salutato, forse per l'ultima volta.

Serena si fermò dopo qualche gradino e si girò indietro.

«ciao Francesco» mormorò guardando l'imponente ingresso del convitto, era strano da pensare ma aveva la sensazione che la loro storia si era appena conclusa. Scese le scale e percorse la strada di prima al contrario mentre una strana pace era scesa nel suo cuore.

 

#PrincipediNapoli

~MF~

  
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