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Autore: GiordinHoran    24/07/2014    0 recensioni
Il fatto è che sono fortemente convinta che nella vita esistano persone in grado di sconvolgere totalmente le vite altrui. Eh quando succede, chiamalo caso, destino o fortuna. Chiamalo come ti pare. I più scettici le chiamano "coincidenze" io la chiamo "forza dell'amore."
-Ray.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"A volte bisogna sapersi perdere, per avere la forza di ritrovarsi."



Dai silenzi si sa, non se ne esce. Ti inghiottiscono velocemente e in men che non si dica ti ritrovi con i tuoi occhi incastonati in quelli nella persona al tuo fianco. Entrambi immobili.
Tentai di schiudere la bocca affinchè potesse emettere anche un minimo suono, nulla. Cercai le parole giuste da dire, formulai mentalmente alcune tra le domande più improbabili per finire pronunciando una delle parole più squallide al mondo: già.
Mi sentii un'idiota, prima che lei la ripetesse. Era la terza volta quella giornata.
Non che il ripetere le parole fosse una cosa a me nuova, l'avevo visto fare in qualche sdolcinato film hollywoodiano con un finale scontato, ma in quel momento, quel preciso istante, era diverso.
E quando qualcuno ha il mistico potere di trasformare l'ordinario in straordinario, è una persona speciale.
Notai all'improvviso il suo tatuaggio sul lato della sua mano sinistra e decisi di lanciarmi nel chiederle quale fosse il significato sperando di non sembrare invadente.
-Che significa? Incalzai tutto d'un fiato, quasi impaurita della sua risposta.
-oh bene, vedo che il mio tatuaggio non è passato inosservato. Ridacchiò lei guardandosi il disegno. È un pesce, non ha significato. Mi sento un pesce.
-
beh ne ho sentite di strane impersonificazioni, ma mai di un pesce. Di solito tutti vogliono fare le sirene.
-Sta per diverso, ecco. Un pesce fuor d'acqua. Sono un essere vivente in un elemento non suo. E tanto per la cronaca, trovo le sirene così clichè. Tu cosa sei?
-Credo vivamente di essere una persona.
-Quindi sei incoerente, o una bella ipocrita.
Cercai di non notare il bella tra la successione dei due aggettivi e divagai continuando il dibattito.
-Come scusa?! 
-La scritta sulle scarpa "trova te stesso".

-Non ci credo, sei la prima persona sulla faccia della terra che nota queste cose sai?
Insomma, un'insignificante ammasso di lettere su un po' di tessuto, chi lo sarebbe mai andata a leggere?!
-Nessuno, si ma con la N maiuscola. Sai Ray, i dettagli sono importanti, sono loro che ci differenziano dalla massa. 
L'alba e il tramonto non esisterebbero se quei dettagli nei colori non li caratterizzassero, sarebberero semplicemente cielo. E..
-Si è fatto tardi, devo andare. 
-Ci risentiamo Ray, ti lascio il mio numero allora..ciao!

-Ciao Nessuno.
Si erano fatte ormai le sette e mezza e il sole stava iniziando a calare lasciando intravedere qualche scia rosea sparsa nell'etere. C'era qualcosa si estremamente affascinante nel modo di parlare di quella ragazza, seppure lo facesse tanto velocemente da quasi non far distunguere le sillabe. Gesticolava di tanto in tanto e sembrava mostrare un'esorbitante
sicurezza ad ogni lettera. Non avevo mai provato nulla di simile o vagamente accumulabile, quindi diedi la colpa di tutte quelle anomale sensazioni,se così si possono chiamare, alla stanchezza e alla troppa acqua presa in precedenza che sicuramente aveva finito per annacquarmi il cervello.
Quei strani contorcimenti di stomaco mi continuarono per tutta la serata e furono la motivazione della mia insonnia quella notte. Mi rigiravo nel letto come in attesa di una risposta a quelle fitte al cuore, al corpo leggero e la testa pesante, al mio sentirmi così stranamente bene.
Guardai ancora una volta il mio cellulare, nessun messaggio. Decisi che l'indomani se non l'avrebbe fatto lei, sarei stata io. Che si fotta l'orgoglio, non avevo nessuna intenzione di perderla, dovevo farla mia in un modo o nell'altro.
Ero spaventata e stupita dei miei stessi pensieri. Forse aveva ragione, ero un'ipocrita con una scritta sbagliata sulla suola destra, e forse davvero non ero ancora la Persona che credevo di essere.
Forse lei mi avrebbe potuta aiutare a ritrovarmi: sarebbe stata il mio faro, la mia mappa.
L'unica certezza era che di certo non c'era assolutamente nulla, ed io mi ero persa in un pezzo di mondo compreso tra Sunset Hill e Londra.




 

  
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