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Autore: Ilune Willowleaf    23/07/2014    2 recensioni
Dopo la serie animata (The Last Airbender) ci sono alcuni comics. Questa storia si ambienta dopo The Promise, The Search e Rebounds.
Mai non ha approvato il comportamento di Zuko, in un periodo in cui era più cretino del solito, oppresso dal responsabilità di cui non era pronto a portare il peso. Lei lo ha, letteralmente, scaricato, ma la verità è che nessuno dei due riesce davvero a dimenticare l'altro.
Quando le cose si fanno finalmente calme nelle Terre del Fuoco, Zuko diventa ufficiosamente Lo Scapolo D'Oro Che Tutte Vorrebbero Sposare, e se vuole sfuggire alla caccia spietata delle signorine nubili, dovrà ritrovare Mai e accettare alcune condizioni.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Zuko | Coppie: Mai/Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DOVERI REGALI

Premessa:
ho fatto una vera e propria maratona di Avatar: The Last Airbender. E poi mi son pure letta tutti i comics in inglese disponibili.
Ho adorato quasi tutti i personaggi, e sono una sostenitrice profonda del canon (AangxKatara, SokkaxSuki, ZukoxMai, IrohxTèalgelsomino XD). In particolare mi ha affascinato il rapporto tra Zuko e Mai – diciamo che mi affascina il personaggio di Zuko e la sua evoluzione, è "adorkable" (adorable and dork) oltre ogni limite dalla terza stagione in poi.
Alla fine della terza stagione lo troviamo felicemente Fire Lord e in armonia con Mai. Nel primo comic (The Promise), a un anno di distanza dalla fine della terza stagione, lo troviamo oppresso dai doveri di Signore del Fuoco, con grosse gatte da pelare con la faccenda delle colonie, e l'aspetto di uno che non dorme da un anno. Si comporta in maniera talmente stupida, brusca e abrasiva, che Mai lo lascia. Lo scarica, "tra noi è finita"; gli volta le spalle e se ne va dalla sala del trono. Probabilmente la crisi durava già da tempo, ma quella deve essere stata la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso.
Vediamo Zuko recuperare un po' l'equilibrio alla fine di The Promise, e tornare ragionevolmente sereno dopo The Search.
Un re non può restare a lungo senza eredi (specie se l'edere indiretto è una pazza psicotica come Azula), ma dopo aver avuto sotto gli occhi il matrimonio disastroso dei genitori Zuko non è per nulla incline ad accontentarsi di un matrimonio con una donna che non ami davvero.






Il Signore del Fuoco è il sovrano di tutta la Nazione del Fuoco. Ma quello che molti non vedono, dietro le sete e le cerimonie, il lusso e le dorature, sono le responsabilità e le preoccupazioni che tale ruolo comporta.
Il giovane Signore del Fuoco Zuko portava questo peso già da più di un anno, dal giorno della cometa in cui l'Avatar Aang aveva sconfitto il precedente Signore del Fuoco, suo padre Ozai, privandolo del dominio del fuoco, e lui aveva sfidato sua sorella all'Agni Kai.
Il pensiero della sorella minore lo disturbava sempre. Una folle delirante, imprigionata in una camicia di forza, da quel duello. Una folle pericolosa che era riuscita a far perdere le sue tracce alcune settimane prima, in quel viaggio alla ricerca di verità e di radici che il Signore del Fuoco aveva intrapreso assieme a tre dei suoi più fidati amici e alla insana sorella.
La mano del giovane vagò per qualche istante, stringendo la penna, sul foglio che aveva sotto mano. Cosa stava scrivendo?
Qualsiasi cosa fosse, era da rifare: i suoi pensieri avevano guidato la sua mano in scarabocchi senza senso.
La mano si protese a sfiorare le immagini incorniciate che teneva sull'ampia scrivania del suo studio.
Voleva quei volti lì, come se quegli occhi riprodotti su carta potessero in qualche modo parlare alla sua anima, sussurrando le parole che quelle persone avrebbero potuto dirgli.
I suoi amici.
Sua madre.
Suo zio Iroh.
Mai.
La mano esitò un istante, prima di afferrare delicatamente la cornice che racchiudeva l'immagine.
Una foto recente, fatta in quel breve periodo in cui era tornato come un eroe in patria, l'uccisore dell'avatar, come sua sorella proclamava.
Ricordava quel pomeriggio. Lui era cupo e pensieroso, e Mai gli aveva parlato del nuovo laboratorio di ritratti fotografici aperto da poco. L'aveva trascinato lì, e si erano fatti fare un ritratto fotografico assieme. Due copie.
Chissà se lei aveva ancora la sua?
Ne dubitava.
A un occhio inesperto, nella foto sembravano entrambi seri, quasi annoiati.
La bocca di Zuko si contrasse appena in un sorriso. Lui rivedeva nella foto tutti i minuscoli, quasi impercettibili segni che gli dicevano, più chiaranente di qualsiasi scritta, che Mai era felice. La mano rilassata posata sulla di lui giacca, la fronte liscia, un qualcosa di indefinibile nello sguardo.
Sospirò, posando la foto al suo posto.
Avevano litigato. Avevano litigato in un momento in cui lui sentiva molto lo stress di una situazione apparentemente ingestibile, due popolazioni troppo fuse per essere divise, rapporti diplomatici tesi con il Regno della Terra, il terrore di diventare come Ozai, e al contempo il bisogno di apparire forte come lui.
Non era certo il momento migliore per litigare, ma avevano litigato. E lei lo aveva lasciato.
Malgrado quel che pensavano tutti, era stata lei ad andarsene. A piantarlo come un salame dinnanzi alle fiamme della sala del trono. A prendere la porta e a non voltarsi indietro.
E Zuko si malediceva ogni notte per non esserle cosro dietro, per non averla presa tra le braccia chiedendole scusa.
E adesso chissà dove era finita.
Aveva tentato di ritrovarla mantenendo i contatti col padre di lei, ex governatore della colonia che suo padre aveva tentato di stabilire a Omashu. Ma l'uomo aveva rifiutato con sdegno il posto da funzionario di corte offertogli ed era sparito anche lui.
Prese il ritratto, incorniciato con un motivo a dragoni, di Iroh.
-Immagino che se tu non fossi a Ba-Sing-Se a bere té con i tuoi amici, ma qui con me, ora avresti qualche consiglio da darmi, anche se sottoforma di proverbio assurdo. Cosa devo fare, zio? -
Ma un ritratto non è il migliore dei consiglieri in amore.
Sospirando, il Fire Lord abbandonò il lavoro di scrivania, per andare a vestirsi per la cena ufficiale prevista per la serata.


La lama delle forbici da ikebana tagliò con precisione chirurgica lo stelo.
Il fiore color rosso sangue, dal cuore giallo oro, venne disposto con cura tra gli altri, in una spirale stretta che si apriva  in cima, come una fiamma.
A Mai era sempre piaciuto l'ikebana. Tra le attività da impeccabile fanciulla educata per essere una eccellente sposa, era l'unica che le lasciava un minimo di libertà creativa. Le lame sottili e affilate danzavano tra le sue mani snelle, prime di una lunga serie di arnesi mortali che aveva imparato a lanciare con una precisione letale.
-Mai? Fiori? Metti questo?-
Un raro sorriso affiorò sulle labbra della ragazza, prendendo il fiore che il fratellino le porgeva.
Tom-Tom riusciva sempre a strapparle un sorriso, sia pur piccolo e nascosto.
Amava profondamente il fratellino, nato quando lei era già tredicenne. Lo sentiva quasi più come un figlio che come un fratello. E l'aveva liberata dal fardello di essere l'unica carta dinastica giocabile dal padre, l'erede del nome e tutto il resto.
In cambio, lei lo aveva portato via da un padre ormai stupidamente piantato su quella nave colante a picco che era Ozai.
La sua mente si perse nelle riflessioni, mentre le mani rigiravano il fiore bruno dal cuore giallo che il bambino le aveva orgogliosamente portato.
Si, Ozai era una nave che affondava. Anzi, una nave affondata del tutto. Senza poteri, incarcerato, guardato a vista.
Pensare di liberarlo e rimetterlo sul trono detronizzando il Fire Lord Zuko era una follia, non si sarebbe mai aspettata una sciocchezza del genere da suo padre.
Zuko ne avrebbe fatto polpette.
Zuko avrebbe presto scoperto il complotto e...
Mai si maledisse. Perché non riusciva a non pensare a lui?
Quel cretino le aveva incrinato il cuore, spezzato, frantumato in mille pezzi.
Almeno non c'erano di mezzo altre donne. No, quello no.
Era peggio. Era lo Stato.
Quel cretino la tradiva con le sue responsabilità di Capo di Stato.
La sua mente corse a quel giorno di mesi prima, in cui aveva voltato le spalle al Fire Lord, nella sala del trono, aveva ignorato i suoi ordini, ed era uscita dalla sua vita.
La rabbia e la delusione le avevano dato la forza per fare una cosa che nemmeno il più coraggioso dei generali avrebbe mai fatto, ignorare un ordine del Fire Lord nella sala del trono, per di più dandogli le spalle.
Ma in fondo, lei non aveva mollato il Fire Lord. Lei aveva mollato Zuko, il cretino.
Il negozio di fiori della zia di sua madre era stato un porto sicuro nella tempesta che la mora portava nel cuore, tra i vasi e gli steli da comporre artisticamente.
Tempesta che non si era mai davvero placata.
Con delicatezza, recise il gambo del fiore alla giusta altezza, e lo inserì al centro della composizione. Bruno come la cicatrice sul volto di quel cretino, giallo oro come i suoi occhi che non riusciva a dimenticare, in mezzo al rosso e arancio delle fiamme che ardevano attorno al Fire Lord.



Ragazze ridacchianti, ragazze dalle lunghe cicglia, ragazze che sorridevano affascinanti.
Pareva esserci una certa sovrabbondanza di giovani fanciulle, quella sera. Moltissimi dei nobili e dei dignitari invitati a quella cena avevano portato con sé le figlie.
Una parata di bellezze dai visi tondi, ovali, a cuore, di occhi grandi e sognanti, di acconciature elaborate. Profumi di spezie e fiori, sguardi seducenti o innocenti, un bouquet di fiori di sete e damaschi da cui poteva scegliere una, dieci, cento bellezze.
Zuko era perfettamente consapevole di essere una preda ambita dal più feroce tipo di cacciatore, il padre in cerca di scalata sociale attraverso il matrimonio combinato della figlia.
La consapevolezza di ciò lo faceva sentire a disagio.
Discretamente, fece un cenno con la mano, e la sua salvezza arrivò con l'aria impettita e marziale che le era propria.
-Maestà, sono costernata nel dovervi disturbare, ma c'è un affare urgente che richiede la vostra parola. - esordì solenne la guerriera Kyoshi che, come un'ombra, aveva tenuto sott'occhio quel lato della sala come una scimmia-falco per tutta la serata.
Con l'aria più seria possibile, Zuko annuì, e si avviò a passo deciso verso il tendaggio che separava la sala dal corridoio, seguito dalla giovane donna dal volto dipinto.
A pochi metri dalla tenda, al sicuro nel corridoio, il giovane Fire Lord si permise di deporre la maschera.
-Fiuuu... grazie, Ty Lee. Credevo che quella ragazza non mi avrebbe più mollato. La conversazione stava prendendo una piega che non mi piaceva per nulla. -
La ragazza fece uno dei suoi sorrisoni allegri. -Sempre ai tuoi ordini, mio signore!-
Passi ritmici e cadenzati nel corridoio. Un attimo dopo, un'altra guerriera Kyoshi comparve. Il volto pesantemente truccato rendeva difficile capire a primo acchito di chi si trattasse, ma il corpicapo leggermente diverso la identificava come il capo: era Suki.
-Tutto a posto?-
-Si, si: Zuko ha solo tagliato la corda da un paio di corteggiatrici troppo moleste! Si è aperta la stagione della Caccia Allo Scapolo d'Oro, e il Fire Lord trova la cosa piuttosto stressante! - Ty Lee spiegò in fretta alla sua amica e capo. -Dovresti veramente far porre un freno alla cosa, sai: quando sei stressato la tua aura diventa verdognola. -
Zuko sorrise tra sé e sé. Ty Lee parlava spesso dell'aura delle persone. Definiva la propria rosa, e quella di Zuko di un rosso arancio. Si chiese come poteva essere il rosso-verde.
Ma cianciando e sorridendo, la ragazza aveva detto comunque una grossa verità.
-In effetti sono davvero stufo di dover schivare fanciulle pronte a sedurmi e a sedersi al mio fianco nella sala del trono. Ho già rifiutato la mano di una dozzina di ragazze offertemi dai loro padri. - si passò una mano sulla testa, come a scacciare ciocche di capelli che in realtà erano perfettamente al loro posto.
-L'ultima cosa che voglio è un matrimonio combinato con una ragazza mai vista prima, scelta solo per la bellezza o per quanto la sua famiglia striscia bene ai miei piedi. -
Ty Lee annuiva, dandogli decisamente ragione. Tutti i matrimoni combinati che aveva visto, a partire da quelli delle sorelle, erano nel migliore dei casi freddi e distaccati. E il caso di Ursa e Ozai non era stato certo un buon imprinting per Zuko, ben deciso a evitare le orme di suo padre, a costo di cadere in un burrone.
Suki invece era pensierosa.
-Però prima o poi dovrai scegliere una consorte e avere degli eredi. Eredi legittimi che possano mettere il trono al sicuro da rivendicazioni da parte di... altri. -
la mente di tutti e tre corse immediatamente ad Azula. Se Zuko non avesse avuto figli e gli fosse successo qualcosa, Azula sarebbe stata la legittima erede. E tenendo conto dell'atmosfera che c'era a palazzo in quei pochi giorni prima della sua incoronazione a Signora del Fuoco...
-Non intendo comunque sposare una sconosciuta solo per assicurare eredi al Regno. - affermò deciso Zuko.
-E chi ha detto che debba essere una sconosciuta?- fece candidamente Ty Lee -Devi solo ritrovare Mei, fare la pace con lei, e convincerla a tornare qui a corte con te. Poi ci penserà lei a sbattere fuori tutte le altre corteggiatrici, a modo suo. -
La boccaccia di Ty Lee doveva solo ringraziare tutti gli esercizi di autocontrollo che Iroh aveva fatto fare a Zuko nei burrascosi anni dell'adolescenza, se l'unica reazione del Fire Lord fu un filo di fumo dalle narici.
-E tu per caso sai dove Mei sia finita?-
-No... ma possiamo pursempre cercarla! - proseguì sorridente la ragazza -E a dire il vero ho una idea o due di dove possa essere andata! - gli si avvicinò con aria complice -Segreti tra ragazze...-
Niente da fare, pensò Zuko, lui poteva combattere, guerreggiare, stava imparando anche l'arte dei rapporti diplomatici, ma le ragazze non le avrebbe mai, MAI capite.
-Bene, allora. Hai carta bianca sui metodi per trovarla. E se riesci pure a convincerla a non ridurmi a un puntaspilli appena le mostro la mia faccia, tanto meglio!-



Un altro moscone ronzante.
Uno a due gambe, non a sei zampe più ali.
Questo, per di più, pretendeva di aver capito perché lei fosse sempre tanto seria.
-Scommetto che so perché sei così triste...-
-Non sono triste. -
-Oh, tu menti a te stessa, ma il mio cuore mi parla! Tu sei triste perché.... perché l'uomo che credevi di amare ti ha lasciata! Ma non piangere più, mia cara, il tuo vero amore è giunto! E' qui di fronte a te! -
Mai roteò appena gli occhi, segno che era veramente al limite.
-Per l'ultima volta. Non sono stata lasciata da nessuno. Io sono così perché sono così. Se hai intenzione di comperare qualcosa, compra ed esci, altrimenti esci e basta. -
Dalla tenda di perline che separava il retrobottega dal negozio, emerse sulle sue grassoccie gambette Tom-Tom. A quasi quattro anni era ancora piccolo e paffutello, e fissava il mondo, e la sorella, con grandi occhi fiduciosi.
Un'idea maligna passò nella mente di Mai. Sollevò il fratellino, mettendolo a sedere sul bancone, pulendogli con la manica una inesistente macchia sul viso.
-A proposito, questo è mio figlio. -
Il gelo cadde come l'inverno sul moscone.
Balbettando qualche parola, lasciòl il negozio.
Mai sorrise tra sé.
La misteriosa e taciturna ragazza era attraente, ma la ragazza-madre lo era molto meno.
Tom-Tom, ignaro del servizio reso alla sorella, giocava con gli steli recisi presi nel retrobottega. Era diventato piuttosto bravo a intrecciarli per fare tetti e pareti di capannine, in cui mandava ad abitare i balocchi di legno.
-Dovevi essere molto giovane quando è nato... dodici anni? No, tredici, vero?- fece una voce familiare dalla porta.
-Ty Lee! Che ci fai qui?-
-Mah... sono venuta a comperare un mazzolino di fiori da mettere nella mia camera!-
le due ragazze si abbracciarono.
-Da dove salta fuori questo ometto? Non mi dire che è il piccolo Tom-Tom!- esclamò allegra la ragazza, solleticando le guance del bambino, che rise e le afferrò la treccia.
-Si. Non c'era una buona aria coi miei, così ho deciso che sarebbe stato con me per un po'.-
-Oh? Per un po' quanto?-
-Diciamo finché non diventerà grande. - Mai si chiese se fosse il caso di dire a Ty Lee che suo padre, assieme a molti altri, erano coinvolti in una cospirazione per rimettere sul trono Ozai. Ty Lee era una guerriera Kyoshi, ora, una di quelle che avevano deciso di restare nelle Terre del Fuoco come guardie del corpo di Zuko. Forse glie l'avrebbe detto, pregandola di non rivelare la fonte di una simile informazione.
-E i tuoi cosa hanno detto? Non era forse il cocco di tuo padre?-
La mora tacque, per qualche istante.
-Non è stato propriamente contento. Ma dato che quando me ne sono andata dalla sua presenza era attaccato al muro per le maniche dei vestiti, non credo che la cosa abbia molta importanza. -
Ty Lee era sempre allegra e ottimista, ma non era stupida. C'era qualcosa sotto. Ma Mai non si faceva tirare fuori le cose facilmente. Strinse le spalle, e decise di proseguire con la sua missione principale.
-Sai, non è stato mica facile trovarti. -
-Credevo fossi entrata per caso per comperare un mazzo di fiori. -
-Oh, avanti, Mai. Sai che i fiori neanche mi piacciono troppo. Ho dovuto cercare nella casa dei tuoi, nella villa che hanno in campagna, da tua zia paterna e persino dai tuoi nonni. Alla fine mi sono ricordata che una volta mi avevi detto che una zia di tua madre fa ancora la fiorista qui, e quindi sono venuta a cercarti in questo quartiere. - si attorcigliò attorno al dito una ciocca della tempia. -L'ultima possibilità sarebbe stata l'isola Ember, ma non avevo davvero voglia di fare un viaggio fin lì e poi non potermici fermare!-
Il silenzio scese tra loro due, rotto solo dal rumore dei piedi di TomTom che correvano nel retrobottega.
-Beh... che sei venuta a fare, allora?-
-A cercare una vecchia amica. -
-Ti manda Zuko, vero?-
Ty Lee si esibì in uno dei suoi sorrisoni.
-Si e no.-
Un sopracciglio di Mei si alzò appena.
-Insomma, vengo a cercarti per il bene di Zuko, ma non è che mi manda esattamente lui. - il suo volto si offuscò -Sai, lui... ultimamente ha una pessima aura. -
-Peggiore di quella che aveva sei mesi fa?- fece gelida Mai.
-Oh, avanti, su. Sappiamo entrambe che era in un pessimo momento. E il fatto che tu te ne sia andata così non lo ha aiutato. E non ha aiutato neanche te. La tua aura da grigia è ormai quasi nera!-
-Nessuno ti ha chiesto di fare la consulente di coppia!-
-Scusa tanto, se voglio che due dei miei amici di infanzia non restino a rimuginare! Comunque io fossi in te mi farei passare alla svelta l'ìarrabbiatura con lui: è diventato una preda molto allettante ultimamente!-
E con l'ultima, sibillina affermazione, Ty Lee lasciò il negozio, lasciando una Mai stupefatta e senza parole.


Preda? Zuko? Di chi?
Il complotto ordito da suo padre stava davvero prendendo forma? Ozai sarebbe stato presto libero e deciso a uccidere il suo ribelle figlio? Azula era evasa e voleva ucciderlo? O Zuko aveva rotto definitivamente con l'Avatar facendo qualche altra idiozia irrimediabile? C'era forse un complotto da parte del Dai Li? Mille e mille ipotesi turbinavano nella mente di Mai, che si rigirava insonne nel suo letto.
Infine, incapace di prendere sonno, si alzò.
I lunghi capelli neri, raccolti in una semplice treccia, le scendevano sul petto. Lo specchio le restituì la vista, alla luce della lanterna che reggeva, di una giovane donna pallida e dalle occhiaie profonde.
Lo sguardo scese al cassetto, quel cassetto del mobile in cui, sotto dei vestiti...
La sua mano parve infilarsi da sola tra gli strati di tessuto, estraendo una fotografia che aveva visto giorni migliori.
Loro due, stretti. Sorridenti e felici, per i loro standard. Zuko non sorrideva apertamente, ma il suo sguardo era sereno. E lei, nella foto, si vedeva in uno stato di vulnerabile apertura da farla quasi arrabbiare.
-Idiota...- borbottò piano. -L'idiota che mi ha spezzato il cuore. -
Non sarebbe più riuscita a riprendere sonno, lo sapeva.
Lentamente, si vestì e si pettinò, scendendo nella bottega e iniziando a tagliare e sistemare fiori in composizioni elaboratissime e raffinate, come se tagliare e raschiare steli e boccioli potesse in qualche modo tagliare e raschiare anche l'amarezza che aveva nel cuore.

La zia aveva come punto d'onore aprire la bottega alle prime luci dell'alba. Toglieva il chiavistello alla porta, spazzava i gradini, bagnava il selciato di fronte al negozio.
Quel mattino per poco non fece ruzzolare per terra un giovanotto seduto sui gradini del negozio, la testa tra le mani, come chi è reduce da una sbornia.
Stava per riprendere l'inopportuno ragazzo, quando ne vide la vistosa, vetrosa cicatrice che solcava la metà sinistra del volto.
-F-fire Lord Zuko... - la sorpresa l'aveva lasciata senza parole. Si inchinò, quasi prostrandosi, ma Zuko le fece cenno di alzarsi.
-Mai è...?-
-E' in casa, mio signore. E in cucina. P-posso farvi strada, mio signore?-
-Resta pure a badare al negozio. Posso trovarla da solo, grazie. -
La vecchia donna rimase sorpresa dal tono di voce del Firelord: educato, quasi timoroso di disturbare a quell'ora antelucana. Vestito con abiti normali, da ragazzo borghese, sarebbe scomparso facilmente nella folla, se non fosse stato per la cicatrice che lo rendeva inconfondibile.
L'odore di farinata riempiva la cucina, assieme al tintinnio di stoviglie. Zuko rimase nell'ombra accanto alla porta, silenzioso come sapeva essere quando voleva, osservando il quadretto di vita familiare che gli si offriva.
Mai, apparentemente impassibile come al suo solito, versava la farinata nella scodella di un bambinetto di forse quattro anni, maneggiava un coltello con la sua eccezionale abilità affettando le verdure, e lasciandole cadere nella pentola; raccoglieva il cucchiaio caduto al bambino e gli puliva la faccia impiastricciata. Assaggiava qualunque cosa fosse in cottura sul fornello.
Per un attimo, a Zuko parve di essere in un sogno, uno strano sogno in cui lui e Mai erano due normali ragazzi, in una normale casa, in una normale mattina. Una normale, felice famiglia.
Intenzionalmente, fece scricchiolare un'asse sotto al piede, causando un'occhiata dapprima casuale, poi stupefatta di Mai.
-Spero di non essere di disturbo, a quest'ora del mattino. - disse, restando sulla soglia. Pronto, comunque, a schivare eventuali lame volanti. Il coltello da cucina che Mai reggeva ancora in mano non era molto rassicurante.
-Una visita del Fire Lord è un grande onore, a qualunque ora del giorno. - replicò gelida Mai, inchinandosi compitamente. Un atteggiamento formale, freddo, che colpì Zuko come uno schiaffo.
-Posso entrare?-
-Come il mio signore desidera. -
Zuko strinse le labbra. Mai sapeva essere esasperante, a volte. Ma era anche per quello che l'amava: non aveva mai avuto timore di lui, ma neanche disprezzo. Si erano sempre trattati alla pari.
-Io... sono venuto per parlare. Lo so, lo so, sono in ritardo. Sono dannatamente in ritardo per correrti dietro. Sono sei mesi in ritardo. -
Silenzio.
-Quel giorno, nella sala del trono, avrei dovuto correrti dietro. -
-Il Fire Lord non dovrebbe abbassarsi a correre dietro alla figlia di un funzionario. Anzi, di un ex-funzionario. -
-Dannazione, Mai! Sto cercando di scusarmi, ma tu non mi rendi affatto le cose facili!-
Il sopracciglio di Mai guizzò. Zuko che si scusava?
-Era un periodo orrendo per me. E'... è tutt'ora un periodo orrendo. Essere il Fire Lord non è come credevo... -
La mano sottile di Mai si posò sul braccio di Zuko.
-E come credevi che fosse?- gli chiese.  Il suo tono apparentemente glaciale era minimamente venato di gentilezza.
-Onore. Rispetto. Obbedienza... Lealtà. Libertà. - Zuko crollò la testa -E' stupido, vero? Sono il signore di questo paese ma non ho la libertà di andare dove voglio e quando voglio come invece era quando ero un reietto. - rise amaro.
-E quanti impegni hai dovuto annullare per venire all'alba al negozio di mia zia?-
-Oh, diversi. Ma niente di importante come tentare di parlare di nuovo con te. -
In un attimo, i sei mesi di rabbia, recriminazioni e morse allo stomaco parevano sul punto di essere spazzati via, come cenere nel vento.
Zuko prese la mano che Mai gli aveva posato sul braccio.
-Sai, ultimamente, sembra che si sia aggiunto un altro dovere. Dovrei dare un erede al trono. Sai, nel caso Azula tentasse di... restare figlia unica. -
-Non dovrebbe essere molto difficile trovare qualcuna pronta a collaborare. -
-E' questo il punto. Ne ho fin troppe, di giovani ragazze molto pronte a collaborare. Ma non ce n'è nessuna, a cui io affiderei la mia vita. Nessuna alla quale mi fiderei a chiedere di dividere la responsabilità e il peso del governo di questa nazione... ecccetto una. -
Gli occhi color oro di Zuko di piantarono in quelli affilati come schegge di Mai. La cicatrice tirava la pelle, conferendo alla metà sinistra del volto un'espressione dura, ma l'occhio destro esprimeva tutt'altro. Per un attimo Mai si perse nel fascino di quella dicotomia.
-Hai già avuto la mia vita nelle tue mani, a Boiling Rock, e non esiterei a rimetterla, in qualunque istante. -
-Sei un idiota che mi ha spezzato il cuore, lo sai....-
-Certo che lo so. Ed è per questo che sono venuto a chiederti scusa, e a domandarti un'altra possibilità.-
-Non la meriteresti. -
-Lo so.-
-Sopratutto visto che è la terza. -
-Lo zio dice che la terza volta è sempre quella buona. -
-E che sei un cretino. -
-Sei autorizzata a ricordarmelo ogni volta che lo riterrai opportuno, purché in privato tra di noi. -
-E dovrai dare per scontato che, quando te lo dirò, io avrò ragione.-
-Ho già avuto conferma più e più volte. -
Mai fece uno dei suoi rari sorrisi.
-E va bene, diciamo che ho deciso di dare al mio cretino un'altra possibilità. - disse, lasciando che lui l'attirasse a sé e la baciasse.
Il suono appiccicoso di una scodella piena di farinata rovesciata interruppe il magico momento.
-Ah, si, altra condizione: il mio fratellino viene con me. -
-Ho sempre desiderato avere un cognato quattrenne con i capelli coperti di farinata!- esclamò Zuko sorridendo, affrettandosi ad afferrare un canovaccio e a porgerlo a Mai per rimediare a quel macello colloso.



PS: Doveva essere una one-shottina da due pagine, e sono arrivata a 8 come niente.
PPS: potrei anche continuare con un secondo capitolo con quei cretini di "rivoluzionari" che complottano per riportare Ozai sul trono. Quindi non stupitevi se questa one-shot diventa in due capitoli.
  
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