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Autore: Nadie    23/07/2014    4 recensioni
C’è chi l’ha dimenticato sotto l’albero di una parco pubblico, chi tra gli scaffali di una biblioteca, chi seduto sugli sgabelli di un bar, chi lo ha lasciato sdraiato sui marciapiedi di una via poco trafficata, chi invece ha deciso di nasconderlo sotto i banchi di scuola, chi lo ha dimenticato sotto il sole di una spiaggia affollata e chi l’ha chiuso in un cassetto della scrivania del suo ufficio al lavoro.
Ma dov’è andato a finire tutto l’amore della loro storia d’amore? Perché sembra che entrambi si siano dimenticati dove lo hanno lasciato.

[Ben e Prudence]
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Temporale '
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Dove va a finire tutto l'amore di una storia d'amore?





Quanto piove sopra Dublino!
Piove sempre sopra Dublino.
Mentre corre nel buio di una notte fin troppo cupa, pensa che la pioggia sia dannatamente furba.
Se le sceglie bene le città su cui cadere, la pioggia guarda un po’ il mondo dall’alto, perlustra in lungo e in largo, magari c’è qualche città famosa di cui sente tanto parlare e gli dà un’occhiata e decide se è il caso di rovesciarcisi sopra o se cercare altrove.
Forse Dublino, un tempo, era una bella città piena di sole, sole dappertutto: sopra i tetti, dentro le finestre, tra i vicoli deserti, sulle teste degli abitanti, dentro le camere da letto piene d’amore, sulle panchine un po’ nascoste dagli alberi, dappertutto.
Un giorno quello stupido, stupidissimo sole ha detto a Pioggia quanto piacevole fosse splendere sopra una città come Dublino, allora Pioggia, un po’ indispettita, ha dato un’occhiata a quella città così soleggiata, se n’è innamorata, ha pensato che quello fosse il posto giusto per lei, allora ha cacciato via Sole e si è tuffata a capofitto in quel traffico d’anime.
La pioggia e Dublino: una gran bella storia d’amore.
Suda freddo mentre corre su quella strada che conosce bene, poi scende gli scalini che si ritrova davanti mentre il vento gli scompiglia i capelli bagnati e gli gela il sangue.
Dentro lui c’è un miscuglio disordinato di paura, rabbia e delusione.
Fuori, invece, c’è una canzone dei Rolling Stones che arriva ovattata alle sue orecchie.
Prova ad ascoltare cosa Mick Jagger ha da dirgli, perché quell’uomo ha sempre qualcosa di buono da dire.
‘E cammino per le strade dell’amore che sono piene di lacrime, mentre la musica viene fuori dalle macchine che passano, una coppietta mi fissa da un bar, una band ha appena finito di suonare la marcia nuziale e il negozio all’angolo rattoppa cuori spezzati’
Scuote la testa e pensa, caro Mick, hai scelto proprio un brutto momento per cantarmi questa canzone.
Tira fuori un biglietto dalla tasca del jeans sgualcito ed attraversa la macchinetta automatica della metro e poi corre, corre verso la linea verde che si ricorda bene, scende altri scalini e davanti ai suoi occhi compaiono delle rotaie, rotaie che lui saprebbe riconoscere anche in mezzo ad un milione di rotaie.
Volta il capo e sente il cuore gonfiarglisi nel petto fino a scoppiare e cadere ai suoi piedi, strisciando su quel pavimento sporco che lui calpestava sempre insieme ad una bella ragazza con gli occhi verdi.
La stessa bellissima ragazza con gli occhi verdi che siede sulla solita panchina, con gli occhi verdi fissi nel vuoto ed una sigaretta tra le dita.
«Se continui a fumare morirai.» sputa fuori in tono poco gentile.
La ragazza si gira a guardarlo con i suoi occhi verdi e, appena li incrocia con quelli bui che la stanno fissando accigliati, scatta in piedi e sembra che anche a lei sia scoppiato il cuore nel petto.
«Benjamin…» dice, e i suoi occhi verdi si inumidiscono un poco.
«Ben. Te l’ho detto un sacco di volte che preferisco ‘Ben’.» soffia, e si meraviglia di quel tono sprezzante.
C’è una parte di lui che gli grida che è un idiota e non dovrebbe permettersi di parlarle così, ma poi c’è il suo ‘io’, c’è il suo ‘io’ un po’ ammaccato che è stato maltrattato e svuotato da quei dannati occhi verdi e gli dice di continuare così, di mettere tutto l’amore sprecato che ha in corpo nella sua voce e di sputarlo in faccia a quella splendida, splendida ragazza con gli occhi verdi.
«Che cosa ci fai qui?» gli chiede mentre getta la sigaretta verso le rotaie, e lui scoppia a ridere.
Ride, ride, ride fino a stare male, poi si calma e scuote la testa.
«Cerco la mia pace interiore, Prudence, ti ricordi? La mia pace interiore… non l’ho ancora trovata, sai? Ma magari mi puoi aiutare tu, magari puoi portarmi su una bella spiaggia mentre sta piovendo e parlarmi di questioni esistenziali, magari puoi raccontarmi la triste storia della tua vita, magari puoi farti baciare… proprio qui, guarda, in questa stazione, ti ricordi?»
La ragazza con gli occhi verdi si strofina con la manica della felpa gli occhi verdi pieni, pieni di lacrime.
«Basta, Ben, ti prego…»                                        
«No, aspetta, fammi finire… poi puoi chiedermi di raccontarti la storia della mia vita in uno stupido parco pieno di alberi enormi, e magari puoi venire nel mio dannato appartamento in affitto e fare l’amore con me, dopo puoi farmi innamorare di te e poi chiedermi di tornare a casa mia e fare il lavoro dei miei sogni, e poi magari puoi anche sparire per settimane senza farti più sentire e…»
«Ti prego…»
«Poi un giorno puoi magicamente ricomparire davanti alla mia porta, spogliarti e venire ancora a letto con me e poi andartene lasciandomi solo nel letto con accanto questa fottuta lettera piena di cazzate!» le vomita addosso ogni parola e poi tira fuori dalla tasca dei jeans un foglio di carta piegato con cura.
«La conservo ancora, sì, quanto è che è passato? Cinque anni? Eccola qui la tua lettera del cazzo, amore mio, sei stata davvero gentile a scrivermela, grazie, non dovevi!»
La ragazza con gli occhi verdi sente sempre più lacrime scivolarle sulle guance, vorrebbe dire loro, fermatevi, fermatevi! ma sa già che servirebbe a poco.
«Io… mi dispiace, davvero…» gli dice e le sembra di non avere più fiato in corpo.
«Non sono mai venuto a cercarti perché speravo venissi tu da me, a dirmi che era uno scherzo del cazzo. Ti ho aspettata, ti ho aspettata a lungo, ma non sei mai venuta. Mai.» la sua voce cade su quel ‘mai’ e sembra non volersi più rialzare, sembra voler restare sdraiata lì, su quella parola di sole tre lettere che è bastata a far crollare ogni cosa.
Il suo ‘io’ sembra finalmente sentirsi meglio, vuole che la ragazza con gli occhi verdi stia male, stia male tanto quanto lui.
Ma c’è un’altra parte malsana nascosta giù in fondo al suo stomaco che gli grida basta, basta, guarda cosa le stai facendo, basta, basta, lasciala in pace!
Pace? Non c’è più posto per la pace tra loro due.
«L’ho fatto perché volevo tu fossi felice!» gli urla la ragazza con gli occhi verdi.
Lui getta a terra la lettera, le marcia contro e la prende per le braccia, spinge forte le dita sulla sua felpa perché vuole farle male.
«Guardami negli occhi, Prudence: ti sembro felice?! Ti sembro felice?!»
Lei si lascia cadere a terra, il bel viso nascosto bene tra le mani bagnate di pianto, ecco vorrebbe restare per sempre così, accucciata a terra, nascosta dal mondo, con gli occhi chiusi e la presenza di quel ragazzo infelice a farle da scudo.
Passa il tempo tra di loro, ma non ci sono più parole con cui riempirlo, quel tempo.
Lui si strofina gli occhi, stanco e spazientito.
«Rispondi alla mia domanda, Prudence: ti sembro felice?»
Entrambi conoscono bene la risposta, ma lasciano quel punto interrogativo appeso ad un filo invisibile che pende sulle loro teste, e sanno già che non si azzarderanno mai a rispondere.
La ragazza con gli occhi verdi si asciuga di nuovo gli occhi verdi con le maniche della felpa, poi si rimette in piedi e torna a sedersi sulla sua panchina, le ginocchia strette al petto.
Lui sa che forse non dovrebbe, perché il suo ‘io’ gli intima di restare dov’è e continuare a versare il suo vuoto addosso alla ragazza, ma va a sedersi accanto a lei e le asciuga una lacrima.
«Ti penso ogni singolo giorno, Prue, non importa dove sia, con chi sia o cosa stia facendo, tu sei sempre nella mia testa! E posso bere tutto l’alcool che voglio, posso conoscere tutte le ragazze sopra questo dannato mondo… tu resti sempre nella mia testa, e mi sta facendo… impazzire!»
La ragazza con gli occhi verdi non risponde, resta in silenzio, forse non sa bene cosa dire, forse deve riordinare per bene le parole nella sua mente prima di parlare, o forse vuole soltanto restare ad ascoltare quella voce che le è mancata così tanto e che credeva di aver dimenticato.
Ma anche lui smette di parlare, passa un braccio intorno alle spalle esili della ragazza, e lascia che lei appoggi il capo sul suo petto.
Restano così per un po’, guardano le rotaie deserte davanti a loro e rivedono tutte le metro che hanno preso insieme, tutti i baci che si sono dati, tutte le questioni esistenziali di cui hanno parlato, tutti i silenzi che hanno condiviso.
Ed entrambi si chiedono dove mai vada a finire tutto l’amore di una storia d’amore.
C’è chi l’ha dimenticato sotto l’albero di una parco pubblico, chi tra gli scaffali di una biblioteca, chi seduto sugli sgabelli di un bar, chi lo ha lasciato sdraiato sui marciapiedi di una via poco trafficata, chi invece ha deciso di nasconderlo sotto i banchi di scuola, chi lo ha dimenticato sotto il sole di una spiaggia affollata e chi l’ha chiuso in un cassetto della scrivania del suo ufficio al lavoro.
Ma dov’è andato a finire tutto l’amore della loro storia d’amore? Perché sembra che entrambi si siano dimenticati dove lo hanno lasciato.
«Ho bisogno di risposte e di spiegazioni, Prue, me le devi.»
La ragazza con gli occhi verdi scatta in piedi e sceglie parole dure da sputare addosso al ragazzo infelice.
«Invece non ti devo proprio niente, Benjamin! Se ho fatto quello che ho fatto è stato solo per te, per te, capito? Ed è stato difficile, difficile più di quanto tu possa immaginare, ma non c’era alternativa, non c’era soluzione. Ed ora non lo so cosa stai cercando di fare, non lo so cosa vuoi ottenere, ma è tardi e non riuscirai mai a riaggiustare le cose, quindi fammi un favore e vattene, vattene e non tornare mai più!»
Lui si rialza immediatamente e le tira uno schiaffo secco sul viso, il palmo della sua mano incontra la guancia umida di lei e fa un rumore strano, il rumore di qualcosa che si spezza, che finisce.
La ragazza con gli occhi verdi gli lancia un’ultima occhiata che lui non riesce a spiegarsi e poi corre via, e lui non prova nemmeno a seguirla.
No, lui si siede a terra, con la testa tra le mani e piange, piange, piange come mai ha fatto prima.
E lì, seduto da solo con troppe lacrime tra le mani, capisce finalmente dove lui e la sua Prue hanno lasciato tutto l’amore della loro storia d’amore.
È rimasto intrappolato in quella metropolitana di Dublino, sdraiato sul pavimento sporco, calpestato da tutti.
Anche da loro due.
 
 
 



Cos’è che avevo detto? ‘No, yo, non mi vedrete più, basta Ben, basta Prudence, mi prendo una pausa e poi cambio aria!’
E invece niente, sono ancora qua ad inquinare il fandom di Barny, e lo volete sapere perché? Lo volete sapere? No? Ve lo dico lo stesso: ebbene, non so perché, ma l’altro giorno mi sono rimessa a leggere di Ben e Prue e mi è venuta una strana nostalgia ed un certo senso di colpa perché, diciamocelo pure, con questi due sò stata proprio ‘na stronza! Ecco, quindi sono andata a dare fastidio a Duvrangrgata(una statua… ti farò una statua, giuro!) e dopo sbarellamenti e pippe varie ho cominciato questa OS che mi ha tenuta sveglia tutta la notte, ho dato così tanto fastidio a Dru che ho deciso di pubblicarla senza starci troppo a pensare, sì, insomma, se fa cagare amen(la finezza che mi contraddistingue, mamma mia!)
Voi ora direte: ma l’ultima volta che ‘sti due sfigati si sò visti erano passati otto anni, mica cinque! E allora è giusto che io precisi una cosetta: questo incontro è avvenuto(nella mia testa, eh!) nel 2011, quando Ben era impegnato in Killing Bono(se non lo avete mai visto, provvedete più in fretta che potete perché Barny ha dei capelli da urlo! Urlo di paura, proprio!) che è stato girato(per buona parte) a Dublino bella.
E… niente, scusate questa logorrea serale ma questi due mi hanno fatta proprio impazzire stanotte!
Ancora un altro grazie a Dru, e anche a Joy che ha tentato di aiutare il mio povero cervellino a ragionare!
E grazie a tutti i lettori, ovviamente, silenziosi e non!
Hasta luego,
C.

P.S: Potrebbe non essere l’unica nuova OS che pubblico su questi due… (questa sì che è una brutta minaccia!)




Due figoni a caso!

 
  
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